martedì, giugno 26, 2007

TESTIMONIANZA: FATEMI GLI AUGURI


nerica N° di riferimento: 238564998 Età: 41 Ho sofferto molto per il mal d'amore. Ho amato troppo e male. E mi sono amata molto poco. Il tutto aggravato dal fatto che il mio lui aveva capito le mie debolezze e non faceva altro che usarle contro di me. Sono stata malissimo. Ero arrivata a dipendere da una sua telefonata. E mi ricordo che lui, scoperto questa cosa, aveva cominciato a variare gli orari nel chiamarmi e a non chiamarmi affatto. Come provavo ad allontanarmi da lui perchè inconsciamente capivo che questa relazione non mi faceva bene, lui mi cercava insistentemente, mi chiamava al telefono, sms, visite sotto casa, dichiarandomi il suo profondo amore e tutto ricominciava da capo. Adesso ho deciso di non vederlo più. Non voglio fare l'errore di dare tutta la colpa a lui, perchè io sono la maggiore colpevole: io gliel'ho permesso. Pensate mi ha conosciuta bionda e per amor suo sono diventata mora, fumavo e per amor suo ho smesso, facevo meditazione e per amor suo ho smesso, andavo dallo psicologo per una depressione avuta in passato e per amor suo ho smesso (avevo lui a cosa serviva!!), avevo perso le amiche perchè non riuscivo più a frequentarle perchè se mi concedevo una serata con loro, lui per punirmi andava a ballare con gli amici in quei locali ignobili dove si va a caccia solo di avventure Alla fine avevo perso anche me stessa. Mio figlio ha cominciato da subito ad apprezzare le nostre serate da soli, dove prima la presenza del mio compagno oscurava tutto e anche la mia attenzione verso di lui. E' pochissimo che ho rotto, ma questa volta sono fermamente convinta che non tornerò indietro. Ieri sera è stata la prima serata dopo tanto tempo in cui ho provato un pò di serenità, dove a conclusione di un trasloco mi sono ritrovata con un'amica e mio figlio a mangiare una pizza da asporto e a ridere e non pensare a niente di tutte le cose angosciose che mi avevano così condizionato la vita ultimamente. Fatemi gli auguri ne avrò bisogno, perchè quello che mi è successo non dovrà mai più accadere. A nessuno dovrebbe!!!

CONSAPEVOLEZZE

N° di riferimento: 36661553 Età: 34 Le scrissi qualche tempo fa, il titolo richiama la mia lettera del luglio 2006, da allora la situazione non è cambiata. Amo lo stesso uomo, e sento che nel suo cuore anche lui mi ama, ma lui crede che a 50 anni dopo la morte della moglie, non sia possibile per lui vivere una nuova relazione, una storia vera, mi dice di non essere maturo, di non avere la forza per affrontare i figli, la sua famiglia, compresa la famiglia della moglie (morta da quasi due anni), e presentare a tutti questa nuova relazione. Io so che mi ama, e sono certa che lui è l'uomo con cui vorrei passare il mio futuro, ma non so che devo fare. Lui nasconde dietro il desiderio di solitudine, queste paure, ed io non so più cosa fare. Ho 34 anni e una gran voglia di essere felice insieme a lui, e sono disposta per questo ad affrontare il mondo. Grazie
Le sue certezze, plausibili o meno che siano, non hanno nessuna influenza sulla relazione se non sono accompagnate dalla consapevolezza dell'altro. Purtroppo, essendo lei parte in causa, è la persona meno adatta a 'consapevolizzare' l'altro. Gli conceda altro tempo, certi 'lutti' richiedono tempi lunghi. Saluti

SEGNO E SOGNO

Stefy N° di riferimento: 430817739 Età: 26 Sono una ragazza di 26 anni e ho paura.. Ho avuto due storie lunghe di circa 5 anni e sono stata io a lasciare perchè raggiunto il mio obbiettivo o quasi... farmi amare. Ho iniziato un anno fà una storia con un ragazzo già fidanzato, ma anche questa finita allo stesso modo. Oggi sono fidanzata da circa sei mesi, ma ho sempre gli stessi "sintomi".. Ho paura, vorrei essere felice e in pace con me stessa anche quando sono sola.. non ci riesco.Cosa posso fare? Nell'ultimo periodo ho dei vaghi ricordi del passato molto strani.. era strano quello che facevo quando ero piccolissima, è strano un segno che ho addosso.. era strano il sogno che facevo tutte le notti (essere chiusa fra imaterassi), ma non ricordo altro.
E' possibile che la sua problematica affettiva attuale origini da un copione affettivo passato. Il 'segno' che ha addosso ed il suo 'strano' sogno possono rappresentare delle chiavi di lettura, che conducono a delle pagine rimosse del suo passato. Ma è necessario che si faccia 'aiutare' a leggere da uno psicologo esperto in tal senso. Saluti.

'TRASLOCO' AFFETTIVO

Phoebe N° di riferimento: 809073956 Età: 27 Buona sera, scrivo la presente per chiedere un consiglio su come aiutare mia madre (53 anni) in quanto, dopo la separazione da mio padre (un rapporto litigioso durato ben 26 anni!) si è chiusa in se stessa, non reagisce. Purtroppo non ha amici, non lavora quindi passa la maggior parte della sua giornata nella casa coniugale rimasta a lei dopo la sentenza della separazione. Sto cercando casa, spostandomi con lei in una città che le piace e dove la sua vita potrebbe migliorare in meglio ma ora che la cosa si potrebbe realizzare inizia a trovare scuse per ritardare questo "trasloco" peraltro da lei richiesto e tanto voluto. Passa momenti reattivi nei quali esce di casa e momenti in cui si chiude in se stessa divorando tutto ciò che si trova sottomano. Non vorrei che assumesse farmaci ma vorrei aiutarla a reagire inqualche modo. Come posso fare? Vi ringrazio per la cortese attenzione e soprattutto per la Vostra risposta.Saluti.
Lei non precisa da quanto tempo sua madre si è separata. Certi 'lutti' come una separazione richiedono tempi lunghi e la scelta di cambiare città, và analizzata attentamente, onde evitare un'ulteriore 'separazione' , a volte non meno traumatica. Non ci si libera del proprio passato, lieto o doloroso che sia, in breve tempo o 'fuggendo'. Saluti

