domenica, ottobre 29, 2006

SUCCEDE ANCHE AGLI UOMINI!!!!!

Sto leggendo con molto interesse il sito. Lo sto leggendo accorgendomi che le testimonianze riportate sono tutte di ragazze e donne.
Ma succede anche agli uomini
Ho 53 anni. Sono un dirigente d'azienda e dopo 22 anni di matrimonio, con una figlia di 19 anni, lo scorso luglio mia moglie , quasi con un comunicato stampa, mi ha detto "Non t'amo più".
L'impatto è stato devastante. Per darle il tempo di riflettere , dopo aver posto mille domande sul perchè , quali ragioni, quali cause, sentendosi rispondere "Come è nato, è morto", mi sono allontanato da casa, pensando di rientrarci dopo qualche tempo. Sono stato via due mesi, girovagando da una residence, ad un appartamento di un amico, ad un altro residence, in un periodo (agosto) in cui non c'era un cane di amico, di fratello, di cugino, di prete con cui parlare. Non potete immaginare i chilometri che ho fatto a piedi dentro Roma (ho un paio di scarpe, la cui gomma è completamente consumata; le terrò come cimelio)
Tutto questo con un braccio menomato (con due chiodi nel gomito e mobilità ridotta al 50%) a causa di un incidente di moto avvenuto ia giugno.
A metà settembre, acconsentendo alla separazione consensuale, dopo che mia moglie oltre al mantenimento per mia figlia , ha chiesto anche quello per lei (all'inizio aveva detto "So di farti male, so che soffrirai, ma stai sicuro: a te non chiederò una lira!!) sono tornato a casa, in attesa di trovare un appartamento (forse a giorni avrò una risposta). Così almeno sono potuto stare un po' più vicino a mia figlia.
In più occasioni, con tanti atteggiamenti differenti (calmo, adirato, sarcastico, remissivo, persino compassionevole) ho cercato di farmi dire le ragioni di questa fine. Mia moglie mi ha risposto che la sua non è stata una decisione avventata, ma maturata nel corso di ben due anni, durante i quali lei non pensava si spegnasse l'amore, che poi si è, invece spento.
Il mio lavoro e l'incarico di responsabilità che rivesto mi hanno fatto essere ben poco presente in casa, specialmente da settembre 2005 a maggio 2006. Ma ogni volta spiegavo, o almeno tentavo di farlo, le ragioni di questa mia mancata presenza a casa e di obbligo di essere fuori per lavoro (in ufficio e spesso in viaggio; la mia azienda è una agenzia turistica). Ogni tanto riuscivo a strappare un week end al lavoro e organizzavo due/tre/quattro giorni a Parigi, Barcellona o nella campagna toscana. In questi brevi periodi cercavo di parlare con lei, di chiedere, di sondare. Ma lei diceva che tutto era OK, che capiva il mio lavoro, facevamo l'amore, e.....il week end finiva. Poi qualche domenica andavamo insieme allo stadio (lei è, come me, una grande tifosa romanista) .
Eppoi: una settimana terribile. Comincia a vederla assolutamente fredda. Le chiesi che succedeva e lei rispose che sentiva qualcosa scricchiolare nel nostro rapporto, ma specificando che non aveva nessuna intenzione di romperlo. Una sera mi invita a cena. E con un"comunicato stampa" , mi dice che è tutto finito.
Non credevo che una cosa del genere potesse dare tanto dolore, che io ho provato in maniera fisica; un topo che ti mangia continuamente lo stomaco, che non ti fa dormire, pensare ad altro, provare altre sensazioni se non un continuo, assoluto malessere.
Ha sempre giurato che non c'è un altro. Le poche indagini che ho fatto (senza diventare Maigret) me lo hanno confermato.
E allora la testa naviga, sul passato, su quello che hai fatto di giusto e di sbagliato, dandoti mille colpe, cercando di rivivere al rallenty mille momenti, episodi, situazioni.E soprattutto chiedendoti mille volte : PERCHE'?!'!
Poi, come scritto nel sito, da qualche parte, ti accorgi che anche gli amori più grandi possono finire e le ragioni sono mille e nessuna..Che se esamini bene il triangolo della teoria empirica sull'amore, ti accorgi che alla fine , tutti e due, non abbiamo curato bene nessuno dei tre lati. A soli 4 mesi di distanza, non te ne fai una ragione. Ancora soffro come un animale ferito. Ma ogni giorno mi dico di non essere ferito a morte e cerco aiuto. Negli amici, in uno psicologo (non mi vergogno assolutamente), in mia figlia (anche se il rapporto con la madre, stante la mia poca presenza, è, ovviamente preferenziale) ma soprattutto cercando di essere egoista quanto basta e un po' narciso. Da quando è cominciata questa storia ho perso 18 chili (ero oggettivamente sovra peso) e adesso sto facendo, almeno tre volte a settimana, sport per mantenermi.
Riesco a mettermi anche i jeans, con cui prima mi sentivo ridicolo.
Insomma: piccolo messaggio a chi come me sta soffrendo. Parafrasando Borrelli "Resistere, resistere, resistere!!" e soprattutto non aver paura di farsi dare una mano (anche da un dottore se necessario)
Un grande in bocca al lupo a tutte e a quei pochi tutti che non si vergogneranno di scrivere la propria storia su questo bellissimo sito
Giuliano
Grazie a lei Giuliano, per la sua testimonianza. Sappiamo benissimo che succede anche agli uomini (nel privato professionale me ne capitano tanti). Ma gli uomini, paradossalmente, hanno meno "coraggio" a raccontarsi. Cordiali saluti.

PAURA DI RESTARE SOLA?

Alice N° di riferimento: 566025977 Età: 33 Da nove mesi ho una relazione con un mio coetaneo, con il quale, in precedenza, esisteva un rapporto di amicizia e confidenza. Alle spalle avevo trascorsi di relazioni con uomini assolutamente problematici.. per un motivo o per un altro io mi auto assumevo il ruolo di salvatrice, o di colei che... ce l'avrebbe fatta. E' stato così con X, il quale era arrivato ai quarant'anni senza aver mai costruito una relazione, dedicandosi ai piaceri della conquista e seduzione, e cerdando negli occhi delle sue donne.. uno specchio per compiacere il suo narcisismo. Arrivai io, nella sua vita... e mi chiese di vivere con lui. Durò tre anni... poi lui cambiò città, lavoro.. e fidanzata..Dopo un anno scoprii che mi aveva ripetutamente tradita con una sua studentessa (lui era insegnante universitario).. io lo avveo intuito, e, quando accennav oalla questione, mi dava addosso, accusandomi di essere una pazza paranoica.. Successivamente, iniziai una relazione con Y, il quale aveva una situazione familiare dolorosa alle spalle, e mai superata. GLi sono stata accanto un anno.. amandolo più di me stessa, contenendo le sue paure e la sua fragilità..e gioendo della sua sensibilità e profondità.. poi me ne staccai - ancora mi chiedo come ci sono riuscita - perchè lui non voleva una relazione con me.. non mi amava, nonostante sostenesse che ero la persona più importante per lui, in quel momento. Poi è arrivato Z, o meglio.. già c'era.. e io mi sono accorta della sua presenza, delle sue attenzioni.. ed abbiamo iniziato a frequentarci al di là del rapporto di amicizia. LUi è una persona semplice, molto chiusa, poco incline alle questioni dell'anima, molto pragmatico e molto proiettato sulle sue personali esigenze. Il periodo iniziale è stato bellissimo.. non ero abituata a ricevere attenzioni.. ne avevo sempre elargite.. abbiamo passato quasi ogni giorno insieme, cercando l'uno il contatto fisico dell'altro, le carezze, le coccole, la dolcezza.. stavo, cioè, assaporando tutta una serie d imomenti che per tanto, tanto tempo non avevo più vissuto.. Poi, lui si è, piano piano... seduto. Ha dimostrato, in più occasioni, di privilegiare le proprie esigenze, i propri tempi, relegandomi in un angolo molto scomodo e decentrato. Ho iniziato a notare una certa insofferenza nei miei confronti, che si accentuava ogni qualvolta cercavo di manifestargli il mio crescente disagio, i miei stati d'animo. Ci sono stati un paio di episodi in cui ho davvero avuto bisogno della sua vicinanza, del suo contatto..per rendere l'idea ne racconterò uno. Tempo fa scoprii un nodulo al seno, cosa che mi gettò nel panico, anche perchè ho una storia di predisposizione familiare. Gliene parlai.. era sera.. mi aspettavo che sarebbe rimasto a dormire da me (abitiamo a cento metri l'uno dall'altra).. e lui mi abbracciò, salvo poi dirmi che, essendosi fatto tardi, sarebbe andato a casa a dormire, perchè molto stanco. Mi recai fuori città per fare un'esame (negativo, per fortuna).. non mi accompagnò neppure all'aeroporto.. mi chiamò il giorno seguente, la sera tardi.. Questo non è l'unico episodio che mi ha dato da pensare, ma sicuramente uno dei più eclatanti. Il fatto è che, con lui, sento uscir fuori la parte peggiore di me.. nonostante io abbia preso coscienza del fatto che lui non è la persona giusta, per me,continuo a persevarere in questa relazione.. continuo a cercarlo.. sono estremamente gelosa e penso ossessivamente all'idea che lui mi possa tradire. Tuttavia, al tempo stesso, sono profondamente infelice, e avverto una solitudine che non ho mai conosciuto, neppure nei periodi in cui non avevo relazioni. L'unica cosa che riesco a fare è manifestargli il mio disagio, la mia infelicità.. ma lui non si sente tirato in ballo, sostiene che lui è così, che io lo sapevo, e che la relazione gli va bene così.. Io non riesco a prendere alcuna decisione.. e questo mi addolora ancor di più, perchè mi sento debole, vigliacca, inutile. Che sia paura di restare sola? Possibile.. ho 33 anni ed una patologia che, con gli anni, potrebbe pregiudicare la mia fertilità. MI sento arida.. vuota.. mi sento come s fossi in mezzo a una palude, incapace di ogni movimento.. mentre, lentamente, vi affondo..Grazie per avermi letta Alice
Alice grazie a lei per averci scritto e le rispondo alla sua ricerca di una causa (c'è anche il timore di restare sola) con un pensiero della Norwood:
"Noi donne che amiamo troppo ci comportiamo come se l'amore, la considerazione e la stima non valessero nulla, a meno che non ci riesca di estorcerli ad uomini che, per motivi e preoccupazioni personali, non sono in gtado di offrirceli"
Cordiali saluti.

