Salve Dottore,
ieri ho riletto alcuni brani di "donne che amano troppo" e "il narcisismo-identità rinnegata".
Ormai non posso più negare che durante il mio matrimonio ha sviluppato una patologia: la dipendenza affettiva" e che la mia storia familiare ne aveva gettato le basi.
Se ho scelto mio marito come compagno non è stato un caso...abituata com'ero all'indifferenza alle mie esigenze emotive, non ho compreso che quel tipo di uomo non mi avrebbe resa felice. Al disagio ero talmente abituata che tutte le qualità di mio marito mi sono sembrate la soluzione a tutto. E' un uomo forte, onesto, obbiettivo e generoso e nella mia "scelta" la forte componente "mentale" che mi contraddistingue, ha deciso: era lui l'uomo della mia vita e me ne sono innamorata.
Lo vedevo e lo vedo un uomo troppo intelligente per non trovarlo capace di venire incontro alle mie istanze emotive. L'illusione di cambiare l'altro è tipica delle "dipendenti affettive". Oggi so che non si può sperare di avere quello che non c'è. Ho sperato per anni e sono crollata 2 volte, ma solo sotto il peso di eventi forti. Poi riprendevo sistematicamente a sperare e a soffrire in silenzio.
In realtà non ho fatto altro che sostituire le persone: lui al posto dei miei genitori...ma sostanzialmente è stato lo stesso gioco. Richesta tacita di comprensione senza la forza di far nulla per cambiar le cose. Potevo solo esser brava e sperare di esser vista.
Inizialmente con mio marito ho avuto addirittura sollievo, perchè con l' appoggio di mio marito, mi sono liberata dalla "dipendenza" da mia madre. Oggi alle sue mancanze reagisco ed è merito della forza attinta dal matrimonio.
Oggi però ho un'altra consapevolezza: mio marito ha dei tratti caratteriali "narcisistici" e lui non cambierà, non può.
Il nostro incontro non fu casuale: al narcisista serve una dipendente affettiva ed il prodotto è una co-dipendenza. Lui vuole chiamarlo amore...ma forse non lo è.
In altri termini me lo aveva già detto lei qualche tempo fa:" lui non cambierà, passerà da una passione all'altra. Lei non lo avrà mai come lo desidera: prendere o lasciare."
Ma allora mi mancava una consapevolezza: la mia "dipendenza affettiva".
Che qualcosa non andava in me l'ho capito dopo quello schiaffo, dovevo reagire e sottrarmi, ma mi mancavano le forze. Per questo sono venuta da lei.
Dottore, sono passati 6 mesi da allora ed oggi è tutto molto più chiaro, le cose hanno un nome, un origine e una spiegazione ma la via per venirne fuori resta per me troppo difficile!
Sto sicuramente migliorando, incomincio a dire qualche no, ma non so se riuscirò a venirne fuori.
Se persistono le condizioni che hanno permesso l'insorgere della "patologia" resta difficile guarire. Adesso nel gioco ci sono anche 2 figli ed è tutto più complicato. Oggi mi sento debole e lo vedo, ma devo esser responsabile per i miei figli. A loro serve una madre ed un padre presenti e sereni per non fare guai pure a loro. I genitori possono anche non stare insieme, ma devono esser equilibrati. Io e lui non lo siamo.
La mia vita è andata cosi...non do colpe a nessuno, neppure a me stessa...la vita decide per sé.
Ma io sono stanca e voglio liberarmi da questo peso che mi attanaglia, questa infelicità che mi annichilisce.
Piccoli passi li ho fatti, ma la vetta la vedo troppo lontana ed ho spesso paura di cadere e ruzzolare di nuovo a valle.
Con stima e affetto