DIPENDENZA AFFETTIVA E PSICOSI

liliana N° di riferimento: 948655369 Età: 21 Buongiorno, Scrivo perché ho un terribile bisogno di un consiglio. Spiego ora la situazione: sto con il mio ragazzo da poco meno di 2 anni; relazione un po’ turbata, ma vissuta al 100%. Purtroppo da circa 6 mesi è esplosa in modo sempre più evidente una malattia mentale: psicosi. Ho visto stando con lui momenti di delirio pazzeschi; dall’urlare contro presunte spie (inesistenti) all’ossessionante imposizione nei miei confronti di mettere una collanina con una croce al collo…vi risparmio le altre mille situazioni. Ora da un po’ di tempo ha iniziato una terapia, che ovviamente ancora non accetta, perché fa fatica a concepirsi malato. Voglio arrivare al dunque. Voglio finalmente parlare un po’ di me, delle mie paure. Mi sono resa conto che i miei problemi quotidiani non fanno più male perché ormai sono concentrata esclusivamente sul suo problema. Nella coppia emerge sempre lo stesso medesimo problema e per evitare di aggravare il suo umore, evito sempre di esporre le mie esigenze. Mi rendo conto che ciò non è giusto, purtroppo però in una situazione del genere non sempre si riesce a mantenere una giusta condotta. La situazione mi avvilisce, mi abbatte, sono arrivata al punto che sono felice o sono triste in base a come si sente lui. Il fatto è che non riesco a lasciarlo, non per pietà, ma perché gli voglio tanto bene.Spesso mi chiedo: ma chi me lo fa fare? Effettivamente ho 21 anni ma me ne sento addosso 10 in più..Probabilmente questo non è il sito adatto per avere consigli di questo genere. In ogni caso, ringrazio per l’attenzione. Cordiali saluti.
Spesso, capita, che ci si nasconde dietro i problemi di chi ci stà vicino per evitare di risolvere i propri. Ed una persona che soffre di psicosi di 'luoghi' per nascondersi ne offre molti. Al di là del sentimento che prova nei confronti del suo ragazzo, rifletta anche su tale possibilità. Saluti

lunedì, giugno 18, 2007

TESTIMONIANZA: VENERAZIONE


Ho scoperto questo sito proprio oggi e ho trovato il posto giusto dove parlare della mia esperienza. Ho 27 anni. Della mia infanzia ho pochi ricordi ma di certo so che mio padre passava la giornata fuori per lavoro e mia madre è rimasta a casa dopo la mia nascita. Di lei ho un vago ricordo freddezza e "acidità" nei miei confronti. Mi ha sempre rinfacciato che, fin dai tempi dell'asilo terminato l'orario quotidiano, io pretendevo di andare sempre a giocare a casa di qualche altra bambina o bambino. Spesso venivo accontentata. Quando, invece, passavo i pomeriggi a casa mia io sentivo la morsa della solitudine. Giocavo sola perchè mia madre non si avvicinava e comunque non aveva pazienza. Economicamente parlando i miei stavano bene e mio padre spesso mi viziava regalandomi giocattoli. Poi è nato mio fratello e, naturalmente, tutte le attenzioni si sono riversate su di lui, scatenando in me una serie di gelosie e cattiverie non indifferenti. La mia adolescenza è stata costellata di insuccessi scolastici e tante sciocchezze adolescenziali fino a che ho conosciuto lui. C'ho messo un pò per accorgermi che non mi voleva solo come amica e che le sue attenzioni nei miei confronti combaciavano con i miei buchi affettivi. Va da sè che ci siamo messi insieme. I primi mesi le cose sembravano funzionare. Lui ancora mi trattava con il rispetto che generalmente è giusto dare a chi si ritiene intelligente e, anche se diverso da noi, comunque pur sempre una persona.Io mi sentivo rinata e dentro me sentivo per la prima volta di non essere apatica come i miei mi definivano ma carica d'amore da dare. Poco dopo, probabilmente quando avrà cominciato a recepire che il solo averlo vicino mi faceva stare bene, ha cominciato a non dare più ma a pretendere da me la "venerazione" nella sua persona. All'inizio erano litigi. Poi, con il tempo, sempre più ossessionata dall'idea di perderlo che lui certo non contribuiva a smentire, ho cominciato ad impormi di ragionare come lui e di "annullarmi" pur di non litigare e di sentirlo gridare anche per 2 ore di seguito in un estenuante monologo. Naturalmente questa storia è durata 3 anni al termine dei quali mi ha lasciata per un'altra che già frequentava, cosa che ho scoperto solo 8 mesi dopo la rottura e mesi ne quali, davanti alla mia disperazione ed al dramma di essere rimasta sola ed incapace di vivermi una vita, lui rispondeva con la frase "Se vuoi che io torni con te ti devi comportare bene". Passano due anni nei quali sono stata da una psicoterapeuta per riscoprire il piacere di avere un pò di autostima ed amor proprio e trovare la forza di ascoltarmi per capire cosa voglio io dalla mia vita. Ho cominciato a sentirmi meglio ma ancora sola fino al giorno in cui sono arrivata, per un processo mentale assurdo quale l'annullazione del torto subìto, a chiamarlo per sapere come stava. In un mese, dopo una corte da far invidia a Giulietta, siamo tornati insieme. Quattro mesi dopo i primi attacchi di panico. L'ho lasciato dopo un anno a causa delle sue bugie e per lo stesso motivo della prima tranche di storia. Ora ne sono passati due carichi di ripensamenti e dubbi da parte mia, sensi di colpa, manie di persecuzione, vergogna per cosa gli altri potessero pensare di me e del fatto che se lui mi ha sempre trattata come un ebete un fondamento di verità doveva pur esserci. Ho cambiato casa. Facevo km in più per evitare di poter incontrarlo. Da 60 kg per 1,70 mt sono arrivata a 49 kg. in meno di 2 anni. Io super golosa avevo imparato a controllare lo stimolo della fame. Giorni in cui mi sentivo spaventata perchè confondevo momenti di lucidità con momenti di delirio. Arrivavo a pensare che dovevo chiedergli scusa, che era colpa mia che non ero capace di tenerlo vicino a me. Sono arrivata al punto di accorgermi che guardavo la gente con i suoi occhi. Guardavo le altre ragazze e "sentivo" quali sarebbero state il suo ideale. Mi sentivo a disagio in tutti i luoghi pubblici, specialmente sui mezzi pubblici. Adesso sto un pò meglio. E' stata dura e lo è tutt'ora ma spero che questa sia l'ultima volta in cui ne parlo e, soprattutto spero che qualcuna di voi ne possa trarre qualche spunto di rilessione. Se ne sentite il bisogno, scrivetemi pure.