CONDIZIONAMENTI

Estia N° di riferimento: 661799342 Età: 27 Salve Dottore, sono una studentessa di 27 anni e mi trovoin una situazione di profonda crisi per una relazione sentimentale che io stessa ho chiuso. Nel 2000 mi sono iscritta all'Università, in quel periodo avevo un fidanzatoche mi trattava con poco riguardo al punto che, dopo due anni e mezzo, non l'ho sopportato più e l'ho lasciato. Pochi giorni dopo in facoltà ho conosciuto un nuovo ragazzo che si è detto subito innamorato di me e dopo alcuni mesi di travagliato corteggiamento ho deciso di cedere e ci siamo messi insiemi, sebbene io non fossi proprio sicura di quel che facevo. Tuttavia questo ragazzo si è dimostrato la migliore persona che io abbia mai conosciuto nei modi, nelle idee, nel rispetto che aveva per me. Mi ha ridato la stima persa col primo fidanzato, ma ha aiutata a cambiare facoltà universitaria portandomi su una strada più adatta a me, mi ha fatta crescere interiormente, si è occupato di me in mille modi e col tempo me ne sono innamorata, tanto che avevamo deciso di sposarci e le nostre famiglie erano entrare in piacevole confidenza.Dopo quattro anni di felice convivenza io ho sentito di non sopportare più la vita pseudo-coniugale: non sopportavo più di avere sul collo il fiato dei rispettivi genitori che volevano sempre sapere cosa facevamo, non sopportavo di averli sempre tra i piedi senza lasciarci alla nostra intimità, non sopportavo che in tutta la famiglia mi dessero già per moglie a 26 anni, e infine, cosa più disgraziata, non sopportavo più lui che mi era improvvisamente parso invecchiato, stressato dal lavoro, in cerca solo della pace domestica e piagnucolone, mentre io desideravo, egoisticamente, una vita più allegra. La cosa che meno di tutte tolleravo era la sua idea fissa di occuparsi di me ad ogni costo: mi diceva sempre che se anche io non avessi mai trovato un lavoroci avrebbe pensato lui a mantenermi e questo mi umiliava. I nostri genitori,poi, si aspettavano proprio che andasse così e non me lo nascondevano. A uncerto punto era diventato così soffocante che non mi faceva neanche versarel\'acqua nel bicchiere da sola e mi parlava sempre con tono lagnoso dicendoquando era cattivo e quanto doveva impegnarsi per riconquistarmi.All\'incirca un anno fa abbiamo riconosciuto che c\'era una crisi in corso eabbiamo deciso di prenderci un mese in cui ci impegnavamo entrambi a ravvivareil rapporto, ma non siamo durati una settimana neanche che tutto era comeprima.In questo stato io non riuscivo più a controllare i miei sentimenti edistinti:sembravo matta, ero troppo euforica, avevo interesse per altre personeche cercavo di reprimere con forza, mi disgustava quasi avere rapporti sessualicon il mio fidanzato finchè questi sono cessati del tutto. Un giorno, nellanuova facoltà che ormai frequentavo da tre anni, mi sono scoperta invaghita diun collega di studi che tempo addietro aveva dimostrato qualche interesse perme ma che io avevo ignorato: un tipo con poche regole, contrario al matrimonio,piuttosto anticonformista e dalla cultura interessante. Era diventato la miaossessione all\'improvviso e io non sapevo più come contenermi. Mi sonodichiarata lo stesso, perchè temevo che si impegnasse con altre ragazze, misono sbrigata a mettere fine alla mia relazione e subito ne ho iniziata una conlui. Questo periodo di passaggio è stato terrificante per tutti: per il mio exche si è trovato abbandonato, per il nuovo ragazzo che si è sentito usato come una "distrazione" e per me che assalita da mille sensi di colpa ho iniziatoad avere crisi di panico e disturbi vari.Non sono tornata indietro però. La mia nuova storia procede anche molto bene, ma non mi abbandona mai un senso di dolore verso la mia relazione precedente. Mi sento in colpa nei confronti delle famiglie che stavano investendo molto nel nostro matrimonio come se avessi loro rubato qualcosa. Mi sento in colpa versoil mio ex che a volte mi chiama in lacrime e non si da pace, non accettanessuna delle mie motivazioni. Mi sento in colpa verso il mio nuovo ragazzo,perchè non mi fido di me stessa, ho il terrore che mi stancherò anche di lui ecauserò una nuova situazione tragica.Il malessere che mi accompagna mi toglie il respiro, mi ossessiona e non sotrovare una soluzione che metta in pace tutti. Mi sento come un'assassina.La prego Dottore, mi dica qualcosa di realistico senza cercare di consolare meche sono colpevole (come fanno tutti quelli con cui ne parlo).Estia
Estia è normale il malessere che l'accompagna per aver lasciato il futuro "marito perfetto", sopratutto per i propri genitori. Il peso dei condizionamenti in tal senso è enorme, sia nel far proseguire una relazione che nell'interromperla. Purtroppo molti trasformano tali condizionamenti in matrimonio, con tutte le conseguenze del caso. Certe scelte vanno anche fatte contro "tutti e tutto". Saluti

ABBANDONATA DAL PRIMO AMORE

danae N° di riferimento: 628633353 Età: 20 La mia è la classica esperienza che tante persone hanno vissuto...il mio primo amore è finito in modo devastante. Lui si è rivelato unapersona diversa da quella che conoscevo, mi ha deluso profondamene, mi ha tradito,ma non nel senso letterale del termine (almeno credo!). Dopo essercilasciati lui si è fidanzato con la mia migliore amica...e io ho perso entrambi...per scelta mia certo...ma è terribile vedere uscire dalla tua vita persone che avevi considerato così importanti. Sono stata male per anni...poi credevo di averla superata. Ma mi sbagliavo. Questa esperienza mi ha segnata profondamente.Forse perchè avevo solo 15 anni e probabilmente vedere crollare i due pilastri della tua vita, l'amicizia e l'amore, in una fase di formazione come quella adolescenziale non è un'esperienza da poco. Ora ho riscoperto l'amore...finalmente. Ma ho scoperto anche che le mie paure non mi hanno ancora abbandonato.Non la paura di essere lasciata, ma la paura dell'abbandono mi perseguita, la paura di essere cancellata con un semplice tratto di penna dalla sua vita, come è avvenuto in passato. E questo mi porta ad essere ossessiva e possessiva, creando non pochi problemi nel nostro rapporto.Ma proprio perchè so che lui mi ama davvero e non mi farebbe mai del male, e soprattutto perchè non voglio rischiare di perdere la cosa più bella che mi sia capitata nella vita a causa dell'esperienza più brutta della mia vita,voglio cambiare.Voglio affrontare questo trauma che ho vissuto e, insieme a lui, cercare di superarlo.So che è un lavoro che richiede tempo e pazienza, ma credo fermamente che questa storia possa rappresentare una svolta nell'ambito delle mie relazioni amorose. Lui mi è sempre accanto e conosce l'entità del problema, ma so bene che il grosso del lavoro spetta a me.Perciò chiedo un consiglio a lei, dottore, che chissà quante ne avrà viste, per capire come sconfiggere le mie ingiustificate paure. La ringrazio molto per il servizio che offrite mediante questo portale e che sicuramente avrà dato una mano a tante persone. Cordiali saluti
Lei può sconfiggere la sua paura dell'abbandono soltanto accettandola. Un amore, anche il più grande amore, purtroppo, potrebbe non essere mai per "sempre". L'abbandono è sempre possibile, anche all'interno del rapporto più consolidato e stabile. Indubbiamente le modalità con cui è avvenuto l'abbandono precedente le rende dolorosissimo accettare l'idea che possa succedere di nuovo. Ma lo stesso dolore deve usarlo per "immunizzarsi" in qualche modo ed essere più forte di fronte alla perdita dell'altro. Viva questo amore fino in fondo, ma non si "fonda" nell'altro. Saluti

martedì, ottobre 24, 2006

USCIRE DALLA DIPENDENZA AFFETTIVA


Flavia N° di riferimento: 975541155 Età: 36 Caro dottore, è da tanto che vi seguo. Non è la prima volta che Le scrivo, ma ci sono altri tasselli alla mia avventura che dopo tre mesi si sono aggiunti. Mi siete stati d'aiuto per capire che soffrivo di una dipendenza affettiva e che questa è un'ombra che offusca la mia anima, ma che per il futuro imparerò a leggere.Questa consapevolezza non mi fa paura, anzi mi rassicura perché mi consente di capire perché ho sbagliato. Le scrivo, tuttavia, per rendere una testimonianza. Per far conoscere fin dove può arrivare la miseria delle persone che instaurano le dipendenze affettive e come chi ha il ruolo della vittima possa finire con il rimanere schiacciato dagli eventi. Ma le scrivo anche per riconoscere che grazie ad un maggiore distacco si può provare a lasciare che le azioni degli altri non siano motivo di disperazione. La storia è lunga e non voglio indugiare. Ne riassumerò i tratti salienti. L'avevo già raccontata ma ora sono accadute nuovi eventi e conosco altri elementi, prima a me ignoti. Sono stata fidanzata con una persona per due anni. Si è trattata di una storia che è iniziata da subito con delle complicazioni. Lui è una persona che nella vita si è sempre fatto travolgere dagli eventi piuttosto che dominarli. Ha paura delle relazioni, ma si fidanza continuamente, non consente alle sue donne di avvicinarsi fino in fondo, e poi quando le perde si chiede se è un pazzo.Quando avrebbe potuto sposarsi si è spaventato e l'ha persa. Quando avrebbe potuto avere un figlio l'ha fatta abortire e poi ha proseguito il rapporto anche in virtù di quella che poi ha vissuto come una tragedia. Quando non voleva niente ha messo incinta una donna che lo ha incastrato per tutta la vita in quanto si è tenuta il bambino. Un bambino che lui non voleva e che in due anni non è mai riuscito ad amare, né in fondo ha mai provato ad avvicinarsi a lui seriamente.Come si capisce bene è il profilo di una persona, diciamo, complicata. Sono arrivata io. Proprio a ridosso della nascita del bambino. Lui peraltro si era rifiutato di assumere notizie sulle scelte della madre, sicché io non sapevo, e lui non ne era cosciente, che da lì a poco sarebbe diventato padre. Sono rimasta accanto a lui, pur facendomi molta paura la sua situazione psicologica. E sono stata la classica donna devota. Devota a lui in tutto, pur covando un malessere di fondo che non mi ha mai abbandonato. In breve, sono passati i mesi, talvolta, ci siamo anche allontanati. Lui succhiava da me tutto il mio amore. Mi manipolava, mi spingeva ad esprimermi al massimo, mi metteva alla prova perché in fondo voleva conferme. Perché pensa che in fondo nessuno può amare candidamente. Come ha riconosciuto lui stesso da recente, ha cercato sempre il mio limite. Voleva conferme sul fatto che io non fossi realmente la persona che aveva accanto, che fossi sporca e isterica come tutte le donne. Voleva la dimostrazione che prima o poi gli avrei fatto del male, lo avrei tradito, non tanto fisicamente, ma nel modo in cui ero e nei valori di onestà, dialogo, serenità e comprensione, in cui fermamente manifestavo di credere e per i quali spendo la mia vita con tutti. Ma questo limite non lo ha mai trovato. Al contempo, ha cominciato a distruggere il nostro rapporto. Non mi voleva, non mi amava e pur chiedendomi e manifestandomi una grande felicità per quello che giorno per giorno gli dimostravo, ringraziandomi per questo amore dolcissimo, facendomi sentire una persona unica, tramava alle mie spalle. Si è entusiasmato della "amica" con la quale aveva un rapporto morboso da ventanni. Lavoravano insieme, lui era il suo punto di riferimento, colmando i vuoti della sua vita, e lei aveva il ruolo che non potevano avere le sue fidanzate, tenute sempre ad una distanza di sicurezza. Ciascuno aveva l'arroganza di non sentire mai il vuoto sotto i piedi, quel vuoto che l'amore quando è vero spesso ti fa sentire.Sono stati insieme, dapprima in un periodo in cui noi eravamo lasciati e lei era sola: ma poi lei lo ha lasciato in asso senza una parola rimettendosi con il suo fidanzato di dieci anni. Poi dopo circa sette mesi, non so se prima o dopo che lei si lasciasse nuovamente, hanno ricominciato a stare assieme, agendo non so per quanto tempo alle mie spalle. Mentiva e lo faceva in modo che ora mi appare spudorato, che mi fa paura perché perverso.Nel frattempo abbiamo vissuto il periodo più intenso e dolce della nostra storia, dove lui talvolta sembrava mi amasse. Durante il quale faceva progetti, sia pur timidamente e con una grande ritrosia. All'improvviso - un mese - ha cambiato atteggiamento e mi ha lasciata, dicendo che non mi amava, che era incapace di arrivare al fondo delle sue storie; che arriva sempre allo stesso punto e al momento della svolta distrugge tutto. Io ho sempre avvertito tutte le sue paure. Sono riuscita a leggere quell'inquietudine che annida nel suo cuore, vivendo un sentimento empatico che mi avvolgeva e mi riempiva della profonda conoscenza del suo animo. Ho sofferto ma speravo che avrebbe fatto un percorso quanto meno per capire meglio il suo animo. Esattemente come ho cercato di fare io. Bene, dopo soli tre mesi, lei è incinta, la notizia l'ho appresa da poco. Ed è chiaro che ciò è successo a ridosso dalla fine del mio rapporto. La cosa che mi ha fatto più male non è il tradimento, ma il fatto che mentre io lo difendevo agli occhi di un mondo che lo ha sempre criticato, dicendo che era una persona negativa, io lo ho sostenuto e gli ho dato un amore puro. Lui orami ha detto che invece non avrebbe dovuto ricominciare la storia con me dopo lei e che ha agito per sgretolare il nostro rapporto, volendo così vendicarsi delle donne.Ma non è finita. Ora ha paura di ciò che gli sta accadendo, del bambino, di questa donna che infondo non conosce come compagna, non sa quanto lo ama, e peraltro aveva una granfretta di avere un figlio (ha 40 anni). Ora dice che si rende conto che il mio era un amore sincero, crede in chi sono e pensa che una persona come me, capace di accogliere e sostenere, di andare al fondo delle cose e di volere andare oltre, non la potrà più avere, che mi ha voluto e ora che mi ha perso mi vorrà moltissimo.Ho mille pensieri e mille convinzioni. Ancora una volta penso a lui: la sua miseria mi fa una profonda pena. Non riesco ad odiarlo, ancora lo guardo con il cuore che si stringe. E' come se lo guardassi dall'alto e lui mi fa una tenera tristezza.Alla fine, sono distrutta perché il mio amore candido è stato oltraggiato nel peggiore dei modi. Sento, però, di stare bene. Mi sento forte; a pezzi maforte; perché ho forte dentro di me la consapevolezza che la mia fortuna è il mio essere una persona buona e capace d'amare. Mi sento forte perché adesso conosco anche quali erano i miei problemi. Vorrei che la vita mi desse un'altra chance, ma allo stesso tempo non mi spaventa stare da sola. Mi nutro del mio equilibrio e della ricerca di me. Non cercherò quello di cui ho bisogno negli altri. Non avverto il bisogno degli altri, ma - questo sì, lo devo ammettere - avverto la voglia di avere la possibilità di amare in modo ancora più maturo di quanto non abbia mai fatto. Chissà se alla fine la vita darà anche a me questa occasione. Certo, non nascondo che ho paura di ricadere nei miei errori, soprattutto perché mi sono sempre innamorata di persone che mentalmente erano stimolanti ma che psicologicamente si sono rivelate dopo un po' fragili. A volte dottor Cavaliere vorrei che qualcuno mi dicesse che lui sarà un infelice, vorrei che qualcuno mi dicesse che nella vita la cattiveria e la perversione si paga. Lei cosa pensa? Ciò non toglie che il dolore è la manifestazione più lampante di insensatezza!

