lunedì, agosto 09, 2010

L'OSPITALITA' DELL'AMORE

Essere ospitali, termine astratto che ognuno di noi può interpretare come un'attore di teatro interpreta la propria parte e da cui nasce la forma, è proprio dalla forma che inizia il ns. percorso interiore di ricerca della propria identità .

La forma basata su istinti emotivi distruttivi quali la considerazione induce ad un' errato sviluppo, mi ricorda molto un cavallo imbizzarrito di cui si perdono le redini e ci trova in balia degli eventi

E' di fondo la considerazione il problema princip ale della ns. esistenza dove entra in gioco: la famiglia, il luogo dove si cresce e le esperienze fatte e subite, la considerazione nasce da una bassa auto stima di se, vista la non padronanza che si ha su se stessi dove la morte intesa come non sviluppo emotivo la fa da padrona

Dove c'è l'esigenza di essere considerati , sicuramente il piacere diventa obbligato al fine di arrestare l'ansia di considerazione e di abbandono che vi è in noi e così diventiamo tossici di tutto ciò che ci fa sentire vivi, anzi morti ancora maggiormente incapaci di vedere altre strade relative al ns. benessere.

Vivono in noi due realtà ben chiare ma difficili da conciliare: la forma intesa come rapporto con gli altri esseri a cui chiediamo il riscontro di essere: vincenti e bravi e buoni e simpatici e l'altra realtà emotiva difficile da condividere piena di: paure e insicurezze, libido, invidia, gelosia - furbizia - capricci.

Nel momento in cui riusciamo ad identificare questi ns. due stati ci troviamo incapaci di accettarci per quello che effettivamente siamo e preferiamo continuare a vivere sdoppiati in un labirinto, dove ogni giorno pensiamo di trovare la strada per uscirne ma che ci fa ritrovare allo stesso punto di partenza

Ho avuto modo di ripercorrere molte volte le strade che ritenevo giuste per uscire da una situazione di sofferenza che oltre che farmi male non aiutava lo sviluppo delle mie qualià , anzi la schiavitù aumentava ogni giorno in maniera esorbitante ed il piacere era l'analgesico primario del mio vivere, dove potevo riscontrare la mia forza ed il mio potere e la considerazione passava ad affermazione.

Ma come uscire da un groviglio di emozioni e da uno scontro fortissimo con chi mi stava vicino dove i ruoli di carnefice e vittima si scambiavano in continuazione dove il vero di adesso era il falso del dopo, dove l'autostima per il superamento di forti esperienze quali la tossico-dipendenza era svanita? di fondo non avevo risolto il problema primario della mia vita, avevo si superato il problema del tossico, la mia indipendenza era fasulla cioè di forma.

La gelosia altro fattore egoistico, considerarsi di essere il centro del mondo è paragonabile ad un bambino viziato che batte i piedi per un proprio capriccio, più che condividere si pensa di poter possedere l'Altro ed avere potere sullo stesso.

L'orgoglio ferito di maschio o di non essere unico ed indispensabile uomo assieme alla paura che la propria Compagna possa aver vissuto gli stessi piaceri, dunque una ricerca di una falsa veria dove l' arroganza ed un masochismo surreale avvolgono ogni momento della giornata ed ogni pensiero è quello di aver subito un torto senza capire che la mancanza principale sta nel non essere indipendenti.

L'unica soluzione trovata era accettare di essere un essere imperfetto ed in via di sviluppo con la capacità di accogliere i propri errori come esperienze di vita, abbattendo la forma ed avere l'umiltà di iniziare un percorso spirituale.

Da qui l'accoglienza e definizione, date da un lungo lavoro introspettivo d'accettazione che uniscono la ns. identità dando un' equilibrio insperato in altri momenti ed un benessere, si dato dal piacere ma da un piacere costruttivo e condiviso che si basa su fattori di conoscenza e lavoro sia interiore che fisico.

