“Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole". Questa massima non l'ho certo scritta io, ma un filosofo americano: Elbert Green Hubbard , filosofo e scrittore statunitense.
E' una massima molto famosa che non conoscevo...ma, ironia della sorte, l'ho letta poco fa su un forum. Da qui lo sprono a scriverti ancora. Se c'è qualcosa che mi riconosco e apprezzo è la tenacia per ciò che per me conta.
Tengo troppo a te per lasciar perdere ed è bastato notare quel "probabilmente" contenuto nella massima, per provarci ancora.
L' altra sera in macchina mi hai chiesto cosa devi fare...che vuoi far qualcosa; mi hai anche chiesto che fine devi fare tu.
Credo che l' unica cosa che tu possa fare è impegnarti per capire principalmente quel che vuoi tu...e se vedi in me la possibilità di trovarlo.
Il non comprendere l' altro è deleterio proprio per questo! Non saprai mai, se potrai trovare ciò che cerchi. Oltre la volontà c'è da valutare le capacità.
Io so per certo che vorrei renderti felice...ma sono rassegnata all'impossibilità di riuscirci. Io per te non basto ed è una realtà che ormai ho accettato. Sono per te solo un tassello...importante...ma pur sempre un frammento. Devo imparare a convivere con questo senso di incompletezza, e non farmi annientare da esso. Ricordi cosa ti dissi da fidanzati? "voglio l' esclusiva". Oggi con un po' di maturità posso chiarire cosa volevo, cosa è sano chiedere: "vorrei essere l' unica ad "incontrarti" e tu l' unico a cui mostrarmi senza paura. Lo volevo, lo vorrei ancora ma non l’ho trovato. Io con te ho il freno a mano azionato.
Il non comprenderci vanifica tutti gli sforzi ... possiamo dar tanto ma non esser apprezzati da chi riceve...perché non soddisfa l' essenza della suoi bisogni primari.
Questo sembra ciò che accade tra noi.
Per quanto mi riguarda sono secoli che cerco di capire...di capirti ma non mi riesce...e la cosa mi destabilizza molto. Parlo da sempre di un muro di gomma tra noi e non so trovare altre parole per dirti che ti vedo distante, intento a rincorrere non so cosa.
A me sembra che rincorri te stesso ed in solitudine mentre chiedi a me di esser compreso ed accettato per quello che appari e rappresenti; il tutto senza parlare.
Ma io continuo a vedere solo immagini, mentre la tua "essenza" mi appare solo occasionalmente sotto forma di flash.
Neppure tu credo conosca la mia "essenza" se non comprendi la profondità delle mie parole; conosci di me quel che vedi e non ciò che "sento". Esiste pero' un' altra dimensione per tutti, quella che Jung chiama ombra. " L' ombra è una sorta di specchio che rimanda la nostra immagine interiore avanti a cui nessun trucco d' identificazione totale con la nostra 'immagine' regge. Immagine sta qui per identità di copertura con cui si è quel che gli altri vogliono che noi si sia e quel che noi amiamo pensare di essere."
Ho visto molte volte frammenti del tuo specchio, ma è da tanto che, non lascio uscire quelle immagini da me stessa. Sento che non sei pronto ad accettare che...frammenti di quell’ombra fanno ( per me) parte della tua "immagine".
Non sono i frammenti della tua ombra a costituire il problema principale, ma la tua richiesta di prescindere da essi ed il non riuscire ad integrarli con l’immagine che mostri con impegno e dedizione, rendendo tutto dal sapore falso.
Abbiamo sempre detto che "noi 2" era l' unico ambito dove essere liberi e sè stessi, ma sento che non è cosi. Tra noi non c'è spazio per le ombre, ed ogni tentativo di celarle pone una distanza tra noi con il silenzio e le parole strumentali.
Non nutro speranza che sia possibile sopprimere ciò che della tua ombra mi ha ferito, se l’ho vista c’è… e l’immagine è indelebile. Credo nell’efficacia di portarla alla luce e provare ad integrarla. Nell’ombra prendono forma i mostri e ci combatto da sola.
Noi parliamo solo in terza persona, l'io e il tu sono una rarità. Li usiamo solo per le accuse e le difese. Giustifichiamo i limiti e le aberrazioni altrui, appellandoci alla natura umana capace di tutto. Facciamo i giudici, clementi ma pur sempre giudici dell’umanità ma…ne restiamo fuori.