Flavia la ringrazio per la significativa testimonianza. Lei ha iniziato un percorso di "guarigione" che è ancora lungo e doloroso ma se sarà determinata e tenace riuscirà. Ed il dolore che prova non è insensatezza ma lo consideri il più saggio dei consigliereri, l'unico che può dare la forza di compiere un percorso d'uscita dalla dipendenza affettiva. Cordiali saluti.

Caro dott. Cavaliere, La ringrazio per il suo incoraggiamento, offertomi in risposta alla mia precedente lettera. Però, forse perché cerco sempre di andare a fondo alle cose, mi rimane un senso di insoddisfazione. Si parla solo di vittime. Certo, siamo noi che spesso facciamo un percorso che nel dolore ci porta a cercare delle risposte e delle vie di guarigione. E tuttavia, continuo a chiedermi: i carnefici che destino hanno? Continuiamo a essere vittime solo noi? Siamo solo noi che dobbiamo affrontare frustrazioni, prese di coscienza, paure? Loro non sono, a loro volta, vittime di se stessi? Continueranno a essere vincitori anche dopo? Insomma, essere carnefice in una relazione dipendente non provoca mai nessuna conseguenza? Non nasce mai da una patologia o da qualche problematica pregressa e irrisolta? Basta che la relazione finisca, affinché il loro essere "carnefici" non si riproponga? Solo le vittime incorrono nel rischio di una coazione a ripetere? Tutto questo mi lascia molto perplessa. Spero che ci dia qualche indicazione in più. Non so, infatti, se può essere utile, ma una sua risposta a questi interrogativi continuo a pensare potrebbe completare il quadro di quella parte in ombra rappresentata dal "carnefice" che in tutte le testimonianze, le richieste e il dolore che leggo rimane sempre oscura a tutti noi, e che conoscere ci potrebbe aiutare a "riconoscere" in futuro, onde evitare di tornare a sbagliare. Si spera.Flavia

Flavia lei centra un'aspetto molto importante, quello dei "carnefici" che sarà oggetto di un mio prossimo articolo sul sito. Posso solo dirle, come lei ha già intuito, che il "carnefice" è vittima di sè stesso, del suo "narcisismo patologico". Nacisismo che lo porta a collezionare "vittime" per rafforzare la sua debole autostima. E talvolta diventa "vittima" delle sue stesse "vittime". Una relazione vittima-carnefice non è mai così lineare come sembra. Saluti


RIUSCIRO' A SUPERARE QUESTO PROBLEMA

Ester N° di riferimento: 467874800 Età: 32 Spett.le psicologo per caso mi sono ritrovata sul sito, per caso decido di inviarle questa e-mail..... non sono ancora riuscita a trovare il coraggio di rivolgermi a qualcuno per chiedere aiuto. Non sto vivendo per niente una situazione semplice ma ho voglia di risolverla. Sono sposata da otto anni con un uomo che amo e che purtroppo ha avuto seri problemi: Varicocele e Recurvatio congenis (il primo intervento è andato male, ha dovuto operarsi la seconda volta). Adesso è tutto apposto per lui, sono io che ho bisogno di aiuto perchè ho maturato in questi anni una grande paura ad avere rapporti per via dei numerosi tentativi che non sono però mai andati a buon fine: per lui era impossibile avere rapporti perchè il grado di incurvamento era spaventoso! Cosa ci consiglia? Ma soprattutto: sono grave? Riuscirò a superare questo problema? Desideriamo avere dei figli ma come potremmo????? Quanta sofferenza!!!!!!! Chi l'avrebbe mai immaginato che potesse succederci una cosa così strana. Se decidesse di rispondere alla mia domanda le sarei molto grata.La ringrazio sin da ora. Ester
Ester situazioni come quella da lei delineata abbisognano, per essere superate, di una forte intesa di coppia e di tempo. Non posso entrare nel merito della problematica (necessiterei di maggiori elementi), ma l'invito a non fare profezie che a furia di crederci si autoavverano. Tutto è superabile, eventualmente, anche con l'ausilio di una terapia sessaule mirata. Saluti

SITUAZIONE CHE DURA DA ANNI

okkililla N° di riferimento: 548677968 Età: 39 ...i problemi causati dal figlio ora in comunita x problemi di droghe e problemi emotivi.... mi stanno distruggendo. Da ottobre 2005 ho cominciato a soffrire di ansie di cui si è aggiunta anke ladepressione, soffro dei classici sintomi di queste malattie che però dapprima leggere ora nn mi lasciano vivere..l e ho provate tutte ora stò prendendo del DAPAROX 20 MG ne prendo 1/4 xkè ho da poco iniziato e 12/15 gocce di xanax 2volte al di ma nn vedo risultati anzi stò sempre peggio.. nn riesco nemmeno a seguire la mia bimba di 2 anni...ogni 15 giorni vado in comunita del figlio x seguire quella che dicono la terapia di gruppo ma io sento che questa nn mi aiuta x niante anzi peggiora la mia situazione..s arò insensibile come dicono ma avevo pensato di nn andare più alle riunioni e nn vedere mio figlio x un certo periodo x vedere se lo stacco mi aiuta un po'...sono anni che ho mille problemi e 100 pensieri a causa di questo figlio e ora nn c'è la faccio più...vorrei un consiglio mi scuso se forse nn mi sono spiegata bene ma in poche righe è difficile spiegare la situazione che dura anni... la ringrazio okkililla
Proprio perchè dura da anni, dia tempo affinchè farmaci e terapia di gruppo, sortiscano i primi miglioramenti. Per i farmaci faccia presente la situazione al medico che li ha prescritti. Saluti.

COMPETERE CON ALTRE DONNE

amica amante delusa e sconsolata N° di riferimento: 687881421 Età: 35 Gent.mo dottore. Le scrivo per avere chiarezza.. posso dirle di essere una donna con un figlio ormai grande,e di non avere relazioni stabili da anni.. mesi fa ho cominciato una relazione di corrispodenza con un ragazzo della mia eta' ma lontano 150 km da me.. ho seguito il periodo di trambusto in cui si e' separato dalla moglie, tutti i problemi vari ed anche quando ha conosciuto una ragazza tramite una chat (residente nella sua citta? dopo mesi e mesi di corrispondenza tramite mail e telefonica, per un caso fortuito ho dovuto andare nella sua citta' per commissioni.. ha preso due giorni di ferie apposta per farmi compagnia. ho passato li la notte, e lui e' rimasto con me anche in quel frangente. piu' che amici o uomo e dona, e' stato naturale dormire abbracciati tutta notte o scoprirsi mano a mano. ma tutto naturalmente. se da cosa nasce cosa,d opo una notte passata a chiaccherare, notte di carezze o mano nella mano, di divisione del cuscino e tante altre cosine, ci siamo ritrovati senza bisogno di dire niente ad avere un rapporto completo. niente sesso sfrenato o passione folle (parlando di sesso senza sentimenti a uno stranissmo rapporto che sembrava cio' che si chiama fare l'amore... ci siamo separati nel pomeriggio,con un bacio sulla guancia. e' stato presente finche non ha saputo che ero a casa al sicuro e il viaggio era andato bene.. prima che partissi l'ho visto un po' giu'.. mi ha confessato che era confuso per quello che era successo.. non per noi due ma perche' non sapeva piu' cosa provasse per l'amante della sua citta' (non e' ancora separato ufficialmente dalla moglie, va ancora a casa sua per via del figlio).. da come lo conosco, cerco di essere obiettiva e cioe' che non sia innamorato di questa tizia ma abbia soltanto bisogno di qualcuno a cui attaccarsi affettivamente o per superare la situazione nuova che sta vivendo. ieri l'ho visto collegato in internet, come sempre l'ho contattato ma ho trovato poco spazio per me. praticamente era in chat con l'amante.. mi ha chiesto scusa del poco tempo che mi stava dedicando, ma che in questo momento ha bisogno di lei (dell'amante) e' questo il problema.. non per la notte passata assieme (che non gli faccio pesare e non pesa a me) ma mi da' fastidio essere messa da parte.. amici ok,ma non mi piace proprio essere messa da pare. mi da fastidio. non lo trovogiusto. lui e' un padre di famglia, io anche.questa ragazza se l'e' preso con un paio di ... ma non ha la minima idea d cosa voglia dire responsabilita.. vivecon i genitori, non ha figli non ha mai lavorato.. obiettivamente, so perfettamente che sono superiore in tutto e per tutto all'amante. forse mi mancano la furbizia o l'arma femminile della falsita' o della recita. penso che dovrei lottare per prendermelo come donna, dando un calcio all'amicizia che tanto mi sembra che lui abbia al momento dimenticato. non sono brava a lottare con altre donne, la cosa gia' di per se' mi irrita.. arrivare ad una lotta per un uomo??? dottore.. e' meglio che mi faccia da parte anche come amica ,o me lo prendo cosi' anche io ho un fidanzato? in fin dei conti assieme stiamo bene, abbiamo le stesse abitudini e gli stessi gusti.. non abbiamo problemi di dialogo. quando era in chat con la tizia, gli ho detto che da una parte lei la vede spesso, io abito lontano.. appunto mi ha chiesto scusa ma in quel momento aveva bisogno di lei. perche' nessuno ha mai avuto bisogno di me??? perchè dico quello che penso? perche' non mi impongo o non lotto? perche' non faccio la finta dolce (ad esempio non dico che sono d'accordo quando ho idee contrarie, anche se la persona e'convinta delle sue idee). mi dica lei perche' non sono capace ad entrare in competizione con altre donne (per un uomo si fa piu' spesso di quanto crede!) perche' non sono fidanzata come la maggior parte delle donne (anche se sono tradite o hanno problemi coniugali, almeno hanno regali a natale e lo stipendio che entra in casa) e perche' devo sempre arrivare per ultima ed essere messa da parte. che mi dice?
Le dico che non sono quelli i modi per conquistare o sedurre un uomo, anche se apparentemente sembrano quelli vincenti. Anzi sono i modi che lei rimpiange di non avere, fra le cause maggiori delle rotture successive delle relazioni. Continui ad essere sè stessa, è l'unico modo che ha di conquistarlo. La ringrazio della sua email che, purtroppo, la dice lunga su un certo modo "femminile" di conquistare gli uomini. Saluti