CONTINUA A CERCARMI

teacheranje@yahoo.it N° di riferimento: 117377854 Età: 33 Da due mesi lui mi ha lasciata, dopo una grande delusione sul lavoro e soprattutto dopo un viaggio in brasile... con molte difficoltà dopo un periodo di grande crisi e dolore indicibile, ho ricominciato a vivere... ho cominciato a frequentare un'altra persona...niente di speciale...il mio ex ha scoperto questa cosa ed è andato su tutte le furie... mi ha fatto sentire sporca... che diritto ha una persona che mi ha lasciato senza nessuna speranza di tornare insieme di farmi sentire così? cerco una risposta accettabile, esiste?
Il problema non è il diritto dell'altro a cercarla, al di là di ogni possibile risposta. Il problema è che lei gli permette di cercarla. L'altro gioca sulla sua vulnerabilità. E' contro di questa che deve lottare, non contro il suo ex. Saluti

HO SEMPRE RIFIUTI DALLE DONNE

gianluca N° di riferimento: 589530823 Età: 32 Sono un 32 enne lievemente disabile della provincia di Bergamo e volevo parlare della mia situazione sentimentale e delle implicazioni che ha nel rapporto con le donne. In tutti questi anni sono andato incontro sempre a delusioni, mortificazioni e rifiuti da parte delle donne. Ma non per qualche mio problema fisico, non ho mai capito cosa le tenesse lontano da me. Ad ogni rifiuto facevo sparire ogni traccia che me lo ricordasse. Ho trovato donne che mi usavano, chi scaricandomi tutte le sue angosce, chi usandomi per fare ingelosire il suo ragazzo, oppure che mi preferivano come amico e quindi non dovevo assolutamente provarci con loro in una sequenza che ogni volta si è ripetuta. Eppure mi sono sempre messo nei panni delle donne che ho amato, mai ricambiato, mi sono sempre posto in ascolto e mi sono sempre dimostrato disponibile a rendermi utile per loro Penso che questo sia esprimere amore. Sono sempre stato trattato come un individuo asessuato psicologo delle frustrazioni femminili Ma col passare degli anni e con tutte le delusioni che continuavano incessantemente ho smesso di avvicinarmi e adesso non ho piu il coraggio di farmi avanti col genere femminile. Penso che l'amore sia solo una illusione che allontana dalla triste realta. Le donne mi hanno sempre rifiutato forse perchè manco di assertività e tante volte ho un atteggiamento tranquillo e passivo. Non riesco piu a farmi avanti e a volte ho la sensazione che io abbia un ruolo solo di spettatore nei confronti dell'amore e del sesso. Ho avuto solo una esperienza di sesso con una donna, a Cuba andata pure male. Datemi dei consigli o penso che rinuncero per sempre all'amore. Grazie
In una situazione, come quella da lei delineata, la 'colpa' dei suoi insuccessi non è da attribuire solo alle donne. Forse lei, inconsciamente, pone in atto un repertorio comportamentale atto a far fallire ogni possibile relazione coll'altro sesso, il tutto rafforzato dalla 'profezia che s'autoavvera' Rifletta su questi aspetti. Inoltre invito il gentil sesso a commentare la sua email. Saluti

mercoledì, giugno 13, 2007

SCELGO SEMPRE E SOLO UOMINI PROBLEMATICI


Gabriella N° di riferimento: 516618972 Età: 37 Sono figlia di immigrati calabresi, un padre sempre assente per lavoro, una madre casalinga che tra quattro mura, ha tentato di mantenere le tradizioni della sua terra. Docile da bimba, ribelle da adolescente una volta acquisita la mancanza di identità in una famiglia dove ero “l’ultima ruota del carro”, in competizione con un fratello a cui tutto era riconosciuto in quanto maschio, ho abbandonato gli studi e sono andata via di casa all’età di 19 anni. Dapprima “installata”, suo malgrado, a casa del fidanzato del momento, in seguito alla fine del rapporto, in una casa mia, dopo un breve riallaccio dai miei durato appena 9 mesi a causa della prepotente invadenza di mia madre. Mi sono per così dire “fatta da sola”. Dapprima ottenendo un lavoro deprimente ma sicuro, poi cercando amicizie con persone sempre più grandi di me, gratificanti per l’apprezzamento che riscuotevo ma anche per l’insegnamento che ricevevo. A 37 anni, faccio un bilancio della miavita e ciò che risalta è l’amicizia. Amicizia a me negata nell’infanzia per il rifiuto che mia madre stessa ha avuto per questa terra, la Liguria. Amicizia che mi ha permesso di rivelare le mie qualità e di ottenere, per merito, un impiego statale. Ma gli affetti rimangono un disastro. Tutte relazioni serie,più o meno lunghe, ma irrimediabilmente terminate quando mi ritenevo esasperata. Sono persino andata da uno psicologo della ASL (non posso permettermi una terapia privata) che però ha dimostrato evidente disinteresse affermando che “anche io ho bisogno di essere” ascoltata. Da tutti, anche dallo psicologo, vengo etichettata come “una con le palle”. Peccato sia una condizione dapprima affascinante, poi scomoda per il fidanzato di turno. Si immagini lo shock provato trovando, per puro caso, il sito sulle dipendenze affettive. Sono rimasta senza parole, stralunata ancora oggi….. mi ci riconosco in tutto. Io, donna “con le palle”, assolutamente affamata d’amore, alla continua ricerca di prove, conferme, tutti uomini problematici da salvare, assoluto disinteresse per uomini normali, semplici, gentili. La mia ultima relazione parla di un uomo che si è presentato come separato, con due figli, ottimo rapporto con la ex convivente, la voglia di rifarsi una vita perché i figli sono importanti ma non sono tutto. Si è rivelato come un uomo che ha avuto il coraggio di rivelare ai figli la separazione dopo 7 mesi che era con me, presente con loro a colazione e a cena, una ex convivente presente ancor oggi in sua bocca come “moglie”. Lasciata sotto mia pressione perché qualcosa di di storto cominciava a prendere vita, ne è uscita la sua paura di non volermi dare un figlio quando arriverà il momento, vista la mia età, quando forse irrimediabile per me. Le evito le successive fasi in cui lo cerco, con dignità, ma sempre con l’intento di salvarlo. Poi la luce, quanti segnali non ho voluto vedere, quanta paura di essere abbandonata. Ho bisogno di sapere come fare ad uscirne….Sapesse quanti libri ho letto, da De Mello al Dalai Lama, dallaNerwood a Morelli, Osho, Cohelo, Giulio Cesare Giacobbe…. Sicuramente mi hanno lasciato qualcosa ma continuo a scegliere sempre e solo uomini eccentrici e problematici. Cosa mi consiglia? Non posso permettermi una terapia privata…purtroppo. Grazie comunque per avermi letta. Gabriella.


