domenica, giugno 21, 2009

CON LUI NEGO I MIEI BISOGNI

gio Età: 27 Buongiorno, sono in balia di una persona... o meglio, sono in balia del mio rapporto con lei. Frequento un ragazzo (32 anni) da un anno e mezzo circa... Premetto che lui è cresciuto in una famiglia dove i ruoli sono sempre stati ben definiti, il padre che lavora e porta i soldi in casa, la madre che accudisce i figli e cucina... dove la femmina è femmina e deve badare alla casa e l'uomo porta i pantaloni; una famiglia completamente diversa dalla mia, dove invece entrambi i genitori lavorano e dove invece, forse è più forte il ruolo della madre nelle decisioni familiari, dove la nonna, che vive con noi si occupa della casa..risultato, io sono cresciuta con l'idea di autorealizzazione professionale e poi familiare;con i miei ex ero io il deus ex machina delrapporto..ero io a mancare di rispetto, sbagliando, a chi avevo vicino...il mioattuale ragazzo è sempre stato duro , abituato ad essere servito e riveritodalla madre e dalle ex..per la prima volta mi sono trovata ad avere a che farecon una persona che mi tenesse testa, fino ad arrivare ad umiliarmiaspettandolo ore sotto casa sua, aspettando che tornasse dalle serate con isuoi amici, dopo che mi aveva mollato (mi ha sempre mollato lui con cadenzabisettimanale)magari perchè non ero andata a prenderlo sul lavoro o magariperchè a cena con amici avevo parlato più con loro che con lui..lui mi hasempre rinfacciato che durante i primi mesi del rapporto io ero fantastica,mentre io stavo malissimo perchè lui dava di matto in continuazione, beveva esi arrabbiava con me, mentre io lo calmavo...poi ho pensato di meritarequalcosa di più e gli ho fatto capire che o si dava una calmata oppure io davoun taglio alla coppia..e apparentemente si è calmato...ma nonostante questo leliti hanno continuato a persistere, lui mi mollva ed io lo rincorrevo..tuttoquesto ha generato in me una tale insicurezza nel rapporto da non riuscire amantenere la promessa fatta: dopo un anno che stavamo insieme non sono andata astare da lui (vive solo), rafforzata dal fatto che i miei lo odiassero per comemi aveva fatto stare male (sono arrivata a prendere il valium per stare calmacon lui)...liti su liti anche per questo; lasciata milioni di volte per nonaver tenuto fede alla promessa, non si rendeva conto che se non ero da lui erasoprattutto per come mi trattava in ogni discussione, diventavo la sua sola dascarpe, ma io lo rincorrevo...per capire se era il malessere nel non avermi incasa a farlo reagire così ho deciso di andare da lui; ho resistito un mese, nelmalessere che lui non fosse accettato dai miei; questo malessere l'ho rigettato su di lui fino a che mi ha detto vattene via da casa mia...me lo sono fatta dire tre volte poi ho fatto le valige.. ma non riuscivo a stargli lontanae dopo due giorni ero a chiedergli di tornare, il classico zerbino; quando ho fatto le valige per tornare da lui, i mei mi hanno proposto di conoscerlo ma di aspettare ancora un po' ad andare, mi avevano visto terrorizzata... non ero pronta la prima volta e non ero pronta nemmeno la seconda.. ma lui non era disposto ad aspettare.. voleva una donna in casa...diceva di volere me, ma non mi mostrava rispetto, non voleva aspettare, piuttosto avrebbe rinunciato ame... l'ho tirata avanti finora, facendomi tornare un principio di bulimia (ne ho sofferto a 15 anni) perchè non volevo rinunciare a lui, gli ho chiesto di ricominciare, di aspettare...da quel momento abbiamo passato 10 gg stupendi, a natale mi ha regalato l'anello di fidanzamento ed il giorno dopo era tornato a chiedermi di stare da lui...era come se le mie parole cercassero di accontentarlo (gli ho detto che gli avrei dato un figlio se era quello che voleva), ma le mie azioni rivelassero i miei veri bisogni...vivere ancora con la mia famiglia, o piuttosto da sola cercando casa... lui non è disposto ad aspettare ed io non ho il coraggio di andare a stare da lui perchè sarebbe una lite continua, una vita fatta di privazioni, di negazioni dei miei bisogni...
ma sembra che non riesca a fare a meno di lui nonostante mi faccia stare male