domenica, ottobre 22, 2006

DIPENDO DA TUTTI

alice N° di riferimento: 123456497 Età: 26 Buongiorno dottore, sono Alice. Le avevo scritto nel blog ancora tempo fa riguardo alla mia situazione famigliare, alla mia infanzia e al mio rapporto con mio attuale ragazzo, (riferimento 336831408 : “Possessività e codipendenza?”dell’aprile 2006 ). Sono passati vari mesi, io e il mio ragazzo siamo ancora assieme ma la situazione non è migliorata. E’ complicata e difficile. Mio padre ultimamente è caduto in depressione poiché, ora che non vivo più con lui, ha continuato ad assillarmi (5-6 telefonate quotidiane, accusandomi di non interessarmi a lui, facendosi sentire sempre triste, sempre abbandonato da me, senza ragione di vita) tanto che io sono arrivata a sentirmi così in colpa, così male, anche così rabbiosa verso di lui per i sensi di colpa che avevo, per il fatto che stava per me diventando un peso (che brutto da dire) che non mi faceva vivere la mia vita, che non sono più riuscita a parlargli, addirittura nemmeno a guardarlo in viso. Questo mi fa stare molto male, a tratti la cosa migliora, in particolare se sono in compagnia riesco a parlargli e a ridere-scherzare, ma se siamo soli mi blocco di nuovo. Ci sto molto male perché gli voglio così bene…ma allo stesso tempo mi sento un peso addosso enorme, le sue frasi … “non te ne frega niente di me”, “tanto non vivo molto quindi non sarò più un peso”, “il vecchio andava bene solo quando ne avevi bisogno”, “sono solo come un cane ho solo te” mi fanno stare male. E’ arrivato ad avere atteggiamenti non so, depressivi, ad essere normale con il mio ragazzo e dopo un minuto a far finta di stare male con me, di sentirsi soffocare o altre cose, fino a farmi tornarea casa anche se ero a km da casa, pur di attirare la mia attenzione, e poi a stare immediatamente meglio appena parlava con qualcun altro, e intanto io mi chiudevo sempre più. Fino a quando tre settimane fa, dopo una delle innumerevoli volte in cui io non sono riuscita a parlargli, anzi, come spesso succede lo ho trattato male, con rabbia, senza riuscire a capire perché, standoci male pure io, lui non si è fatto sentire per tre giorni, offeso, facendomi sentire in colpa, fino a quando mio zio ha chiamato perché mio papà si era rifiutato di fare la sua normale dialisi. Vado da lui e lui è come un vegetale, sulla sedia in cucina, con gli occhi ridotti ad una fessura, dice che ognuno decide di morire come vuole che tanto lui non ha più ragioni di vita, stando con le mani a penzoloni e lo sguardo fisso a terra. Io stavo così male, mi sembrava di vivere un incubo, che mi son messa a urlare di buttarsi giù dal poggiolo visto che diceva quelle cose, e lui mi ha risposto “va bene lo faccio subito”, sicchè l’ho fatto risedere urlando ancora di più, piangendo, ma lui per mezz’ora non ha più mosso un muscolo, una palpebra, niente, se gli prendevole mani gli ricadevano lungo i fianchi. Il mio ragazzo dopo un po’ mi ha trascinata via perché stavo cominciando a stare troppo male, continuavo a piangere e a dare manate sulla porta dalla tensione. Dopo dieci minuti mio padre mi ha chiamato sul cellulare come se nulla fosse, quasi dolce, dicendo di tornare lì, dove abbiamo parlato del mio mutismo, del suo assillare, come tante altre volte. Come se nulla fosse! Mi ha vista piangere e disperarmi, per quello ha chiamato. Se fossi uscita arrabbiata con lui, avrebbe trovato un altro modo esagerato per attirare nuovamente la mia attenzione, ma in che modo stavolta? Questa è la situazione con mio padre. Col mio ragazzo…è per tutto che le scrivo, ma soprattutto per questo. Sono sempre dipendente da lui, ma ci sono in me reazioni che non capisco, non capisco se derivano dal non essere più innamorata di lui, stufa della storia, o dal bisogno di sentirmi indipendente, di trovare me stessa, non lo so più. Durante la settimana ogni giorno passa più o meno tranquillo e dolce fra di noi. Al fine settimana inizio a stare male. Non riesco ad avere più interesse a fare cose insieme a lui, sono nervosa, sembra che io ce l’abbia a morte con lui, oppure sprofondo in apatia, voglia di nulla, mi sento sola, ho voglia di essere con una amica o da sola invece che con lui etc, ho voglia di scappare, il pensiero perenne di un viaggio, di scappare via da sola. Ma non trovo il coraggio di fare nulla, trascuro i miei hobby, continuo a guardare viaggi, lavori diversi, mille cose, e me ne sto ferma. A volte mi prende un’idea romantica, un viaggio insieme, una gita, poi appena ci penso mi prende un nodo allo stomaco fortissimo, e inizio a stare male, così accantono tutto. Quando siamo invece andati via, in ferie, io sono stata nervosa e cattiva tutto il tempo. Se la sera vado a dormire e lui se ne sta sveglio divento rabbiosa, non riesco a dormire, se mi da poche attenzioni lo stesso, ma quando me le da non sono comunque felice, non mi bastano, rimango triste e nervosa. Continuo a pensare di avere quasi trent’anni e di non aver fatto nulla nella vita, nulla con le amiche nulla di mio, non so, poi a volte penso alla mia malattia prossima futura (anche io ho i reni policistici come mio padre e pertanto a40-50 anni sarò in dialisi) e mi dico: ma cosa sto a fare qui, cosa aspetto,perché sto qui con questo lavoro, a fare nulla, a non rischiare nulla, se poi a cinquant’anni non potrò fare più nulla? A periodi mi dispero per questo, a periodi non ci penso e cerco di avere una prospettiva più ottimista della cosa.Non so cosa voglio, cosa voglio nella vita, cosa devo fare, s eil mio posto è qui o dove. Poi di contro se lui dà solo un segno di indipendenza (si ricorda che sono dieci anni che stiamo assieme in maniera simbiotica, ogni giorno, ogni ora di questi dieci anni, senza amici, senza altro che noi), se vuole iscriversi al calcio, o uscire una sera in più con i suoi amici, o semplicemente passare un’ora alla chitarra una sera finche io guardo la tv, ecco che mi angoscio, ho paura che si allontani, paura che ci stiamo allontanando e che la nostra storia stia finendo, oppure mi monta addosso una forte rabbia, come se volessi fargliela pagare per chissà cosa, e mi impaurisco, mi faccio mille castelli di gelosia e paura. Ma se divento apatica al fine settimana, se mi sento ingabbiata, se mi sento dentro sempre un ribollire sedato dentro, come una forza dentro di me che è tutta soppressa e che ho paura ha far uscire, se quando abbiamo tempo nel fine settimana per stare insieme io divento apatica e nervosa perché non faccio mai nulla di mio per me stessa o con le mie amiche, perché quando ne ho l’opportunità (ovvero quando lui si stacca per un po’ da me) io mi impaurisco e pure mi arrabbio? Ma c’è l’amore o che cos’è? Solo bisogno di avere qualcuno al mio fianco per non avere paura? Come faccio a capirlo dottore? Sono tanti mesi che sono seguita da una psicologa, come può leggere dalla mia lettera precedente, ma non ne cavo un ragno dal buco, è così semplice dirsi “non c’è più amore”, in effetti tutto tornerebbe, ma forse non voglio crederci, o forse non è così? Sento un macigno dentro lo stomaco quando penso a lui, forse per i sensi di colpa, forse per i sentimenti che mancano? Capisce però, dopo dieci anni, quanto bene/amore gli voglio? O forse, mi dico, è solo possessività? Non riesco a trovare la verità e una via da percorrere, nemmeno una qualche scelta o iniziativa che possa smuovere un po’ le cose. Lo so che è una frase che sentirà mille volte ed è anche un po’ vittimistica, ma mi sembra quasi che nella mia vita fin’ora non ci sia mai nulla di semplice e lineare, di tranquillo e sereno, qualcosa che sia così calmo e placido da dare un po’ di luce al resto. Lei mi può dire qualcosa?, mi scusi per tutto queste parole e grazie ancora, Alice
Alice la sua è una situazione dove tutti dipendono da lei e lei dipende da tutti. Lei dipende da suo padre e dal suo ragazzo. Quest'ultimo, assecondandola, dipende da lei. Suo padre dipende da lei.
Come uscire da simili dinamiche relazionali? La psicoterapia non le stà giovando ? Raccolga le forze e la determinazione che le rimangono e faccia quel viaggio che desidera. Non ci riesce perchè le assale la paura? Non lo programmi, lo decida dall'oggi al domani. Non le risolverà i problemi, ma l'aiuterà a "staccarsi" dagli altri e a riflettere in maniera più serena. La invito al riguardo a leggere l'articolo del sito http://www.maldamore.it/un_viaggio_rigenerante.htm Cordiali saluti
La ringrazio infinitamente per la risposta, la stimo molto per quello che fa. Le scrivo anche perchè da martedì 17 della scorsa settimana il mio ragazzo se ne è andato. Le sue parole sono state "non posso stare con una ragazza da dieci anni e non avere più un progetto con lei, vivere alla giornata senza sapere cosa mi aspetta il giorno dopo, a questo punto è meglio che io stia da solo", "lascia stare noi, la speranza che un giorno forse potremmo ristare bene, ora non c'entra, ora io voglio stare da solo, vivere la mia vita, e anche tu, soprattutto, ne hai bisogno, per capirti, per le tue insicurezze", "non mi sono portato via tutti i vestiti perchè così ho una scusa per venirti a trovare". Così da martedì vivo da sola nella nostra casa, piena di ricordi, piena di noi. Mi manca la terra sotto i piedi, anche solo uscire da quella casa per fare la spesa, allontanarmi da lì mi mette angoscia, sono bloccata dal dolore e dall'ansia. Ho fatto i primi tre giorni a stare male ma sorretta dalla speranza che ci potesse essere un ritorno come è accaduto altre volte, pur capendo che un ritorno ora non avrebbe prodotto alcun risultato, ora invece comincio a capire che davvero lui non c'è più, che il suo "passo a trovarti" è un gesto fatto verso una persona a cui vuole bene ma con la quale non vuole più condividere la vita. Sto ancora vivendo come se lui ci fosse, stiro le sue camicie rimaste, mi sveglio di notte credendo che sia al mio fianco. Cerco sostegno da mia madre con la quale passo ore al telefono continuando a ripetere la stesse cose, che non mi sembra vero, che non riesco a staccare il pensiero. Mi focalizzo su cosa starà pensando lui, su quando passerà a prendere una camicia per non mettere bene a fuoco che è uscito dalla mia vita. Mi sento ancora fidanzata e non riesco a capacitarmi che per lui possa non essere più così, dopo dieci anni insieme e un anno di convivenza, nonostante sia stata io a far andare le cose in questo modo. Perchè le ho fatte andare così? Mamma e amiche mi hanno detto che devo riuscire a camminare con le mie gambe, non con quelle di mio padre prima e del mio ragazzo dopo, e che solo così potrò un giorno essere meno insicura e pertanto meno "dipendente", ma quanto tempo ci vorrà, ci riuscirò e soprattutto, lui mi aspetterà? Non le descrivo come stò, credo che possa immaginarlo, mi sento il nodo allo stomaco e le lacrime che scendono 15 ore su 24. Sto cercando in tutti i modi di evitare l'appoggio morale di mio papà che ovviamente si offre di starmi vicino quando ho bisogno di sfogarmi e mi telefona ogni tanto. Mi può giovare il viaggio in questa condizione, ora che più di prima ho la sensazione-ansia che allontanandomi da lì lui non ci sia più per davvero? E cosa altro posso fare? Grazie ancora, un caro saluto Alice
Alice, mi dispiace ma non posso risponderle per due motivi. Perchè così la consulenza online diventerebbe una "terapia" e perchè ruberei tempo ad altri che attendono una seppur breve risposta. Un suggerimento: faccia il viaggio, venendo ad uno dei miei seminari esperenziali. Saluti.

STO' AGENDO BENE ?