Innanzitutto lei, implicitamente, descrive la possibile 'terapia privata' come risolutrice del suo problema a differenza di quella all'interno di una struttura pubblica che sarebbe meno risolutrice, se non di serie B. Niente di più sbagliato. Esistono 'bravi' professionisti nelle strutture pubbliche, come 'cattivi' professionisti nel settore privato, e viceversa. Proprio questo suo vedere 'nero o bianco' potrebbe essere la causa dei suoi 'blocchi' affettivi. Non basta solo leggere libri o fare terapie di vario genere, bisogna, lentamente e dolorosamente, cambiare anche il nostro modo di pensare ed agire, a partire dalle piccole cose. La saluto con un aforisma su cui riflettere:

'Ciò che può essere fatto con poco, invano viene fatto con molto' Occam.

Saluti

lunedì, giugno 11, 2007

CONTRIBUTO: ELOGIO DEL TRADIMENTO

Fa discutere e impegna pensate se non ci fosse...
E' stato " creato " per stimolare ampliare e sostenere I sentimenti profondi.
Ognuno vi partecipa ognuno ha da dire e dare quando c'è in " ballo " la danza del tradimento. E' un ritmo che gira a 360° gradi. Rimescola si alterna propone fa vivere e spesso rende anche più belli.
Di volta, quando non c'è, si ricorre al mezzo che più ci affascina; si ricorre alla invenzione e purtroppo, capita che, tra una cosa e l'altra, si finisce col negare.
Neghiamo chi siamo mentre proponiamo l'altro e l'altro è sempre il nemico, colui che ci fa del male.
Il tradimento in sostanza fonda un'attività psichica che ci rende molto meno passivi sui sentimenti di coppia i quali potrebbero ammuffire, quindi, ben venga questa nota dolente tanto poi si sa che la mente umana ha in sè poteri utili al suo sviluppo e se questo è il percorso che ha scelto non si può ne si deve evitarlo.
Il peggio di un " peccato " è rimangerselo, nasconderlo; il peggio, quando il peggio è di norma realtà di fatto, è non capire non vedere non sentire che a tradire non è l'altro, siamo noi.
E' un carattere altruistico colui che propone e lo fa tradendo l'altro lo fa per nutrire per impegnare lo fa per un vincolo affettivo. Lo fa per amore.
In realtà, la grande maggioranza della gente sia uomini che donne ammettono il tradimento dell'altro come se si trattasse di una forma di " riparo " ma qualunque sia il peso o le motivazioni che spingono in quella direzione l'importanza di capire trascende dal bisogno.
Un uomo non è un uomo senza tradimento e le donne esigono che il proprio compagno abbia almeno una volta una nemica da combattere. Per la donna si tratta di tutt'altro.
Si dice che la donna tradisce per bisogno affettivo e quando si ritrova in una tipica situazione - malgrado si ammetti di aver cercato invano di resistervi - in contrasto sublima ciò che lei vorrebbe vivere. L'idea quindi di un'altra donna piangente o comunque di manomettere in senso realistico - incorporando - se stessa vittima e giustiziere, in profondo, in modo sadico ma non del tutto cosciente.

Il tradire comunque non è solamente l'idea di una rottura, la quale, quasi mai, arriva a concludersi in questo modo, come ho anticipato è una scelta una delle più accanite decisioni.
Aiuta a rinvigorire e riesce a sostenere l'unità in sè.
Senza il tradimento l'umanità non potrebbe sopravvivere.
E' l'attività della mente, quella più antica, la forza di una costituzione organica e psichica a tutti gli effetti.
Eppure, se chiamiamo " tradimento " la conquista di noi stessi c'è rischio di trovarsi in serie difficoltà col mondo che ci circonda.
Ma sono poi tutte forme di tradimento intese in questo senso?
E' possibile che vi sia dell'altro.
Dobbiamo riservare la parola " tradimento " a una particolare unione con se stessi, associarla a una virtù idealistica che si vuole vivere la propria situazione e come sempre la risposta a questo dubbio può essere solo arbitraria.
Mi riferisco al tradimento come ad una matura consapevolezza di sè e che ciò sia in grado di risolvere e non distruggere una relazione sia di coppia che di altra forma di unione.

Il tradire si ritiene sia come tutti dicono, un tradire la compagna/o ma vi sono tante forme e diverse situazioni in cui il tradire diventa percorso e sviluppo. Vi sono unioni di figli verso i genitori e di genitori verso i figli, di amicizie, di religioni, ciò che conta è sapere a quale tipo di unione ci si sente meno legati e quando si è ben certi agire su quel modello caratteriale di cui sopra.
Esiste una realtà anche in questa generazione attuale; esiste e fa la differenza tra i diversi criteri utilizzati in passato.
Nelle odierne " democrazie " parlare in termini di tradimenti personali non suscita più timori.
La gente parla di sè ammettendo di conoscersi profondamente.
Dice che non accetta alcun tipo di tradimento e lo fa con argomentazioni prevalentemente conformate.
L'unione col gregge del conformismo è di prassi un percorso abituale.
Bisogna mantenersi uniti la paura di restare isolati obbliga ad un adattamento per questa ragione, spesso, l'anticonformismo speculatorio viene indotto e sorregge non al di fuori ma propriamente all'interno ove i livelli più elevati si
" condensano " con i consensi generali.
L'anticonformista dunque è l'essere che più si adatta e che si mantiene seguendo una sua logica che non è quasi mai differente quasi mai innovativa quasi mai creativa.

Il tradimento, è questa l'arma la più invincibile.
E' come un uragano a " ciel sereno " non imbroglia, libera le tossine acide altrimenti si che si rischierebbe la follia.
IL tradire è consigliabile a tutta quella gente che se ne resta inerme. Agli obesi innanti tutto, a quelli che si danno come uomini di gran potere. A quei religiosi fanatici. Ai politici freddi e calcolatori. Agli imprenditori, ai commercianti, ai filosofi, ai rivenditori di parole che come me non hanno altro da aggiungere.
Tradire!
Tradire tutti e tutto!
TRadire come terapia di salute!
Tradire anche se stessi, in quel che si è creduto.
TRadire quell'amore innato perchè non c'è amore senza vitalità e questa ci viene data mediante i percorsi meno razionali.
Grazie per la presa di visione.
Un caro saluto a poi...

