domenica, giugno 18, 2006

RIFLESSIONI SULLA DIPENDENZA AFFETTIVA

ele N° di riferimento: 336058522 Età: 26 Argomento: Salve dottore, eccomi di nuovo qui con le mie riflessioni che in questo periodo abbondano.Sono la ele che lei ha messo tra le storie di speranza(http://maldamore.blogspot.com/2006/05/psicoterapia.html) . Non ho avuto ricadute in quest'ultimo mese. Quindi sono ancora una speranza. Le mie giornate sono state piuttosto piene e lo saranno ancora almeno fino alla fine di luglio. Il dolore è passato presto. E' stato strano: qualche giorno fa mentre mi addormentavo ho ripensato a quel ragazzo e mi è sembrato che fosse passato molto tempo. Era passato solo un mese. Credo di essermi un po' anestetizzata dentro o forse, quando il dolore viene accettato, le cose diventano più facili e più naturali. Non lo so. Non so perché. Mi sono resa conto che per un po' di tempo non devo "cercare" altre storie. Prima devo acquistare più consapevolezza. Non basta essere immersi nelle proprie cose, anche se come reazione immediata aiuta molto. Perché credo che il rischio si ripresenti non appena si ha un momento di pausa. La difficoltà è rimanere integri, quando non si hanno impegni. Intanto ho cominciato a osservare i rapporti con gli altri. La famiglia l'avevo già scansionata al dettaglio. Poi c'è il presente, gli amici, le relazioni con gli altri. Questa fetta l'avevo guardata poco. Anche in questo campo ho costruito delle dipendenze. Quando ho letto il libro della Norwood, nelle ultime pagine ho guardato e cercato di applicare i consigli di "guarigione". Lì ho trovato le difficoltà maggiori. Molte delle mie amiche hanno problemi simili ai miei. Con loro sto cercando di passare del tempo, senza avere come unico argomento di conversazione l'amore. Tra i consigli del libro ce n'era uno che mi ha colpito: condividere interessi sani con gli altri. Non è facile. Con alcune ci riesco, con altre proprio no. Ci sono anche amiche che non hanno questi problemi. Ma mi sono accorta che con una di loro ho una certa dipendenza, che va avanti fin dall'adolescenza. Sto cercando di analizzarla, di capirne i motivi. Il risultato è che finiti gli impegni della giornata, spesso scelgo di stare da sola. Non ne sono del tutto felice. Preferirei uscire. Ma so anche che quando mi accontento della routine di sempre, non torno a casa arricchita, ma svuotata. Non è facile. Quando si è in un modo da molti anni, tutta la vita che ci si è costruiti attorno s'incastra alla perfezione con quel "modo". Allora bisogna anche accettare per un po' la solitudine, perché così si lascia spazio per le cose nuove, per i rapporti nuovi. Mi è successa una cosa buffa dopo quest'ultima rottura. Io non avevo voglia di parlarne, di pensare ai se e ai ma, ma solo di uscire e di fare cose che mi piacevano. Molte delle persone che ho intorno mi hanno fatto tante domande,erano pronte a consolarmi. Ma non ci sono state fuori dal ruolo di consolatori. Insomma, nel mio puzzle perfetto, avevo costruito con alcune di loro quella che la Norwood chiama un'associazione di mutuo soccorso, che però non era sana, perchè nessuna di noi si rendeva conto. All'inizio ho avuto la grande tentazione di aiutarle a tutti i costi, ma sono rinsavita presto. Ognuno fa ilsuo percorso e si può solo raccontare di sé, non cambiare gli altri. La dipendenza non riguarda solo l'amore verso il proprio partner e io ho spesso oscillato tra vari modi di dipendere. L'amore ha occupato molto del mio tempo mentale. Ma ne lasciavo anche una bella fetta per i problemi familiari o d'amicizia. Insomma. I miei pensieri erano tutti lì, a soffrire per i problemi con gli altri e non a cercare una via d'uscita. Ora che cerco una via d'uscita mi sono accorta che forse devo salutare anche altre dipendenze, oltre quella dall'amore e che questa nuova solitudine è la cosa più difficile da accettare. Ho spesso dei dubbi, e non sempre mi sento sicura di ciò che sto vivendo. Lei cosa pensa di queste mie riflessioni fuori tema? Gentili saluti e grazie per la sua costante attenzione.
Ritengo che le sue riflessioni e considerazioni siano profonde e significative. Qualche dubbio e qualche aspetto di noi non "gradito" rimarrà sempre e fa parte della storia personale di ognuno di noi. Non pecchi di eccessiva severità verso sè stessa. La ringrazio per la sua testimonianza che le ripeto, ritengo, profonda e significativa. Cordiali saluti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao Ele ho letto la tua testimonianza e anche se può non essere consolante sappi che condivido molte delle cose che hai scritto. Non è facile per niente lo so bene liberarsi dalla dipendenza affettiva e quando si inizia si ci sente proprio come sull'orlo di un baratro. I momenti di 'pausa' come hai ben scritto sono i peggiori. Fare tante cose nuove o che si è traslaciato per molto tempo e soprattutto occuparsi di se stessi è importante, un'esperienza nuova e stimolante, e che ci aiuta a tenere a bada i pensieri negativi. Quando ci fermiamo però quei pensieri ecco che tornano prepotenti, a ricordarci sono qui, sono una parte di te, mi devi considerare. Ecco credo che sia necessario imparare anche questo di noi stessi, che le emozioni negative vanno vissute invece che represse perchè è l'unico modo per superarle. E non dobbiamo sentirci un fallimento per questo motivo, anzi al contrario. Ieri sera per esempio, quando mi sono messa a letto prima di addormentarmi, ripensando alla giornata, all'improvviso è comparso il pensiero di lui, e alla relazione, a come è finita, chiedendomi come poteva andare se fossi stata in quel momento già consapevole di tutto quello che so oggi di me stessa e della mia dipendenza. Mi sono sentita così a disagio... Ho avuto paura. Paura per prima cosa di andare in cucina aprire il frigo e mangiare per far cessare il dolore che sentivo. Poi mi sono detta, calmati, hai agito bene per la prima volta in vita tua pensando prima a te stessa, devi esserne fiera e quello che senti in questo momento è naturale, perchè è naturale sentirsi un po' giù e delusi. Allora ho lasciato che i pensieri fluissero liberamente e li ho osservati, ho ascoltato le sensazioni che provocavano e le ho accettate e piano piano mi sono sentita meglio. Non ti abbattere! Non sei sola! E' bello anche per me grazie alle tue parole leggere che non sono la sola a sentirmi così. Forza! :-)