venerdì, maggio 07, 2010

IL MALE D'AMORE E' UN DOLORE LACERANTE

Il male d'amore un dolore lacerante, da togliere il respiro... Ne avevo sentito parlare ma non immaginavo ne avrei sperimentato direttamente gli effetti sconvolgenti oggi, all'età di 40 anni. Ecco in breve la mia esperienza.

Una relazione di breve durata ma per me estremamente importante, momenti meravigliosi, conversazioni interminabili, emozioni profonde, promesse reciproche. Io l'ho amato moltissimo forse per la prima volta nella mia vita. Dopo sei mesi la scoperta dell'amara verità. L'uomo con cui credevo di condividere un progetto di vita era in realtà un simulatore d'eccezione dalla personalità narcisitica che mi ha sempre raccontato un infinità di bugie mentendo su se stesso, sui valori in cui diceva di credere, sui sentimenti nei miei confronti e sui progetti che insieme avremmo dovuto realizzare. E quando mi ha lasciata ha cercato di attribuirmi l'intera responsabilità della fine della relazione negando sempre, anche davanti l'evidenza dei fatti, la relazione con un'altra donna. Una delusione totale, il buio più completo. Da allora ho deciso di staccarmi da lui totalmente non rispondendo più a nessuno dei suoi messaggi o tentativi di riconciliazione sperando che ciò mi avrebbe aiutato a superare prima il dolore.

Tutto inutile. Anche a distanza di tempo (più di nove mesi) lui è sempre dentro di me, padrone della mia mente, dei miei pensieri come un tarlo che non riesco a debellare. Fallimentare anche ogni tentativo di autoriflessione ed autoanalisi alla ricerca delle cause. Perchè un tale struggimento (o meglio distruggimento) per un uomo che, diversamente da i miei precedenti compagni, non è certo meritevole di rispetto, di stima e di amore? Paura della solitudine? Incapacità di stare da sola? Aspettative eccessive? A dire il vero ho sempre coltivato molti interessi e non ha mai sentito il bisogno di avere necessariamente un uomo accanto per sentirmi completa. Ma potrei non volerlo ammettere neppure a me stessa... Problematiche affettive passate irrisolte? Non sono riuscita ad individuare gravi scompensi. Ma una causa ci deve essere. Proprio io che ho sempre sperato che nella vita nulla accadesse per caso, che tutto doveva avere in fondo una sua ragione d'essere e che anche le esperienze dolorose potevano diventare un'occasione per conoscere meglio se stessi e gli altri, migliorarsi, intraprendere nuove vie. Io questa occasione fino ad ora l'ho persa. Non sono cresciuta, al contrario questa esperienza ha incrinato la mia autostima peggiorando i miei rapporti interpersonali ed aumentando il rischio di chiudermi sempre più dentro ad un guscio unico riparo sicuro dalle possibili delusioni.

La ringrazio dott. Cavaliere anche solo per la possibilità che mi ha dato dii scrivere il "mio male interiore", un disagio spesso sottovalutato ma che può diventare, per chi lo vive, un vero e proprio tormento dell'anima, un'anima ... la mia......che si macera e si consuma ancorata com'è¨ ancora al passato, ad un'illusione che mi impedisce di cogliere le opportunità e le gioie del presente. Scriverne mi ha comunque obbligato ad affrontarlo, ad analizzarlo, in qualche modo a ridimensionarlo anche se non intravedo per ora nessuna luce che mi guidi verso l'uscita da questo tunnel.

Cordiali saluti. Martina

1 commento:

sabri ha detto...

Sarà fose l'età che ci accomuna o fose la banalità nella fine di una storia solo da noi vestita dell'abito dell"amore" ma percepisco il tuo dolore viscerale come il mio.
l'autostima impatta al primo colpo incrinandosi, ma non è tanto quella a preoccuparmi quanto il tarlo nella mia testa del perchè.
Perchè quando hai finalmente scelto di viverti senza maschere vieni rifiutata anche se potevi essere la donna giusta....
continuo a ripetermi di essermi innamorata dell'idea dell'amore di cui avevo bisogno in quel momento e che questa idea mi ha portato a superare barriere, differenze culturali, ostacoli che all'inizio razionalizzavo con chiarezza.Penso però che
qualsiasi dolore ti attaversa e ti fa crescere necessariamente obbligandoti ad un lavoro di costruzione o ricostruzione che non è mai fine a se stesso.
Sicuramente c'entrano i 40 anni e i condizionamenti culturali ed il fatto che non sai dove ti stai dirigendo e vorresti un pò di piatta in questo mare agitato.
Provo, ed è questo il lavoro più difficile, a non odiarmi, a non odiarlo a sperare nella sua felicità cercando di cogliere il positivo per tutto quello che mi ha donato per come è, per la parte più gioisa di me che è riuscito a far venir fuori come il vento che ti colpisce all'improvviso aprendo una finestra chiusa fino ad un attimo prima.
Non so se ti sono d'aiuto forse lo faccio egoisticamente per me come sfogo, eppure ti sento vicina nel modo di pensare e di vivere, chiudersi mai e poi mai, sperimentare il dolore fa vivere è un istinto incontrollabile lascialo andare e sorridi alla vita stringi con lei un vero patto di amicizia ti assicuro che non ti tradirà soprattutto quando non capirai il perchè.
un abbraccio grande
Sab