L'inizio del benessere è iniziato con la consapevolezza della propria identità ed il riconoscimento della propria debolezza e nel momento in cui sono riuscito a dar voce alla parola spirituale, parola astrattissima, spirituale!!, cosa si vuol dire con un termine tanto in voga che spazia a 360 senza significare nulla? La spiritualità è accoglienza, è valore, è amore, è gioco, è rispetto per se stessi,è il non svendersi, è una ricerca continua di conoscenza, è ldentità, è quel valore aggiunto di libertà che tanto osanniamo ma che non facciamo nulla per trovarla, è il non essere soli perche si ha se stessi, è l'umiltà dell'imperfezione, è indipendenza, è unicità , è il movimento di rinascita a cui tutti siamo chiamati è la ragione della ns. vita.

Quando ho capito che la Vita mi sta dando ciò di cui ho bisogno ( paure ,emozioni ,sfide ) e che si basa sull'agire e non sull' idealizzare; per avere la concentrazione di conciliarsi con noi stessi e la capacità di affrontare nuove sfide per abbattere barriere, quando ho recepito che bisogna essere ambiziosi ed accettarne le conseguenze, dove l'abbandono inteso come riconoscimento della propria piccolezza e che l'accoglienza di se stessi riesce a fare miracoli, mi è capitata una cosa stranissima, mi trovavo sulla tazza del bagno e Simona è entrata con una piccola brochure de un'agenzia immobiliare dove vi era la foto di questa casa che in me ricordava la casa dell'infanzia, con un vigneto , un castagneto ed un bellissimo prato, dopo varie visite e trattative ne è seguito l'acquisto sempre razionalmente ponderato ma nello stesso tempo alla ricerca di quell'insicurezza che in un certo qual modo significa fede per quello in cui si crede.

Pian piano le Dame, questo è il nome che gli è stato dato sono state rivalorizzate, iniziando dal terreno, avevo la necessità di risvegliare il mio corpo ed il ripulirle e dargli ordine, favoriva in me una gerarchia conosciuta ma mai attuata dove le componenti primarie riuscivano a convivere, dove la Spiritualità, la sensibilità ed il corpo si erano in un certo qual modo sincronizzati e riuscivo a sentire il respirare della natura, dove la temperanza è vita e la cura amore.

Noto che ciò che facevo e faccio per il terreno è come se lo facessi su me stesso; dove il silenzio riesce a toccare le corde più intime del mio percorso riuscendomi ad emozionare ogni qualvolta ne entro in contatto.

L'indipendenza emotiva implica grande impegno e le trappole del cammino sono sempre li a portata di mano, le riconosco le vedo cado e risorgo ma adesso che le Dame vi sono ed mi hanno aiutato ad accendere il sincronismo interiore sono solo dei piccoli graffi e non inconsapevoli profonde cicatrici difficili da riconoscere .

Spero di riuscire con il tempo a trasformare la casa in una locanda, intesa come un luogo dove l'ospitalità abbia la capacità come la natura di farci sentire legati gli uni agli altri e dove la condivisione della propria essenza possa essere espressa in ogni momento nel rispetto dei tempi dei luoghi che ognuno di noi percorre nella ricerca della propria identità .

Voglio ringraziare Simona, le ns. due figlie che osservano esterefatte la pazzia del marito e del padre che dedica anima e corpo a questo progetto di rinascita, grazie ancora mie Care

