sabato, marzo 22, 2008

NESSUNO PRENDERA' MAI IL MIO CUORE, SEMPRE E SOLO TU...

BEA Età: 47 Ho bisogno di aiuto. sono una donna non piu' giovane. Lo avevo conosciuto in un momento difficile del mio matrimonio. Anche lui sposato, ambedue con una bimba piccola.Lui con 15 anni piu' grande di me. Mi ha riempita di attenzioni, di complimenti, di affetto, cio' di cui in quel momento avevo bisogno. Lui ha lasciato la famiglia per motivi non dipesi dal nostro rapporto. Successivamente l'ho fatto anche io. Ho passato momenti molto difficili, per mia figlia che non accettava assolutamente che qualcuno che non fosse mio padre vivesse con noi, non si sentiva ancora pronta. Lui mi diceva prima che l'importante era che io fossi sola con la bambina poi avremmo piano piano risolto. La realta' da parte sua non e' stata cosi'. Ha avuto altre relazioni, alcune anche abbastanza durature, io lo sapevo, ma continuava a dirmi che la sera lui si sentiva solo quando tornava a casa dal lavoro e desiderava una famiglia. Poi la cosa ha degenerato, io non potevo sopportare piu' questa situazione l'ho lasciato perche' avevo scoperto che VIVEVA con una donna una ragazza di 35 anni meno di lui e 20 meno di me. Diceva che era una amica speciale, che gli faceva compagnia e se io non mi decidevo ad andare avivere con lui, poiche' soffriva di solitudine avrebbe continuato a stare con lei. Dopo la mia decisione e\ tornato a cercarmi, dicendo che non poteva vivere senza di me, che aveva lasciato l'altra che mi avrebbe aspettata. Io ho accettato, gli ho dedicato molto piu' tempo i fine settimana, e tre sere ogni fine settimana. Io gli chiesi di rompere definitivamente con lei . Non lo ha fatto ha continuato a sentirla a volte a vederla. Mi sono arrabbiata, lui mi ha detto che sono solo sfiduciata e per questo e' il caso di prendersi del tempo. Dopo due giorni e' tornato a convivere con lei. sono distrutta sono stata con lui dieci anni. L'HO AMATO RISPETTATO AIUTATO SIA ECONOMICAMENTE CHE PSICOLOGICAMENTE IN ALCUNI MOMENTI DIFFICILI. Credevo al mio futuro con lui, mi diceva che voleva finire la sua vita con me, che ero l'unica donna....bla blabla....Mi ha messa alle strette , dovevo scegliere o vivere con lui o con miafiglia adesso lei ha 15 anni. Come posso abbandonarla. L'ultima volta mi ha detto, o vieni a vivere con me oppure se un giorno ci rivedremo forse potremo tornare insieme. Intanto lui e' tornato a vivere con la SUA GRANDE AMICA. Mi sento distrutta, come donna e come amore. E' sempre stato un uomo amato dalle donne. Nonostante l'eta' e' sempre cercato desiderato, se vuole ne ha sempre ai suoi piedi, e spesso vuole. Mi sto' curando ingoio antidepressivi,tranquillanti, non dormivo piu' non riuscivo a lavorare trascuravo mia figlia. Il dolore e' tanto profondo, e a volte ho avuto anche il pensiero di lasciare questa vita. Non ne ho il coraggio. Non poteva accettare di andare al cinema insieme in pizzeria insieme, prendere un caffe' insieme dormire qualche notte insieme, voleva vivere per sempre con me. Ma poi mi avrebbe davvero rispettata?E mia figlia cosa facevo la abbandonavo per stare con lui? Io cercavo di ritagliare ogni momento per correre da lui, gli avevo anche chiesto di farci un appartamento tutto nostro per il futuro e per i nostri momenti d'amore,trovava sempre scuse... forse non ci credeva poi tanto. L'ULTIMO MESSAGGIO CHE MI HA MANDATO HA SCRITTO, NESSUNA MAI NESSUNA PRENDERA' IL MIO CUORE, SEMPRE E SOLO TU....niente di piu' falso. SONO PASSATI DUE MESI. Sto da cani. Guardo continuamente il telefono sperando che mi mandi un messaggio o mi faccia una telefonata. Anche se so' che e' forse meglio che non succeda piu'. Ho bisogno di aiuto, non vivo piu' non riesco ad accettare questo abbandono, lui si e' rifatto una vita io non vivo piu'. ho perso la voglia di vivere. Al mattino, sono disperata al solo pensiero di dover affrontare ancora una giornata di sofferenza. Grazie

1 commento:

Unknown ha detto...

