martedì, aprile 01, 2008

C'E' SPERANZA PER ME' ?

Buongiorno.Io non so se riuscirò a vivere mai un amore pieno, normale, duraturo, maturo.Non so se riuscirò mai a realizzarmi nell'amore, così come nella vita.E credo che, prima del mio amore malato per un uomo, ci sia una delicata storiadi infanzia negata, violata da due genitori che non hanno saputo trasmettermila dignità di esistere. Inoltre, la mia incapacità di gestire relazioni sanecon gli uomini, è solo il riverbero di una vita di umiliazioni, ahimè,autoinferte e reiterate.E' come se la profezia lanciata da mio padre (uomo alcolista e violento) quandoero bambina: "Tu sarai sempre una serva!!", si fosse autoavverata in tutti icampi della mia vita.E ora non so proprio con chi prendermela...Mio padre, che ha reso la mia infanzia trerrificante, oggi è malato einfermo... mia madre è una anziana signora che si occupa di lui con tutta ladedizione di una coalcolista.Quando ero bambina temevo l'ira incontrollata di mio padre e pensavo che miamadre fosse la vittima sacrificale di tutta quella violenza. Povera mamma,pensavo, anche se a volte la imploravo di andarcene via da casa, io lei e lemie tre sorelle. Lei rispondeva che no, non si poteva e piangeva sulla miaspalla. Io, la consolavo.A sei anni consolavo mia madre che piangeva sulla mia spalla dopo che mio padreubriaco l'aveva picchiata; spesso picchiava anche le mie sorelle (più grandi dime) e rompeva i mobili di casa (così celebrava compiutamente la sua rabbia).Salvo poi lasciami sola con lui, dopo queste sfuriate, io l'unica figlia chenon toccava, per andarsene fuori casa qualche ora con le mie sorelle. E ioavevo sempre paura che mi abbandonassero lì con mio padre quando, ubriaco esfinito, si sdraiava accanto a me (impietrita dalla paura) per dirmi frasisconnesse o chiedermi di tagliargli le unghie dei piedi. La mia infanzia, periodo di oscurantismo medievale, finisce a 15 anni, quandome ne vado di casa. Ma “le streghe son tornate”, a 19 anni quando scopro diessere sieropositiva, contagiata per via sessuale dal mio ragazzo, extossicodipendente.Dieci anni di aspettativa di vita, dicono i medici del reparto infettivi;l’esperienza fin ora non offre prospettive migliori. Quindi mi do da fare, rimuovo il problema, mi prendo la vita e la mangio finoall’osso. Studio, cinque anni di magistrali serali, che mi aprono al mondomeraviglioso ed intrigante della cultura; mi diplomo, faccio teatro, vado ateatro... lavoro in Comune.. decido di entrare in terapia (psicodramma), vivoda sola, anche se ho qualche storia. E’ difficile incontrare un uomo che non utilizzi la questione sieropositivitàper non impegnarsi... Comunque sono tutte relazioni con uomini problematici eabbandonici... Uno mi dice che mi lascia perchè non vuole vivere un lutto (maio sto ancora molto bene...), l’altro non vuole fare l’amore con me e finisceper non baciarmi neanche più, l’altro ancora mi ama alla follia, mi conquistacome fosse una prova con sé stesso... salvo poi lasciami quando io mi innamorodavvero. Un altro ancora si prodiga per avere le mie attenzioni, poi comincia aparlarmi diffusamente della sua ex e di quanto lui ne è ancora innamorato...Poi è la volta di un ex tossicodipentende, che proprio ex non è, quindi lolascio e lui mi deruba, svuotandomi la casa. Insomma un disastro! Mi svendo,sì, per un abbraccio caldo vendo l’anima, a alla fine sono sempre piùsottile... fragile, confusa, incapace di valutare se e quanto valgo.. La cosa diabolica è che, quando incontro gli uomini della mia vita, sentosubito “puzza di bruciato” e malgrado ciò o forse proprio per questo, cado trale loro braccia come una pera matura... Consapevole che quello non è un uomosano. Nelle mie storie, il timore fa parte del gioco. Sono consapevole dientrare ogni volta nella tana del lupo, ma quella tana mi attrae ed è come senon potessi starne fuori.E’ una specie di maledizione, un’implacabile destino che continuo adassecondare nell’amore così come nella vita. Sì, nella vita, appunto, ho continuato a boicottare ogni prospettiva che fossepositiva per me. Ho cambiato una decina di volte casa, con un dispendio dienergie e denaro non indifferente. Avevo un lavoro sicuro, statale, ma mi sonolicenziata per inseguire il sogno dell’Università... che ho concluso. Così orasono una laureata con 110 e lode (educatore interculturale – che caso, mi piacepotermi occupare degli “ultimi” gli immigrati), precaria, part-time diquarantadue anni. E, per integrare faccio la badante ad una nonnina di 99 anni, una noia mortale,un delirio, un’agonia, una svalorizzazione senza precedenti... una regressionenegativa, ai tempi in cui facevo le pulizie e “ramazzavo” mezza città perpagarmi le spese di casa.La serva faccio, una serva laureata, diplomata in musicoterapia, conun’intelligenza brillante (così dissero alcuni miei docenti), ma sempre servarimango, come mi diceva sempre mio padre.Come il protagonista di una poesia tratta dall’antologia di Spoon River il cuiepitaffio suonava più o meno così: “Povero marinaio, la sua nave è logora, è lui ora non c’è più. Nessunnaufragio, non ha mai salpato oltre il porto, si è dibattuto rovinosamentecontro sé stesso”.E’ gli uomini?Ho vissuto sei anni con un uomo, un amico di vecchia data che non credo diavere mai amato... Lui è una persona anaffettiva, introversa, impermeabile alleemozioni... ma non può fare diversamente. Non ha avuto altre relazioni oltrequella con me. Sua madre era depressa cronica, costantemente dentro e fuoridall’ospedale psichiatrico. Non credo possa essere diverso da quello che è, nési possa concedere il lusso di assaporare ed esprimere le proprie emozioni... Eneppure fidarsi di una donna. So che non si siamo incontrati per caso, ma ora èfinita e non gliene voglio.Ora ho una relazione con un uomo di colore incasinatissimo, senza soldi, moltoafricano, analfabeta, ma che mi sa coccolare. Ancora una volta una storia senzafuturo... Questa mattina mi ha chiesto in prestito 600 euro per l’assicurazionedella sua macchina. Io non glieli ho dati, ma ora mi sto domandando se domanici vedremo oppure lui sarà risentito con me... Una donna sana sarebbe lei risentita, credo.C’è speranza per me?Vi prego, non lasciatemi sola...Silvia

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