E' POSSIBILE CHE L'AMORE CI RENDA FRAGILI?

maxim64 N° di riferimento: 532767237 Età: 42 Ho 42 anni, professionista, sposato da 10, con due bambini. fino a due mesi fa tutto ok nella mia vita, nella famiglia, nel lavoro, fino a che incontro una ragazza di 29 anni della quale mi innamoro totalmente quasi a prima vista, pur sapendo da subito che è felicemtente fidanzata da 8 anni. Pur non vivendo nella stessa città, ma vicino, ci vediamo spesso, a pranzo, nelle pause di lavoro, etc. . Stiamo bene insieme, abbiamo interessi in comune e c'è decisamente feeling tra di noi. Dopo circa 2 settimane ho dovuto dirle tutto quello che provavo per lei, il sentimento d'amore era cosi forte e travolgente che non l'ho potuto tenere dentro. Come sapevo, mi ha risposto, con dolcezza, di essere innamorata del suo uomo, con il quale tra l'altro sembra avere un legame proprio speciale, molto aperto e di fiducia reciproca. Quindi l'incontrare me per lei era quasi normale, non una cosa da fare di nascosto, nonostante sapesse ora di questa folle passione per lei. In pratica le piacevo come "amico", pur sapendo che non è questo che volevo. Però si capisce che le piace questo estremo corteggiamento che porto avanti con una passione irrefrenabile. Le ho fatto regali che lei ha accettato con gioia, passiamo bei momenti insieme, una intimità fatta solo di sguardi intensi, etc, fino a 2 settimane fa quando ci siamo baciati. Ed è successo in due giorni successivi. Sono innamorato cosi tanto che quando ci vediamo sto bene ed il ricordo di lei dura qualche ora successiva: poi vengo preso da grande sconforto e crisi di pianto quasi giornaliere. A questo si aggiunga che vivendo in famiglia, mi sento anche in colpa per aver in qualche modo "abbandonato" mentalmente mia moglie e i miei figli per una relazione che non è neanche cominciata ( a parte i baci inaspettati che non sono riuscito a collocare nella sua posizione di gentile rifiuto). Sta giocando con me? Non penso, è una ragazza sensibile ed intelligente e non penso voglia farmi del male. Penso che senta qualcosa per me, ma non abbastanza per buttare all'aria la sua situazione consolidata. Sono certo di aver il maldamore: non riesco piu a lavorare, a dormire, a mangiare, non mi interessa piu nulla, mi sento distaccato da tutto e da tutti, se non dal pensiero di lei e dalla (quasi) certa impossibilità di averla. E' il quasi che mi opprime? Questa lontana speranza che magari ci possa essere un futuro mio con lei? Io sarei pronto ad aspettarla, ma nel frattempo mi rendo conto che mi sto distruggendo, insieme a chi mi sta vicino che non sa bene che cosa mi stia succedendo. Aggiungo che ho sempre amato la vita, sono sempre stato una persona non complicata, socievole, etc. E' possibile che l'amore ci renda così fragili? Che devo fare? Non riesco a dirle: sparisci dalla mia vita, non ti voglio vedere più perche mi fai soffrire. Un aiuto per favore.
Mai come nel suo caso è utile riflettere sull'aforisma del blog:
'Un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla.' (C.Pavese)
Di che natura sia la sua passione lo potrà stabilire solo il tempo ed gli eventi successivi. Ma come diceva Proust 'Si ama ciò che non si possiede del tutto'. Questo elemento è presente nel suo innamoramento e la condiziona nel non volersene distaccare. Lei è in piena fase 'febbrile'. Aspetti che la sua 'febbre' cali un pò e poi deciderà il da farsi. Saluti

TESTIMONIANZA: ORA HO UNA BELLA FAMIGLIA

Ciao, ho saputo di questo sito mezz'ora fà e vi scrivo immediatamente.
Mi chiamo Ines, ho 58 anni, sono sposata felicemente da 26 anni e ho due figli di 24 e 21 anni.
Perchè vi scrivo...Lo sò il perchè: mi sento molto sola e bisognosa di amore.
I miei si separarono quando avevo solo 5 anni (parlo del 1954).
Mia madre mi aspettava quando si sposò e potete immaginare cosa significasse per quei tempi essere incinta da nubile.
I miei nonni non andarono neanche al matrimonio, del quale peraltro sò poco o nulla, nè tantomeno ho mai visto foto in giro.
Mi ricordo che vedere la foto di mia madre incinta mi procurò uno strano disagio...
Erano anni difficili, mio padre era disoccupato come penso la maggior parte delle persone. Andammo a vivere con i miei nonni paterni dai quali era ospitato anche mio zio e relativa famiglia e mia zia, di 30 anni, che doveva dormire in camera con i genitori per il poco spazio che c'era in casa.
Potete immaginare come fosse la convivenza in quella casa.
Mio nonno, per ovvi motivi, era molto attento al denaro e da lì nacquero profondi disaccordi con tutti.
I miei decisero di andare via ma tutto quello che si poterono permettere fù una camera in subaffitto. Il loro rapporto aveva cominciato a sgretolarsi fino a diventare impossibile, arrivando anche a prendersi a botte e tante volte ho visto mio padre col sangue sul viso.
Mentre tutto questo succedeva, io stavo nel corridoio aspettando che qualcuno uscisse come se non potessi rendermi conto di quel che succedeva all'interno della stanza.
Questo mi ha lasciato un segno così profondo nell'intimo che non riesco a sentire le persone litigare...
Mio padre, intanto, aveva trovato un'altra donna e decise di andare a vivere con lei; io rimasi con mia madre e andammo a vivere con i miei nonni paterni che, finalmente, avevano "perdonato" mia madre.
Quante volte avrei voluto sentirmi dire da qualcuno che capiva il mio dolore o semplicemente chiedermi come stavo...
Queste sono le cose che mi sono mancate e che ancora mi mancano...
Mia madre doveva lavorare duramente per mantenermi in quanto mio padre, pur lavorando, aveva una famiglia da mantenere essendo nel frattempo nata mia sorella.
Di materiale non mi è mai mancato nulla, anzi, ma praticamente mi ha cresciuto mia nonna, per ovvi motivi.
Mio padre non poteva mai venire a trovarmi a casa dei nonni ma mi veniva a prendere tre volte alla settimana e stavamo insieme il giorno di Santo Stefano.
Nessuno mi parlava mai di lui se non in senso dispregiativo ma io gli volevo bene come non mai a dispetto di tutto e di tutti. Era mio padre.
Mi voleva un bene particolare, molto affettuoso premuroso e anche molto geloso di mè. Non mi ha mai abbandonato.
Mi ricordo un giorno che ero molto malata e lui passeggiava sotto la mia finestra come un leone in gabbia. Alla fine, essendo molto preoccupato, salì e bussò alla porta; mia nonna gli sbarrò la strada ma lui con uno spintone la mise da parte ed entrò.
Ci abbracciammo forte forte ed io fui molto felice di vederlo..
Tutte queste cose hanno lasciato in mè un profondo senso di vuoto e abbandono dal quale non potrò mai guarire, lo sò.
Cari genitori, attenzione, il matrimonio non è facile per nessuno.
Ora ho una bella famiglia che difendo con le unghie e con i denti; in casa c'è molta serenità e non si discute mai se non in modi garbati e senza traumi.