HO UN DELIRIO DI GELOSIA

leo Età: 48 Ho un compagno da circa trent'anni, mi ama e me lo dimostra pressocchè quotidianamente, eppure io sono sconvolta da un'ossessione; un'ossessione che mi accompagna da anni, forse da sempre, un'ossessione che coinvolge tutto quello che in qualche modo attira il mio interesse, le mie passioni, che periodicamente sconvolge la mia mente, il mio corpo, le mie giornate... cercando su internet (nei periodi che io definisco di "lucidità") ho dato un nome alla mia ossessione... si chiama "delirio di gelosia". Naturalmente il primo bersaglio è il mio compagno che periodicamente assillo con tutte quelle che sono le "caratteristiche" del disturbo...riesco a fargli male (non fisicamente) e a far molto male a me (fisicamente) in quei periodi di "attacco". Negli anni passati gli "attacchi" erano molto più diradati, riuscivo a controllare molto bene i miei impulsi soprattutto con lui, rivolgendo tutto il "male" anche fisico su di me e lo facevo quasi esclusivamente durante le sue assenze (lavoro, partita con gli amici..ecc.); da qualche mese è l'inferno!!! nel corso dell'ultimo mese ho avuto ben più di due "attacchi" e temo oggi innanzi tutto per la nostra storia d'amore e, poi, per la mia salute fisica (mi diletto a sbattermi la testa nei muri, a correre con l'auto ...a fari spenti nella notte proprio come nella canzone...non mangio e se lo faccio vomito, bevo alcool e fumo (non droghe). Se potete, aiutatemi... grazie

IL MIO COMPAGNO NON PROVA PIACERE

rikkitikkitavi Età: 52 Ho conosciuto un po' di tempo fa una persona che, come me, anche se per motivazioni completamente diverse, usciva da una storia d'amore conclusasi infelicemente. Ci ha attirato l'uno verso l'altra una straordinaria comunione di interessi, anche se mancava un vero e proprio innamoramento.Dopo un inizio bello e credo coinvolgente per entrambi, il mio compagno ha cominciato ad avere uno 'strano' problema, praticamente tra noi tutto bene tranne che, facendo l'amore, lui non riesce ad arrivare all'orgasmo quasi mai.Strano vero? Gli uomini che sono capaci di andare con qualsiasi donna anche senza troppo coinvolgimento, come è possibile tutto questo? Chiaramente è l'espressione di un disagio profondo, oppure io non gli piaccio fisicamente(credo sia proprio così) e lui vuole chiudere questa storia, che per quanto lo appaghi per tantissime cose, ha questo neo. Voi cosa ne pensate? Nella mia vita ho avuto spesso storie problematiche, ma questo era un problema che non avevo mai pensato di trovarmi ad affrontare.