SUICIDIO PER AMORE

Salve, mi chiamo Martina, sono capitata su questo sito per caso, non so se la e-mail su cui sto scrivendo è ancora attiva o quanto siano vecchi i post che ho letto comunque voglio provare a scrivere.
Dottor Cavaliere io mi sono ritrovata molto in questa pagina sul suicidio d'amore, e sono nella fase valutazione.
Non è la prima volta che sto male per amore, ed è questa la cosa bella l'ho superata sempre, ho 27 anni attualmente e ora invece ho iniziato a contemplare la morte.
Per le vecchie storie ho sempre pianto tutte le lacrime che potevo e mi ripetevo "tanto peggio di così non puoi stare, puoi solo andare migliorando". Stavolta no invece, stavolta ho iniziato a contemplare la morte, a non averne paura, non l'ho ancora fatto perchè ho paura di soffrire, che qualcosa vada storto e che non muoia, o peggio rimango paralizzata, o che mi trovino e mi salvino...ho paura di soffrire nell'intermezzo, la sofferenza mi spaventa, avessi una pistola sarebbe un attimo. Certo pretendo troppo: voler morire e pretendere pure di non soffrire!
Ho iniziato a tagliuzzarmi le braccia e sentivo che la lama del coltello faceva meno male del dolore che provo dentro. Ho paura di guidare, perchè più volte ho volutamente attraversato incroci chiudendo gli occhi, però poi non voglio fare del male a nessuno. voglio solo far tacere questo dolore. Che poi sono una persona che dicono "brillante" intelligente, sono stata in terapia l'anno scorso, ma quasi si era creato un transfert contrario, la mia psicologa mi guardava con una certa "ammirazione"...perchè in fondo sono un "guerriero" determinata so quello che volevo dalla vita..parlo al passato perchè io so ancora cosa voglio dalla vita..ma non appena ho compreso che per me non era importante solo quello che facevo MA CON CHI FACEVO QUELLO CHE VOLEVO FARE, tutto ha perso senso. Non c'era più l'amore della mia vita accanto, nulla ha più significato, mi devo laureare ho trovato un occasione di lavoro negli USA e parto ad ottobre (nella vita appunto posso essere anche brillante), ma non mi importa più..quel lavoro era il mio sogno ma più si avvicina la partenza e più mi sento male, il solo pensiero di mettere un oceano tra me e lui mi fa impazzire, prego che cada l'aereo!!!
Che poi paradossalmente io non lo cerco, non lo vedo non mi "umilio" davanti a lui, e non lo odio, voglio solo far tacere il dolore assordante dentro di me. Le è mai capitato di sentire l'antifurto di una macchina che suona e il proprietario non si sbriga a spegnerla, quel senso di nervoso che la vorrebbe spegnere con una botta? ecco più o meno è così per me.
non è vero che il tempo fa passare tutto, credo più che altro che passa se per caso mi riinnamorassi, però non voglio entrare in questo circolo vizioso di dipendenza da un affetto altrui...che poi il problema che mi ha fatto arrivare all'idea del suicidio è che lui è insostituibile ..da 4 anni ormai. Non per vanto ma sono una bella ragazza, poteri averne uno al giorno, ma la frase "sei giovane e bella ne trovi quanti ne vuoi" mi da sui nervi.
Flavio, il nome del mio amore, non è in primo...ma solo l'ultimo di una lunga serie, per la prima volta con lui era cambiato qualcosa in me dopo tanti...e quindi anche se non credo nelle anime gemelle, credo che l'amore vero lo si prova solo una volta.
Io lo chiamo il mio ferrari, lui è il mio ferrari e quando ti abitui al ferrari, al meglio sì sì, ci sono lamborghini maserati, ma sono solo rimpiazzi, il problema non è quanto gli altri mi possono amare, il problema è che tra un sacco di storie ho amato veramente solo 1 volta e credo che non amerò più.
Attenzione, lui non è perfetto, ma lo è per me...è l'unico che mi ha fatto vedere la vita a due, la mia vita con lui è quello che volevo, per la prima volta ho pensato di voler essere madre, per la prima volta eravamo NOI prima di me.
Sono stata innamorata un'altra volta, non dico che non amavo quest'altro, Antonio, anzi però veniva prima la mia carriera, venivano prima tante cose, però Antonio era d'accordo ad avere una moglie carrierista e quindi avevo pensato anche con lui al matrimonio ma mi ero data dei tempi, quando però ho scoperto che sua sorella affetta da sindrome di Down un giorno sarebbe dovuta venire a stare con noi, io non me la sono sentita...questa rivelazione di Antonio mi aveva messa davanti ad un bivio che non sono riuscita ad accettare, e ho lasciato, anche se lo amavo, avere un giorno da occuparmi di un down non ce l'avrei fatta, sono molto egoista...Però poi con Flavio mia mamma mi ha messo davanti alla stessa domanda:de flavio un giorno ti dicesse che suo fratello malato deve stare con voi che faresti? (fla non ha un fratello malato ma per ipotesi) a questa domanda non ho risposta,per flavio lo farei...
Io sono convinta che esistono gradi di amore differenti, non posso dire che non amavo antonio, ma era un amore diverso da quello di flavio...e scoperto il tipo di amore di flavio, non posso più accontentrmi dell'amore di un antonio...capisce che intendo dire?