mercoledì, giugno 06, 2007

ADESSO HO DAVVERO PAURA

bimba N° di riferimento: 430468555 Età: 38 Ho già scritto in precedenza purtroppo nonostante i buoni propositi non ne sono uscita....e ho sempre più paura, paura di non riuscire ad uscirne. Ho oltretutto somatizzato la mia condizione quindi non sto neppure bene fisicamente. in due parole: sono vedova da due anni, ho un figlio di 4 e poco dopo la morte di mio marito è capitato, dico capitato perchè io al momento non lo cercavo, un collega sposato che si è invaghito di me. Io ripeto non lo cercavo e lo vedevo ma mai sotto quell'aspetto.. è stato l'unico però in un momento penso di bisogno mio che mi ha dato quelle attenzioni di cui sentivo la mancanza. Ci siamo innamorati credo...nel senso che io ancora oggi ho il dubbio di non esserne innamorata ma di averne un estremo bisogno. All'inizio mi ha fatto sentire bella desiderata amata...faceva pazzie per me...mi hanno fatto toccare il cielo con un dito non avrei mai pensato che dopo mio marito avrei potuto di nuovo provare certe cose. E forse mio marito non era riuscito in questo: a farmi sentire così bella. Poi ovviamente tutto è precipitato io ho chiesto di più e lui mi ripete sempre che non riesce a lasciare sua moglie dopo18 anni per mancanza di coraggio... ma ovviamente mi ama molto. lo dico ironicamente perchè adesso io sono impazzita mi sento rifiutata..mi sento presa in giro non lo..in più ho delle ossesioni che non mi fanno dormire la notte.. mi rendo conto forse di ingigantire le cose ma sono gelosissima di una collega penso il peggio ..che lui mi tradisca il che è assurdo è sposato con un altra. per me esiste solo lui, il pensiero di quello che fa di quello che pensa occupa tutto... e non ce la faccio più. La mattina prima di entrare in ufficio ho le palpitazioni, mal di testa e costantemente la nausea. Lo controllo voglio vedere se parla con lei se gli piace... sono diventata sospettosa insicura...prima mi ha portato alle stelle e poi ha deciso di stare con sua moglie. Per me è crollato qualcosa in cui avevo creduto e mi sembra di essere stata abbandonata per la seconda volta. Solo che adesso ho paura di me stessa di non farcela per mio figlio...non voglio trasmettere le mie paure. Non sono crollata prima non voglio crollare e voglio guarire. Mi sento distrutta ne l fisico e nel morale. Lo assillo continuamente lo asfissio con le mie domande idiote del tipo : sono importante per te, mi ami? e poi lui ovviamente stanco di ripetersi mi risponde male quindi io mi sento maltrattata e entro in un circolo vizioso. solo che adessso ho davvero paura.
"adesso ho davvero paura" Sì paura di sè stessa, paura dell'eccessivo investimento affettivo che ha fatto sull'altro, paura dell'abbandono. Come uscirne? Con un lungo e doloroso lavoro interiore di 'ricostruzione' di sè stessa. Deve iniziare a lavorare sulla propria autostima, sull'amore per sè stessi. Solo quando avrà rafforzato il suo 'IO' potrà affrontare la relazione coll'altro alla "pari" senza tutti i timori che la pervadono. Ripeto: percorso lungo e doloroso ma necessario. Saluti.

