lunedì, aprile 03, 2006

POSSESSIVITA' E...CODIPENDENZA ?

N° di riferimento: 336831408 Età: 26 In riferimento alla mail che le ho già inviato, le chiedoun aiuto. Ieri sera dopo una delle mie \"scenate\" nella quale rinfacciavo almio ragazzo di non darmi abbastanza attenzioni (cosa che non è vera), lui hadeciso che non può più, nonostante quando mi ama, stare male per me, esseresempre così soggiogato dalle mie scenate, dai miei problemi, dalle mie crisi.Forse stasera torna a casa nostra, ma non credo per restare. Ho bisogno di unaiuto forte. Io ho vissuto da quando avevo 5 anni con mio padre. I mieigenitori hanno divorziato che io avevo un anno. Mia mamma è stata una mamma\"cattiva\" che ha messo in pericolo me e mio papà, mi ha fatto vivere coseorribili e non c\'era mai per me, spariva per dei mesi senza che nessunosapesse dove fosse e mi ha fatto tanto male mettendomi in pericolo per tantianni, anche fino a qualche anno fa. Mio padre ha lottato con tutte le sue forzeper proteggermi fino a farsi venire un esaurimento nervoso anni fa. Ha dedicatola sua vita a me e solo a me e a proteggermi. E’ anche ammalato, è in dialisi tre volte a settimana e ci vede così poco che nonostante l’età (56 anni) l’anno prossimo non avrà più la patente. Mi sono sempre sentita sola, anche quando non lo ero perché piano piano mia mamma ha cominciato ad essere meno cattiva e piùpresente. Sette mesi fa, dopo aver cercato una casa per circa un anno, io e ilmio ragazzo, col quale sto da quasi dieci anni e col quale ho condiviso tutto,l’abbiamo trovata. Di fianco a mio padre, ciò che volevo, perché stavo maleall’idea di andare via, anzi forse non lo volevo davvero anche se ance iocercavo questa casa. Mi è venuto il panico e non sono riuscita a fare nulla. Hopianto tanto perché non capivo perché dopo tutti questi anni mi terrorizzaval’idea di vivere col mio ragazzo. Ho fatto un mese a stare male, perché avevoil dubbio che fosse perché non ero più innamorata, fino a quando alla mattinaappena alzata già piangevo, ero davvero a passi, e il mio ragazzo era davvero a pezzi, col suo sogno di vivere con me infranto (gli raccontavo tutto ciò che pensavo dentro di me). Alla fine mia mamma visto come stavo mi ha consigliata – quasi obbligata ad andare in affitto con lui, per vedere sedavvero ero innamorata di lui, e porre fine a questa agonia. In un giornoabbiamo affittato una casa, lui non voleva, non voleva fare questo passo inquesto modo, ma solo felici, anche rimandando il tutto più avanti. Io eroterrorizzata, stavo male al pensiero di lasciare mio papà, non volevo, misentivo anche in colpa perché lo lasciavo da solo (lui respira e vive di me esono la sua unica ragione di vita) dopo che lui era restato solo una vita perstarmi accanto. Siamo andati ad abitare assieme così. Io e il mio ragazzo abbiamosempre avuto un rapporto simbiotico, in questi nove anni e mezzo ci siamo vistitutte le sere, ogni sera, ogni giorno, sempre insieme. Ci siamo anche isolati dagli amici – amiche perché ci bastavamo, anche se a volte mi mancavano, mapreferivo stare con lui. Lui è la persona più dolce del mondo, tutti mi dicono che è una mosca bianca e io lo so, è adorabile e si fa in quattro per me e per chiunque, mi ama davvero in maniera incommensurabile. Vivere insieme è stato un incubo, io ero nervosa, rabbiosa con lui, come se lo odiassi, gli buttavoaddosso tutta la mia rabbia e i miei dubbi non passavano, non capivo perchéavevo dentro questa rabbia. E’ durata così per stanti mesi, poi quando io mistavo risollevando e la mia crisi sembrava andar via, lui si era cosìdemoralizzato, era così depresso per me, per come lo trattavo, per come glidicevo che non sapevo cosa provavo per lui, che ora era lui a non riuscire piùa tirarsi su. In questi nove anni sono sempre stata possessiva, senza motivo.Alla fine di questi mesi di crisi sotto lo stesso tetto, lui ha cominciato auscire qualche volta con dei suoi amici del lavoro. Ha fatto nove anni daeremita senza mai uscire, se non qualche volta in cui andava a casa di qualcheamico e io facevo una scenata se non mi mandava un sms quando arrivava a casa,senza motivo. Quando ha iniziato ad uscire io andavo nel panico. In casa vivevosolo per lui, se lui non era a casa stavo a fissare il muro, se una seragiocava al computer invece di stare con me sul divano passavo la sera a fissareil muro e mi sentivo come abbandonata e risentita di questo. Facevo così dellescenate dicendo che non gliene fregava nulla di me, mi sentivo una stupidaperché sapevo che farneticavo, ma non ci potevo fare nulla. Al lavoro vivevopensando a lui, quando usciva facevo ogni volta una scenata se ritardava anchedi dieci minuti, accusandolo di non avere attenzioni per me. Se doveva arrivarea casa al venerdì sera alle una, alle una e dieci il mio cuore iniziava battere all’impazzata, stavo male, poi mi montava una rabbia potente e poiappena arrivava o al telefono gli facevo una scenata perché non avvertiva.Senza motivo. Lui esce una volta ogni 15 giorni, una settimana, e gioca abiliardo tre orette. Non fa altro. E poi, continuo, ogni giorno, arimproverarlo di