GELOSIA E RELAZIONI PATERNE

Pinketta87 Età: 21 Ciao a tutti, oggi ho deciso di raccontare la mia storia...Mi sento male a parlarne, ma mi devo sfogare con qualcuno...
Purtroppo il mio grande problema è la "Gelosia", mi vergogno così tanto di me stessa, ma ho bisogno che qualcuno mi aiuti!!! Sono una ragazza di 21 anni e sono fidanzata da 4 anni, i primi tempi quando ho iniziato a frequentare il mio ragazzo non ero gelosa perchè non ero ancora realmente innamorata... Quando ho iniziato a sentire qualcosa di più forte sono comparsi i primi sintomi di gelosia... Come posso spiegare? Bhè mi dava fastidio quando lui guardava le altre ragazze e ogni volta io gli dicevo: cosa guardi? Ti piace?... Anche se lui realmente non stava neanche a quardare quella ragazza, io pensavo invece il contrario!!! Mi facevo delle strane idee intesta: ma perchè guarda sempre le altre? Cos'hanno loro che io non ho? Non gli basto io? Eppure so benissimo di essere una bella ragazza... Mi dava pure fastidio il fatto che salutava le sue parenti vecchie o giovani baciandole (nelle guance). Sono diventata gelosa a tal punto che mi dava fastio quando parlava con la sua sorellina... Vi rendete conto? Penserete che sono fuori di testa... La cosa brutta che dopo 4 anni la situazione non è cambiata molto... Lui mi ha anche lasciata 2 volte, ma alla fine siamo tornati sempre insieme... Ho provato a cambiare il mio atteggiamento... Per qualche mese sono riuscita a migliorare il mio comportamento, ma poi sono caduta nella stessa trappola... Si, adesso magari non sono più gelosa delle sue parenti, ma comunque rimane il fatto che appena lo vedo girarsi da qualche parte, inizio a farmi i miei pensieri e inizio a dirgli: cosa gurdi? Perchè gurdi? Proprio ieri sera abbiamo litigato per questo fatto e lui mi ha detto che se non cambio è meglio che ci lasciamo perchè ci roviniamo la vita tutti e due...E io so benissimo che ha ragione...Ho le lacrime agli occhi perchè senza qualcuno che mi aiuti non so proprio cosa fare!!! Non voglio ricaderci di nuovo!!! Io lo amo da morire e non lo voglio perdere, lui è una persona fantastica e non mi ha mai dato ragioni per dubitare di lui...Ma perchè allora mi comporto così? Io so benissimo il perchè... Perchè lui è la persona più importante della mia vita e io ho paura di perderlo!!!
Ci sono stati molti fattori determinanti che mi hanno fatto diventare così...Il primo è quello di mio padre che tradiva mia madre davanti ai miei ochhi...
Il secondo , il peggiore, è che il secondo marito di mia madre mi ha rovinato l'infanzia dicendomi che si era innamorato di me, ma visto che non riceveva alcun segno da parte mia, mi alzava le mani adosso e ha avuto pure il coraggio di baciarmi in bocca mentre dormivo... Ma la cosa più brutta è che appena ha saputo che avevo fatto "l'amore" per la prima volta, si è tagliato le vene... L'ultima cosa è che mia mamma invece di lasciarlo ha continuato a vivere con lui, facendo finta di niente!!!
Questa purtroppo e la mia storia, ora tutte le paure che ho dentro di me le scarico sull'unica persona che amo veramente... Ma perchè? Come posso fare per combattere questa parte del mio carattere? Come posso tornare ad essere felice, come quando ero piccola? Ho un disperato bisogno di aiuto!!! Grazie per aver dedicato parte del vostro tempo alla mia storia...Un saluto caloroso a tutti...

