sabato, marzo 10, 2007

FALLIMENTO ???


Gianni N° di riferimento: 779364275 Età: 48 FALLIMENTO Egregio Dottore, mi rivolgo a Lei perché la nettezza delle sue risposte e dei consigli che dà, già mi hanno aiutato a fare il primo metro, spero di continuare. Meglio un dolore lancinante che una ferita sempre aperta, vero?Allora, storia simile a tante altre, la mia: venticinque anni fà ormai, alle soglie del matrimonio ormai fissato, mia moglie ebbe un ripensamento confessato a me solo perché, poco più che ventenne avrebbe dovuto trasferirsi a molte centinaia di chilometri dai suoi affetti e dalle sue amicizie d’infanzia (come me del resto). Dietro mia insistenza ci fu il ripensamento e l’accettazione. Questo credo sia stato il peccato originale che ho commesso che non ho mai espiato a sufficienza. Per questo motivo ho perdonato una sua prima distrazione che si concesse con un comune “amico” conoscente in occasione di uno dei tanti periodi che trascorreva per i motivi su esposti presso la famiglia d’origine. Stetti molto male ma perdonai e mi impegnai ancor di più. Ho condotto la mia vita nell’interesse di mia moglie e dei figli. Mi sono sempre concesso poco. Ciò che facevo, l’aiuto sostanzioso che ho sempre dato in casa, rinunciando nei primi anni anche alla carriera è sempre stato da lei sempre poco apprezzato e riconosciuto perché ritenuto a torto o ragione dovuto; in ogni caso non mi è mai pesato e mi ha sempre gratificato. C’era il piacere di donare all’altro una parte di me. Lei invece ha continuato a sentirsi poco gratificata perché ha vissuto, come dicevo, con dolore il distacco geografico dalla sua famiglia di origine. Pur amandoci i nostri dissidi hanno avuto sempre questa origine. E per questo motivo ho sempre accettato, e solo quando la convivenza si protraeva oltre il sopportabile, a malincuore, di condividere molto del nostro tempo e la nostra casa e le feste comandate con i suoi familiari. Avrei voluto stare solo con lei in occasione della nascita del primo figlio ma con il pretesto dell’aiuto in casa ho accettato la presenza in casa della di lei madre per lunghi periodi come fatto ineluttabile, quasi fosse la “condicio sine qua non” della tranquillità di mia moglie ed, in definitiva,dell’integrità della nostra unione. Sono stato molto attento sempre alla qualità del nostro rapporto e queste cose che le scrivo le ho evidenziate mentre accadevano ma ho trovato su quest’aspetto sempre un muro invalicabile da parte sua, e solo per paura di perderla non ho posto quello che, col senno del poi, sarebbe stato un salutare aut-aut al momento dovuto. Per un lungo periodo ha sempre anteposto gli interessi affettivi verso la sua famiglia d’origine piuttosto che per la “nostra” famiglia. Periodi comunque alterni bilanciati da molti momenti sereni e veramente felici. Sempre per non incrinare il rapporto ho condiviso il suo desiderio di avere un secondo figlio; i primi tre anni sono stati difficili per le notti insonni, il comune lavoro di entrambi di giorno e il primo figlio da accudire. Non so se per questo o per le sue pregresse mancate gratificazioni si profilò cupo all’orizzonte il suo secondo tradimento che io accidentalmente scopersi sul nascere. Per me iniziò un secondo periodo buio, accettai di nuovo e con un lungo lavorio faticoso di entrambi siamo riusciti a superare anche questo. Da allora, vuoi per la maturità vuoi per l’ormai acquisita integrazione sociale e lavorativa lei ha raggiunto finalmente una sua serenità ed equilibrio. E qui viene il bello: quando avrei finalmente potuto raccogliere i frutti di una unione che ha resistito superando diverse difficoltà ho iniziato io (che ho sempre avuto occhi solo per lei) a scambiarmi degli imbecilli sms con una collega che peraltro non ho mai ritenuto alla mia portata. Ed invece il giochetto ormai iniziato quattro anni fa, e che all’inizio candidamente confessai anche a mia moglie, mi ha completamente annientato. Perché non ho mai accettato questa passione e sono riuscito a darle sfogo solo grazie a momenti particolari e contingenti ma mai consapevolmente programmati e vissuti; il mio rigore, non me lo ha mai consentito ma soprattutto perché, analizzandomi, non ho mai accettato che questo “incidente” possa arrivare a determinare il fallimento di una vita (con quel che ho investito!) e di esserne, per giunta, addirittura io la causa! Più mi negavo però e più la passione e l’ossessione e la dipendenza crescevano in ciò non agevolato dalla Signora che pur accettando a parole la mia volontà di non avere una storia parallela, da convinta assertrice del “carpe diem” non ha perso occasione per dimostrarmi il suo interesse ed il suo affetto (definito anche amore) in questi lunghi anni. Mi sono sentito in un cul di sac incapace di prendere una decisione.Alla fine in qualche occasione la passione si è scatenata e su di me ha avuto un effetto dirompente. Unitamente agli inevitabili sensi di colpa ho sentito l’assoluta necessità, fortemente credendoci, di tornare nel mio guscio protettivo e mai più di uscirne riuscendo a guardare con disincanto e distanza anche l’altra. Perché? Durava purtroppo poco questa sensazione perché il desiderio anche solo di vederla e i sensi di colpa, questa volta nei confronti dell’altra, non mi hanno mai indotto a troncare questa che per il 95% del tempo è stata solo una complice amicizia ed un amore inespresso e sempre nella fase dell’innamoramento. Sono prostrato, svuotato senza più interessi nei confronti della vita e della mia famiglia. Sto male anche fisicamente e mi domina unicamente il dolcepensiero della Signora salvo poi ripiombare nei sensi di colpa nel caso riuscissi di nuovo a lasciarmi andare. Mi infastidisco dopo un nostro incontro se mi chiama, ma sbircio 100 volte il cell nei giorni successivi in attesa di un suo segnale! Ho deciso di non assumere alcun farmaco e sono ricorso all’aiuto di una terapeuta (terapia breve strategica, due sedute infruttuose per il momento:cosa ne pensa?) la quale ha evidenziato oltre al mio rigore assoluto la mia assoluta indisponibilità a concedermi alcunché oltre ad una presunzione smisurata. Da laico, seppur bacchettone, in cuor mio non credo che concedersi un’amica di cuore faccia parte degli spazi individuali consentiti in un rapporto di coppia! Inoltre non ho mai ritenuto di potermici abbandonare perché l’ho sempre ritenuto, oltre che banale, una debolezza inaccettabile (dopo aver biasimato quella di mia moglie..) quasi un’arrendevolezza agli eventi. Vorrei insomma poter condividere un giorno l’aforisma che le difficoltà aiutano a crescere, diaver sofferto ma di avercela fatta! Invece…sto sempre peggio i miei stati d’animo dipendono dalla mutevolezza dell’umore della Signora. Sono geloso ma non posso permettermelo perché non c’è ufficialmente storia e per di più l’altra potenziale alternativa credo stia ormai svanendo. Dopo aver masochisticamente sperato per anni che ciò accadesse adesso ne soffro maledettamente! Da una settimana, infatti, dopo l’ultimo incontro la Signora mi ha confessato di aver staccato (pur nell’occasione baciandomi con ardore…). Ho deciso dopo aver letto la sua “Teoria del Distacco Totale” di tentare per l’ennesima volta questa strada almeno perché i sensi di colpa nei confronti della Signora non hanno più motivo di esistere. E’ difficile data la colleganza, spero di farcela. Che poi arrivi ad un risultato dopo quattro anni mi pare ormai obiettivamente difficile ma non ho altre alternative. La cosa che veramente invece non credo riuscirò a riconquistare è la voglia e la gioia di vivere anche per le piccole cose quotidiane in famiglia. Una delusione, drammatica, dottore, lei dice, può aprire la via ad una nuova occasione; nel mio caso l’agognata alternativa futura che soppianta quella perduta è un vestito ormai logoro. Mi trovo a vivere in una realtà che ormai non mi appartiene più perché ho in mente l’altra? quando l’altra non ci sarà più mi piacerà di nuovo? o l’altra è solo il detonatore delle mie contraddizioni? Causa od effetto? Di una cosa sono certo mi annienterò accettando una vita senza stimoli ma non credo riuscirò a prendere atto del fallimento (se di questo dovesse trattarsi). Forse le mie difficoltà sono queste…Che fare?


