domenica, settembre 16, 2007

BANALITA' DEL DOLORE

gentile dottore, Ho 26 anni e mi fa strano scriverle questa mail perchè mi sembra un po' infantile parlare a degli sconosciuti della mia sofferenza. La mia storia è molto semplice, anche se per me è la cosa più complessa del mondo: il mio compagno (ex compagno, cominciamo a dare un nome alla realtà) due anni fa è partito per andare a lavorare in Francia. Io avrei potutuo seguirlo, ma lui non mi ha mai dato quel motivo in più per fidarmi del suo amore e andare con lui rinunciando al mio futuro. Sono una persona molto forte (questo è quello che dicono gli altri, perchè io al momento mi sento sull'orlo della follia) e quindi per dare l'ennesima dimostrazione della mia totale indipendenza, ho lasciato che lui partisse e da napoli, nostra città di origine, mi sono trasferita a Milano a lavorare. I due anni vissuti a distanza hanno logorato tutto ciò che di bello ci univa, abbiamo disimparato a condividere la nostra vita e quest'estate, dopo vari mesi di comunicazione univoca, lui mi ha lasciato dicendo di essere confuso e di non sapere più se mi ama. Sono passate quasi tre settimane. Non ci siamo più sentiti, non ci siamo più visti. E io penso ogni giorno che non arriverò a superare un'altra notte senza di lui. Ma il mattino dopo sono ancora qui. Mi sento stupida perchè mi rendo conto che il mio dolore, che a me sembra una tragedia umana, è condiviso da tante altre persone eppure io sono convinta che il mio sia più forte di quello di chiunque altro al mondo. Quello che mi terrorizza, oltre alle paure banali (sia chiaro, dico banali, non per sminuire la sofferenza, ma perchè queste paure sono fin troppo comuni) è che pur mantenendo (fingendo) un atteggiamento sereno nei confronti del mondo circostante, a volte penso che potrei davvero rischiare la follia: passo da stati di totale prostazione all'odio più furioso: so che il mio ex compagno continua la propria vita con serenità e questo mi fa impazzire. Mi chiedo come sia possibile smettere d'amare qualcuno così, come sia possibile che mentre io faccio fatica anche ad alzarmi la mattina, lui si organizzi viaggi con gli amici e serate in discoteca... ogni giorno spero che lui ritorni da me, ogni giorno sogno di picchiarlo con tutta la violenza di cui non mi credevo capace, ogni giorno immagino di partire alla volta di casa sua in francia per farmi dire in faccia che non mi ama più e ogni giorno mi rendo conto che altro che forte...io me la faccio sotto dalla paura...Ho paura di andare avanti, paura di ammettere che è tutto finito e soprattutto ho paura di dimostrarmi debole. Io sono sempre stata un punto di riferimento per gli amici, la mia famiglia, i miei coinquilini. io sono quella che non piange, che non urla, che cade e si risolleva (già in passato ho perso un grande amore e ancora non so come abbia fatto ad innamorarmi di nuovo) e oggi mi sento la persona più sola del mondo anche se sono tante le persone di cui mi circondo quotidianamente. Le uniche persone con cui riesco a parlare sono i miei genitori, tutti gli altri non li ritengo all'altezza, barricata nella presunzione di essere l'unica vera persona in grado di soffrire... avevo pensato di rivolgermi ad uno psicanalista, ma allo stesso tempo la mia razionalità mi impone di superare tutto questo da sola, mi ammonisce che non è possibile che per superare un amore si debba ricorrere ad un medico... Vorrei sapere se anche tutto questo è normale, se sono paranoica...o se anche queste sensazioni rientrino...nella banalità del dolore.. Grazie mille per l'attenzione Silvia
Silvia, un dolore non è mai banale, banali potrebbero essere le persone per cui si soffre. In questo caso prendere coscienza della banalità altrui, è il primo passo per uscire dal proprio autentico dolore. Saluti

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