FETICISMO E RELAZIONE DI COPPIA

ikaros Età: 46 Salve. Ho 46 anni e per circa 7, da quando ne avevo 37, ho seguito un percorso di psicoterapia con diversi terapeuti e accompagnato davarie attività esperienziali. La molla che inizialmente mi ha spinto ad avviarmi su questo cammino è stata una depressione reattiva da separazione coniugale. La crisi si era verificata, anche, per gli effetti nefasti della mia parafilia feticistica che nelle mie precedenti relazioni era rimasta piuttosto defilata, più che altro per mia timidezza nel manifestarla. Invece in quei 12 anni di relazione avevo assillato la mia ex partner, sommergendola di stivali, procurati e proposti a raffica, con cui volevo si calzasse permanentemente sia nella vita quotidiana, sia nei nostri rapporti sessuali. Per quanto riguarda la mia sessualità, specifico che la presenza del mio "feticcio" non è mai stata indispensabile né all'erezione, né all'orgasmo. La mia vita sessuale, quindi ha un ampio margine di autonomia dalla presenza del feticcio che risulta compulsiva per la sua cronicizzazione, ma non in quanto indispensabile e vincolante. Con le partner successive ho riproposto questa mia predilezione, ovviamente con una consapevolezza ed una capacità di gestione della stessa affinate dalla psicoterapia in corso. In un caso ho trovato compiacenza pressoché totale, che però risultava anche della dipendenza che questa donna aveva nei miei riguardi. Con la partner successiva la condivisione e la disponibilità ad assecondarmi è stata più limitata, anche perché lei aveva suepredilezioni e fantasie personali che finivano per prevalere sulle mie,ribaltando i rapporti di dipendenza che esistevano con chi l'aveva preceduta. Dalla donna con cui ho convissuto negli ultimi quattro anni e da cui adesso mi sto separando, la mia parafilia è stata inizialmente accettata come forma di gioco da condividere con complicità, per poi essere gradualmente rifiutata fino ad essere uno dei motivi della crisi che ci ha condotto alla separazione. Lei afferma che la sua sessualità, a sua detta "sana" e animale (che la porta ad aborrire, tra l'altro, la penetrazione anale che io invece integro tranquillamente tra le modalità di coito gradevoli ed ammissibili, e per questo sono stato da lei tacciato di avere una pulsione distruttiva e umiliante verso il genere femminile), mal si adatta a quella mia con le sue "mentalizzazioni"e complessità "estetiche". In tutto ciò torno a specificare che la presenza di stivali sulla scena dell'amplesso, o addosso alla partner, continua a non costituire la mia unica ed esclusiva modalità di eccitazione sessuale, convivendo con una normale attenzione e reattività a parti del corpo femminili, effusioni e situazioni ortodossamente erogene. Nel mio percorso terapeutico, durante il quale sono emersi aspetti e ramificazioni psichiche da sindrome di abbandono e dipendenza affettiva, che costituiscono alcuni dei nuclei del mio complesso psichico, sono transitato da un iniziale rifiuto della mia parafilia,che la psicoterapia doveva aiutarmi a debellare definitivamente, ad una sua graduale accettazione nel tentativo di individuare un modus vivendi, o megliocum-vivendi, passando attraverso una presa di coscienza e una capacità di gestione che mi permettessero di "agire" consapevolmente la mia peculiarità, in modo da non renderla insostenibile a chi amavo, come accadeva quando ne ero completamente "agito". Insomma, godermela piacevolmente senza trasformare la vita altrui, e di conseguenza anche la mia, in un inferno. L'ultimo terapeutaa cui mi sono rivolto, mi chiese, nell'ottica di un rapporto non conflittuale con me stesso e rispettoso di tutta la mia personalità, perché non cercavo le mie partner tra donne che condividessero la mia stessa passione. Ho rifiutato quest'ipotesi - tra l'altro del tutto fuori luogo in quella fase, visto l'amore, l'attaccamento e la seduzione che provavo per la mia partner di quell'epoca - sia perché mi è sembrata limitante delle mie scelte sentimentali, oltre che artificiosa (francamente, trovo un po' ridicoli e patetici i vari ghetti virtuali o reali in cui, tra internet e club esclusivi, si rinchiudono certi cultori di emozioni particolari), sia perché la mia aspirazione, dopo l'iniziale ripulsa, sarebbe quella di "normalizzare" la mia predilezione integrandola in una sessualità non predeterminata e iperconnotata e vivendola in una dimensione di compartecipazione giocosa con chi condivide con me i piaceri del sesso. Insomma vivere la mia attrazione per rapporti sessuali con donne che indossano stivali come un aspetto ed una possibilità tra le tante, come d'altronde nella mia psico-fisiologia sessuale avviene. Aggiungo che a tutto ciò si accompagnano pratiche da feticismo di travestimento che in periodi di solitudine o di relazioni insoddisfacenti mi vedono a masturbarmi calzato, questa volta io stesso, delle fatidiche calzature. Superata la fase in cui questa abitudine mi ha creato qualche perplessità di tipo identitario, adesso conosco benissimo l'effetto ansiolitico e compensativo psico-ormonale di questa pratica, che tra l'altro ha fatto, non deliberatamente ma con effetto catalizzatore, da sfondo alla mia prima eiaculazione quando avevo 11 anni, e che non ha nulla a che vedere con il travestitismo o la transessualità. Credo quindi che sia strettamente legata a periodi di stress da relazione in crisi o da assenza di relazione, con valore transizionale. Ma per tutto il resto, cosa fare? L'idea di riprendere untrattamento psicoterapeutico cognitivo-comportamentale o di qualunque tipo mi uggia (in linea con la componente ego-sintonica del mio "vizietto"). D'altronde sono stanco della compulsività e dei condizionamenti che, malgrado i miei tentativi di sana gestione, continuano a verificarsi nella mia vita sentimentale e di relazione, con le crisi che ne conseguono. Provo una certa invidia per chi può affermare di essere libero da particolari fantasie o preferenze impersonali, che non siano quindi strettamente individuate nella persona del partner sessuale, anche se siffatte affermazioni mi lasciano alquanto perplesso sapendo, tra l'altro, che il principale organo sessuale (e sessuogeno) dell'essere umano è .... il cervello, con tutte le sue creazioni. Grazie per l'attenzione.