Se ci fosse quella libertà, rimasta solo teorica, avremmo dato luce alle tenebre; noi invece non facciamo altro che sovrapporle dentro di noi.
Tutte queste sovrapposizioni di luci ed ombre generano il mio malessere. C’è una stridente contraddizione tra il vincolo così forte che contraddistingue il nostro rapporto morboso, e la richiesta di prescindere dalle fughe da esso.
Il rapporto morboso così vede protagonisti ciò che rappresentiamo e non cosa siamo.
Io sono alla ricerca di me stessa, senza scissioni e ruoli da interpretare. Cerco in me l’integrazione tra l’io ed il sé e non riesco. Nel nostro rapporto il mio io ed il mio sé sono in lotta. Sarà perché in una coppia il segreto sta proprio nel gioco di luci ed ombre, vicinanza e lontananza...e tra noi questo gioco non funziona.
Mi hai chiesto se ho provato miglioramenti dalla psicoterapia e la risposta è: NO.
Se dovessi però affidare ad un' immagine la rappresentazione di me prima di iniziare la psicoterapia, avrei scelto " una gatta in una gabbia sotto la pioggia", in attesa del suo salvatore. Oggi, dopo diverse sedute...mi rappresenta meglio "una leonessa che ha vissuto in gabbia e ancora sotto la pioggia".
Ma la leonessa non aspetta più il salvatore...sa che nessuno potrà salvarla...dovrà da sola uscire fuori ed affrontare una giungla che non conosce.
La giungla è la mia ombra. La gabbia le mie aspettative!
La gabbia non sei tu, non è questo matrimonio,non sono i miei figli e le mie insoddisfazioni. La gabbia è quel che resta di quella bambina che aspettava che qualcuno si accorgesse di lei e di quanto soffriva per l' indifferenza che la circondava. Lì c'è l' origine della mia ombra.
La gatta prima e la leonessa adesso attendono la libertà... libertà che nasce solo dal coraggio di incontrare ciascuno la propria ombra ed integrarla con la propria immagine.
Io non so cosa accadrà quando avrò concluso la mia avventura con la psicoterapia, so solo che non voglio più aver paura di me stessa e capire le forze che mi governano: è questo il mio primo atto di coraggio. Non ho paura di perdermi nell'immensità…se ciò che cerco è me stessa.
E' una massima molto famosa che non conoscevo...ma, ironia della sorte, l'ho letta poco fa su un forum. Da qui lo sprono a scriverti ancora. Se c'è qualcosa che mi riconosco e apprezzo è la tenacia per ciò che per me conta.
Tengo troppo a te per lasciar perdere ed è bastato notare quel "probabilmente" contenuto nella massima, per provarci ancora.
L' altra sera in macchina mi hai chiesto cosa devi fare...che vuoi far qualcosa; mi hai anche chiesto che fine devi fare tu.
Credo che l' unica cosa che tu possa fare è impegnarti per capire principalmente quel che vuoi tu...e se vedi in me la possibilità di trovarlo.
Il non comprendere l' altro è deleterio proprio per questo! Non saprai mai, se potrai trovare ciò che cerchi. Oltre la volontà c'è da valutare le capacità.
Io so per certo che vorrei renderti felice...ma sono rassegnata all'impossibilità di riuscirci. Io per te non basto ed è una realtà che ormai ho accettato. Sono per te solo un tassello...importante...ma pur sempre un frammento. Devo imparare a convivere con questo senso di incompletezza, e non farmi annientare da esso. Ricordi cosa ti dissi da fidanzati? "voglio l' esclusiva". Oggi con un po' di maturità posso chiarire cosa volevo, cosa è sano chiedere: "vorrei essere l' unica ad "incontrarti" e tu l' unico a cui mostrarmi senza paura. Lo volevo, lo vorrei ancora ma non l’ho trovato. Io con te ho il freno a mano azionato.
Il non comprenderci vanifica tutti gli sforzi ... possiamo dar tanto ma non esser apprezzati da chi riceve...perché non soddisfa l' essenza della suoi bisogni primari.
Questo sembra ciò che accade tra noi.
Per quanto mi riguarda sono secoli che cerco di capire...di capirti ma non mi riesce...e la cosa mi destabilizza molto. Parlo da sempre di un muro di gomma tra noi e non so trovare altre parole per dirti che ti vedo distante, intento a rincorrere non so cosa.