Cara bea, la tua storia mi ha molto toccata, perché, per certi versi, è simile alla mia, anche se non c'è un'altra lei (o almeno credo!)
Sono anche io una donna disperata come te, lasciata da chi diceva di volere solo me.
Scrivo questa mail al dott. Cavalieri, ma spero la legga anche tu e forse non ti sentirai più così tanto sola.
Ho 44. Circa 6 anni fa, sono stata abbandonata da mio marito, il quale mi ha lasciata con due figli a carico, di cui uno affetto da una aggressività nei miei confronti che ha raggiunto livelli patologici, con caratteristiche tipiche della Sindrome di Stoccolma (ma questa è un'altra storia, che pure mi piacerebbe affrontare), e senza alimenti, con un mare di responsabilità e difficoltà quotidiane da affrontare. Una situazione, questa, che ha gravato enormemente sul mio stato psico-fisico e sulla mia autostima e mi ha portato, all’inizio, ad odiare il genere maschile, precludendomi volutamente ogni coinvolgimento sentimentale.
Circa due anni e mezzo fa, tuttavia, conobbi un uomo, il mio attuale compagno, se così si può definire, che allora aveva 46 anni. Incuriosita dalla sua cultura (è un medico) e dalla sua apparante stabilità, evidentemente mi lasciai convincere, scoprendo solo dopo che in realtà si trattava della persona più instabile e contraddittoria che avessi mai conosciuto. In fondo, perché non darsi un’altra chance, mi dissi. Quest’uomo non si è mai sposato e nemmeno è riuscito a costruire legami duraturi, viste le sue precedenti esperienze, il che mi suonò comunque come un campanello di allarme, ma non volli ascoltarlo per non cadere, pensai, nei soliti preconcetti comuni. Nonostante gli avessi ribadito la mia situazione, di donna sola, con due figli e con una situazione economica precaria, una vulnerabilità affettiva e psichica per metterlo in guardia e essere realmente sicura che fosse consapevole della scelta, si lanciò immediatamente in un corteggiamento esuberante e sfrenato, ripetendomi che con me era tornato a vivere e che gli trasmettevo sensazioni mai provate prima, spingendosi sino a chiedermi di lì a poco di sposarlo e di fare dei figli. Ovviamente, non assecondai il suo desiderio, viste le mie intralcianti remore. La storia, comunque, sembrò cominciare con i migliori presupposti, anche dal punto di vista dell’intesa sessuale, nonostante un sua “defaillance” iniziale che attribuimmo all’ansia da prestazione, ma che comunque segnò la mia già tanto provata autostima. Io, infatti, tendo sempre a colpevolizzarmi di tutto, sebbene gli altri mi trovino una persona amabile e attraente, visto che piaccio, mi pare, a quasi tutti gli uomini che incontro. Comunque, le dicevo, tutto sembrò andare bene, anzi la sua "voglia" sembrava inesauribile al punto che cominciavo a credere che il sesso fosse l'unico nostro collante. Fino a quando, però, improvvisamente, circa due mesi dopo, entrò in crisi, la prima delle sue innumerevoli che da li in poi si sono susseguite. Era autunno, e lui attribuiva questa sua apatia "esistenziale" alla stagione di transizione, che coincideva anche con la ricorrenza della morte della madre, figura che peserà sempre nella nostra storia. La sua libido cominciò a diminuire, così come la sua voglia di vedermi e alle mie richieste di spiegazioni, rispondeva di non conoscerne esattamente la ragione, che il suo carattere lo portava a continui ripensamenti, che era stanco, che aveva mal di testa, aggiungendo poi tra le cause la mia situazione familiare, la mia vita onerosa che non sentiva di poter condividere, i miei figli da cui non si sentiva accettato (non che lui facesse nulla per agevolarli), il fatto che avesse idealizzato la mia figura, mentre lui aveva bisogno di vedere la sua donna da un punto di vista più “brutale” per eccitarsi ...e così via, non si contano le spiegazioni sempre diverse che ha tentato di dare al suo andirivieni sentimentale. Lui dice ora di volermi molto bene e di avermi anche molto amata. Sostiene che io abbia tutte le qualità che una donna debba possedere per essere amata e desiderata, che sono la persona più dolce di questo mondo ecc. ecc. ma che ora non mi ama più, pur continuando a volermi molto bene. Insomma, si sente profondamente legato a me e anche questo lo spaventa, prova sentimenti contraddittori di attrazione e di avversione mai provati prima con altre donne. Siamo andati avanti così