martedì, giugno 02, 2009

SOLITUDINE

Soladentro64 Età: 45 Oggi è una giornata particolare.. Ho regalato la mia (anzi, la NOSTRA) camera da letto, e la cucina.. ho chiuso col passato.. Anche se provo RIMPIANTO (per quello che poteva essere e non è stato), NOSTALGIA (dei primi tempi), DOLORE (nel ricordare le liti furibonde).. tu, incurante del dolore che provavo, incurante della fatica che facevo nel trattenere le lacrimee le urla per non farmi sentire dai vicini, (per non farti screditare...) E mi ricordo i tuoi sguardi, stupiti delle reazioni che avevi quando ti arrabbiavi... tu dicevi che era sempre colpa mia, e qualche volta lo era.....ma eravamo troppo diversi... ma NONOSTANTE TUTTO, non ti avrei MAI lasciato solo. Avevamo superato tanti ostacoli...ma non ti avrei mai lasciato solo... e invece l'ho fatto, quando sei morto... avrei voluto guardarti negli occhi, stringerti forte, ma è stata questione di ATTIMI, di SECONDI... e la vita in un soffio, è volata via con te..Ti ho chiamato, ho urlato, ho implorato Dio, ti ho fatto il massaggio cardiaco... Ora fa tutto parte del passato.. Ora sono libera, ma mi sento più prigioniera di prima....
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Quando la solitudine si fa spazio nel cuore..
si impregna di me, mi riempe l'anima e mi logora l'esistenza..
è un vuoto che non colmi, ti esaspera e ti uccide,
perchè son morta dentro, insieme a te...
che tanto male mi hai fatto solo per il tuo disperato bisogno di amore.....
ma non era amore..
era solitudine.
la stessa solitudine che tu, ora, dal cielo, hai lasciato a me.

UNA FARFALLA SENZA ALI

nico Età: 32 Una farfalla senza ali. E' così che mi sento in questo momento:una bella farfalla con le ali ferite che tenta di prendere il volo ma continua a barcollare in cerca di equilibrio. Ho 32 anni e da tre mesi vivo l'ennesima relazione senza senso, una relazione che non mi da niente se non rabbia, frustazione e sofferenza. Lui ha 10 anni più di me e da 10 convive con un'altra donna...già, per me lei è "l'altra"perchè io mi sento la sua "prima donna", così mento a me stessa, raccotandomi una bugia perfetta nella quale mi abbandono meravigliosamente.Lui dichiara amore immenso per me, mi riempie di bellissime parole, quando stiamo insieme mi trasmette qualcosa che si potrebbe confondere con il più grande e più bello dei sentimenti. Lui è bravissimo a gestire, mentire, nascondere....e a promettere che troverà il coraggio...che non ama più" l'altra" e che vuole me. Nella mia palestra, che offre un servizio di biblioteca, ultimamente come un segno del destino mi è capitato tra le mani il libro della Norwood che sto leggendo (l'ho quasi terminato) e che mi ha rivelato un mondo: la mia storia. Ho finalmente preso coscienza dell'origine dei miei problemi, ho capito che tutto deriva da rapporto-non rapporto con mio padre, che l'uomo del momento non è altro che la riproduzione della figura paterna contro la quale ho in corso dall'infanzia una lotta per elemosinare un po' di amore....che gli somiglia anche: è geloso, possessivo, polemico, presuntuoso come lui....questa volta però, se ho perso in passato, desidero vincere la battaglia ed investo tutte le mie energie in un'impresa che in realtà so benissimo non mi porterà a nulla. Sono riuscita anche a comprendere, nel profondo di me stessa, che il "mio" uomo, al di la di un bellissimo aspetto, non ha niente che mi possa piacere o che possa piacere in assoluto: lo vedo meschino, viscido, ipocrita, poco rispettoso, paurosamente egosita e bugiardo. Bene. Ho anche capito che quella che si è instaurata con lui è una vera e propria dipendenza, che lui per me (ed io per lui, me lo ha confessato senza sapere che penso esattamente la stessa cosa) è come una droga: benissimo quando siamo insieme, in terribile astinenza quando lui non c'è. La mia analisi però si ferma qui....capisco che non è poco essere in grado finalmente di svelare a me stessa certimeccanismi...ma poi? Come fare per uscirne? Più volte ho fatto il tentativo di difendermi da lui ma poi basta una sua parola, basta incontrarsi (sfortunavuole che siamo colleghi), che tutto torna come prima. Oggi è sabato e lui nonsi fa sentire ed io mi sento profondamente in collera con lui e con me stessa.Ho deciso di prendere in mano la mia vita, di prendermi cura di me ed in settimana prossima ho fissato un appuntamento da un terapeuta che spero mi possa aiutare. Nel frattempo ho troppo bisogno di sostegno, sapere che qualcuno mi sta leggendo e magari può condividere e capire le mie emozioni mi fa sentire meno sola. Grazie se mi vorrete stare vicine.

