Sabrina Età: 31 Vorrei scrivere questa testimonianza con la speranza che interrompa magicamente e all’improvviso la mia dipendenza. Da mesi ormai sono alla ricerca di quel sogno, di quella formula magica, di quella mattina giusta in cui all’improvviso dalla tua testa tutto è cancellato…i ricordi, il dolore, il tormento, la perdita di senso e finalmente ti rendi conto che sei in grado di trascorrere una intera giornata senza che il suo pensiero sia sempre nella tua mente, che la sua immagine sia sempre impressa davanti ai tuoi occhi, senza avere il desiderio di condividere con lui ciò che accade. Non so descrivere questa storia, è entrato nella mia cerchia di amici e mi ha colpita subito, incuriosita dal suo modo di fare, con il desiderio di penetrare la sua indifferenza, il suo vivere staccato dal mondo. E così ha avuto inizio tutto.Ci sono stati baci, promesse, esperienza condivise, addii e poi di nuovo ritorni e poi di nuovo tradimento.Ha sempre oscillato tra me ed un’altra ragazza (più giovane, più bella, più sana) indeciso sui suoi sentimenti, io consapevole di tutto questo tormento, lei sempre tenuta salva da tutto questo schifo.Quando non è con me mi manca l’aria, quando siamo nella stessa stanza, pur senza guardarci o sfiorarci, io sono consapevole della sua presenza, dei suoi movimenti. Ogni notte è presente nei miei sogni, lui lei…e al mattino mi risveglio con una mano che stringe il cuore.Forse sono sempre stata così tormentata perché non l’ho mai sentito mio,nemmeno se trascorreva una notte intera accanto a me…Oggi dico che non possiamo più sentirci, che non possiamo essere amici, ma sono sempre io la prima che tradisce questi propositi e lo cerco perché non riesco a concepire di non sapere più nulla di lui, cosa fa, come sta e non mi importa neppure che i suoi racconti in parte siano omissioni della verità. Non ho più rispetto per me stessa, mi sembra di girare intorno e i giorni non sono diversi. Ogni addio è una caduta…è un fondo che non si tocca mai è una dignità persa, forse in realtà mai avuta. Ho un velo di tristezza che mi si è cucito addosso, posso uscire, ridere, lavorare, ma quel velo è sempre lì con me. Mi sento in parte responsabile per come sto oggi, anche io non ho saputo gestire il nostro stare insieme, non ho saputo cogliere la possibilità quando c’era. A lui muovo l’accusa di non avermi mai detto che era finita, di non avermi mai detto che semplicemente non mi amava, forse di fronte a questa verità il fondo lo toccherei. Sono ancora in caduta libera incapace di fermarmi, sono ancora sulle montagne russe incapace di scendere e mi chiedo come possa aver dato tutto questo potere ad un altro essere umano e mi chiedo quando tutto questo non farà male.
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