A me il tempo sta facendo l'effetto contrario, più passa e più questa persona mi manca, e non è più neanche sperare che cambi idea,come le ho detto non vado a supplicare nessuno. però sto male io, è un dolore che non riesco a superare, mi sono fatta una ragione che quella storia sia finita, il problema è che vivo in depressione continua, come se mi avessero fatto scoprire una cosa bellissima e poi me l'avessero tolta...
Qui faccio l'esempio del bimbo africano che ancora incontaminato dal mondo occidentale gioca e si diverte col copertone di una vecchia ruota a farlo rotolare e si diverte, poi gli viene fatta conoscere la tv e i mille mila giochi che abbiamo in occidente, ad un certo punto viene ripreso e riportato dov'era prima col suo copertone, quel bambino sarà lo stesso? non credo proprio!!
Sono stata in terapia e attualmente faccio uso di entact e xanax anche per aiutarmi a studiare perchè almeno per i miei voglio portare avanti gli studi, la terapia non mi ha portato a nulla,ho pensato all'ipnosi, ad una botta in testa a quancosa che cancelli dalla mia mente quella persona...Ho deciso di dare una chance alla mia vita partendo per gli USA, ma credo che se neanche questo funzioni, l'ago della bilancia si sposterà sempre di più sulla parola morte, sono ossessionata dal modo, per ora i più quotati rimangono la pistola e buttarmi dal 10 piano, solo che la prima non ce l'ho e per la seconda mi manca l'effettivo coraggio. Poi invece ci sono le soluzioni da "film": il taglio delle vene e i barbiturici, nel primo caso il dolore lo sopporto la speranza è che non mi salvi nessuno o che svenga e mi si rimarginano le ferite...i barbiturici..bhe qua in italia è veramente difficile riuscire a comprarne in quantità abbastanza da farti fuori, o ancora non ho trovato il sistema, però anche qui come per le droghe il problema è la dose, allora ecco che il coctail diventa la soluzione migliore, alcol cocaina, psicofarmaci...
Non lo so, la mia vita quotidiana e la mia vita sentimentale viaggiano su due binari paralleli, ho scritto una tesi in fase depressiva forte ho finito l'università, ho "conquistato gli americani" nel senso che il lavoro che ho ottenuto all'inizio l'avevo rifiutato...poi ho richiamato chiedendo un'altra chanche e loro mi hanno detto ok...quindi vuol dire che non sono poi così facilmente "rimpiazzabile".
Io ho fatto diventare matti gli psicologi tanto che una soluzione infatti non l'hanno trovata, come è possibile che una persona che comunque ha una buona autostima di se, sul lato sentimentale è un disastro totale, ho seguito i consigli di impegarmi in altro e così ho fatto: ho dato 8 esami in un mese, scritto una tesi, fatto volontariato fatto sport, ma nulla, anzi la testa è sempre lì, sempre a lui, il mio primo pensiero al mattino l'ultimo la sera e nei miei sogni non ne parliamo, anche quando vado a ballare sono i mezzo agli altri c'è sempre un ritaglio di pensiero che va a lui, cerco i suoi occhi ovunque, il suo sguardo ovunque.
Ormai non piango neanche più sono senza lacrime, ma non ho molta voglia di dare una chance a questa vita, anche perchè dovrei stare da sola e non voglio stare da sola, ma nello stesso tempo non posso fidarmi di nessuno, perchè io voglio un amore per sempre, io amo l'idea dell'amore, ma realmente si scontra con l'incarnazione di questa idea in una persona, in un uomo...che è solo un uomo e mi farà soffrire...come fidarmi infatti!!! come pensare lontanamente di dare fiducia a qualcun'altro, ma nello stesso tempo come stare senza amore??
Io mi vedo tra 10 anni donna in carriera, forse con un buono stipendio, che vive da sola in un appartamentino e che quando torna a casa la sera non si cucina neanche più ma che mangia da sola sul divano, gelato, cibi in scatola, o qualche avanzo dei giorni in cui mi viene l'ispirazione da chef. e questo pensiero non mi rende felice.
da qui l'idea di porre fine ad una vita che non mi da più soddisfazioni, almeno non quelle che voglio...cazzo vado a lavorare in florida, e mi passi il termine, in un posto da sogno, e non sono assolutamente felice.
Non lo so io spero che questa mail la legga qualcuno, anche se esattamente non so cosa voglio in cambio, perchè continuo a credere che la perdita della memoria sia la soluzione migliore,le hanno provate tutte, ma alla fine sono arrivata a pensare che sia una scelta mia, come fa un medico a convincermi che la vita è bella di darle una chanche, neanche la curiosità di dare un'opportunità a questa vita di rendermi felie mi alletta...o almeno gliela sto provando a dare, ma se anche negli USA va male vedo mentre sono lì se mi spacciano qualche barbiturico o visto che hanno il grilletto facile mi compro una pistola e mettiamo fine a tutti sti giri di parole.
Vi ringrazio comunque per l'attenzione.

