Adesso caro Dottore Legga bene, legga bene quello che sto scrivendo!
Le scrivo a seguito di aver letto l'articolo sulla philofobia(http://www.maldamore.it/Philofobia.asp) perché a me le "cose amorose" fanno spesso incazzare.
Quando magari alle superiori cercavo anche delle SEMPLICI AMICIZIE femminili queste mi si rivoltavano contro PERENNEMENTE.
Tra ragazze che ti usano per i loro scopi, quelle che ti invitano facendo finta di essere single per il solo scopo di scagliarti contro il loro fidanzato... guardi... comincio a capire perché sta philofobia esista!
Infatti ogni volta che vedo coppiette in giro e bigliettini di San Valentino o simili mi verrebbe voglia di spaccare tutto. Non ha IDEA di quanto odio e di quanto disprezzo provi nei confronti di queste cose.
Mettiamo anche il fatto che quand'ero piccolo tornavo a casa da scuola terrorizzato perché piangevo con difficoltà d'inserimento e ogni volta che tornavo a casa piangendo erano botte, a scuola invece le maestre ce l'avevano con me perennemente del fatto che "ti fai aiutare dalla mamma!" (come se gli altri non lo facessero...). Il bello? E' che ho pensato per anni che prendersi un ora sberle e di sculacciate violente in faccia, sul culo etc. fosse una cosa normalmente praticata anche in altre famiglie, da non parlarne con nessuno pensando "massì tanto chissà quanti se le prenderanno"!
Ho capito solo dopo molto tempo che questa era una fesseria!
Non ha la MINIMA IDEA di quanto sia stato trattato male dalle ragazze, tra maestre e ragazze alle superiori (che sono quelle che mi han trattato peggio).
Poi confesso che nemmeno io mi sono comporatato benissimo. Alle medie picchiavo ragazze spesso e volentieri, nemmeno io so esattamente come mai... forse volevo vendicarmi in qualche modo del torto subito da mia madre... comunque sia quando poi la vedevo piangere smettevo la consideravo una vittoria. Quando capii che il mio comportamento era sbagliato smisi di menare ragazze... fino a quando durante le superiori non ricevetti ingiustizie da parte di ragazze. Arrivai ad un certo punto che mi ritrovai ad odiare le donne con tutto me stesso. La prima fu in prima superiore appunto che una a cui andavo dietro in complicità di miei compagni di classe, voleva uscire con me, ma quando poi mi dicevano "a lei piace che ti tiri su i capelli, che ti vesti da figo" mi dicevo "questa pretende troppo" e allora quando chiamava magari al cell manco rispondevo. Succedeva spesso che quando delle ragazze che mi salutavano e mi cercavano mi sentivo impaurito, perché pensavo che volessero ferirmi e/o prendermi in giro in qualche modo e allora aggredivo spesso verbalmente. Così per anni ho preso distacco dalle ragazze. Mia madre poi spesso mi diceva che durante il sonno dicevo cose molto brutte sulle ragazze.
Così ritenendo che il gruppetto di ragazze mi salutasse per prendermi in giro tipo "ciao bel ragazzo" (mi han detto che in realtà loro erano solo interessate a me... bah... sarà...) e allora al massimo io alzavo la mano e si mettevano a ridere... ma più si mettevano a ridere più la rabbia in me cresceva...
Ho anche sempre avuto una bella voce... tanto che spesso mi chiedevano di cantare... qui ci stavo proprio perché cantare mi piace, ma quando poi ridevano e mi chiedevano di cantare ancora tiravo fuori che non ho più voglia o che non mi va.
Così mi chiesi se non fossi il loro cagnolino. E dato che non mi va di essere sotto gli ordini di qualcuno un giorno mi comportai veramente male con queste ragazze in autobus, anche perché usavano un nomignolo che mi infastidiva parecchio!
ragazza 1: "Andrella DAI CANTA!"
io: "no!"
ragazza 1: "DAIII su!"
io: "Che vuoi?"
ragazza 2: "oh ma che cattivo! Voglio solo che canti eh!"
io: "bene e io voglio che tu ti faccia i cazzi tuoi ok?"
poi cominciando a parlare di questioni sentimentali
"ti piace lei? Ti piace questa ti piace l'altra?"
e dandomi dell' "uomo di chiesa" (ce l'ho un po' su con la cosa in quanto mia madre era catechista....)
io allora scoppiai d'ira "che vuoi da me STRONZA!"
e un'altra
Daria: "Andrella Andrella dai canta 'O quale Gioia!' "
io: "Daria BALDRACCA (=puttana) che vuoi?"
e piombò il silenzio generale
così quando l'autobus si svuotò un po' mi sedetti vicino ad una e le detti una botta in testa ed era ammutolita ad un altra poi le risposi male e ne menai altre due o tre.