lunedì, giugno 04, 2007

TESTIMONIANZA: SONO ANCORA ALLA RICERCA DI ... ME STESSA

Gentile Dott. Cavaliere,
ho 43 anni e sono la più piccola di 4 figli...prima di me ci sono due sorelle più grandi e c'era anche un fratello da cui mi dividevano 8 anni di differenza ma col quale avevo una forte intesa... Di lui conservo dei ricordi ormai sbiaditi...Purtroppo, è stato proprio quello più TERRIBILE a rimanere indelebile nel tempo, nel cuore e nella mente: il suo suicidio. Quando si tolse la vita io avevo solo 11 anni.Pochi ma abbastanza per capire che quella tragedia avrebbe segnato me e la mia famiglia, per il resto della nostra esistenza. Data la mia giovane età all'epoca, non sapevo di cosa soffrisse precisamente ma era abbastanza evidente che fosse una persona fragile, insicura e depressa. I miei mi hanno sempre tenuta all'oscuro circa il disturbo di cui soffriva. Forse, non lo avevano capito neanche loro...l'ho capito io, invece, adesso che sto ripercorrendo le orme del suo stesso destino...Era innamoratissimo di una ragazza che non lo rendeva felice e che lo lasciò, con la motivazione di non voler sprecare la sua vita con uno che marchiò freddamente come un "malato di mente"...L'essere stato discriminato in maniera cosi' brutale proprio dalla persona cui teneva di più al mondo e che aveva difeso oltre ogni limite, deve averlo ferito e umiliato in maniera inimmaginabile. Probabilmente, fu questo il motivo scatenante che lo spinse a compiere quel gesto estremo... Da quella maledetta notte in cui si gettò nel vuoto, anche la spensieratezza della mia fanciullezza è volata via con lui per sempre, lasciando dentro me un vuoto che mai si colmerà...Tra l'orrore del suo corpo fracassato sul marciapide allagato di sangue e le urla strazianti dei miei genitori, il CHIASSO del mio...silenzio. Ero impietrita, incapace di piangere o parlare... Mi sono ritrovata "grande" di colpo, catapultata in un mondo fatto solo di DOLORE, MORTE e DISPERAZIONE impressi nella mia coscienza con la stessa irruenza di un marchio a fuoco. La solitudine e l'incomprensione avevano reso il mio povero fratello vittima di un'illusione: il pensiero di "liberare" della sua presenza quelle stesse persone care che non lo avevano compreso e per le quali il suo problema era diventato un fardello troppo duro da sopportare... Adesso quel fardello è diventato il mio, che ancora oggi pago i risultati di una famiglia "normale", solo in apparenza...Mio padre era ossessionato dal suo lavoro in cui concentrava tutte le sue energie, comprese quelle che avrebbe dovuto dedicare alla famiglia, ai suoi figli, nella smaniosa voglia di riscatto da un precedente crac finanziario subito dalla sua famiglia di origine. Mia madre, invece, è sempre stata una donna dedita all'accudimento dei figli ma schiava di mille insicurezze che mi ha trasmesso in toto e con scarsissima stima di sè in quanto del tutto sottomessa al marito da cui non è mai stata amata. Fra loro due, la figura autorevole di una sorella maggiore che non ha mai accettato la mia presenza e che, per gelosia nei miei confronti, mi ha sempre oppressa, fatta sentire inferiore a lei, screditandomi agli occhi degli altri pur di soddisfare la sua smania di protagonismo nell'ambito della famiglia. Da piccola, qualunque cosa io facessi o dicessi le risultava inevitabilmente SBAGLIATA e bastava un solo suo sguardo di disappunto per farmi raggelare il sangue nelle vene...All'età di circa 9 anni sperimentai anche la dolorosa esperienza dell'abbandono, quando i miei mi mandarono per lungo tempo in vacanza da una zia che conoscevo a malapena, residente in un posto molto lontano dal mio. A nulla valsero, allora, il profondo disagio che provavo e il desiderio di tornare a casa. Ho vissuto la mia adolescenza e la successiva giovinezza, trascinandomi dietro un mal di vivere che mi ha portato a isolarmi dal mondo, rimanendo sempre chiusa in casa e concentrando nello studio tutte le energie di cui ero capace. Di quel periodo, ricordo un episodio, in particolare, avvenuto subito dopo la tragica scomparsa di mio fratello, ad opera della mia "amica del cuore" di allora. Lei mi introdusse nella sua comitiva di cui faceva parte anche un ragazzo del quale mi innamorai perdutamente fin dal primo momento in cui lo vidi... il classico "colpo di fulmine", insomma!!! La mia prima "cotta" fu qualcosa di indescrivibile per una come me "abituata" a tanto dolore...Avevo la sensazione di sentirmi abbagliata da una luce che veniva finalmente a rischiarare le tenebre in cui ero stata immersa, fino a quel momento. Mi sentivo come RINATA. Stavo tornando a riassaporare quel "gusto della vita" che avevo ormai dimenticato e, forse, mai conosciuto...
Anche la mia "amica" si accorse di quel mio improvviso cambiamento ed io le rivelai il mio segreto, facendole promettere che rimanesse tale, per pudore, per timidezza ma anche perchè lui non sembrava affatto interessato a me. Un giorno, contro ogni mia aspettativa, vidi venirmi incontro proprio il ragazzo per il quale avevo perso la testa. Mi propose di uscire con lui...Io accettai ben volentieri, anche se non riuscivo a capire questo suo improvviso interesse nei miei confronti....Inutile dire quanto mi sembrava toccare il Cielo per quel SOGNO che sembrava realizzarsi! Invece, prima che me ne rendessi conto, lo vidi trasformarsi in un INCUBO, quando mi fu rivelato che si era trattato solo di uno "scherzo di comitiva"...La mia cara "amica", cosi' consapevole della mia triste situazione familiare, aveva pensato bene di divertirsi alle mie spalle facendo stracci della mia fragilità e facendomi diventare lo zimbello di tutta la Scuola...E' stato come se mi avessero violentato l'ANIMA... Dal Paradiso sono ripiombata nel mio "familiare" INFERNO e, da quel momento, ho perso definitivamente la fiducia nel prossimo e la stima di me stessa...
Le successive relazioni interpersonali sono state una dolorosa sequenza di insuccessi e di amori non corrisposti. A causa della mia assoluta incapacità di amarmi, sono sempre stata convinta del fatto di valere ben poco e di meritare altrettanto dagli altri.
Solo dopo molto tempo ho capito che CHI NON AMA SE' STESSO...NON PUO' ESSERE AMATO DA NESSUNO, forse nemmeno da...DIO."Ama il prossimo tuo COME te stesso", ordina il 2° Comandamento ed io, sebbene molto credente, ho "violato" questa legge divina, interpretando quel "COME" in un "PIU' DI ME".
E cosi', con questa errata consapevolezza mi sono accontentata delle "briciole" che gli altri erano disposti a darmi, in cambio dell'esagerata attenzione che, al contrario, riversavo su di loro.
Di uno, in particolare, ovvero di colui il quale sarebbe poi diventato mio marito, ho accettato persino il disamore, la glacialità tipica di un anaffettivo quale lui è, del tutto incapace di manifestare sentimenti per nessuno se non per...se' medesimo.
Anche lui ha vissuto un'infanzia difficile, trascorrendola gran parte in totale assenza di entrambi i genitori che, x motivi di lavoro all'estero, lo lasciarono alle cure della nonna e della zia "di turno", dalla tenera età di 1 anno fino ai 7 anni, circa.
Il disagio psicologico che è derivato da questa situazione è facilmente deducibile, anche sotto l'aspetto dell'identificazione sessuale...Fin dall'adolescenza, infatti, lui ha avvertito delle tendenze "omosessuali" che, però, non ha mai avuto il coraggio di accettare. Rifiutava l'idea di essere "gay", anche perchè si sentiva attratto anche dal sesso opposto. Quando mi accorsi di questi suoi ambigui atteggiamenti, lo spronai a guardare in fondo a sè stesso per capire COSA intendesse fare della propria vita...Lo lasciai completamente libero di prendere le sue decisioni, senza alcun condizionamento da parte mia.Desideravo soltanto la SUA felicità, anche a costo di sacrificare...la mia.
Ma lui scelse di stare con me.Ed io credetti alla veridicità dei suoi sentimenti nei miei confronti pur non provando mai la sensazione di sentirmi veramente desiderata da lui...
MAI una carezza, una parola d'amore, un complimento...NIENTE!!!Al contrario, la sua freddezza ha sempre alimentato in maniera esponenziale le mie insicurezze, il mio bisogno d'amore e di approvazione...
Sembrava fare l'esatto opposto di ciò che mi aspettavo da lui, non perdeva occasione per farmi sentire inadeguata...Ed io l'ho lasciato fare, convinta del fatto di non essere abbastanza "degna" da MERITARE le sue attenzioni, il suo amore...
Quanto più detestavo me stessa, tanto più mi sentivo attratta da lui...Non esisteva NULLA al di fuori di lui e, soprattutto, ignoravo ME STESSA, la MIA VITA che stava avviandosi verso il suo totale annientamento...
Giustificavo ogni sua grave mancanza autocolpevolizzandomi e sono arrivata ad accettare offese molto gravi che avrebbero indotto a reagire con decisione qualsiasi donna "normale" al mio posto...
Mi sono sentita ripetere frasi del tipo: "Piuttosto che fare l'amore con te, preferisco farmi le...""Nessun uomo potrebbe desiderarti..."
Non avrebbe potuto umiliarmi più di cosi'...Ma io, pur di non perderlo, ho fatto finta di ignorare queste pugnalate anche se hanno calpestato la mia dignità e alimentato una RABBIA infinita dentro me...
Ma, sicuramente, lo sbaglio più imperdonabile l'ho commesso nel momento in cui ho concepito una figlia con lui...
E' arrivata, desideratissima, dopo ben 8 lunghissimi anni di sofferente attesa, dovuta anche alla scarso numero di rapporti sessuali consumati con mio marito, della cui precarietà mi sono sempre assunta tutte le responsabilità, comprese le sue...
L'aver realizzato il sogno di creare una nuova vita sembrava rappresentare la "panacea" che avrebbe risolto tutti i nostri problemi e, invece, la situazione è precipitata ogni giorno di più...
Siamo sposati da quasi 15 anni ma, di fatto, viviamo da circa 3 come "separati in casa" (anche se non ufficialmente) e, tra di noi, la comunicazione si è del tutto interrotta, pur non impedendoci di svolgere serenamente il nostro ruolo di genitori e dare cosi' alla nostra bambina la consapevolezza di vivere in quella famiglia di cui ha diritto e bisogno.
Ma sarei falsa se affermassi che la presenza della bambina è l'unico motivo che ci ha tenuto ancora insieme.
Da parte sua, la scelta di non separarsi è anche dettata dalla "comodità" che questa situazione gli conferisce...Sta fuori praticamente quasi tutto il giorno, rientra solo per mangiare e pernottare...
Da parte mia, invece, esiste solo da poco tempo la consapevolezza di essere DIPENDENTE da lui, non solo economicamente (non lavoro) ma anche e soprattutto emotivamente, che è molto più grave...
Ho persino commesso l'errore di parlargli apertamente di questo mio "disturbo di personalità" ma, al posto della sua comprensione, ho ottenuto solo il suo ennesimo rifiuto, mi sono resa vulnerabile ai suoi occhi, facendolo sentire autorizzato a "dipingermi" come una psicopatica...
Mi ha detto di essere disposto SOLO ad ascoltarmi e di come, in realtà, non avesse mai avuto la seria intenzione di condividere la vita con qualcuno...