A me sembra che rincorri te stesso ed in solitudine mentre chiedi a me di esser compreso ed accettato per quello che appari e rappresenti; il tutto senza parlare.
Ma io continuo a vedere solo immagini, mentre la tua "essenza" mi appare solo occasionalmente sotto forma di flash.
Neppure tu credo conosca la mia "essenza" se non comprendi la profondità delle mie parole; conosci di me quel che vedi e non ciò che "sento". Esiste pero' un' altra dimensione per tutti, quella che Jung chiama ombra. " L' ombra è una sorta di specchio che rimanda la nostra immagine interiore avanti a cui nessun trucco d' identificazione totale con la nostra 'immagine' regge. Immagine sta qui per identità di copertura con cui si è quel che gli altri vogliono che noi si sia e quel che noi amiamo pensare di essere."
Ho visto molte volte frammenti del tuo specchio, ma è da tanto che, non lascio uscire quelle immagini da me stessa. Sento che non sei pronto ad accettare che...frammenti di quell’ombra fanno ( per me) parte della tua "immagine".
Non sono i frammenti della tua ombra a costituire il problema principale, ma la tua richiesta di prescindere da essi ed il non riuscire ad integrarli con l’immagine che mostri con impegno e dedizione, rendendo tutto dal sapore falso.
Abbiamo sempre detto che "noi 2" era l' unico ambito dove essere liberi e sè stessi, ma sento che non è cosi. Tra noi non c'è spazio per le ombre, ed ogni tentativo di celarle pone una distanza tra noi con il silenzio e le parole strumentali.
Non nutro speranza che sia possibile sopprimere ciò che della tua ombra mi ha ferito, se l’ho vista c’è… e l’immagine è indelebile. Credo nell’efficacia di portarla alla luce e provare ad integrarla. Nell’ombra prendono forma i mostri e ci combatto da sola.
Noi parliamo solo in terza persona, l'io e il tu sono una rarità. Li usiamo solo per le accuse e le difese. Giustifichiamo i limiti e le aberrazioni altrui, appellandoci alla natura umana capace di tutto. Facciamo i giudici, clementi ma pur sempre giudici dell’umanità ma…ne restiamo fuori.
Se ci fosse quella libertà, rimasta solo teorica, avremmo dato luce alle tenebre; noi invece non facciamo altro che sovrapporle dentro di noi.
Tutte queste sovrapposizioni di luci ed ombre generano il mio malessere. C’è una stridente contraddizione tra il vincolo così forte che contraddistingue il nostro rapporto morboso, e la richiesta di prescindere dalle fughe da esso.
Il rapporto morboso così vede protagonisti ciò che rappresentiamo e non cosa siamo.
Io sono alla ricerca di me stessa, senza scissioni e ruoli da interpretare. Cerco in me l’integrazione tra l’io ed il sé e non riesco. Nel nostro rapporto il mio io ed il mio sé sono in lotta. Sarà perché in una coppia il segreto sta proprio nel gioco di luci ed ombre, vicinanza e lontananza...e tra noi questo gioco non funziona.
Mi hai chiesto se ho provato miglioramenti dalla psicoterapia e la risposta è: NO.
Se dovessi però affidare ad un' immagine la rappresentazione di me prima di iniziare la psicoterapia, avrei scelto " una gatta in una gabbia sotto la pioggia", in attesa del suo salvatore. Oggi, dopo diverse sedute...mi rappresenta meglio "una leonessa che ha vissuto in gabbia e ancora sotto la pioggia".
Ma la leonessa non aspetta più il salvatore...sa che nessuno potrà salvarla...dovrà da sola uscire fuori ed affrontare una giungla che non conosce.
La giungla è la mia ombra. La gabbia le mie aspettative!
La gabbia non sei tu, non è questo matrimonio,non sono i miei figli e le mie insoddisfazioni. La gabbia è quel che resta di quella bambina che aspettava che qualcuno si accorgesse di lei e di quanto soffriva per l' indifferenza che la circondava. Lì c'è l' origine della mia ombra.
La gatta prima e la leonessa adesso attendono la libertà... libertà che nasce solo dal coraggio di incontrare ciascuno la propria ombra ed integrarla con la propria immagine.
Io non so cosa accadrà quando avrò concluso la mia avventura con la psicoterapia, so solo che non voglio più aver paura di me stessa e capire le forze che mi governano: è questo il mio primo atto di coraggio. Non ho paura di perdermi nell'immensità…se ciò che cerco è me stessa.
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