Il bello era che mi sentivo come un eroe quando lo avevo fatto e il giorno dopo ero felicissimo perché non avevano più il coraggio di chiedermi nulla.
Il problema è che mi rendo conto che non è stato un bel comportamento e tutt'oggi mi pento di come mi son comportato.
Tutt'oggi faccio una fatica bestiale a fidarmi delle donne, soprattutto se coetanee perché con quelle adulte fare discorsi seri è possibile almeno e in qualche modo e soprattutto non prendono in giro o ridono per sciocchezze.
Concettualmente non sono affatto timido, anzi, a volte mi faccio vedere anche troppo.
E succede anche spesso che delle amiche di mia madre o dei miei amici mi domandino della mia condizione sentimentale. Alle amiche di mia madre rispondo indietro tranquillamente, spesso anche con offese, tanto a me non interessa delle figure di merda, sono parecchio sicuro di me. Tant'è che all'ultima che mi fa "ma hai la morosa"
io: "no!"
lei: "mai avuta?"
io: "... no ..."
lei mi fa "ma non preoccuparti se non l'hai mai avuta, quelli che stanno più soli sono quelli che si tengono una per più tempo"
io allora ho ribattuto male dicendo: "ascoltami bene troia punto 1) tu non mi piaci e punto 2) non mi piace affatto parlare di me e del mio status sentimentale in particolar modo. Punto 3 io sono dell'idea che stare insieme ad una non serve assolutamente a niente e conosco più casi di gente che è danneggiata dai rapporti di coppia che non di gente che sta bene e ammesso lo stia lo starà per un breve periodo"
Inutile dire quanto mia madre abbia brontolato per ciò quando io mi leggevo tranquillamente il manga steso sul letto.
Però il punto è un po' questo è come se fossi diviso in due: da un lato la cosa non mi dispiacerebbe, dall'altra invece provo un disprezzo e un odio abnormi per questo genere di cose.
E mi creda è un casino.... perché anche quando una mi saluta e mi incazzo ormai vado via per non farle del male...
mi chiedo come uno che come me scriva anche poesie bellissime dedicate a ragazze possa provare anche cose esattamente contrastanti.
So che lei non potrà fare molto perché scrivere online è un discorso e per parlare di quest'argomento di persone un'ora di seduta a settimana non sarebbe comunque sufficiente. E comunque questa è una di quelle cose che andrebbe risolta "sul campo"... il problema è che non è facile risolverla, sono di una chiusura unica... non parlo mai di me
Mi dicono "basta essere sè stessi" ma belli miei io son me stesso da ventun'anni... a volte avrei voglia di prendere a schiaffoni chi dice simili cagate, perché nessuno ha vissuto quello che ho passato io e quindi nessuno può capire.......
Le scrivo a seguito di aver letto l'articolo sulla philofobia(http://www.maldamore.it/Philofobia.asp) perché a me le "cose amorose" fanno spesso incazzare.
Quando magari alle superiori cercavo anche delle SEMPLICI AMICIZIE femminili queste mi si rivoltavano contro PERENNEMENTE.
Tra ragazze che ti usano per i loro scopi, quelle che ti invitano facendo finta di essere single per il solo scopo di scagliarti contro il loro fidanzato... guardi... comincio a capire perché sta philofobia esista!
Infatti ogni volta che vedo coppiette in giro e bigliettini di San Valentino o simili mi verrebbe voglia di spaccare tutto. Non ha IDEA di quanto odio e di quanto disprezzo provi nei confronti di queste cose.
Mettiamo anche il fatto che quand'ero piccolo tornavo a casa da scuola terrorizzato perché piangevo con difficoltà d'inserimento e ogni volta che tornavo a casa piangendo erano botte, a scuola invece le maestre ce l'avevano con me perennemente del fatto che "ti fai aiutare dalla mamma!" (come se gli altri non lo facessero...). Il bello? E' che ho pensato per anni che prendersi un ora sberle e di sculacciate violente in faccia, sul culo etc. fosse una cosa normalmente praticata anche in altre famiglie, da non parlarne con nessuno pensando "massì tanto chissà quanti se le prenderanno"!
Ho capito solo dopo molto tempo che questa era una fesseria!
Non ha la MINIMA IDEA di quanto sia stato trattato male dalle ragazze, tra maestre e ragazze alle superiori (che sono quelle che mi han trattato peggio).