Lunetta N° di riferimento: 117700064 Età: 38 Dopo cinque anni d'inferno è stato lui ad andare via.. ma il suo andar via faceva parte della famosa "danza" affinchè cedessi alle sue esigenze. Ed invece questa volta con l'aiuto di un terapeuta e dopo aver toccato il fondo è da tre mesi che non lo vedo. Ho analizzato, ho studiato, ho letto tanto sulla mia problematica e su quella di lui. La mia la classica dipendenza affettiva generata da una "mancanza d'amore" infantile con genitori che stavano sempre a litigare che si lasciavano e prendevano...come io e lui. Lui, il classico "maternizzato" orfano di padre ed ha 50 anni vive ancora con la madre.. e da lei è tornata. Era d'accordo per un\incontro a tre con la mia terapeuta ma non per cambiare idea sulla sua, per molto di dire,decisione di lasciarmi ma semplicemente per capire e parlare con me davanti ad un terzo, questa la sua spiegazione. Non ho accettato perchè sono stanca di fare sempre tutto io. La mia terapeuta dice che io sono più avanti di lui e che dovrei rifare la proposta ma penso che non abbia capito la mia droga.. se lo rivedo.. sono allo stesso punto di prima e questi tre mesi non saranno serviti a niente. penso che lui se ha voglia di fare qualcosa debba farlo prima per se stesso e debba farlo finalmente da solo.. anche cercare eventualmente l'aiuto di un terapeuta. Cosa ne pensa stò agendo bene? la cosa che mi fa paura è di non farcela, giorno e notte, il 99% dei miei pensieri, è fisso su di lui...se mi guardo indietro però in questi mesi ho anche raggiunto tanti traguardi: ora sò di che male soffro e sò di che male soffre lui...non lo vedo da tremesi...non lo sento da un mese...niente tel, niente sms, niente appostamenti sotto casa sua e della madre...se uscrirò da tutto questo scriverò la mia storia sul vostro sito che tanto mi è stato di aiuto..grazie Lunetta
Grazie a lei Lunetta per la sua email che pubblico come testimonianza. Non posso darle nessuna risposta perchè non posso "interferire" col lavoro di una collega. Saluti.

mercoledì, ottobre 18, 2006

LUTTI NON SUPERATI

bimba N° di riferimento: 805998836 Età: 37 Sono vedova, da due anni, ho 37 anni e un figlio di 4. Mio marito ha perso la vita improvvisamente per un infarto fulminante. Sono rimasta sola ma il caso ha voluto che mi è statao chiesto di sostituire mio marito nell'ufficio dobve lavorarava, ora occupo la sua scrivanaia e tutto mi ricorda lui. Pochi mesi dopo la sua morte è entrato nella mia vita in maniera inaspettata un collega sposato di cui sono diventata l'amante. E' iniziato un periodo difficilissimo, devastante psicologicamnte mi ci sono attaccata come una cozza sperando lasciasse la molgie, ne sono diventata dipendente. Ora è finita dopo un anno perchè la moglie ha scoperto la tresca. Lui si è impaurito e ha troncato di colpo. io continuo imperterrrita a non staccare...ho bisogno dellE SUE PICCOLE ATTENZIONI, che mi dica quanto mi ama.. è diventata una droga, ho bisogno della dose ogni giorno e sono sempre alla ricerca di conferme da lui che non mi può assolutamente dare. perchè non vuole e non può. Io ho un disperato bisogno di sentirmi amata, di aver qualcuno al mio fianco, e ho una paura incredibile di rimanere sola e afffrontare il vuoto. Quando mio marito è morto stavamo passando un momento di crisi e non abbiamo fatto in tampo a risolverlo. Io ero molto arrabbiata con lui.. gli avevo chiesto di aver un altro figlio e lui non si sentiva pronto e lui di rimando ha cominciato a mettere in dubbio il suo amore per me. Io mi sentivo persa e poi se ne è andato per sempre. SOno rimaste domande senza risposta. Poi arriva questo collega l'opposto di mio marito, mi dice fin dall'inizio che non avrà mai il coraggio di lasciare la moglie ma nonostante tutto io ci spero per me è un ancora di salvezza. Ora che è finita mi chiede se mi ha davvero amato come diceva, le stessse domande senza risposta che volevo da mio marito.... sempre anche con mio marito mi sono sempre chiesta possibile che mi ami davvero e possa essersi innamorato di me? che ci ha trovato? come faccio ad uscire da questo tunnel? Adesso non dormo non mangio sono dilaniata da questa storia che non voglio che finisca, sento di averne bisogno, ma dato che la scelta l'ha fatta lui penso che ne abbia un altra ed è subentrata la paranoia della gelosia. Mi aiuti soprattutto per mio figlio.
Lei nella sua significativa email pone domande e si fornisce anche delle risposte. La seguente parte della sua email è molto importante al riguardo
"Io ho undisperato bisogno di sentirmi amata, di aver qualcuno al mio fianco, e ho una paura incredibile di rimanere sola e afffrontare il vuoto. Quando mio marito è morto stavamo passando un momento di crisi e non abbiamo fatto in tampo a risolverlo. Io ero molto arrabbiata con lui..gli avevo chiesto di aver un altro figlio e lui non si sentiva pronto e lui di rimando ha cominciato a mettere in dubbio il suo amore per me. Io mi sentivo persa e poi se ne è andato per sempre. Sono rimaste domande senza risposta. Poi arriva questo collega l'opposto di mio marito, mi dice fin dall'inizio che non avrà mai il coraggio di lasciare la moglie ma nonostante tutto io ci spero per me è un ancora di salvezza. Ora che è finita mi chiede se mi ha davvero amato come diceva, le stessse domande senza risposta che volevo da mio marito....sempre anche con mio marito mi sono sempre chiesta possibile che mi ami davvero e possa essersi innamorato di me? che ci ha trovato?"
Cè tutto il suo bisogno disperato di essere amata, la conferma di sè stessa attraverso l'amore degli altri, il terrore dell'abbandono, quest'ultimo accentuato dalla morte improvvisa di suo marito. Ed andando nel suo passato potremmo trovare altri "abbandoni" e "lutti" non superati. Vorrei aiutarla ma la limitatezza della consulenza online me lo impedisce. Le posso solo dire di non rimanere isolata, partecipi altri del suo dolore, chieda aiuto a chi le stà vicino, non c'è niente di cui si deve vergognare. Cerchi di venire al seminario su Roma se può. Ma assolutamente, non si rinchiuda su sè stessa. Mi scusi la crudezza, ma suo figlio dopo aver perso il padre, non può perdere anche la madre. Saluti

FINE PER MOTIVI ECONOMICI ?

loved N° di riferimento: 102905561 Età: 46 Caro Dott.Cavaliere, sono uscito im maniera disastrata da un rapporto durato 2 anni e mezzo. In sintesi,ero legato ad una compagna di 20 anni piu' piccola di me, sebbene all'inizio vista la differenza di età non ho forzato questo legame. Per lei dopo sue numerose richieste ho cambiato casa, recandomi nel suo comune di appartenenza,e devo dire di non essermi pentito. Si parlava anche di una probabile vita a due e quindi di matrimonio, anche se io sono divorziato con una figlia, di acquistare casa e altre cose simili. Poi a maggio ho perso il mio lavoro e tuttora sono in causa con il mio ex titolare perchè Le assicuro non c'erano motivi di licenziarmi. Sono rimasto per fortuna economicamente indipendente da tutti ma da quel momento in poi, ho notato nella mia lei dei cambiamenti d'umore. Le preciso che la sua famiglia, sono persone alla buona direi un pò di campagna se vogliamo, fatto stà che dopo 3 mesi dalla perdita del mio lavoro è successo il fattaccio. Un giorno come sempre lei uscita dal lavoro mi telefonò per dirmi...ciao come và...tranquillissima..., poi andò a pranzo...successivamente dopo un paio d'ore mi richiamò per dirmi... "è arrivato a casa l'estratto conto della banca...mia madre lo ha visto ed è un casino perchè sono sotto di 1000 Euro...quindi è meglio che per qualche giorno non ci vediamo... "Rimasi di sasso perchè non capivo cosa c'entrassi io con i suoi conti. Passarono pochi giorni e mi disse... "non posso far arrabbiare i miei genitori per quello che riguardano i miei conti... per cui è meglio che io stia a casa..." Dopo diverse telefonate arrivò a dirmi... "ho scoperto di stare bene da sola...io non posso stare con nessuno...scusami se ti ho fatto del male..." A tutt'oggi non riesco a venirne fuori, per l'amore incondizionato che le ho sempre donato, la pazienza nei suoi momenti di nervosismo e quant'altro... sono distrutto letteralmente. Premetto che eravamo per così dire fidanzati ufficialmente e frequentavo casa sua, con l'appoggio e il consenso dei suoi genitori, tantè che la mamma di lei le chiede ancora ripetutamente se ci ha pensato bene alle sue scelte. Per quello che ho notato io, posso dire,che la sua famiglia è molto chiusa...patriarcale come 50 anni fa e lei non parla con nessuno al suo interno. La ringrazio di avermi letto ed attendo una Suo gentile e competente riscontro alle mie ansie.Grazie,saluti

Purtroppo una relazione che presenta una forte differenza d'età (20 anni nel suo caso) è vulnerabile alla minima difficoltà, o la minima difficoltà diventa un pretesto per interromperla. E' ciò che è potuto accadere nel suo caso. Ritengo che la difficoltà economica sia solo stato un pretesto per interrompere una relazione che la sua compagna cominciava a vedere in una diversa luce. Prendersela con la sua famiglia non le aiuta ad uscire dalla disperazione della perdita. Cordiali saluti.

domenica, ottobre 15, 2006

SONO MALATA DI MAL D'AMORE ?


