lunedì, maggio 08, 2006

CONOSCERE NON E' SENTIRE




Margherita N° di riferimento: 994632565 Età: 32 Caro dottore,per andare direttamente al punto incomincio dalla mia situazione familiare. Non vivo più con la mia famiglia da diversi anni (da quando ho cominciato l'università). La mia è una famiglia segnata da alcuni brutti eventi. Mia madre quando io avevo otto anni si è ammalata di una grave forma di depressione e mi sembra di avere capito che abbia tentato anche il suicidio (per fortuna non riuscito). Mio padre era una persona abbastanza severa ed esigenze, anche abbastanza critico nei confronti dei suoi figli (Cinque in tutto). Mia sorella all'età di 19 anni si è ammalata di schizofrenia. Adesso si respira un'aria migliore in famiglia, ma devo dire che è stata dura. Da piccola mi è mancato l'affetto dei genitori anche se allora non me ne accorgevo, adesso sono piùpresenti, ma certe carenze non si sono più colmate. Ho un buon lavoro come insegnante, anche se ancora precaria, ma mi piace e me lo sono guadagnato col sudore della fronte e con tutte le mie forze.Ho avuto una relazione passata in cui, dopo sei anni, sono stata lasciata per un'altra, anche se avevamo dei problemi che io allora mi rifiutavo di vedere e che ora vedo chiaramente. Ho impiegato 3 anni prima di uscire dall'angoscia che quest'abbandono mi aveva provocato e solo dopo avere incontrato un altro compagno. E qui viene il bello. L'ho conosciuto ad un corso post-laurea eabbiamo cominciato a frequentarci quasi da subito. abbiamo coinvolto lefamiglie e eravamo realmente intenzionati a stare insieme per sempre. Col temposono incominciati i problemi. Quando sono andato a trovarlo a casa dei suoi, incui sono stata circa un mese, l'ho conosciuto più a fondo. Ricordo bene il suoordine maniacale,il suo bisogno di controllare tutto, il suo rimproverarmi senon mettevo le cose in ordine perfetto, se non lasciavo in ordine il bagno dopola doccia (controllava le gocce d\'acqua che avevo lasciato per terra e icapelli). Io avevo ormai già deciso di trasferirmi nella sua città per illavoro ma mi sono ritrovata ad affrontare una realtà diversa: non voleva cheprendessi un\'appartamento in quanto mi diceva che la sua casa era abbastanzagrande per ospitare anche me, anche se ci fossimo sposati ha dichiarato il suopiacere a rimanere insieme con i suoi, tutti come una grande famiglia.... Aquesto punto la mia angoscia è cominciata interminabile perchè, nonostantel\'assurdità delle proposte a cui aggiungo anche il suo desiderio affinchèabbandonassi il lavoro,non sono riuscita a staccarmi da questo ragazzo i cuiaspetti che me ne hanno fatto innamorare avevano preso il sopravvento sul malericevuto. Preso l\'appartamento lui ha voluto seguirmi mostrandomi però tuttoil disagio provato nel restare fuori di casa (da tenere presente che era a solo6 Km dal suo paese). L\'ho seguito tutti i sabati o le domeniche che volevatornare a casa, e mentre lui si dedicava ossessionatamente alle sue passioni(cura del giardino, piccole riparazioni di casa, aiuto al padre per allargaresempre di più la casa ecc..), io passavo tutto il mio tempo a casa con lasorella e la mamma, sopportando tutto il disagio possibile. Durante questotempo chiaramente tante sono state le mie richieste affinchè stesse più tempocon me, uscissimo un pò, andassimo a prendere una pizza. Poi ho dovuto lasciarel\'appartamento perchè facevo brevi supplenze e quando l\'incarico è finitosono stata costretta a tornare a casa mia (600 Km circa dalla sua città). Hoavuto altri incarichi e per non rinunciare mi sono appoggiata a casa sua, contutti i disagi che la convivenza con i suoi (disagio soprattutto mio oltre chedella madre)ha comportato. Tornata nella mia città per le vacanze hoincominciato ad avere sempre più paura di non riuscire a liberarmi da unastoria difficile. Per un pò ho chiesto di non vederci e sentirci (sapevo chenon mi avrebbe abbandonata, ho l\'impressione che anche lui non riescisse asepararsi da me nonostante tutti i problemi che anche io gli ho arrecato tuttele volte che volevo distoglierlo dalle sue passioni/ossessioni per avere deltempo per noi). Questo lo ha preoccupato e dopo tante promesse come \"ti dedicopiù tempo\" , \"non ti contesto più il lavoro\", \"non ti provocherò più ansiedicendoti che non voglio avere gente in casa e che se ci sposiamo vivremmo perconto nostro\" (credo che lui ci credesse veramente)sono ricaduta tra le suebraccia. Mi ha seguita in un\'altra città dove il lavoro sarebbe andato meglioper tutte e due (è così e