RIFLESSIONI....

tania l. gobbett Età:   43
Ho detto superificialmente credo, anzi ingenuamente, ad
un analista che doveva certificare se soffro o meno d'ansia
quando credevo di
averla superata tranquillamente e
finalmente in un senso più quieto e dinamico,

che dato che mi piace l'arte e vorrei continuare ad insegnarla
forse sono un
tipo livemente narcisista quando l'altro cerca
di apprezzarmi per questo
soltanto, ritirandomi un po' dietro
la cattedra, qualche volta, come un gufo o
un picchio,
uno scoiattolo nella casetta - è vero do' un'importanza particolare

all'analisi del testo e mi diverte, come da piccola giocando
all'elastico o
saltando sui numeri e giocando agli insiemistica,
ma non per questo
ingigantisco il suo ruolo rispetto alla situazione
di fruizione o al contesto
produttivo se rientra - mi interessa
l'analisi dettagliata è questo (una volta
un quadro mi ha preso
globalmente per quanti colori e come erano disposti per
descrivere
delle onde a Monaco), ma sempre con il tempo - sono una di quelle

persone che talvolta concentrandosi, su un'opera, la indaga
minuziosamente in
cerca della verità che esso enuncia,
ma non per questo resto abbacinata, anzi
la descrizione mi porta
a ridistendere la rete, non so come dire altrimenti -
sono infatti
una miriade i fattori che mi colgono di soppiatto e spesso, nella

mia esperienza, non di meno è il contesto di esposizione,
il come, lo spazio
neutro lasciato tra le opere -
A volte mi prende come al lazo, proprio