Poi confesso che nemmeno io mi sono comporatato benissimo. Alle medie picchiavo ragazze spesso e volentieri, nemmeno io so esattamente come mai... forse volevo vendicarmi in qualche modo del torto subito da mia madre... comunque sia quando poi la vedevo piangere smettevo la consideravo una vittoria. Quando capii che il mio comportamento era sbagliato smisi di menare ragazze... fino a quando durante le superiori non ricevetti ingiustizie da parte di ragazze. Arrivai ad un certo punto che mi ritrovai ad odiare le donne con tutto me stesso. La prima fu in prima superiore appunto che una a cui andavo dietro in complicità di miei compagni di classe, voleva uscire con me, ma quando poi mi dicevano "a lei piace che ti tiri su i capelli, che ti vesti da figo" mi dicevo "questa pretende troppo" e allora quando chiamava magari al cell manco rispondevo. Succedeva spesso che quando delle ragazze che mi salutavano e mi cercavano mi sentivo impaurito, perché pensavo che volessero ferirmi e/o prendermi in giro in qualche modo e allora aggredivo spesso verbalmente. Così per anni ho preso distacco dalle ragazze. Mia madre poi spesso mi diceva che durante il sonno dicevo cose molto brutte sulle ragazze.
Così ritenendo che il gruppetto di ragazze mi salutasse per prendermi in giro tipo "ciao bel ragazzo" (mi han detto che in realtà loro erano solo interessate a me... bah... sarà...) e allora al massimo io alzavo la mano e si mettevano a ridere... ma più si mettevano a ridere più la rabbia in me cresceva...
Ho anche sempre avuto una bella voce... tanto che spesso mi chiedevano di cantare... qui ci stavo proprio perché cantare mi piace, ma quando poi ridevano e mi chiedevano di cantare ancora tiravo fuori che non ho più voglia o che non mi va.
Così mi chiesi se non fossi il loro cagnolino. E dato che non mi va di essere sotto gli ordini di qualcuno un giorno mi comportai veramente male con queste ragazze in autobus, anche perché usavano un nomignolo che mi infastidiva parecchio!
ragazza 1: "Andrella DAI CANTA!"
io: "no!"
ragazza 1: "DAIII su!"
io: "Che vuoi?"
ragazza 2: "oh ma che cattivo! Voglio solo che canti eh!"
io: "bene e io voglio che tu ti faccia i cazzi tuoi ok?"
poi cominciando a parlare di questioni sentimentali
"ti piace lei? Ti piace questa ti piace l'altra?"
e dandomi dell' "uomo di chiesa" (ce l'ho un po' su con la cosa in quanto mia madre era catechista....)
io allora scoppiai d'ira "che vuoi da me STRONZA!"
e un'altra
Daria: "Andrella Andrella dai canta 'O quale Gioia!' "
io: "Daria BALDRACCA (=puttana) che vuoi?"
e piombò il silenzio generale
così quando l'autobus si svuotò un po' mi sedetti vicino ad una e le detti una botta in testa ed era ammutolita ad un altra poi le risposi male e ne menai altre due o tre.
Il bello era che mi sentivo come un eroe quando lo avevo fatto e il giorno dopo ero felicissimo perché non avevano più il coraggio di chiedermi nulla.
Il problema è che mi rendo conto che non è stato un bel comportamento e tutt'oggi mi pento di come mi son comportato.
Tutt'oggi faccio una fatica bestiale a fidarmi delle donne, soprattutto se coetanee perché con quelle adulte fare discorsi seri è possibile almeno e in qualche modo e soprattutto non prendono in giro o ridono per sciocchezze.
Concettualmente non sono affatto timido, anzi, a volte mi faccio vedere anche troppo.
E succede anche spesso che delle amiche di mia madre o dei miei amici mi domandino della mia condizione sentimentale. Alle amiche di mia madre rispondo indietro tranquillamente, spesso anche con offese, tanto a me non interessa delle figure di merda, sono parecchio sicuro di me. Tant'è che all'ultima che mi fa "ma hai la morosa"
io: "no!"
lei: "mai avuta?"
io: "... no ..."
lei mi fa "ma non preoccuparti se non l'hai mai avuta, quelli che stanno più soli sono quelli che si tengono una per più tempo"
io allora ho ribattuto male dicendo: "ascoltami bene troia punto 1) tu non mi piaci e punto 2) non mi piace affatto parlare di me e del mio status sentimentale in particolar modo. Punto 3 io sono dell'idea che stare insieme ad una non serve assolutamente a niente e conosco più casi di gente che è danneggiata dai rapporti di coppia che non di gente che sta bene e ammesso lo stia lo starà per un breve periodo"
Inutile dire quanto mia madre abbia brontolato per ciò quando io mi leggevo tranquillamente il manga steso sul letto.