stato), ma ha incominciato a mostrarmi tutta la suarabbia e frustrazione per trovarsi in un luogo e posto che non lo aggradiva.Lui amante del giardino, della casa indipendente, dei lavori diristrutturazione per la sua casa, si ritrovava relegato in un appartamento.l\'ho seguito tutti i fine settimana e i ponti lunghi a casa sua, sempreabbandonata a passare il mio tempo con i suoi genitori e la sorella: nienteintimità per noi due, intendo una cena al ristorante, un piccolo viaggio,insomma cose che arricchiscono lo spirito di una coppia. Nel frattempo le mieansie sono cresciute sempre di più, sentivo che c\'era qualcosa che m\'impedivadi lasciarlo, una specie di forte paura. Ho cominciato a non andare più a casasua e vedevo che per lui andava meglio visto che finalmente nessuno lodisturbava nelle sue vere passioni. poi è cominciato il distacco affettivo daparte mio e poi fisico (visto che per me non ci può essere un vero rapportointimo se ci sono dei problemi); e poi oggi: dopo tre anni finalmente gli hochiesto una pausa. ma purtroppo queso per me è il momento più difficile. Sentomolto la sua mancanza (quasi mi odio per questo),non faccio altro che chiedereconferma ad altri: ho fatto bene? se lo lascio faccio la scelta giusta? c\'eraqualcosa che potevo fare e che non ho fatto? Se mi manca così tanto vuol direche ho sbagliato qualcosa? A volte penso, dopo avere letto libri sulledinamiche relazionali, che se forse non lo avesi assillato, non avessi fattotante richieste, non lo avessi criticato, oppure se avessi comunicato le mierichieste con empatia e calma, se avessimo comunicato più a fondo, le cosesarebbero andate diversamente! Quindi c\'è ancora qualcosa che posso fare!!Allo stesso tempo, nonostante il suo convincente corteggiamento, che come gliuomini ben sanno, quando la donna s\'allontana, diventa un\'arma potente diriconquista per le persone vulnerabili e deboli come me,ho una paura pazzescadi ricadere nel circolo vizioso. Nonostante ciò, se non lo sentissi ogni tanto,se non sentissi la continua conferma che lui ha ancora bisogno di me, non so seriuscirei a mantenere questo distacco in cui alterno momenti di coraggio amomenti di sconforto e angoscia (e sono proprio in questi momenti che lo chiamoe lo cerco pentendomene immediatamente). Come vede la situazione è complicata,anzi io sono complicata: congelata tra la paura di dire addio, la paura disbagliare, di non avere considerato ancora qualcosa, la sfiducia in me stessa enei miei valori e il terrore di ricadere in questa storia.Mi rendo conto che in tutte le letture che faccio al riguardo di questoproblema non faccio altro che trovare la soluzione perfetta, o meglio ancora,quella parte che mi vuole dire \"la tua scelta è azzeccata, non ti arrecheràdanno nè pentimento\".Perchè dottore io non riesco a uscirne,cosa ho risolto lasciandolo se poi hobisogno ancora di lui, come posso pretendere di allontanarmi da questa storia eritrovare la tanto desiderata e amata serenità se io non credo neanche nei mieivalori, se devo sempre cercare la risposta negli altri, se mi dimentico deiproblemi che abbiamo avuto e continuo a dirmi \"e se...\"??Ho chiesto aiuto ad un terapeuta e domani ci sarà il primo incontro, ma nonsono riuscita a contattare gruppi di auto/mutuo aiuto. Mi scusi se sono stata troppo lunga e noiosa, concentrandomi solo su di lui e mai su di me (si dice che nel rapporto si ha il 50% delle colpe e che non bisogna mai apparire come delle vittime indifese). La ringrazio per l\'attenzione, credo che questa sia stata la prima volta incui sono riuscita a tirare veramente fuori tutto, o quasi. Spero di avere alpiù presto una risposta (com'era logico pensare da una persona che pensa ditrovare la soluzione perfetta)!
"Conoscere non è sentire" recita un'aforisma non so di chi. Và bene leggere libri sulle dinamiche relazionali, frequentare questo sito, gruppi d'auto-aiuto, psicoterapeuti e via dicendo. Ma il tutto deve essere accompagnato anche dal provare a "sentire" dentro di noi la conoscenza accumulata. E' questo il passaggio più lento, più difficile, ma fondamentale. Invece sempre più spesso ci si aggrappa alla "soluzione altrui" che può essere anche giusta, ma solo se è consona con la nostra personalità, se la "sentiamo" anche come nostra. Dalla sua email lei dimostra di avere le dovute conoscenze sulle sue problematiche. Adesso anche con l'aiuto del terapeuta a cui si è rivolta, provi a sentirle. Al riguardo le consiglio di leggere anche la consulenza successiva intitolata psicoterapia. Cordiali saluti.