l'innesco di poesia e pittura, così facendo mi accorgo di altri punti di
vista, come se non so se qualcuno si ricorda, d'esser stati fatti volare in
braccio, o ruotare in torno, è come vedere le cose da un punto i vista
differente decentrato; a volte mi improvviso poeta per poter entrare
empaticamente nel vestibolo suggestivo dell'opera: non crede che sia
l'esatto
opposto di una personalità centrata solo su di se,
narcisista e fusionale
capricciosamente?
Io sinceramente sono un po' menefreghista - se potessi

viaggerei anche da sola attorno al globo
- detesto essere condizionata troppo -

ma l'altro è l'armonia con cui puoi vedere un senso al tutto -
è il respiro
del mondo e non riesco a fare a meno:
mi siedo sui quei gradini e guardo anche

per un'ora soltanto la folla, di questo si riesco ad innamorarmi -
a stupirmi
- come la domenica in piazza maggiore -
dove non passano le auto e la gente sta

lì a leggere il giornale e parlare del più e del meno senza conoscersi
neanche
o stando zitti insieme - l'individuo che sbuca dalla natura stessa
della
città, il bosco in una montagna in cui il cerbiatto cerca il suo sentiero,
i
delfini da una nave, le nuvole...che diventanto verdi e rosse viste da
est-ovest su un ponte parigino - no, la bellezza è contemplabile: per me
l'immersione in acqua con maschera e pinne equivale alla rinuncia a qualcosa,
all'accettazione di un rischio: poter contemplare qualcosa che altrimenti non
puoi cogliere - ma non c'è nulla di autocontemplativo, banale dirlo, l'unica
componente autocontemplativa che ho sperimentato in vita mia è il
vipassana-joga (forma più o meno complessa di autoterapia microshiatsu) e lo
specchio di casa dove mi considero un po' una maschera di mimo... niente di
più - come se un po' di coreografia male non facesse, comunque lo specchio a
volte mi rassicura - vedersi cambiare, scorrere e rassicurarsi di dominare il
proprio modo di fare quanto basta. Da piccola solo una volta mi sono divertita
da pazzi a mettere sulla faccia una maschera bianca per vedere cosa sarebbe
successo al mio viso: ero sorpresa... ci vedevo il teatro nella sua capacità di
realizzare un'altra parte di sé che vive autenticamente nel gesto e nel
racconto.
Non me ne frega nulla se una persona persino si gira mentre le parlo,
se questo
vuol dire qualcosa lo deve alla propria comunicazione non verbale,
quello che
desidero in quel momento in genere, è poterla sorprendere
improvvisando una
comunicazione alternativa, o anche sperimentando
il mio essere e basta e il suo
essere e basta, fuori dalle propriezioni immagino.
L'ho sperimentato
sviluppando un negativo con una mia amica -
ci si dicono cose che altrimenti
non si ha il coraggio di dire, perché non so.
Se lo spazio dell'enunciazione,
del discorso è il luogo intersoggettivo
del fare muro a qualcosa, favorendone

un'espressione propria, non ci vedo nulla di male, ma torno a pensare che
prima o poi l'attore di riprenda la sua parte e dia vita nuovamente al corso
degli eventi, tentando di dare a queste una prospettiva intersoggettiva
identitaria necessaria a comprendere il destino umano - tra sè e ciò che spera
l'altro potrà essere in quella sensazione di separatezza che scorre tra gli
individui, dove tutto è germinalmente possibile... non che io dia solo
importanza al racconto, ma la sostanza dello scibile in cui si immerge è sempre
differenziale, non riesco a fondere le due cose, è come se individui diversi,
abbiano compiti registici in cui è possibile incontrarsi, così l'immagine e il
testo, che può essere altrettanto 'astratto', ma offrendo quell'incontro
sono sempre comunque a cospetto dei propri incipit ed exit - rispettano quel
vestibolo dato, e se indovini, coreograficamente, restituiscono comunque uno
spazio proprio, un tempo e un valore assunti.
Mi spiace, le legge (la medicina ha le sue) dice che la prova autoctica vale
poca cosa, il paziente non sa il valore la gravità di una cosa, è un dieci %
rispetto all'anamnesi, perché più spesso definisce un comportamento sociale
percepito e assunto più che un proprio. Esempio, cado su uno scalino tagliente
che non è stato smussato: guardo attentamente il solco dolorante che
ancora non
sanguina chidendomi se sarà rotto sotto - ma non lo so ancora...
non
necessarimanete è rotto. Probabilmente il medico mi guarderà splancando
occhi e
orecchi e poi regalandomi un sorriso guancia a guancia mi dirà
è tutto ok e se
sono stata brava a non sporcare e infangare la ferita,
si complimenterà... non
per etichetta, per conoscenza di una forma
intrinseca dell'educazione: il
rispetto.

