Gentilissimo dott. Cavaliere, buongiorno.
Mi chiamo Erica e ho 25 anni. La contatto per una mia problematica (per la quale, cercando informazioni su internet, mi sono imbattuta nel suo sito).Desidero chiederLe una consulenza (so che è difficile per e-mail e soprattutto vista la mia questione, ma mi creda le sto provando tutte).Fin dall'infanzia ho avuto problemi familiari che hanno caratterizzato la miapersonalità, problemi importanti, ma dei quali io non facevo troppo peso, senon per la mancanza d\'affetto che avevo... la mia vita è stata un totaledisastro, inizialmente per colpa di chi mi ha creato le problematiche, ora miaper non riuscire e in un certo senso bendarmi gli occhi su un problemaimportante (premetto che mi sono rivolta a uno psichiatra poco fa che mi hadato delle terapie: non stanno funzionando granchè, ma almeno colmano un po' imiei fortissimi attacchi di panico, ora questo medico è in ferie e devoaspettare settembre per quasiasi cosa: anche per la psicoterapia che sarà lungae che spero avrò il corraggio di affrontare).Due anni fa mi sono innamorata di un uomo (più maturo di me di molti anni):certo evitiamo il discorso della protezione e della ricerca della figura paterna, sicuramente qualcosa di psicologico in tutto ciò c'è, ma è nato comevero amore. io ho sempre saputo che il mio uomo sarebbe stato più grande di medi anni, ma non mi aspettavo (e infatti all'inizio mi allontanavo da lui) di trovare una persona che mi passasse circa 20 anni.Cause problematiche siamo andati (la prego non mi faccia la morale per questoperchè dovrebbe sapere tutta la storia) ben presto a convivere.In un attimo nonostante la mia forte situazione ansiosa e le liti con i mieigenitori, i miei problemi sembravano attutiti: ero solare, allegra, con l'unico diffetto che involontariamente cercavo di diventare il mio compagnonel senso che per me era importante vederlo felice e senza forzature, loassecondavo in ogni sua scelta (lui fa delle collaborazioni artistiche, ancheio, ma lui è molto ossessionato da ciò, dedica la sua vita prevalentemente aquesto e io lo seguivo ovunque senza privarmi della mia di vita: uscivo disfavo facevo insomma anche se in piccoli gesti come preferire i suoi programmi televisivi, la sua alimentazione e quant'altro.
Ad un tratto cambiai lavoro, passai da un lavoro attivo, pieno di compagnie,con un orario non fisso e non da scrivania ad un lavoro da ufficio, con unorario standard e da unica persona assunta: non lo so cosa accadde allora, masommato ad altri eventi che ora non sto a raccontarle, portarono in me unprofondo cambiamento (per svariati giorni evitai la parola con il mio compagno,iniziammo entrambi a essere più scontrosi: io ci impiegavo tanto a tornare acasa causa la preoccupazione di essere l'unica assunta e di spaccare il minuto per uscire dal lavoro e causa interruzioni stradali che bloccavano il mio tragitto e Mario si arrabbiava molto per i miei ritardi, diceva che orafinalmente avevo trovato un orario lavorativo che non mi teneva fuori casa damattina a sera e che non potevo metterci così tanto a tornare a casa:finalmente potevamo stare insieme. Io soffrivo per questo perchè non mi andavoa divertire: che colpa avevo io se il tragitto era bloccato, facevo di tutto per correre a casa velocemente e preparargli la cena, e intanto c'era in me qualcosa che non andava finchè dal silenzio è tornata la parola, dalla parolala mia richiesta di starmi un po' distante con le sue collaborazioni (cosa che lui non ha fatto perchè sono una cosa così importante per lui che la sua donnanon può non condividerle), da qui i miei attacchi di panico per le sue collaborazioni e in particolar modo per un suo collaboratore, la sua necessitàdi pensare sempre che tutto gli era dovuto, le liti lui che chiamava la suafamiglia nel momento della lite così da poter calmare la situazione, esserediffeso (nel frattempo la sua famiglia mi dava commissioni intestate a lui dinascosto poichè lui non le voleva fare, dicendomi che non era giusto che lorogli dovevano dare tutto e nel momento della richiesta fregarsene).La situazione era diventata insostenibile, le liti causa lavoro avvenivanoprevalentemente di sera, io sono molto impulsiva e tentavo di andare altrove inquei momenti, lui ovviamente mi fermava dicendo che era tardi, che se volevoandare via lo potevo fare all'indomani con la calma, ma poi tornava latranquillità e io non me ne andavo, lui non voleva io andassi via tanto che nelperiodo di silenzio, dopo le urlate e i miei pianti mi diceva fa niente se nonparli, l'importante è che stai con me e tanto tanto altro.Ora da maggio ci siamo separati, nel senso che non conviviamo sotto lo stessotetto, ma continuiamo a frequentarci, abbiamo provato a rivolgersi ad unconsultorio familiare, ma dopo poco la strada si è interrotta (anche qui vorreievitare i commenti, perchè è stato lui a voler interrompere il rapporto conquella psicoterapeuta, ma non posso dargli tutti i torti, così come hanno fattoi dottori di base), ciò però ha portato me ad attacchi di panico sempre piùforti perchè sentivo la necessità di parlare e i tempi di attesa siprolungavano, il pronto soccorso non faceva niente etc...
Ora io so che il mio è un problema affettivo (non so e non credo borderline perchè non passo da una persona ad un'altra così facilmente, ma anche se ancora non confermato dalla dottoressa, credo sia un problema di dipendenza affettiva dal quale voglio uscire (il guaio è che non so se la dipendenza è solo mia e il suo sia vero amore o no, lui si che avuto molte relazioni (mai sposato) la più lunga di 4 anni e alla fine di ogni relazione ripete sempre "tanto io sto bene anche da solo", ma poi è sempre alla ricerca di qualcunache diventi il suo sogno e dalla quale staccare l'amore "dipendente" dopo una ventina d'anni dall'inizio della relazione. Dottore mi rivolgo a Lei, so che non può fare niente per e-mail o così a primo acchito, ma lei cosa pensa di tutto ciò: ci hanno consigliato una terapia di coppia, il mio compagno l'accetta, ma solo per vedere tornare me come prima,non per risolvere i nostri problemi, io non riesco a capire se sono l'unica dipendente affettiva o se lo siamo entrami (per di più io con la paura dideludere e lui con la paura di essere deluso, infatti e una persona che viaggiamolto sul livello niciano).La dipendenza affettiva è comunque una storia destinata a finire, o è possibileche imparando a non modificare più chi si ha accanto e soprattutto stando beneinsieme possa esserci amore (so che questa domanda è tipica di chi hadipendenza affettiva, ma mi serve anche per vedere come muovermi).vorrei chiederle tanto altro, scriverLe ancora tanto, ma credo che il monologosia abbastanza.Io mi faccio carico delle mie responsabilità
E NON SONO POCHE: CREDO DI ESSERE STATA VICINA ALLO STALKING, ANCHE SE MARIO DICE DI NO PERCHE' DICE CHE LO STALKING LO SI FA VERSO UNA PERSONA CHE NON TI ACCETTA, INVECE LUI MI VUOLE ANCORA, ma lui è "perfetto", vede il ritorno futuro prossimo ovviamente (non domani) di una convivenza tra noi o è meglio aspettare tra qualche anno la fine delle psicoterapie o addirittura lasciarsi e ognuno fare il suo percorso? Io lo ammetto: per me è la mia droga, ma che differenza c'è tra affetto e amore, possibile che tutto debba finire così? ovviamente se non si è compatibili...
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