Però il punto è un po' questo è come se fossi diviso in due: da un lato la cosa non mi dispiacerebbe, dall'altra invece provo un disprezzo e un odio abnormi per questo genere di cose.
E mi creda è un casino.... perché anche quando una mi saluta e mi incazzo ormai vado via per non farle del male...
mi chiedo come uno che come me scriva anche poesie bellissime dedicate a ragazze possa provare anche cose esattamente contrastanti.
So che lei non potrà fare molto perché scrivere online è un discorso e per parlare di quest'argomento di persone un'ora di seduta a settimana non sarebbe comunque sufficiente. E comunque questa è una di quelle cose che andrebbe risolta "sul campo"... il problema è che non è facile risolverla, sono di una chiusura unica... non parlo mai di me
Mi dicono "basta essere sè stessi" ma belli miei io son me stesso da ventun'anni... a volte avrei voglia di prendere a schiaffoni chi dice simili cagate, perché nessuno ha vissuto quello che ho passato io e quindi nessuno può capire.......
Dr. Knights
come può intuire dal nick scrivo dal ......... e ho notato dove sono i seminari... sono tutti abbastanza lontani da me.
Allora le permetto di mettere il mio intervento nel blog: sa perché? Finalmente esiste UNA persona che invece di rispondere malamente con risposte banali e scontate tipo "non hai ancora trovato quella giusta" (quando chi parla magari ha avuto 70mila relazioni senza mai trovare quella giusta, apperò!) oppure mi va a dire che l'amore è la cosa più bella del mondo quando magari una loro storia è appena finita e stan soffrendo come cani o chi mi consiglia di andare dallo psicologo quando vedo la stessa psicologa in occasioni diverse da quando avevo 6, 7 o forse 8 anni. Ciò che è curioso è che la maggioranza di cantanti che ascolto non si possono in alcun modo dire "anti-love"... tutt'altro, la mia cantante preferita sostiene che bisogna vivere la vita con coraggio e con chi siama... il coraggio non mi manca... qualcuno da amare sì!
come può intuire dal nick scrivo dal ......... e ho notato dove sono i seminari... sono tutti abbastanza lontani da me.
Allora le permetto di mettere il mio intervento nel blog: sa perché? Finalmente esiste UNA persona che invece di rispondere malamente con risposte banali e scontate tipo "non hai ancora trovato quella giusta" (quando chi parla magari ha avuto 70mila relazioni senza mai trovare quella giusta, apperò!) oppure mi va a dire che l'amore è la cosa più bella del mondo quando magari una loro storia è appena finita e stan soffrendo come cani o chi mi consiglia di andare dallo psicologo quando vedo la stessa psicologa in occasioni diverse da quando avevo 6, 7 o forse 8 anni. Ciò che è curioso è che la maggioranza di cantanti che ascolto non si possono in alcun modo dire "anti-love"... tutt'altro, la mia cantante preferita sostiene che bisogna vivere la vita con coraggio e con chi siama... il coraggio non mi manca... qualcuno da amare sì!
La sua "difficoltà" ad amare o a trovare la persona giusta nasce da un rapporto ambivalente con le figure femminili, un rapporto d'amore e odio allo stesso tempo. Tale rapporto, come accenna anche lei nell'email, potrebbe nascere dal tipo di relazione conflittuale che lei ha con la figura materna. Ma per la limitatezza della consulenza online mi debbo fermare qui. La invito, però, a leggere la seguente storia ed a rifletterci sopra, le sarà d'aiuto.
IL PICCOLO PRINCIPE (capitolo XXI) di Antoine de Saint-Exupery
In quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo... " "Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino... " "Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... " "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?" "No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?" "È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami... "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". "Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato... " "È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... " "Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?" "Si". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No". "Questo mi interessa. E delle galline?" "No". "Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... " La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... " Il piccolo principe ritornò l'indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti". "Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangerò". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... " "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore ...del grano". Poi soggiunse: "Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio",...disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... " "Io sono responsabile della mia rosa... " ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
In quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo... " "Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino... " "Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... " "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?" "No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?" "È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami... "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". "Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato... " "È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... " "Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?" "Si". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No". "Questo mi interessa. E delle galline?" "No". "Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... " La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... " Il piccolo principe ritornò l'indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti". "Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangerò". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... " "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore ...del grano". Poi soggiunse: "Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio",...disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... " "Io sono responsabile della mia rosa... " ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
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