Buongiorno Dott. Cavaliere,
Chi le scrive è Gino, 28 anni, il motivo per cui sono venuto a conoscenza della sua esistenza è facilmente intuibile… Dipendenza Affettiva, si anche io.
Purtroppo, anche io vivo questo tipo di problema che ho scoperto di avere circa 3 anni fa, quando dopo una storia di 5 anni con una ragazza questa mi lascia catapultandomi in quello che ritengo il più grande baratro della mia giovane esistenza. Ignaro della mia difficoltà ho speso 4 mesi nel vano tentativo di recuperare quel rapporto ho attuato tutte quelle strategie proprie di questo disturbo, ma niente; ero in preda “…all’Ibris, cioè a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi nella vita a farsi amare da chi proprio non vuole saperne…”, anche perché per carattere sono una persona molto ostinata e determinata. Mi sforzavo di capire questo meccanismo assurdo e non riuscendovi decisi di andare da uno psicologo: bastarono due sedute per capire che il trauma da abbandono vissuto nella mia infanzia (i miei genitori a 3 anni incominciarono a mandarmi ad una colonia estiva ed io il primo anno che andai piansi per almeno 15gg perché volevo ritornare a casa, gli anni successivi mi mandarono lo stesso nonostante io non volevo, ma reagii un po’ meglio) era la causa di tutto. Da quel momento per la rabbia per quello che avevo scoperto e per il fatto che il medico voleva darmi degli psicofarmaci , mi rimboccai le maniche e dopo 6 mesi quello strazio finì.
Empiricamente ho fatto tutto quello che ho letto oggi sul sito, ma se nel 2003 avessi conosciuto il suo sito (maldamore.it) probabilmente il cammino verso la luce sarebbe stato più organizzato e veloce, ed oggi mi rendo conto che non avrei dovuto interrompere la terapia, poiché mi ritrovo nuovamente a combattere con questa difficoltà seppur in maniera più lieve.
Stavolta la storia, finita lo scorso 10 ottobre, è durata un anno e mi ha lasciato lei. Oggi mi sento sono più forte in quanto conosco il mio limite e quindi vivo questo nuovo lutto in una maniera diversa. Anzi, avendo una terribile paura di ripiombare in quell’incubo ho preso ad informarmi meglio su comprendendo a distanza di 3 anni che il meccanismo che mi legava alla sofferenza era la negazione: più lei si negava al rapporto, più insistevo. La risoluzione è avvenuta, quando non mi sono più fatto rifiutare, anzi è stata poi lei a cercarmi.
Ho deciso di non commettere lo stesso errore; mi allontanerò, e m’impegnerò a non cercarla in nessun modo proprio perché non voglio farmi dire ancora “No, ti amo ma ho deciso di non amarti più!” e nonostante l’amo mi ripeto, “non posso imporre la mia presenza, non serve a nulla cercare di riallacciare il rapporto se non vuole. Se vorrà ricominciare saprà cercarmi”.
A questo punto dottore, avrei delle domande da porle in qualità di esperto:
cosa pensa del mio nuovo approccio?
questa dipendenza sarà cronica? Nel senso che devo conviverci per tutta la vita?
Chi può partecipare ai suoi seminari?
Prima di salutarla, le volevo dire che nel ripercorrere questa strada oltre alla mia personale esperienza faccio tesoro dei suoi consigli che ho stampato e terrò sempre con me. La ringrazio se vorrà dare una risposta ai miei quesiti e le faccio i complimenti per il sito ed in generale per la problematica a cui vuole dare delle risposte (che ho trovato)
Mi permetto di segnalarle una bella poesia le cui parole mi sembrano molto pertinenti al filo conduttore del suo sito e magari proporla attraverso il sito.
Chi le scrive è Gino, 28 anni, il motivo per cui sono venuto a conoscenza della sua esistenza è facilmente intuibile… Dipendenza Affettiva, si anche io.
Purtroppo, anche io vivo questo tipo di problema che ho scoperto di avere circa 3 anni fa, quando dopo una storia di 5 anni con una ragazza questa mi lascia catapultandomi in quello che ritengo il più grande baratro della mia giovane esistenza. Ignaro della mia difficoltà ho speso 4 mesi nel vano tentativo di recuperare quel rapporto ho attuato tutte quelle strategie proprie di questo disturbo, ma niente; ero in preda “…all’Ibris, cioè a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi nella vita a farsi amare da chi proprio non vuole saperne…”, anche perché per carattere sono una persona molto ostinata e determinata. Mi sforzavo di capire questo meccanismo assurdo e non riuscendovi decisi di andare da uno psicologo: bastarono due sedute per capire che il trauma da abbandono vissuto nella mia infanzia (i miei genitori a 3 anni incominciarono a mandarmi ad una colonia estiva ed io il primo anno che andai piansi per almeno 15gg perché volevo ritornare a casa, gli anni successivi mi mandarono lo stesso nonostante io non volevo, ma reagii un po’ meglio) era la causa di tutto. Da quel momento per la rabbia per quello che avevo scoperto e per il fatto che il medico voleva darmi degli psicofarmaci , mi rimboccai le maniche e dopo 6 mesi quello strazio finì.
Empiricamente ho fatto tutto quello che ho letto oggi sul sito, ma se nel 2003 avessi conosciuto il suo sito (maldamore.it) probabilmente il cammino verso la luce sarebbe stato più organizzato e veloce, ed oggi mi rendo conto che non avrei dovuto interrompere la terapia, poiché mi ritrovo nuovamente a combattere con questa difficoltà seppur in maniera più lieve.
Stavolta la storia, finita lo scorso 10 ottobre, è durata un anno e mi ha lasciato lei. Oggi mi sento sono più forte in quanto conosco il mio limite e quindi vivo questo nuovo lutto in una maniera diversa. Anzi, avendo una terribile paura di ripiombare in quell’incubo ho preso ad informarmi meglio su comprendendo a distanza di 3 anni che il meccanismo che mi legava alla sofferenza era la negazione: più lei si negava al rapporto, più insistevo. La risoluzione è avvenuta, quando non mi sono più fatto rifiutare, anzi è stata poi lei a cercarmi.
Ho deciso di non commettere lo stesso errore; mi allontanerò, e m’impegnerò a non cercarla in nessun modo proprio perché non voglio farmi dire ancora “No, ti amo ma ho deciso di non amarti più!” e nonostante l’amo mi ripeto, “non posso imporre la mia presenza, non serve a nulla cercare di riallacciare il rapporto se non vuole. Se vorrà ricominciare saprà cercarmi”.
A questo punto dottore, avrei delle domande da porle in qualità di esperto:
cosa pensa del mio nuovo approccio?
questa dipendenza sarà cronica? Nel senso che devo conviverci per tutta la vita?
Chi può partecipare ai suoi seminari?
Prima di salutarla, le volevo dire che nel ripercorrere questa strada oltre alla mia personale esperienza faccio tesoro dei suoi consigli che ho stampato e terrò sempre con me. La ringrazio se vorrà dare una risposta ai miei quesiti e le faccio i complimenti per il sito ed in generale per la problematica a cui vuole dare delle risposte (che ho trovato)
Mi permetto di segnalarle una bella poesia le cui parole mi sembrano molto pertinenti al filo conduttore del suo sito e magari proporla attraverso il sito.
SE TU MI DIMENTICHI - Pablo Neruda
Voglio che sappia una cosa.
Tu sai com'è questo: se guardo la luna di cristallo,
Voglio che sappia una cosa.
Tu sai com'è questo: se guardo la luna di cristallo,
il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra,
se tocco vicino al fuoco l'impalpabile cenereo il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te, come se ciò che esiste, aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m'attendono.
Orbene, se a poco a poco cessi di amarmi cesserò d'amarti a poco a poco.
Orbene, se a poco a poco cessi di amarmi cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvvisomi dimentichi, non cercarmi, ché già ti avrò dimenticata.
Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e
Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e
ti decidi a lasciarmi alla riva del cuore in cui affondo le radici,
pensa che in quel giorno, in quell'ora,
leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.
Ma se ogni giorno,ogni ora
Ma se ogni giorno,ogni ora
senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne ‚ si oblia,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finché tu vivrai starà tra le tue braccia senza uscir dalle mie.
Gino, la ringrazio della significativa poesia di Neruda che ho pubblicato anche nell'apposita sezione. E parto proprio dal messaggio di questa poesia, che delinea anche la sua strategia di superamento della dipendenza: è un buon inizio. Dico, appunto, un buon inizio, perchè il percorso rimane lungo, accidentato e doloroso, ma fare un buon passo iniziale agevola. Circa la "cronicità" della dipendenza stessa, sono del parere che come forma "cronica" è possibile superarla. Forse la dipendenza affettiva rimarrà come una lieve "tendenza" nelle relazioni che si andranno ad instaurare, perchè è anche un tratto di personalità che dobbiamo accettare, ma non sarà più foriera di quella ossessione e dolore che si prova nelle sue forme acute. Circa la partecipazione ai seminari, ritengo che siano utili, oltre a quelli che soffrono di dipendenza affettiva, a tutti quelli che vogliono capire il loro modo d'amare, giusto o sbagliato che sia. In tal senso la invito a leggere le testimonianze dei partecipanti (http://www.maldamore.it/testimonianze_sul_seminario_di_ROMA.htm). Cordiali saluti.
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