martedì, gennaio 15, 2008

E' STATO ABBANDONATO DALLA MOGLIE

Paola Età: 58 La mia famiglia ed in particolare il mio caro fratello Giacomo hanno subito un angosciante problema. Da alcuni mesi e' stato abbandonato dalla moglie dopo aver vissuto con lei felicemente per molti anni. La cosa e' avvenuta improvvisamente e questo ha creato in lui un trauma psichico o qualcosa di simile. Giacomo soffre ora di una personalita' sdoppiata. Mi spiego meglio. A volte e' estremamente lucido e razionale ma privo di emotivita' per poi precipitare in uno stato confusionale totalmente emotivo e autodistruttivo. Prima dell’abbandono e' sempre stata una persona molto ponderata, comprensiva e saggia. Insomma un riferimento essenziale per tutti sia in famiglia che sul lavoro. Oltre tutto soffre ora di una serie di problemi fisici di varia natura (senso di oppressione, difettosita' all’udito e alla vista, balbuzie, ecc.). Ha gia' tentato per due volte di suicidarsi perche' non vede piu' futuro nella sua vita. E' angosciato dalla sopravvenuta incapacita' di provare emozioni. E' in cura da uno psichiatra ma nessun medicinale riesce a lenire in modo soddisfacente il suo dolore. Quali speranze abbiamo per migliorare la situazione?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Paola,
sono uno psicologo e conosco bene ciò che hai descritto perchè ho avuto alcuni pazienti con sintomi molto simili a quelli che descrivi. La mia è un opinione di carattere generale anche perchè ogni caso ha delle proprie specificità ma quello che posso dirti è che tuo fratello ha subito una dissociazione mentale causata dalla sua incapacità emotiva di fronteggiare l’evento dell’abbandono. In questi casi, fortunatamente non molto frequenti, la nostra mente si ‘difende’ permettendo una vita priva di emotività a scapito però di momenti di profondo sconforto e angoscia estremamente pericolosi in quanto non controllabili dalla propria razionalità. Da qui i tentativi di suicidio o in alcuni casi di omicidio/suicidio. Per esperienza ti dico che purtroppo è molto difficile uscire da questo stato dissociato e in tutti i casi che ho seguito è sempre e solo successo a seguito di un successivo innamoramento o per un investimento emotivo molto intenso in una nuova attività lavorativa. Direi che è assolutamente necessaria una controreazione emotiva altrettanto forte come quella che ha causato il trauma originale. In tutti i casi poi è importantissimo il supporto di totale e incondizionata fiducia da parte della famiglia e quello di un eventuale psicoterapeuta.

Anonimo ha detto...

Cara Paola
Mi sono chiesta se risponderti a causa dell’epilogo tragico che ha avuto la vicenda che mi ha coinvolto ma ho deciso di farlo perche’ spero di poterti dare ugualmente un aiuto nell’incoraggiarti nel proseguire nel percorso di aiuto che stai percorrendo con amore.
Sono stata felicemente sposata con Marco, ingegnere edile, per 12 anni. La nostra è sempre stata una vita caratterizzata da una splendido rapporto purtroppo non suggellato dalla presenza di un figlio. Circa un anno fa mi sono trovata a cambiare lavoro e ho conosciuto un collega con il quale ho instaurato subito un rapporto direi quasi fatale, di folle innamoramento reciprocamente corrisposto. Dopo sei mesi di sotterfugi decisi di dirlo a Marco. che sorprendentemente si dimostro’ molto comprensivo nei miei confronti. Ma era solo apparenza, in realta’ subi’ un grave trauma; avevo tradito la fiducia illimitata che aveva in me. Vissi con lui ancora per tre mesi, a causa dell’indisponibilita’ temporanea della casa del mio partner e in questo periodo vidi e patii quasi tutti gli effetti che accadono ora a tuo fratello Giacomo persino aggravati da frequenti svenimenti e da altre manifestazioni psicosomatiche molto dolorose. Anche lui tento’ il suicidio dopo aver abbandonato il lavoro per un aggravarsi dei rapporti personali con i colleghi. Quei tre mesi furono per me terribili e fu per me una liberazione abbandonarlo anche perche’ mi ero illusa che in qualche modo la mia assenza lo aiutasse a superare la sua disperazione. Purtroppo passo’ circa un mese e un infarto interruppe definitivamente le sue sofferenze. Non sapro’ mai quanto mettere in relazione la sua morte con il mio tradimento anche se rimango convinta pienamente delle mie responsabilita’. Da quel momento i rapporti con il mio partner peggiorarono sempre piu’ a causa del mio senso di colpa e ora mi trovo sola e completamente distrutta. Se Marco non si fosse chiuso in un angosciante mutismo e in uno stato di totale rassegnazione forse io non lo avrei lasciato. Ho interpretato la sua disperazione autodistruttiva come un necessario travaglio dovuto al mio abbandono. Ora pago a carissimo prezzo la mia miopia perche’ Marco era davvero la persona più meravigliosa del mondo.
Quindi cara Paola, non disperare perche’ Giacomo ha la fortuna di avere il tuo supporto e questo sono convinta che sara’ piu’ che sufficiente per farlo uscire dal suo stato. Aiutalo a capire di non essere solo e cerca di sostituirti all’affetto che ora gli manca. Marco si e’ lasciato morire perche’ non ha avuto un affetto alternativo. E io non l’avevo capito.

Anonimo ha detto...

Ringrazio Marina e l'esperto psicologo della calorosa vicinanza ai miei problemi ma devo purtroppo comunicare con immenso dolore che Giacomo non ci ha concesso il tempo per poterlo aiutare e ha deciso di porre un termine alle sue sofferenze. Grazie.