E' arrivato il momento di prendere coscienza e chiedere consiglio. Ho 39 anni, sposata da 14 con due figli di 13 e 6 anni. Non posso dire felicemente sposata, da circa 6 anni ho un rapporto molto apatico con mio marito che ho cercato di smuovere in tutte le maniere ma non ho mai ottenuto nulla. Sembra che ci sia tra noi un sottile compromesso, quello di far crescere bene i nostri figli. Lui mi ha sempre spronata ad avere una mia autonomia, di seguire i miei hobby, di insomma avere ognuno di noi una vita autonoma. Dopo varie resistenze, ho cominciato a farlo. Premetto che a questo ci sono arrivata dopo aver cercato in tutti i modi di stimolargli di nuovo attenzioni nei miei confronti. Nulla. Mi diceva che forse non eravamo fatti l'uno per l'altra, che aveva bisogno di tempo ecc. Non le dico quanto ho sofferto e quanto mi sono lasciata andare. Quattro anni fa, conosco un ragazzodi 5 anni più giovane di me, brillante, fa il giornalista. Comincia a corteggiarmi, a gratificarmi, tutto ciò ovviamente mi diverte, mi ridà autostima ma non cedo. Troppo importante la mia famiglia. Lui invece tenace insiste. Io comincio a pensare, supportata da un'amica, che la vita è una e che non posso proteggere una relazione che mi uccide quotidianamente, che ora ho 35anni e che a breve sarò grande e che chissà la vita quanto sarà avara con una50enne insoddisfatta. Senza portarla per le lunghe cerco di stimolare mio marito ancora, gli ultimi colpi di coscienza, niente, finchè una sera decido di uscire con lui ma chiedo a mio marito se preferisce che rimanga a casa.....niente, mi dice esci. Ovviamente lui non sapeva con chi uscivo e gliel'ho tenuto nascosto. Così vado. Erano già passati due mesi dal primo incontro con l'altro.E così mi ritrovo con l'altro , serata divertentissima, emozionante, tanti discorsi, tanti scherzi. Proprio quello di cui avevo bisogno ma nessuna intimità. Passa un altro mese, mi sentivo forte, capace di poter gestire tutto, pensavo che dovevo essere attenta all'altro perchè sarebbe statauna passeggiata farlo innamorare e non volevo proprio questo. E così finalmente dopo tre mesi dalla nostra conoscenza succede. Ho ceduto. Non mi è dispiaciuto, nel frattempo avevamo un rapporto da fidanzati pur non essendoci ancora intimità tra noi. Mi parlava di tante cose ma soprattutto faceva di nuovo crescere la mia autostima e cercava di convincermi che avrei dovuto separarmi.Tra l'altro, parlo di lui, aveva da poco una fidanzata che riteneva carina e simpatica ma non lo faceva impazzire. Nei miei confronti non si sbilanciava molto, ma teneva a sottolineare che non si era mai innamorato, che era difficile ecc. Le solite cazzate da macho. Non che lo fosse ma sicuramente, e questo ho avuto modo di appurarlo, ha una paura terribile dei sentimenti in genere. Sicuramente non è una persona serena. Tutto ciò mi divertiva in fondo, anche perchè in tutto sto tempo comunque non mi era mai balenata in mente la voglia di separarmi, ma lui insisteva molto e per certi versi mi offendeva dandomi della ipocrita, di non avere palle per decidere di lasciare un uomo che non amo ecc. In tutto ciò sosteneva che io ero la sua amante e non lui e che se voleva poteva fidanzarsi con me ma purtroppo era fidanzato e così via. Mi aveva ridato gioia di vivere, era divertente e complicato ed io avevo deciso di lasciarmi andare soprattutto perchè di lì a tre mesi avrebbe avuto questo benedetto trasferimento che per me era un sollievo. Volevo forzatamente staccarmi da lui, non volevo perdere la mia famiglia. Alla vigilia della sua partenza sono cominciati i deliri suoi e miei. Litigate feroci seguite da assenze prolungate e così è passato l'ultimo mese di sua permanenza nella mia città. I discorsi erano deliranti, mi diceva che io ero per lui la sua donna,c he sarebbe sempre venuto a trovarmi, che quando mi sarei sentita stanca, triste e provata avrei potuto raggiungerlo e avrei potuto passare con lui 3-4giorni indimenticabili ecc. ecc. Mi dice anche che la donna con cui sta sicuramente la molla. Ribadisco che il suo rapporto con lei è cominciato poco prima di conoscermi. Non mi dilungo. Parte. Per me grande sofferenza, credo anche per lui. Sparisce da me e da tutti i suoi amici più cari. Prima di partire ci accusava di non vedere l'ora che arrivasse la sua partenza per divertirci alle sue spalle. Insomma per farla breve, ho sofferto tantissimo, sono andata a trovarlo, siamo stati quattro giorni in completa simbiosi. Troppo. Ho avuto paura, forse anche lui. In quel momento tutto quello che volevo era stare lì. sono partita con lui che mi chiamava ogni 5 minuti. Arrivata a casa sparisce di nuovo. Io ho temuto molto e quindi ho cominciato a dire e a fare tutto quello che lui non voleva sentire nè vedere. Abbiamo litigato ferocemente. Mi sembrava l'unica soluzione per staccare questa spina.Dopo lo ricercavo e si negava per molto ma poi mi ridava la corda e così via.Ci siamo vendicati l'uno dell'altra finchè un pò il tempo, un po la lontananza non ha spento questa passione. Dopo un anno ho avuto il coraggio di richiamarlo, la sua prima risposta è stata "dove sei, voglio vederti, ho ancora l'amaro di tutte le cose orrende che mi hai detto, sto ancora male per questo". Mi sembrava veramente strano pensare che dopo tutto questo tempo serbava ancora sofferenza per le nostre discussioni, o mi prendeva in giro? Comunque continuava a venire nella mia città senza mai neanche per sbaglio venirmi a trovare. Ho sofferto tanto. Dopo quella telefonata scopro che la sua fidanzata è in attesa e credo per errore. Almeno così mi hanno detto dei suoi amici. Non ci vediamo e non ci sentiamo per altro tempo, ci incontriamo di nuovo quando è nata sua figlia. Volevo capire se quell'uomo mi interessava ancora. Ero spaventata, non ho creato alcuna intimità che lui cercava. E lì un'altra litigata terribile. Solo perchè sono ripartita dicendo che, siccome era sparito nei giorni successivi al nostro incontro, non me l'aspettavo, ovviamente con molta ironia e tirando in ballo un pò le cose che mi diceva lui quando era nella mia città. E' andato su tutte le furie ed ha ricominciato ad ignorarmi.Io ho continuato a cercarlo con sms ed email. Niente. Non so che succede ma quando non lo sento per molto mi manca tanto. Io ho ripreso la mia vitatranquilla, sono anche felice. Ma non so qual'è il meccanismo che scatta. Di sicuro ad un certo momento, anche se non ho alcun pensiero nei suoi confronti, comincio a sognarlo. Una cosa è certa, ad un certo punto lui tramite qualche amica allude a me, vuole sapere. Chissà, forse anche per lui è così, certo che per me è un mistero. Non capisco e quando non capisco ci penso. Lui ha tenuto a dirmi durante l'ultimo incontro che con la sua donna non si sposa e che la loro è solo una convivenza condominiale, e che magari sua figlia e mio figlio chissà potranno fidanzarsi. Ecco la mia richiesta d'aiuto è: ma sono matta? Fissata?Perchè ho sempre la sensazione che mi manca qualcosa e durante la notte magari sogno che quel qualcosa è lui e spesso mi faccio dei gran pianti nel sogno? Perchè in tutto ciò non ho mai realmente pensato di mollare mio marito? Allora forse è solo una via fuga del mio pensiero? Ecco, vorrei sapere se sono anch'io malata di mal d'amore.Grazie
Lei non è malata di mal d'amore, perchè, mi scusi la crudezza, il vero amore, forse non l'ha mai conosciuto. Suo marito non l'ha fatta mai sentire amata, al massimo le ha dato la sicurezza della vita matrimoniale. In queste circostanze è bastato che una persona la corteggiasse con insistenza, perchè lei immaginasse che cos'è un amore vero. Dico "immaginasse" perchè, da quello che lei mi ha descritto, neanche la sua relazione aveva le caratteristiche di un vero amore ma più le sembianze di un sogno. E un sogno di tanto in tanto "ritorna" e ci fà sembrare che la realtà può essere diversa, ma la realtà non lo è e ci rifugiamo ancora di più nel sogno. Il vero amore lei non l'ho ancora conosciuto e la invito a riflettere su questi versi del poeta Tagore
"E' dolce sedersi in un angolo e scrivere in rima che tu sei il mio mondo.
E' eroico alimentare il proprio dolore e rifiutare ogni conforto.
Ma un viso fresco mi guarda dal limitare della porta e fissa i suoi occhi nei miei.
Asciugo le mie lacrime e cambio tono della mia canzone.
Perchè il tempo fugge."

AMO TROPPO ?

Fiume N° di riferimento: 336895916 Età: 34 Fiume... così mi dice.... io sono il suo fiume di emozioni!!! Ma poi mi dice che non mi ama... non importa se le accarezzo i capelli e socchiude gli occhi... o le accarezzo la schiena e sento che suda, o se c'incontriamo per caso e le sue labbra tremano e gli occhi diventano lucidi.... e io penso di rasentare la pazzia... ho perso quasi 10 kg ed ora ilmio indice di massa corporea è troppo basso... cerco di cambiare un pò tutto..... casa macchina lavoro... eppure... la macchina l'ho cambiata xchè sulla vecchia c'era salita lei ed io continuavo a vederla seduta vicino anche se non c'era... tre giorni dopo l'ho fatta salire sullla nuova.... non sono normale mi dico! adesso ho deciso che è meglio non vedersi e sentirsi più... ha accettato... ma da amici in comune vedo che cerca informazioni ed organizza cene facendomi pervenire inviti... che devo fare? io resisto un pò... poi nelle giornate "tragiche" come oggi... dopo aver ascoltato tutte le canzoni che le ho dedicato... vado a cercarla... poi non le parlo eh... mi basta vederla... lei mi guarda... annuisce.... e io vorrei morire x com'è bella.... poi me la prendo x aver ceduto ma se non facessi in modo di vederla mi manca proprio il fiato ed un dolore leggero ma costante mi dilania il petto... non per dire eh... proprio per fare!!! Tutto questo va avanti da due anni... E' un problema? o sono nella norma? amo troppo? Amo male? o amo e basta?
Lei nella sua email si fornisce già una risposta quando dice " E' un problema? o sono nella norma?amo troppo? Amo male? o amo e basta?". Ma la risposta non è quella che lei si dà in forma interrogativa. Finchè non accetterà l'idea di essere dipendente e no profondamente innamorato, non potrà mai iniziare ad uscire da tale schiavitù. Cordiali saluti.

giovedì, ottobre 12, 2006

TESTIMONIANZE

Buongiorno,
sono Manuela ho 37 anni e da 2 anni soffro di dipendenza da mal d'amore....non riesco ad uscirene, nonostante gli sforzi.
Sono la vittima di un "carnefice", che per 4 anni mi ha dimostrato amore e quanto basti per farmi vivere un sogno...dopo la decisione di una convivenza....prima di convivere, mi lascia perche' dice che sono cambiata e con il tempo scopro che lui è così, indipendente e volitivo...sempre alla ricerca di un nuovo stimolo (donna) per sentirsi vivo. io da 2 anni stò morendo....gli chiedo di vedermi, 1 volta su 10 me lo consente...e poi quando è con me...mi riempie d'insulti...e io mi lego sempre di piu'....ero la sua regina, ora sono meno di una pezza da piedi...lui ha 12 anni piu' di me...e da quando mi frequenta sembra una persona rinata...e la sua forza sta nella mia debolezza...il sole che ha trovato in me, lo usa per calarmi nelle tenebre. aiutatemi, grazie
Ciao. Anche io, fino a un anno e mezzo fa, mi sono messa con uomini disadattati, alcolisti, approfittatori, freddi e crudeli. E mi sentivo anche in colpa per questo. Come raddoppiare la sofferenza! Fino a che ho deciso di tentare un'ulteriore strada e mi sono recata in un gruppo di auto mutuo aiuto per coalcolisti e in un altro per dipendenti relazionali. Ed è stata la mia salvezza. Il mio benessere emotivo , ora, è la mia priorità, non l'uomo problematico di turno. E' una lotta quotidiana, perchè questi uomini sono come una droga per me. E ne incontro tanti. Ma finora sono riuscita a"glissare" e rendermi conto per tempo della mia compulsione. Sono astinente un anno e mezzo da questo tipo di uomini e, in verità, anche da altri. Ho eliminato completamente l'alcool, che, talvolta, mi dava sicurezza e disinibizione, ma, nello stesso tempo, ulteriore compulsione e difficoltà a dire di no. O, per meglio dire, un pretesto per non dire di no. Perchè stare con questi uomini è sempre stato un mio bisogno. Ora porto avanti un programma specifico per le dipendenze affettive e per il miglioramento dell'autostima e dell'amore di me stessa e ho trovato ciò che ho cercato per tutta la vita. Questo è il periodo più bello della mia vita. Ciò che ho sempre cercato fuori lo sto trovando dentro di me ed è bellissimo. Ho ancora tante cose da cambiare, ma non mi sento più così sola. Ho sempre accanto a me il genitore comprensivo e affettuoso che ho sempre desiderato:me stessa. Non posso chiedere a un uomo ciò che mi avrebbe dovuto dare mia madre o mio padre, un amore incondizionato.Ma a me stessa lo posso chiedere. Non so ancora se riuscirò mai ad avere un rapporto più sano con uomo. Quello che ora mi importa è di non viverne mai più uno malato. Grazie.
Ho accostato queste due testimonianze, che mi sono pervenute casualmente insieme, perchè nella seconda c'è la risposta alla prima.

SONO DIPENDENTE ?

bibi N° di riferimento: 509213623 Età: 29 Sono una ragazza con un rapporto alle spalle di sei anni finito per mia volontà 3 anni fa, rapporto meraviglioso dove questa personaviveva completamente si può dire per me.vivevamo insieme,amicizie praticamente annullate,sempre in simbiosi io gelosa e possesiva ai massimi livelli controllo assoluto sulla sua persona da parte mia ecc.. quando ho deciso di chiudere questa storia perchè mi ero "disinnamorata" oramai di questa persona e sentivo che volevo dell'altro, sono passata nel giro di un mese nemmeno ad un'altra storia che ormai ho appunto da quasi 3 anni insieme ad un ragazzo che però a differenza del primo non accetta questo mio comportamento cosi ossessivo digelosia possesività e mancanza di spazi... per la prima volta sto cominciando acredere e a vedere che forse il problema è in me e che non sia propriamente giusto vivere solo per una persona ed escludere qualunque altro interesse al di fuori di quella persona dalla propria vita. non so che definizione possa avere il mio problema ma so che sicuramente è un problema perchè io sono felice e tranquilla solo se sto perennemente appiccicata a questa persona e non ho interessi ne amicizie di cui non mi importa nulla, al di fuori di lui.
L'"altro" ha probabilmente un 'attegiamento "sano" nei suoi confronti. Ma nonostante tutto, lei non riesce a fare altrettanto. Lei riesce ad amare solo se é "dipendente". Legga tutto ciò c'è sul sito sulla sua dipendenza. Saluti.