nulla, di ogni cosa, come se non stessi bene se non gli facciopesare qualche cosa, senza che queste cose abbiano importanza. A dicembre luinon ce l’ha più fatta, ci siamo separati per un mese, poi sono tornata a casanostra insieme a lui, lui diceva che per lui era solo un momento per riuscire amettersi tranquillo, perché lo stavo facendo esaurire, ed era vero. Che non cipensava nemmeno a lasciarci. Tutto è come prima, io ogni giorno sto male, nonmi sento felice, ogni giorno gli faccio scenate di gelosia – di ansia, se si fala barba alla mattina chiedo perché, se si veste un po’ più elegante chiedoperché, con toni brutti, sono gelosa, impaurita, spaventata che lui si possastufare, mi sento sempre come abbandonata, vivo come per lui, e lui invece mida così tanto che tutti mi dicono, e anche io me lo dico, cos’è che non ti faessere felice, perché ti senti abbandonata, proprio da lui che è semprepresente. Non riesco a controllarmi, sono rabbiosa e mai tranquilla. Per unperiodo ho pensato che il mio non fosse amore ma solo un attaccamento morboso eche questa mia dipendenza totale mi faceva uscire la rabbia proprio perchédipendente com’ero non vivevo più me stessa, vivevo male sempre nella tensionedi controllare lui, e quindi inconsciamente ne davo la colpa a lui. Lui diceche non ce la fa più, che non vuole farsi venire un esaurimento nervoso, chesta toccando il fondo, che io non riesco a cambiare, che sembra che l’unicacosa che a me interessi sia me stessa, l’avere attenzioni da lui, l’avere lui,l’avere sempre l’impossibile, continuare a fare richieste assurde come se ciòche ho non mi bastasse mai. E’ tutto vero. Sono andata per un po’ da unapsicologa, lei mi ha spiegato tutte queste cose legandole al mio passato“vuoto” della presenza di mia mamma, ma da lei andavo per parlare e sfogarmi,ma non credo che abbia mai fatto una “terapia”. Io invece devo uscirne, devoriuscire ad essere felice e a non elemosinare continuamente attenzioni da lui,come se appena lui girasse il viso io mi sentissi abbandonata, mi sentoabbandonata perfino se finche cucino invece di parlare con me gioca al computerlì di fianco a me. Se non mi avvisa quando tarda dal lavoro, e mille altrestupidate, gli tolgo i suoi spazi, come se lo volessi solo per me, in ogniattimo della giornata, e per me non faccio più nulla. Lui è davvero un amore, eio non voglio perderlo, anche se in questi mesi varie volte si scatenava dentrodi me come una voglia di ribellione forte, fortissima, sentivo il bisogno discappare via, di fuggire, di andarmene, di fare cose nuove e non sapevo quali,forse perché stando con lui in questo modo simbiotico per nove anni, non hovissuto nulla con le mie amiche, non mi sono vissuta, sono diventata come unacosa sola con lui e non ero più me stessa. Piango spesso, mi sento tanto incolpa verso mio padre al quale voglio un bene dell’anima, verso il mio ragazzo.Ho bisogni di aiuto, spero che lui stasera torni a casa e per restare perl’ultima volta, ma devo ricevere aiuto perché non ne vengo fuori e lo sto giàperdendo ormai e lui è la mia vita. Ieri sera gli ho fatto una scenata perchénon ha risposto ad una mail dal lavoro, poi perché è arrivato tardi dal lavoro,poi stanotte perché è venuto a letto mezz’ora dopo del previsto, accusandolo,rinfacciandogli il suo comportamento, non smettendo più di parlare a vanvera. A lui veniva da piangere per la disperazione che gli causavo, era come sul puntodi un collasso nervoso, non connetteva più, è logorato, svuotato, perché mi ama così tanto che chiunque se ne rende conto, ma io non lo faccio più vivere, come se lui dovesse vivere solo per me. Io non riesco a stare tranquilla, e dopo questi mesi di crisi sono ancora più insicura, spaventata, gelosa, ossessiva,impaurita, ansiosa, sempre triste e sempre vuota come se mi mancasse sempre qualcosa, come se non riuscissi mai ad essere felice.Cosa devo fare? Lei mi può aiutare? Qualcuno vicino a me (.............) che lei conosce mi potrebbe seguire da vicino? Lei lo può fare? E a breve, per salvare la mia storia, cosa devo fare? Non ho più il controllo di me e delle mie emozioni e né un punti di vista giusto sulle cose, vedo male dappertutto e nero ovunque.Grazie, spero risponda presto
La situazione che lei delinea nella sua lunga email è complessa. Le cause della sua situazione attuale hanno origini profonde, forse nel rapporto "simbiotico" con suo padre. Il copione faniliare passato lei, forse, ha replicato, in tutti quest'anni col suo ragazzo. Quest'ultimo, in parte, è anche stato "codipendente" da lei rafforzando, incosapevolmente, la sua "possessività". Uscire da questa situazione richiede un'aiuto professionale e forse anche il coinvolgimento delle figure per lei "significative". Non "consiglio" mai nessuno, perchè ritengo che sia importante la relazione che la persona instaura col "terapeuta", relazione che è strettamente soggettiva. Nell'immediato le suggerisco d'iniziare a leggere i libri che consiglio nella bibliografia. Conoscere, più approfonditamente il proprio disagio, è già un inizio di terapia.

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