So che DEVO assolutamente uscire da questa situazione anche se non so ancora come....
Vivo nella costante angoscia di dover sperimentare, prima o poi, la solitudine più grande: l'assenza da..sè stessi.
Quell'inquietante sensazione di vedere ogni cosa perdere di significato, la paura di vivere un futuro che appare ancora più ostile del presente...
Ma, ciò che mi pesa più d'ogni altra cosa, è il terrore di deludere mia figlia, di leggere anche nei suoi occhi quella disapprovazione che conosco fin troppo bene...
Sento crescere dentro di me la voglia di dire BASTA, il coraggio di ammettere il diritto di VIVERE la mia esistenza anche se continuo a cadere nella trappola dei miei continui ripensamenti, usando l'arte del rinvio...

A fronte di una sua possibile relazione extraconiugale di cui sto venendo a conoscenza proprio in questi giorni, credo di non poter più rimandare la separazione e la cosa, purtroppo, mi getta nel panico. Pur avendo già intrapreso da un po' di tempo un distacco emotivo nei suoi riguardi, ho l'impressione di veder amplificato il doloroso percorso della separazione che mi spetta, mi sento ancora troppo fragile per compiere un passo divenuto ormai inevitabile...Senza contare i sensi di colpa che mi affliggono al pensiero di dover coinvolgere, mio malgrado, anche mia figlia in questa decisione e del dolore che non potrò risparmiarle quando si renderà conto di non poter più godere di quel senso di protezione che deriva dalla convivenza con entrambi i suoi genitori.

Vorrei solo riuscire a vivere, un giorno, in pace con me stessa, senza più chiedere a NESSUNO il permesso di farmi respirare...
Mi chiedo se ciò sia mai possibile se, a 40 anni suonati, sono ancora alla ricerca di ...me stessa.

La ringrazio infinitamente per questo sito che dà voce al dolore interiore e la saluto cordialmente.

CONTRIBUTO DELLA DOTT.SSA ROBERTA CARECHINO

Di seguito pubblico un contributo pervenutomi dalla Dott.ssa Roberta Carechino.
"….. Di fronte ad ognuno di noi, ci sono due possibilità: quella che ci puòportare alla chiusura, al rimanere nel ruolo degli incapaci, degli stupidi, deipazzi; dall’altra, la possibilità di uscire da quel ruolo, rivelando le propriecapacità e le proprie doti.La scelta reale è quella di "scegliere" se stessi, la propria veritàindividuale, i propri desideri nascosti.Spesso, ognuno di noi si sente legato ad una modalità limitante e incapace, maspesso dentro c’è il desiderio di cercare e creare nuove armonie.Le idee sono tante. Bisogna trasformare i buchi incolmabili del bisogno, incornici pronte ad ospitare le tele bellissime dei desideri ancora inespressi;trasformare ogni "non posso" (che poi è un " non voglio"), in un deciso"voglio";trasformare tutta l’energia, usata per bloccare, per erigere muriinvalicabili, in energia aperta e circolare… Rendere possibile l’impossibile…..…. La molla che ci fa catapultare fuori dai vicoli ciechi si chiama : perdono:Perdono verso se stessi,e verso gli altri. Il perdono ci permette di rompere illegame di rancore, la catena di odio coltivata lungo gli anni e liberare quelleparti di noi imprigionate, soffocate, rafforzando le parti positive e creando lo spazio per una riparazione autentica e per l’amore…"