STO' MALISSIMO SE PROVO A LASCIARLO

antoka N° di riferimento: 811490531 Età: 26 Salve! avrei bisogno di un parere. sono una neolaureata di 26 anni e vivo da 5 anni una storia con un ragazzo, uscito dalla dipendenza da cocaina tre anni fa. l'ho amato tanto,anche se per stargli vicino ho messo sotto i piedi la dignità , ho cambiato il mio modo di essere, diventando triste, chiusa, nervosa, asociale. ho distrutto il rapporto con mia madre che non ha mai accettato questa relazione,anche perchè mi ha vista pesare 38 kg e diventare piena di attacchi di panico. credevo ne valesse la pena,ma ora sento il bisogno di tornare quella di un tempo. lui vive nella mia città e se dopo la comunità il probl dipendenza sembra svanito, il suo carattere è come prima,superficiale , egoista e con poca voglia di crearsi un futuro stabile. dice di amarmi,ma non mi rende felice. vivo costantemente tra le sue false promesse e le delusioni date dal fatto che non mi sa amare come vorrei. l'altro giorno ho baciato un altro e mi è piaciuto, per la prima volta in 5 anni le mie labbra hanno baciato un altro, ma poi ho avuto dei sensi di colpa. accanto al mio ragazzo mi sento spenta, ma non appena mi decido a dire basta, sto malissimo. mi assale il vuoto, il dolore, l'ansia. ora ho ancora attacchi d'ansia forti, vivo male. temo di non riuscire a stare sola, ma prima di questa storia ci riuscivo benissimo, perchè? forse è per una scarsa autostima, per il mio essere crocerossina, ma ora vorrei riuscire a vivere sorridente e serena, staccandomi da questa storia con coraggio. mi può dire dove è che sbaglio? come faccio a tornare quella di prima eliminando l'ansia? la prego mi dia un parere
Uscire da una codipendenza ( vedi anche http://www.maldamore.it/codipendenza.htm) richiede grande forza e tenacia. Ma sopratutto richiede che si riesca a vincere innazitutto la propria dipendenza. Cercare di "sostituire" l'altro, senza aver maturato un "distacco interiore", le può portare solo quella sofferenza che ha provato. Prima di ritornare ad amare un altro, incominci ad amre sè stessa. Saluti.

PAURE ED INCERTEZZE

stefania N° di riferimento: 930436494 Età: 32 Caro dottore, le scrivo per darle una bella notizia... l'amore mi ha trovata quando meno me lo aspettavo...quando stavo bene con me stessa ed ero riuscita finalmente a chiudere vecchie storie tormentate del passato. Da circa un mese ho conosciuto un ragazzo speciale, che mi sta dando molto, che ha creduto fin dall'inizio che fra noi c'era qualcosa di speciale ed ha avuto la costanza di sapermi aspettare...Io dal principio non ne ero molto convinta, non riuscivo a credere che una persona potesse provare qualcosa di così bello per me, dopo le storie passate nel tormento, nelle lacrime, e nell'amare troppo. Ho paura di sbagliare dottore, di far venire fuori sempre le mie "PAURE ", LE MIE INCERTEZZE, e di creare distanza fra noi per questi miei pensieri. Anche la mia situazione familiare non mi ha dato di certo l'esempio di un amore normale, e per me è difficile credere a tutta questa felicità che sto vivendo, vivo con la paura di svegliarmi che è tutto un sogno. Lui forse non capisce queste mie paure...ed incertezze, ed io non so come comportarmi ...come poter vivere la storia nel presente senza farmi condizionare dal mio passato...Le sono grata per l'aiuto che può darmi per indicarmi il comportamento migliore...la ringrazio....Stefania
Usi queste paure ed incertezze per "cambiare" il suo modo di relazionarsi coll'altro. E per poterle utilizzare in tal modo deve innanzitutto vincere la paura dell'"abbandono". Sopratutto quest'ultima può farle veramente perdere, incosapevolmente, la persona amata. Non dimentichi, anche, che le sue paure ed incertezze hanno anche una funzione utile, impedendole di compiere scelte troppo affrettate. Saluti.

mercoledì, ottobre 04, 2006

TESTIMONIANZE SUL SEMINARIO DI ROMA

Le scrivo con l'anima ancora affacciata sull'atmosfera nata nel corso del seminario di roma. Ho avvertito il crearsi di un cerchio tra noi presenti, un filo aperto in cui ci siamo passati di parola in parola, di ascolto in ascolto, le nostre storie di dolore, i nostri spiragli di crescita. Non mi sono sentita giudicata, sono stata capace di non giudicare le vite sono fluite e si sono accolte, abbracciate in mezzo alle difese e alle resistenze. Ho trovato conferma di quella particolare alchimia che si crea quando persone che condividono un problema si incontrano e si aprono l'un l'altra specchiarsi nell'altro, farsi fiducia attraverso l'altro, dare sostegno all'altro attraverso la propria esperienza. Un'alchimia che rinnovata può diventare una risorsa per imparare a vivere in modo diverso ho raccolto i riflessi che mi sono stati portati sulla mia storia, ho l'impressione di tenerli in mano e di tanto in tanto li riguardo è un tassello in più, un tassello di valore perché è nato in presenza di altri esseri umani che per motivi o dinamiche più o meno simili o dissimili ai miei si crucciano, fanno fatica, si legano e tentano un cambiamento. Si è risvegliato il bisogno di condividere, di reincontrare per curarmi, per respirare, per camminare. Negli occhi porto il sorriso stupefacente di ada, il giardino profumato di emanuela, il calore di giusi, il non ritorno di monica, la fragilità disarmante di aurora, la rabbia di mery, la nuova vita di francesca, la libertà raccontata da fabio, il suo saperci riunire dottore Cavaliere. Questa è un'esperienza che non posso lasciar andare domani perché in questa esperienza sono tornata a sentire la mia forza originaria

Ho partecipato al seminario sulle dipendenze affettive a roma e sono rimasta piacevolmente sorpresa per il riscontro che ho avuto.trovo che i gruppi d'auto-aiuto possono aiutare veramente chi soffre di "maldamore".è stata un'esperienza importante e molto utile, che mi ha fatto conoscere altre persone, belle persone, con le quali scambiare sensazioni ed emozioni. Ringrazio il dr. Cavaliere che ho conosciuto, una persona piena di umanità, preparata, innovativa che mi ha permesso di aprirmi a nuovi orizzonti. grazie
Ho partecipato per la prima volta ad un seminario sulle dipendenze affettive erelazionali, posso testimoniare che le sensazioni provate sono state moltoforti, forse perche' fino ad allora non ero mai riuscita ad esternare conestrema sincerita' tutti i miei problemi.Sono rimasta colpita dalla preparazione e dalla bravura del dott. Cavaliereche, pur non avendomi mai conosciuta prima, è riuscito con grande sensibilita'a comprendere tutte le mie debolezze.Saluto e abbraccio tutti i partecipanticon i quali hoi condiviso questa esperienza bellissima.
Grazie, grazie di cuore a tutti voi che avete partecipato con me al seminario sulle dipendenze affettive a Roma. E' stata un 'esperienza umana di auto-aiuto che ha saputo donare raggi illuminanti negli intrecci e nei percorsi a volte incomprensibili ed oscuri della nostra vita.Trattengo ancora le sensazioni provate, dense di profonde emozioni per l'ascolto empatico e per la condivisione nata nel gruppo , un filo d'amore invisibile ha saputo trasformare tante vite in una sola. Nell'ascolto dell'altrui dolore, nella ricchezza dello scambio e nell'apertura agli altri, anche le mie sofferenze hanno acquisito un nuovo significato, tanto che le mie debolezze si trasformano giorno per giorno in forza. Ciao Ada, Francesca, Mary, Monica,Giusy, Fabio , Aurora,dott. Cavaliere, A presto!
Ero andata al seminario a Roma per ascoltare e trovare qualche utile indicazione per il mio mal d'amore. Mi sono ritrovata all'interno di un intensa esperienza di gruppo, come mai mi era capitato. La condivisione delle stesse problematiche con le altre persone ha attivato dentro di me delle risorse e delle riflessioni che non immaginavo. Il dott. Cavaliere ha saputo creare quell'atmosfera empatica nel gruppo che ha permesso ad ognuna di noi, seppur ci conoscevamo per la prima volta in quella sede, di essere tutt'uno col gruppo. Grazie a tutti quello che per due giorni sono state parte del mio dolore ed al dott. Cavaliere
Vorrei dire tante cose del seminario a Roma a cui ho partecipato, ma certe "esperienze" non possono essere descritte, significherebbe "ridurle". Dico solo grazie e spero di ritornare ad un seminario del genere che ho trovato molto più utile di tante consulenze e terapie.

LETTURE

Christian N° di riferimento: 360367246 Età: 28 Gent.mo Dott.Cavaliere, ho letto il libro di A.Todisco "Rimedi per il mal d'amore", consigliato nella Sua sezione libri utili. L'ho trovato molto utile ed interessante e a seguito di questa lettura ho un dubbio che vorrei porle. Dunque, circa 4 anni fa la mia ragazza mi ha tradito in quanto non accettava il fatto che fossi l'unica sua esperienza sessuale (lei è per me tutt'ora l'unica esperienza e ciò non le sta bene: più volte ha anche insistito nel dirmi di andare a letto con un'altra, ma a me non interessa in quanto sono soddisfatto di ciò che ho con lei: non sento la necessità di un confronto e anzi ho sempre visto la sua insistenza come un desiderio di sistemare i conti per pulirsi la coscienza. La versione di lei è che la sua insistenza è per autocostruirsi una gelosia nei miei confronti, e anche che prima o poi vorrò provare altro anch'io, e ciò la preoccupa). L'esistenza di un amante l'ho scoperta casualmente e a seguito di mie riflessioni sono arrivato a capire che si era concessa: ho quindi voluto che me ne parlasse (ritengo oggi un grande errore!!!) per toglierle il fardello che aveva sperando che in questo mio gesto avrebbe ammirato la mia vicinanza e comprensione. Ma così non è stato: mi sono sentito svuotato dentro nel sentirla raccontare i particolari del suo incontro e confesso che ho desiderato di porre fine definitivamente alla mia sofferenza, ma ho superato questo pensiero convinto che una volta vissuto/provato il confronto di cui aveva bisogno sarebbe stata mia per sempre (ora sò che tutto questo è illusiorio e errato!). Fino a quel momento la relazione che durava da 7 anni (almeno dal mio punto divista) andava bene: ero sereno e tranquillo nello stare con lei. Dopo iltradimento non è più stato così: sono diventato possessivo, geloso, insicuro...dipendente da lei. Ho vissuto dandole tutto me stesso, ma ora sò che il fine di questa mia generosità/altruismo era solo per controllarla e frenarla da qualsiasi situazione che ritenessi pericolosa (e cioè praticamente tutto). Qualsiasi cosa facesse senza la mia presenza la vivevo come un rischio e ne risultavo offeso in quanto lo vivevo come un'esclusione. Qualche mese fa mi ha lasciato e la mia reazione è stata evidentemente come quella di un bambino: non l'accettavo, non trovavo ragioni, non capivo come potesse lasciarmi dopo tutto quello che avevo fatto per lei, ho pianto e mi sono disperato davanti a lei; l'ho addirittura pregata di non lasciarmi (non ho amicizie ne compagnie: solo lei e perdendola mi sentivo perso, solo). Nella sofferenza e depressione ho cominciato a pensare che avesse un'altro, anche se lei ha sostenuto e continua a sostenere che non c'è nessuno e che non è un'altra relazione che cerca (in realtà penso che le ero d'impiccio per la sua nuova carriera lavorativa, e che quest'ultima le ha dato la forza per staccarsi da me: lei è cresciuta e io no! Inoltre, onestamente parlando, se in questo perido di distacco avesse avuto altre relazioni... non lo ritengo importante: se voleva era sua libertà e diritto). Grazie alla lettura sopracitata, penso di aver capito che (quasi interamente)le cause della rottura siano mie, per il mio errato comportamento, la mia immaturità, il complesso di Edipo non superato e risvegliato dal suo tradimento(può essere corretta la mia interpretazione?). Ho compreso la mia immaturità (mi sento veramente infantile in tutto quello che ho fatto per tenerla legata ame!), il perchè dei miei comportamenti assillanti, l'importanza del "posso vivere con te e senza di te". Ho capito che bisogna lasciar vivere la propria compagna e non cercare di metterla sotto la "campana di vetro". Ho forse trovato il sentiero giusto da percorrere ma non sono ancora arrivato al traguardo! E in verità non so come fare per raggiungerlo! Sono orgoglioso di lei, dei suoi successi sul lavoro. Ha trovato anche una compagnia con la quale riesce a divertirsi, un amico con cui confidarsi, e sono contento che ha una vita sociale (cosa che ci eravamo privati). Sostanzialmente ha trovato una vita che la fa vivere e la realizza (con me era in stallo e in gabbia, e viceversa!). Oltre ad essere felice e contento per lei... purtroppo ne sono invidioso perchè è tutto quello che vorrei anch'io ma che non riesco a "trovare", e questo mi fa soffrire... mi dà ansia (oltretutto è determinata a tenermi escluso da questo suo mondo, e in un certo senso posso capirlo in questa situazione)! Quello che vorrei è poter continuare con lei alla luce delle mie scoperte (perchè sò che è una persona che vale!)! Il suo abbandono, che prima vedevo come un tradimento un'offesa, ora lo vivo come l'opportunità per crescere:ero un bambino ed è una condizione che non voglio più! Voglio lasciarla vivere ma starle accanto, non più per controllarla ma per amarla e farmi amare in modo sano e naturale, accettando che lei ha una sua vita, che io ne ho una mia (in costruzione), e vivere il presente senza più guardare al passato o al futuro. Però non mi sento pronto: ogni volta che mi nasconde qualcosa ne soffro (e lo fa, presumo, per evitare le mie reazioni gelose che devo dimostrarle non voglio più riproporre). Ogni volta che mi racconta di sue nuove possibilità/esperienze, dovrei esserne solamente felice... ma ne soffro per l'invidia di non poterle fare anch'io. Penso di aver bisogno di tempo, ma per contro che dovrei starle accanto per il piacere della sua copagnia e per dimostrarle di non essere più la persona che le ho offerto negli ultimi 4 anni. Che fare? Prendendo tempo ho paura che cercherà/cadrà nelle braccia di qualcun altro, e che quando mi sentirò pronto sarà troppo tardi per riaverla. Rifrequentandola ho paura di non aver maturato ancora il distacco necessario a completare il mio percorso di crescita e che quindi ne soffrirò. Giorni fa le ho scritto una lettera in cui riconosco i miei errori (primo tra tutti una possessività ossessiva) e la mia volontà a lasciarla vivere, ma anche di tentare di ricostruire la nostra relazione (la mia posizione è che ho sbagliato e l'ho allontanata: se non fossi stato così immaturo... forse sarebbe ancora con me, e vorrei scoprire se c'è ancora un percorso comune, sereno da poter affrontare/vivere insieme nelle nuove condizioni di oggi). Lei è rimasta colpita da quanto le ho scritto e ha accettato di riprendere a frequentarci amichevolmente per vedere se può rinascere qualcosa con l'obiettivo appunto di continuare assieme. Ho tralasciato di dire che le sue frasi da quando mi ha lasciato sono di non amarmi più, di non provare più nulla se non affetto, che mi vede come un padre/la sua coscienza. Ma io credo che i suoi sentimenti ci siano ancora: vanno solo risvegliati dimostrandole di essere un uomo e non più un bambino nè tantomeno un padre, che posso "camminare solo" e lasciarla libera di vivere. Nell'attuale situazione di single sto imparando a non legarmi più assillantemente ad alcun oggetto, a superare le mie paure, le mie insicurezze, la mia invidia. Allo stesso tempo vorrei ricostruire una relazione con lei in modo sano e maturo, ma ogni volta che la vedo/sento ne sto male. Il mio dubbio quindi è: la mia crescita è necessariamente possibile solo lontano da lei? Si può superare una dipendenza affettiva e continuare con la persona della quale si dipendeva o non è cosa possibile risollevarsi e riprendere il rapporto sano che c'era in principio? E' un errore/illusione narcisistica cercarla/volerla ancora? La ringrazio,Christian.
Christian lei dimostra di aver letto attentamente il libro indicato. Ma per quale scopo l'ha letto? A me sembra che lo stia utilizzando per "incolparsi" eccessivamente al fine di recitare un "mea culpa" che le possa far riconquistare l'amore perduto. Niente di più sbagliato. La sua storia è finita, per quanto sia terribile ammetterlo con sè stessi. La lettura del libro deve passare dalla fase del "conoscere" a quella del "sentire". Ciò è possibile solo se lei sperimenta un più sano modo di vivere le relazioni. Per attuare questo è necessario che lei sperimenti in continuazione le nuove modalità di relazionarsi, con le inevitabili ricadute che sono necessarie al percorso di crescita affettiva. Al termine di questo percorso lei potrebbe anche "ritrovare" la sua ex, ma non deve essere l'obiettivo di partenza. Saluti.

