venerdì, marzo 09, 2007

RELAZIONI AFFETTIVE

delovely N° di riferimento: 250745226 Età: 32 Riguarda rapporto padre-figlia. Da qualche anno dopo eventi avvilenti (tradimenti economici, tradimenti verso mia madre e verso me e mio fratello disabile) ho cercato di analizzare il rapporto con mio padre.Fin da adolescente ho sentito che qualcosa non tornava, osservando i genitori di amiche, mio padre si rapportavano con loro come tutti facendo il simpatico e di risultare persona gradevole, con me e la famiglia ci ignorava (al massimo stai zitta... tu non ne capisci niente...cosa parli a fare ...questo a me e a mia madre non con mio fratello che è disabile). Cresciuta ho scoperto la dilapidazione dei risparmi dedicati da lui al gioco (mia max delusione l'unica cosa positiva e che dimagrii mettendomi in forma) non potendo negare si fece scudo con i problemi con mia madre facendo finta di piangere ed io ingenuamente cercai di riappacificare tutto e ristabilire un equilibrio. Andando avanti con gli anni ho scoperto i tradimenti verso mia madre e altro dispersione di soldi quindi ho cercato di risollevare mia madre, la quale nonostante i consigli legali di una sua situazione favorevole ha accettato di tenerlo in casa, ho cercato di affrontarlo a questo punto (io ormai grande) davanti alle sue negazioni ho capito che ha sempre mentito nei miei e nei confronti della famiglia. Il problema secondo me è che mio padre il vero rancore lo ha con me, visto che sono stata il problema che ha causato il matrimonio con mia madre, e rispecchio il prototipo di figlio che avrebbe voluto suo padre e che lui non è stato: ottima studentessa senza difficoltà fino alla maturità, quando ci fu il primo scontro "CONTINUO DEGLI STUDI" io volevo provare l'università e lui non havoluto (non ha completato gli studi superiori) "dovevo lavorare".... fatto qualche lavoretto precario ho deciso di rimboccarmi le maniche e attuare la mia scelta VADO ALL'UNIVERSITA' E LAVORO PER MANTENERE GLI STUDI. Raggiungo anche questo obiettivo e neanche la soddisfazione di dirmi congratulazioni ce l'hai fatta (del resto è sempre stato così). Così mi sono messa in cerca di lavoro, chiedendo anche il suo aiuto per contro aiutava figli di altri..... Mi ha sempre ritenuto troppo ambiziosa e di conseguenza sottolineava che dovevo piegarmi ad essere umile. e alla mia domanda cosa c'è di male di essere ambiziosi, di migliorarsi di provare a crearsi una situazione che ti consenta di vivere dignitosamente senza problemi economici. La risposta "tu non capisci i valori della vita", i valori della vita li conosco ma non accetto di sottomettermi ad una persona come lui come ha fatto mia madre. Dopo scontri e litigi me ne vado di casa, e vado a convivere con il mio ragazzo(questo è il mio secondo problema), trovo un lavoro precario stagionale e dopo 2 anni di convivenza mi accorgo che non ho più energie sono logorata dentro. Sento il bisogno di stare da sola, cosa che il compagno non capisce e tutte le volte che lo faccio presente si mette a piangere (cosa che non sopporto più) "ricattandomi " moralmente in quanto sono quanto sia sensibile e persona buona ed affidabile ma troppo debole per stare accanto ame. Adesso ho chiesto aiuto ai miei genitori per acquistare una casa e....sbang!!!! ci risiamo la mia "ambizione" infastidisce mio padre che nega l'aiuto in quanto casa ce l'ho, la loro, dal mio canto non ho intenzione di rientrarci. Riconosco che il rapporto di mio padre con il suo è stato difficilissimo, un padre padrone livello fascista duro ed inflessibile, lo ha tenuto sotto torchio fino alla sua morte....ma io mi chiedo ma quando una persona diventa genitore la prima cosa che vuole per suo figlio non è il meglio che c'è a qualsiasi costo? Non cerchi di evitare che soffra quello che hai sofferto tu in passato? Io ho sempre avuto queste convinzioni, e forse le mie ambizioni di costruire una base solida per una futura famiglia non sono le cose che vogliono fare tutte le persone "normali". La mia richiesta è come devo affrontare mio padre e cercare di fargli capire che sta facendomi riscontrare le colpe di mio nonno, e come posso spiegarmi che sua "rivalità" nei miei confronti? In fondo come dice lui mi ha voluto ma per cosa per vendicarsi di chi? La mia seconda richiesta è come posso far capire alla persona che convive con me che non è la persona giusta per me, ma che di bene gliene voglio anche se so che lo ferirò profondamente, lasciandosi sarà un bene per entrambi.
La domanda che lei mi pone sul rendere "consapevole" suo padre di certe sue problematiche passate richiederebbe ben altro spazio. Posso solo dirle che non può affrontare certe tematiche in maniera diretta. Serve prima un "riavvicinamento" a suo padre, dove lei si ponga in maniera non "giudicante". Successivamente, con calma e nel tempo, renderlo consapevole di certi suoi comportamenti. Il tutto non è facile perchè la "rabbia" che lei ha dentro nei confronti di suo padre è sempre pronta a manifestarsi al primo pretesto. E' quest'ultima variabile la più difficile da gestire. Per quanto riguarda la sua seconda domanda le dico che pur ribadendogli il bene che prova per lui deve essere ferma nel "distacco", a costo di sembrare cinica e cattiva. Non esistono modi "indolori" di lasciare una persona che è dipendente. Saluti.

Nessun commento: