lunedì, giugno 18, 2007

TESTIMONIANZA: VENERAZIONE


Ho scoperto questo sito proprio oggi e ho trovato il posto giusto dove parlare della mia esperienza. Ho 27 anni. Della mia infanzia ho pochi ricordi ma di certo so che mio padre passava la giornata fuori per lavoro e mia madre è rimasta a casa dopo la mia nascita. Di lei ho un vago ricordo freddezza e "acidità" nei miei confronti. Mi ha sempre rinfacciato che, fin dai tempi dell'asilo terminato l'orario quotidiano, io pretendevo di andare sempre a giocare a casa di qualche altra bambina o bambino. Spesso venivo accontentata. Quando, invece, passavo i pomeriggi a casa mia io sentivo la morsa della solitudine. Giocavo sola perchè mia madre non si avvicinava e comunque non aveva pazienza. Economicamente parlando i miei stavano bene e mio padre spesso mi viziava regalandomi giocattoli. Poi è nato mio fratello e, naturalmente, tutte le attenzioni si sono riversate su di lui, scatenando in me una serie di gelosie e cattiverie non indifferenti. La mia adolescenza è stata costellata di insuccessi scolastici e tante sciocchezze adolescenziali fino a che ho conosciuto lui. C'ho messo un pò per accorgermi che non mi voleva solo come amica e che le sue attenzioni nei miei confronti combaciavano con i miei buchi affettivi. Va da sè che ci siamo messi insieme. I primi mesi le cose sembravano funzionare. Lui ancora mi trattava con il rispetto che generalmente è giusto dare a chi si ritiene intelligente e, anche se diverso da noi, comunque pur sempre una persona.Io mi sentivo rinata e dentro me sentivo per la prima volta di non essere apatica come i miei mi definivano ma carica d'amore da dare. Poco dopo, probabilmente quando avrà cominciato a recepire che il solo averlo vicino mi faceva stare bene, ha cominciato a non dare più ma a pretendere da me la "venerazione" nella sua persona. All'inizio erano litigi. Poi, con il tempo, sempre più ossessionata dall'idea di perderlo che lui certo non contribuiva a smentire, ho cominciato ad impormi di ragionare come lui e di "annullarmi" pur di non litigare e di sentirlo gridare anche per 2 ore di seguito in un estenuante monologo. Naturalmente questa storia è durata 3 anni al termine dei quali mi ha lasciata per un'altra che già frequentava, cosa che ho scoperto solo 8 mesi dopo la rottura e mesi ne quali, davanti alla mia disperazione ed al dramma di essere rimasta sola ed incapace di vivermi una vita, lui rispondeva con la frase "Se vuoi che io torni con te ti devi comportare bene". Passano due anni nei quali sono stata da una psicoterapeuta per riscoprire il piacere di avere un pò di autostima ed amor proprio e trovare la forza di ascoltarmi per capire cosa voglio io dalla mia vita. Ho cominciato a sentirmi meglio ma ancora sola fino al giorno in cui sono arrivata, per un processo mentale assurdo quale l'annullazione del torto subìto, a chiamarlo per sapere come stava. In un mese, dopo una corte da far invidia a Giulietta, siamo tornati insieme. Quattro mesi dopo i primi attacchi di panico. L'ho lasciato dopo un anno a causa delle sue bugie e per lo stesso motivo della prima tranche di storia. Ora ne sono passati due carichi di ripensamenti e dubbi da parte mia, sensi di colpa, manie di persecuzione, vergogna per cosa gli altri potessero pensare di me e del fatto che se lui mi ha sempre trattata come un ebete un fondamento di verità doveva pur esserci. Ho cambiato casa. Facevo km in più per evitare di poter incontrarlo. Da 60 kg per 1,70 mt sono arrivata a 49 kg. in meno di 2 anni. Io super golosa avevo imparato a controllare lo stimolo della fame. Giorni in cui mi sentivo spaventata perchè confondevo momenti di lucidità con momenti di delirio. Arrivavo a pensare che dovevo chiedergli scusa, che era colpa mia che non ero capace di tenerlo vicino a me. Sono arrivata al punto di accorgermi che guardavo la gente con i suoi occhi. Guardavo le altre ragazze e "sentivo" quali sarebbero state il suo ideale. Mi sentivo a disagio in tutti i luoghi pubblici, specialmente sui mezzi pubblici. Adesso sto un pò meglio. E' stata dura e lo è tutt'ora ma spero che questa sia l'ultima volta in cui ne parlo e, soprattutto spero che qualcuna di voi ne possa trarre qualche spunto di rilessione. Se ne sentite il bisogno, scrivetemi pure.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono marito e padre. Vivo la tua stessa situazione non so cosa risponderti, come non so rispondermi perche è successo con mia moglie. Lei ama, ma non me. E' dura, ma per essere felici bisogna essere in due, e non più di due... Credo che sia aspirazione di chiunque desiderare ed essere felice. Una cosa è certa: una relazione è vera se è alla luce del sole, altrimenti è solamente uno spicchio di vita, che serve a comporre una mosaico virtuale... La vita è dura, ma reale, e sfuggire, prenderne solo un pezzo, non ci consente di realizzarci, nè a me nè a lei... Bisogna fare scelte forti, bisogna essere coscienti di come si vive e di quello che si fa... Non ci si può accontentare di rimanere nel limbo, non è vita....