per due anni e mezzo. Ogni due mesi, una crisi e una richiesta di allontanamento, seguita da rimpatri. Facevamo l'amore ma poi di nuovo i soliti problemi, mancanza di libido, impossibilità di eccitarsi o di mantenere l’erezione, anche durante uno dei nostri ormai sempre più sporadici incontri fisici, e di raggiungere l’orgasmo. Ormai non vi è più spontaneità, io non oso neanche più prendere nessuna iniziativa, visti i frequenti insuccessi, che hanno provocato in lui un senso di colpa, conflitto e collera, sufficienti a precludere ogni reattività sessuale. Quindi, di nuovo un allontanamento, partenze anche inaspettate di cui non mi metteva al corrente. Nonostante tutto, me ne sono innamorata in modo viscerale tanto da non riuscire a staccarmene sebbene le molteplici lacrime versate per lui e le umiliazioni subite e a dispetto di una schiera di corteggiatori pronti a farmi felice, se solo lo volessi. L’ho sempre riaccolto tra le mie braccia con la speranza che fosse l’ultima volta. I suoi episodi di impotenza ormai sono diventati la regola e, nonostante lo abbia più volte spronato a parlarne con uno psicologo e/o un andrologo, specie dopo i continui e prolungati sogni incestuosi con la madre, non ha mai voluto accettare la realtà: non è impotente, sostiene, perché le erezioni notturne sono ancora presenti. Insomma, siamo entrambi distrutti da questa storia e nonostante l'amore sia ancora molto, abbiamo deciso (o piuttosto, mi ha implorata) ancora una volta di allontanarci per fare una volta per tutte chiarezza su questa storia che ormai ha una cappa plumbea come cielo. Secondo me, lui non solo non farà nessuna chiarezza, ma non sarà l’ultima volta che lo richiederà.
A mio avviso, si tratta di un insieme di cause, prima fra tutte un irrisolto complesso edipico e la paura di castrazione. Credo che lui, inconsciamente, mi abbia identificato con la madre che aveva per lui un attaccamento morboso e che lui ha vissuto come castrante. Inoltre, la sua educazione che lo ha portato a vedere il sesso come peccato, glielo fa piacere solo se visto come trasgressione. La sua indole, infatti, è altamente libidinosa, facilmente osservabile dal suo continuo guardare le altre donne, a volte anche con concupiscenza, altro nostro motivo di dissidio. Ancora, fondamentale per capire la sua dinamica psichica, la sua esperienza con una donna per lui molto importante dalla quale fu abbandonato, dopo un suo (di lui) tradimento. Episodio questo molto ricorrente, come se in me, avesse trovato la moglie-madre da “tormentare”, su cui “vendicarsi” per tutte le donne che non l’hanno mai amato e soprattutto la madre che l’ha trattato sempre come un bambino, l’eterno Peter Pan. "Mi dovete lasciare stare voi (donne), non ne posso più di voi!" Perché parlava al plurale rivolto a me? L'incapacità di mantenere legami duraturi forse risiede anche nel fatto che una relazione importante potrebbe portarlo a “rompere il legame” con la madre, quindi forse l’idea di cambiare frequentemente partner gli risparmierebbe questa “sofferenza” e gli farebbe riacquisire quella potenza che un amore importante invece può disturbare.
E’ chiaro che esiste anche la possibilità di un calo fisiologico di testosterone e di una certa "predisposizione" alla disfunzione erettile, se consideriamo l’insorgere di episodi analoghi anche prima di conoscermi. Da qui la spiegazione della sua frase “con te sono tornato a vivere” quando mi conobbe.
Risultato: sono una donna distrutta, sola, insicura, con la constatazione di essere stata abbandonata una seconda volta, senza più risorse interiori questa volta per risorgere come la fenice dalla ceneri. Non so come andare avanti, come risolvere tutto questo. Lo amo ancora moltissimo e questo mi fa stare molto male.
Lui non accetterà mai la realtà e, piuttosto che mettere in discussione la sua virilità, preferirà chiudere la nostra tormentatissima storia d'amore, come una star hollywoodiana che immortala la sua illusoria giovinezza uscendo prematuramente di scena.
Mi aiuti, la prego. Cosa dovremmo fare? Come affrontare con lui questo punto spinoso senza rischiare di offendere la sua suscettibilità? Oppure, devo trovare io la forza di chiudere?? Ma, è questo il problema, non ci riesco e sono caduta in una depressione che mi sta divorando e da cui non riesco più ad uscire.
Grazie infinite per avermi ascoltata.