SCEGLIERE FRA MARITO ED AMANTE

elys N° di riferimento: 717733081 Età: 31 Gentile Dottore, oggi ho cercato come una pazza un sito dove poter esprire ciò che a nessuno posso dire, ho tanto bisogno di qualcuno che mi ascolti e che mi dica quelloche pensa. Sono una ragazza di 31 anni, la mia vita è trascorsa a volte in maniera molto turbolenta a causa dei miei genitori che non sono andati mai d'accordo. Ho avuto un dolore grandissimo quando ho scoperto che mio padre aveva una relazione con una donna, per il modo in cui mio padre si è fatto scoprire da me, e mi ha gravato di responsabilità che ancora oggi mi pesano, mia madre ancora oggi è ignara di tutto.Ed io mi sento di aver tenuto il gioco a mio padre, in quanto sapendo non ho detto nulla a mia madre. I miei genitori non mi hanno fatto mancare nulla, ma in realtà mi hanno fatto mancare la serenità la tranquillità e mio padre mi ha confusa. Questa situazione e il mio cuore a pezzi per l'amore che provavo e provo ancora per un ragazzo,di nome Marcello, mi hanno fatto prendere la decisione di andare via di casa, ma l'unico modo che avevo per andare via era sposarmi, a quel tempo, ossia 5 anni fà, stavo insieme al mio attuale marito con il quale sono sposata da quasi 2 anni. Prima di incontrare mio marito, 8 anni fà incontrai Marcello, che ho nominato prima, che mi fece innamorare all'istante, siamo stati insieme 1 mese, era stato fidanzato 6 anni con una ragazza.Lui mi ha lasciata perchè era confuso.Dopo quel giorno io e Marcello ci siamo sempre rincorsi, pur essendo fidanzati entrambi con altre persone, lui non voleva una storia seria io non volevo una semplice avventura, ma c'era una grande attrazione, questi anni si sono intervallati da lunghi periodi nei quali non ci siamo mai visti nè sentiti, ma nel mio cuore lui c'era sempre. A dicembre mi sono sposata e dopo tre mesi ho sentito la necessità si mandare un msg a Marcello. Lui mi ha risposto ci siamo visti più di una volta, un giorno siamo andati a casa sua al mare ed è stata la giornata più bella della mia vita. Io ho raccontato a Marcello che mi ero sposata ma gli ho anche detto il perchè della mia pazza decisione e dei grandi dolori avuti. Mio marito è molto diverso da me, mi ama tanto,così dice, ma è troppo ragazzino, non è geloso, mio marito conosce Marcello, si sono conosciuti anni fà quando io stavo con Marcello, un giorno ho raccontato a mio marito che dove lavoro c'era anche Marcello che mi mandava dei msg "forti", lui (mio marito)oltre che dire qualche parola fuori posto, nulla..... Io più di una volta gli ho detto che avevo troppe insicurezze troppe paure e che avevo bisogno di un vero uomo, no di un uomo che faceva il ragazzino, anche nei momenti di piena intimità. Sono confusa e mi sento morire...a volte preferirei morire. Non ho certezze, mi sento sbagliata mi sento male, vorrei cancellarmi dalla faccia della terra, mi sento infelice, ma la cosa che più mi fa male e che mi sento sola. Fino a ieri con Marcello ci siamo mandati dei msg io sarei pronta a lasciare tutto per lui ma lui mi vuole solo per un giorno, mi vuole solo a letto non mi ama. Mi ha chiesto di andare un giorno fuori a casa sua, io non so cosa fare perchè so come andrebbe a finire. Mi ritrovo a stare con una persona che non amo e ad amare una persona che non mi ama.Con i miei genitori il rapporto diciamo è normale, loro adorano mio marito ed io avrei la guerra se mi confidassi con loro, neanche mio padre capirebbe. Sto male non so che fare penso solo a Marcello giorno e notte, e mi sento incolpa con mio marito, non ho più un respiro lungo non voglio mangiare, vorrei solo Marcello....purtroppo, che tra l'altro non risponde più ai miei msg. Ringrazio e mi scuso.
Le due relazioni della sua vita (quella che la vede moglie e quella che la vede amante) sono interdipendenti l'una dall'altra. Non uscirà dall'una se non uscirà dall'altra. Conseguentemente prenda, innanzitutto, una decisione: tronchi una delle due relazioni. Dopo di chè rifletterà sù che cosa fare con l'altra. Dietro questa sua incertezza c'è anche il copione relazionale di suo padre, che ha vissuto due relazioni contemporaneamente. Ma ciò, come vede, non è foriero di nessun felicità. Spezzi lei questo copione e non ne sia complice. Sarà difficile e doloroso ma allo stesso tempo necessario. Saluti

QUAL'E' LA COSA GIUSTA DA FARE ?

innamorata79 N° di riferimento: 151634868 Età: 27 Sono mamma di una stupenda bambina di 7 anni...separata da 4 anni, con un'infanzia felice ed agiata: figlia unica cresciuta con principi sani e radicati. La mia vita amorosa è sempre stata un notevole disastro: fidanzata giovanissima (14 anni appena) con un ragazzo che ha trasformato 4 anni e mezzo della mia vita in un vero e proprio inferno...finalmente dopo la maggiore età ho focalizzato il mio trascorso e ciò che mi avrebbe atteso in un eventuale futuro insieme a lui...da qui la mia decisione di dare un termine a questa lugubre storia...Sposata a 19 anni e mezzo con il mio secondo ragazzo E.... da questa relazione è nata la mia unica ragione di vita: la mia bellissima bambina...purtroppo E. non era pronto ad affrontare gioie e problemi inerenti al divenire genitore, e dopo la nascita della mia creatura si è sviluppata una sorta di competizione tra lui e la piccola (creata da lui ovviamente)... dopo tre anni di tentativi senza risultato per far ottenere a mia figlia un vero padre, e non solo una figura maschile pronta a rimproverarla bruscamente per ogni minima cosa, ho deciso: la separazione. Un anno di lotte, tribunali, avvocati, offese ed umiliazioni...ma alla fine ce l'ho fatta..... Da allora ho avuto varie storie, più o meno importanti...ma sempre e comunque brevi e destinate a finire male...Cinque mesi fa la svolta: un ragazzo del sud mi ha ridato la voglia di vivere...una storia iniziata per puro svago di entrambe (vista la sua situazione: sposato e padre di una bambina di 4 anni)...ed invece tramutata nell'unico vero, grande AMORE della mia vita... i sentimenti erano gli stessi(o almeno sembrava): le sue varie dichiarazioni sia orali che scritte, la sua decisione di dare un termine a quella che ormai da tempo era divenuta una relazione basata unicamente sulla presunta felicità della figlia, i progetti che facevamo insieme sul ns futuro...era tutto troppo stupendo...finalmente l'uomo che amavo come non ho mai fatto in vita mia ricambiava i miei sentimenti con tutto se stesso e voleva dividere con me il resto della sua vita...poi una vacanza già da tempo prenotata per trascorrere 15 gg insieme alla sua bambina... non è più tornato e non si è fatto più sentire...Sono quasi 2 mesi che non lo vedo...sto malissimo...quando penso a lui (e lo faccio 23ore su 24) mi manca il respiro...mi sento come se mi fosse stata strappata una parte di me...del mio cuore... l'unico senso che riesco a dare alla mia esistenza è la mia dolce e stupenda bambina... Non so di preciso cosa sia successo... un nostro amico mi ha spiegato che ha attraversato momenti difficilissimi, sia personali (minacce e ricatti della famiglia della moglie...e ciò è di facile comprensione visto che vivono aNapoli!!!) che economici... adesso sembra che si sia rimesso con la moglie e che nonostante abbia avuto numerose proposte di lavoro nella mia zona, non voglia tornare per paura che ciò che c'è stato tra noi possa interferire con questa inspiegabile riconciliazione... L'amore che provo nei suoi confronti è indescrivibile...nonostante il mio passato e le mie varie esperienze non ho mai provato ciò che provo per lui... Non so cosa fare...certe volte spinta dalla rabbia per il suo atteggiamento ho un profondo desiderio di vendetta...altre volte, quando rifletto meglio penso che amare significa anche rendere libera la persona amata nelle sue scelte divita, rispettarle ed accettarle...anche se tali scelte provocano un'atroce sofferenza...Adesso ciò che mi fa paura è ritrovarmi davanti a lui: non so quale possa essere la mia reazione...Qual'è la cosa più giusta da fare?? La prego ho bisogno di un disperato consiglio...
La sua enorme mancanza d'amore, legata, forse, anche a vuoti affettivi dell'infanzia, l'ha portata ad un eccessivo e prematuro investimento affettivo in questa relazione, con la conseguente enorme sofferenza che prova. Approfitti di questa "perdita" non "aggrappandosi" ad essa ma cercando, finalmente, di sviluppare quell'amore per sè stessa che è l'unico rimedio per situazioni del genere. Altrimenti rischia che ogni relazione che vivrà le lascierà, se finisce, un vuoto sempre più profondo. Saluti.