Innanzitutto la ringrazio per la significativa email che ha inviato. Significativa, perchè, sopratutto nella parte finale lei pone degli interrogativi che sono quelli che lei deve porsi ai fini terapeutici. Ma allo stesso tempo non abbia fretta di rispondervi. Interrogativi che non hanno trovato risposta in 25 anni, se non di più, non possono trovare risposta in tempi brevi. Non sia "rigoroso" anche in tal senso, ci conceda il tempo per elaborare il tutto. Personalmente le dico che l'altra può essere il "detonatore" delle sue contraddizioni. E' allo stesso tempo causa ed effetto. Ma questo "detonatore" ha avviato in lei una seria "riflessione" che per quanto dolorosa e dilaniante, se correttamente effettuata, le permetterà d'uscire dall'"empase affettiva" in cui si trova. Trasformerà il fallimento (se di fallimento si tratta - vedi titolo del post) in una vittoria. Circa l'utilità di una terapia breve strategica nel suo caso, per motivi deontologici non posso risponderle. Personalmente sono contrario a terapie lunghe, perchè spesso "spostano" solo la dipendenza sul terapeuta. La saluto con un aforisma su cui dovrà riflettere:

"Non smetteremo mai di esplorare, e alla fine di tutto il nostro esplorare ritorneremo al punto da cui siamo partiti e conosceremo quel posto per la prima volta. "(T.S. Eliot)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buonasera, stessa età stessa durata del matrimonio, stessa situazione tranne il fatto che io, la moglie, non l'ho mai tradito o a suo dire ho tradito il suo grande amore verso di me non amandolo come avrebbe voluto lui. Oggi le mie tenerezze non le vuole più perchè sta esplorando alla ricerca della donna ideale che io non posso più essere. I miei cambiamenti non sono più importanti per lui, ha sofferto e ora vuole farmi soffrire, ma sta soffrendo ancora anche lui, perchè, come me, non accetta il fallimento. Io lo aspetto da dove siamo partiti per ricominciare, se mai lo vorrà, come se fosse la prima volta.

Anonimo ha detto...

Io lo aspetto da dove siamo partiti per ricominciare, se mai lo vorrà, come se fosse la prima volta.

Professore non ho aspettato invano, siamo tornati a coccolarci come se fosse la prima volta, solo quando lui ha deciso fosse il momento, ma è tornato. Ed io ero pronta ad essere la sua donna. Le sue parole sono state profiziatorie. Un affettuoso saluto