MI RIMPROVERA DI NON FARE LA 'DONNA'

cipa73 Età: 35 Dopo undici anni di fidanzamento e due mesi di matrimonio mi dice che sono cambiata e che non prova più niente per me. Piango,lo supplico mi dispero ma lui quella sera prende il borsone e va in piscina. Parla di separazione nei giorni a seguire ed io che lo avevo sempre giustificato e "protetto" ne parlo alla mia famiglia agli amici in comune ad alcuni suoi parenti e lui si infuria intimandomi di smettere. Dopo giorni di silenzio, di minacce di separazione accompagnate dall'umiliazione di dormire sul divano mi informa che se io in futuro facessi la "donna" lui potrebbe riconsiderare la sua posizione. Esasperata vado via dalla casa coniugale e torno dai miei. Dopo qualche mese di silenzio, tramite il suo avvocato mi fa saper che vorrebbe riconciliarsi. Io procedo con la separazione consensuale nonostante squilli e messaggi sul mio cellulare che mi costringono a cambiare numero. Mi fa sapere per interposta persona che mi ha sempre amata ma che il problema è sempre stato il mio carattere e il fatto che avrei disturbi mentali. Sto aspettando la data per l'udienza per uscire anche legalmente dall'inferno. Ho sempre vissuto nella sua ombra con il terrore di perderlo, ho accettato umiliazioni e mancanze di rispetto da lui e dalla sua famiglia. Ho vissuto la depressione dopo averlo conosciuto e neanche la psicoterapia mi ha aiutata a riconoscerlo per il "mostro" insensibile e senza sentimenti che è sempre stato. Mi ha sempre provocato angoscia e senso di inadeguatezza. Mi faceva sentire fortunata perchè avevo lui accanto. Mi ha allontanato dai miei amici ed ha cercato di allontanarmi anche dalla mia famiglia. Solo dopo il matrimonio ho capito che non mi ha mai amato e che mi ha solo usata come uno specchio che doveva riflettere quanto bello e bravo fosse. Anche i miei sentimenti nei suoi confronti sono cambiati: c'è la paura di lui come di un'estraneo che ho voluto disperatamente idealizzare. Oggi sto cercando di ritrovarmi imparando a riempire di "me" il vuoto che ho dentro: devo amarmi se voglio che gli altri mi amino e rispettino. La fede mi sta dando una grande forza: credo che ilSignore abbia voluto aiutarmi concedendomi un'altra "vita"più serena e più piena di Lui. Mi sento rinata sto imparando a pensare con la mia testa e asentire con il mio cuore. L'unica insidiosa debolezza che mi rimane è la predisposizione a vivere in modo ossessivo il rapporto con gli uomini. C'è un ragazzo in palestra con cui mi scambio sguardi interessati. Possibile che non faccia che pensare a lui pur sforzandomi razionalmente di prenderne le distanze? Lui è fidanzato.......

DIPENDENTE DA UN 'DROGATO DA LAVORO'