salutiCaro dottore,innanzitutto la ringrazio per avere risposto alla mia precedente email che Leiha intitolato non a caso \"Conoscere non è sentire\".Sapesse dottore (ma lei sa sicuramente) com\'è difficile dover prendere delledecisioni per la vita per quelle persone che sanno ma non sentono. Sanno disoffrire, sanno di vivere storie sbagliate, sanno che se non trovano unasoluzione, se non si rimboccano le mani saranno destinate a soffrire persempre. Lo sanno, ma non lo sentono, non le percepiscono come loro, non sentonoi loro bisogni, le loro esigenze. Un compito tanto semplice per alcune, ma cosìdifficile per altre, per quelle \"sentono\" la colpa di tutto, si \"sentono\"responsabili di tutto, \"sentono\" di doversi rimproverare sempre qualcosa. Adun certo punto ci si trova di fronte ad un bivio e si decide cosa fare: ma ladecisione non è mai quella giusta per chi sa ma non vede e non sente. per cui io dico che chi decide di cambiare vivendo un dolore atroce,un\'angoscia che spesso ti farebbe tornare indietro, ha deciso di concentraretutto il dolore di una vita in un periodo che speriamo sia non tanto lungo.Queste persone sono coraggiose, perchè sanno che c\'è qualcosa di male nellaloro storia \"d\'amore\", sanno che c\'è un grosso problema che non rendono laloro vita di coppia serena, ma non sentono. Come bendate, accecate dal dolore,si buttano nell\'ignoto, che fa veramente paura, quando si sa ma non si sente.Si fa qualcosa per se, ma non si riesce a sentire di avere fatto la cosagiusta. Io so quello che ho fatto, ma purtroppo non sento la sofferenza che ho patitoin passato, ma piuttosto sento la mancanza di una persona e di una storia incui ho certamente sofferto.Allora io auguro alle persone come me, che hanno avuto questo coraggio, dipercorrere una strada buia e tortuosa, di trovare presto la luce.La ringrazio per la cortese attenzione e soprattutto per avere risposto alla mia email precedente; veramente non me l'aspettavo.Cordiali
La ringrazio e le invio una breve storia che spero le potrà essere utile:
IL BURRONE Un monaco si lamentò con il suo maestro perché non riusciva a raggiungere il versante opposto di una montagna."La colpa è tua" gli rispose il maestro."In che cosa sbaglio? Che cosa mi manca?" domandò l'allievo."Vieni con me, e te lo mostrerò."Il maestro chiamò un altro discepolo, che era cieco, e tutt'e tre si recarono sulla montagna, in un punto in cui uno stretto tronco era stato gettato su un burrone."Attraversa!" disse il maestro al primo monaco.Il poveretto guardò il fondo del burrone, il debole tronco e rispose: "Non posso: ho paura".Allora il maestro si rivolse al discepolo cieco e gli diede lo stesso ordine.Il monaco attraversò senza esitare il burrone."Hai capito?" domandò il maestro al primo monaco.
Caro Dottore,la storia che lei mi ha inviata è molto significativa: la fede ci permette di camminare nell'oscurità e nell'ignoto senza paura.Il problema è che io sono ostinata, continuo a farmi del male, non perchè questo mi faccia piacere, ma semplicemente perchè non riesco a coportarmi diversamente. E' passato circa un mese da quando ho deciso di non vedere più il mio ex compagno, solo che non posso fare a meno di sentirlo. se non lo sentissi mi sentirei male. Forse devo fare un passo alla volta e non pretendere da me così tanto. Ma non posso fare a meno di sentirmi infantile e superficiale in questa continua ricerca di amore laddove forse non lo troverò mai, ocomunque non come lo vorrei io. Non riesco a staccarmi da lui, ho bisogno di sentirlo, quasi avessi paura che lui senza di me possa rifarsi una vita e avere quello che io non ho saputo dargli, o meglio un'altra avere quello che io nonsono riuscita ad avere. Mi rendo conto di come sia sciocco il mio comportamento e il mio modo di pensare, come sia bassa la mia stima e come questo comportamento non mi potrà mai avvicinare al partner ideale. Solo che non riesco a chiudere definitivamente. Sono troppo infantile? Poco determinata?Cosa si può fare in questi casi, per riuscire a dire a se stessi "non m'importa di quello che lui può dare o può diventare senza di me, so solo chea me non ha dato quello di cui avevo bisogno e che merito di più"! Le giuroche me lo ripeto tutti i giorni, ma non è facile convincersene.Grazie per l'ascolto.
C'è un verso di Saba cha amo ripetere "Muta il destino lentamente, ad un'ora precipita". Lei si ripeta la frase che ha indicato nella emaile continui a persevare nel suo tentativo di distacco. Vedrà che col tempo, senza che lei se ne renda conto, sortirà l'effetto desiderato. Proprio come nel verso di Saba. Saluti.

Nessun commento: