China Età: 24 Sono stata per tre anni succube di un amore malato. Ora me ne rendo conto.Solo ora, anche se non è facile. Anche se fa male.Ancora mi chiedo se chiamarlo amore sia appropriato...amore, si, ma solo perme.Lui era un mio compagno d'infanzia, siamo cresciuti insieme...abbiamo condiviso gli anni rutilanti della pubertà, i primi amori, le primissime esperienze sessuali, i primi e grandi dolori...all'indomani della quasi maggiore età ci siamo scoperti uomo e donna e la nostra amicizia pian piano è scivolata in un vortice tremendo, disintegrando le nostre vite, avvolgendo inostri giorni in un lamento continuo.Lui non mi accettava come donna, ero solo un'amica.. eppure era attrattoirreistibilmente da me. Passavamo periodi splendidi, in cui tutto sembrava romantico e perfetto, per cadere poi, in periodi di totale anaffettività. Tutto nella norma, sin qui...dopo sei o sette mesi di questa farsa,fatta di rose che lui lasciava dove abitavo, bigliettini teneri e menefreghismo totale, facemmo per la prima volta l'amore...e in quel preciso istante tutto cominciò a rotolare: appena finito lui mi disse che era stato bello, peccato che al mio posto non ci fosse stata la ragazza che tanto gli piaceva.Io accettai questo stato di cose: lui rifiutava un mio bacio, poi faceva con me un'amore violento, mi faceva male, mi feriva non solo con le parole, ma anche fisicamente.Ed io ero immobile.Ricordo ancora quella volta che facemmo l'amore in macchina: lui si muoveva,mi strattonava, ruppe le calze e la gonna con una cattiveria inaudita, come se volesse punirmi, e io me ne stavo ferma, immobile...l'unica cosa che riuscivoa fare era piangere in silenzio. Quando lui terminò, mi chiese scusa e disse che mi voleva bene.Io lo amavo. Credevo di amarlo. Lo amavo così tanto che ero diventata la suacosa preferita: davanti agli altri faceva persino finta di non conoscermi, miumiliava, portava altre ragazze, poi, appena chiusa la porta, si scaricava sudi me...parole, violenze non solo fisiche, ma psicologiche.E più cercavo di allontanarmi, più rivendicavo la mia vita, più lui mi perseguitava, chiedendomi scusa, dicendo che non ce la faceva a starmilontano...mi adorava, ma non mi amava. ed io non riuscivo ad andarmene da lui, da quel suo amore che dovevo scalare,dalle punizioni che mi infliggevo perchè lui mi voleva più magra...voleva chemi vestissi in un certo modo, e ogni qual volta io non ero all'altezza, mi infliggevo punizioni terribili: dal non mangiare all'autolesionismo.Lui era la mia montagna. Lui in fondo mi amava, e questo mi bastava.Mi illudevo che la sua passione, le sue scenate di gelosia, fossero amore.Dopo circa due anni lui cominciò a picchiarmi: dapprima un calcio, a cuiseguirtono accorate scuse e momenti meravigliosi, poi sempre più forte, spinte,cazzotti e calci sempre più violenti.Quando avevamo rapporti sessuali,non aveva nessuna premura...non apsettava cheio fossi pronta ma mi procurava delle lesioni da cui non sono più guarita e cheora mi creanograndi problemi a livello sessuale.Mi mentiva spudoratamente, poi tornava con la coda tra le gambe.Rimasi incinta e lui mi fece abortire...Fu in quel momento che qualcosacominciò a vacillare...io cominciai a rispondere alle sue cattiverie, a cercaredi allontanarmi...ma lui tornava in ginocchio, dicendo che senza di me non eravita, che aveva sbagliato...,e io ci ricadevo.Non osavo dire niente a nessuno, tanto era inutile: lui il classico figlio dipapà, un persona per bene, carino, dolce, tenero, sempre pronto ad offrireaiuto ai bisognosi...e quando cercavo di parlare con qualcuno mi sentivo daredella bugiarda.Allora sono morta dentro.Ero lo straccio di me stessa.L'ultima volta che ci vedemmo lui mi picchiò così forte che tornai a casazoppicando e allora i miei genitori aprirono gli occhi...la notte che passai inospedale fu l'ultima che trascorsi pensando a lui...referto: due costole fratturate, versamento al ginocchio, ematomi interni sulla spina dorsale.Ogni tanto mi illudo che non sia mai successo...mi manca così tanto quell'amico con cui sono cresciuta...ogni tanto mi scopro a pensarlo erazionalmente rabrividisco....Non era amore, quello.
2 commenti:
Sulla dipendenza amorosa io non ho rimedi...Ma un farmaco sì: il nuovo romanzo di Chiara Gamberale, LA ZONA CIECA. Tutto incentrato sulla dipendenza amorosa, magari non ti guarisce da un giorno all'altro, ma individua precisamente (e dolorosamente, senza risparmiarci nulla) quali sono i percorsi per cui ci "ammaliamo"...e quelli per cui può passare la guarigione...
Se vuoi ne parliamo, la mia mail è parolecomenuvole@hotmail.com,
Fabri
E' davvero terribile quello che hai dovuto subire.... così terribile da non credere che uomini così crudeli possano esistere. Io mi chiedo: come si può credere che questo sia amore?
E' pura follia!!!
Forse non riesco a capire perchè ho avuto la fortuna, almeno fino ad oggi, di non trovarmi in situazioni simili.....
Cosa posso dire?
Sono senza parole....
Questo dolore te lo porterai dentro per sempre... ma hai solo 24 anni e ti auguro che la vita possa darti la possibilità di incontrare "Uomini" con la U maiuscola, Uomini migliori, Uomini veri.... che tu possa conoscere cosa significa veramente AMARE, te lo meriti!!!
Che tu possa essere felice!
Una tua coetana
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