Manuela Età: 41 Da Febbraio ad Agosto dell'anno scorso sono finita in una relazione con un "drogato di lavoro", solo che allora non avevo capito di quale disturbo soffrisse, credevo che fosse una persona stressata e depressa. Intelligente, brillante, desideroso di una famiglia (diceva e sembrava anche convinto), si è poi rivelato un uomo complicato, dipendente dal lavoro in uno stato preoccupante in quanto lavorava sempre anche fino a notte fonda, tutti igiorni. In 7-8 mesi di relazione siamo riusciti a passare insieme due week-end, intesi dal venerdì alla domenica (o meglio fino al sabato perchè la domenica dovevalavorare), gli altri ha sempre lavorato e quindi ci potevamo vedere solo ilvenerdì sera o il sabato sera. Durante il poco tempo libero che si concedevanon era mai rilassato, anzi sembrava quasi che si annoiasse senza far niente,aveva un bisogno costante di tenersi occupato con attività soprattutto mentali,letture, discussioni politiche, critiche al governo Berlusconi etc etc. Era ossessionato da pensieri di lavoro, aveva anche conflittualità con icolleghi. Quando eravamo a cena fuori lo sentivo molto distante, assente evoleva parlare solo di cose da fare, questioni lavorative, progetti da portarea termine, mancanza di tempo. Spesso era di cattivo umore e mi trattavamale,improvvisamente, senza motivo :-( Anche i rapporti sessuali erano complicati, l'eiaculazione era molto ritadata e spesso non raggiungeva l'orgasmo. Non si lasciava quasi mai andare, sembrava quasi che non provasse piacere, che fosse anestetizzato anche in quel momentoli... Sebbene abbia cercato di prendermi cura di lui e di fare di tutto per farlostar bene, ogni tentativo andava fallito. Mi sono sentita impotente... Non capendo veramente i suoi disturbi, ho iniziatoa sentirmi in colpa per le cose che facevo per lui, non andava mai bene niente,sbagliavo sempre il momento della telefonata e della gentilezza, mi sentivosenza valore, non capivo cosa provasse per me aggiungendo dolore al dolore. Mi sono così ritrovata infelice, sola, depressa, una nullità e alla fine l’ho lasciato. La cosa più brutta è che questa relazione distruttiva mi ha devastata a livellopsicologico, ho pianto tutte le lacrime che potevo piangere e ancora adessoogni tanto mi tornano in mente degli episodi negativi della nostra relazione.. Ho come la sensazione di avere un incubo ricorrente, pensieri in testa che nonmi consentono di fare punto a capo, come è sempre avvenuto nelle mie esperienzeal termine di una relazione.Davvero non riesco a capire, eppure sono convinta di aver fatto la sceltagiusta. La domanda è: soffro di una dipendenza affettiva? Forse anch'io ho avuto la pazzia di pensare " io lo cambierò, lo salverò"...ma non è durata molto, alla fine l'ho lasciato e ho smesso di farmi trattaremale. Il dubbio mi viene perchè è passato del tempo ma sento che le ferite sono cicatrizzate ed a volte sanguinano...SalutiManuela

UN MATRIMONIO DURATO 30 ANNI

Età: 57 E' difficile parlare di un matrimonio durato 30 anni e terminato, circa un anno fa, con il divorzio.Ci siamo sposati a vent'anni con tanto amore e non erano tutte rose. Aspettavo la mia unica, adorata figlia. Dopo alcuni mesi, la fortuna o forse il nostro amore, mi ha fatto superare la mia depressione post-parto e ci siamo avviati nella vita, mano nella mano. Anni insieme coi problemi di ogni giorno; tanti momenti sereni, da ricordare per sempre. E, dopo tanti anni di matrimonio, ormai la certezza di potere avvicinarci alla fine della vita ancora e sempre insieme. Ma... non è stato così e non lo sarà più. E' triste ricordare come ci siamo allontanati, ognuno chiuso nel suo mondo di incomprensione e di muto dolore. Ricordo i primi momenti difficili. Mia madre che, rimasta vedova, è venuta ad abitare con noi.Tua madre che, vedova a sua volta dopo poco più di un anno e forse per avere unpoco di conforto, ha cercato l'amicizia di una donna della tua età. Tu, ex-marito, sempre più lontano, diviso fra il lavoro e la tua mamma. Io sola ad affrontare l'ictus di mia madre e, dopo non molto tempo, il cancro che l'ha portata via a soli sessantotto anni. Quanta sofferenza ho avuto nel cuore in quegli anni ormai lontani! Quando la mamma se n'è andata, anche la nostra ragazza si è costruita la sua famiglia e noi siamo rimasti soli. A questo punto è arrivata la separazione: 15 luglio 2002.
Ti ricordi il viaggio in automobile insieme per andare in tribunale? Nel frattempo avevi come confidente l'amica della tua mamma e io non servivo più a nulla. E' vero: non si può pretendere di essere amati e, anche se ho cercato in tanti modi di arrivare al tuo cuore, non sono riuscita. Ora, io mi chiedo se questa era l'unica soluzione dei nostri problemi; mi domando se così siamo più felici; mi interrogo sul futuro di nostra figlia, lei che ricorda con gli occhi lucidi di pianto quanto è stata felice nella sua bella famiglia, lei che ancora non ha trovato il coraggio di diventare mamma. E, infine, ringrazio Dio che mi ha tolto, ma che mi ha anche dato tanto.