domenica, agosto 01, 2010

CON MIO MARITO HO SOLO UN AMORE FRATERNO

lulu2010 Età: 35
Buongiorno, sono una donna di 35 anni. sposata da 3 anni.
Mi trovo a dover scegliere tra la mia felicità e la sua. Non riesco più a
vedere un futuro con lui, ho provato in tutti i modi, ma forse devo gettare la
spugna. Non mi ha mai cercata, desiderata e amata come mi aspetto da un uomo.
Abbiamo un amore fraterno. Quando facciamo l'amore è solo se lo cerco io e non
si va al di là dell'atto fisico, nessun trasporto, nessuna passione. Mio
marito è una brava persona, a livello materiale non mi fa mancare nulla.
Lavoriamo entrambi e la sera quando rincasiamo lui si mette a bere. Da un anno
ad oggi bevo un po' anch'io per non sentire il vuoto. Non ama mangiare, io
adoro cucinare, apparecchiare e condividere questo momento, ma con lui in 6
anni sarà successo 10 volte. Ho provato ad andare via anni fa, ma è caduto in
depressione e mi ha fatto sentire così in colpa che ho avuto paura potesse
farsi del male e sono rimasta provando a ricucire lo strappo. Non ci sono
riuscita. Dentro di me si è rotto tutto. Lui invece non vuole vedere, nega
l\'evidenza e si aggrappa al nostro dialogo. Dialogo che non è niente. Io parlo
e lui non mi sente, lui parla e io lo sento anche troppo.
Adesso inoltre sto conoscendo meglio una persona che conosco da 9 mesi e mi fa
battere il cuore. Vorrei poter essere libera di vivere di nuovo e provare tutte
quelle emozioni che mi sono negata. Vorrei che i miei genitori capissero e mi
perdonassero il fallimento del mio matrimonio. Vorrei dire a mio marito che è
finita. Purtroppo non so come fare per dare il meno dolore possibile a tutti.
Ho paura che mi odieranno. Ma così ho paura di morire soffocata dal vuoto che
ho dentro.


INNAMORATA FOLLE DI UN ATTORE

Età: 56

Sembrerà impossibile ma mi sono letteralmente innamorata di un uomo che non potrò mai avere perchè è morto prematuramente e se anche lo fosse, sarebbe irraggiungibile poichè era un attore e viveva a Los Angeles.L\'anno scorso ho guardato un film con lui ed è stato un colpo di fulmine.Ormai stò collezionando tutti i suoi DVD,li guardo e li riguardo, li ho imparati a memoria, conosco ogni espressione del suo viso,ogni battuta.Mi perdo nell'azzurro meraviglioso dei suoi occhi e nella dolcezza del suo sorriso e mi rammarico di non essere stata più vecchia(adesso lui avrebbe 82 anni)per non avere avuto la possibilità di scoprirlo prima.Quando lo guardo sono felice e sogno.....ma poi una grande tristezza mi pervade.Ho provato a stare senza di lui ma non ce la faccio perchè ormai fa parte della mia vita. Se fosse ancora vivo farei di tutto per incontrarlo e se penso che,un giorno, nell'aldilà potrei incontrarlo non mi spaventa più nemmeno la morte.