mercoledì, dicembre 27, 2006

TESTIMONIANZA: MAI PIU' PER NESSUNO


Sono una donna di 45 anni... sono stata sposata per 20 anni con un uomo che ho capito solo dopo tanto non amavo... insieme abbiamo avuto 2 figli stupendi, ma se escludo i primi anni in cui le cose sembravano andare bene poi sono cominciati i miei problemi :ansia continua , attacchi di panico , depressione , nessuno psicologo sapeva aiutarmi a capire da cosa dipendessero fino a quando un giorno ho incontrato quello che io chiamo L'Amore....quello vero...a quel punto senza rendermene conto dimenticavo di prendere le medicine , non avevo più bisogno di gocce per combattere l'ansia , mi sentivo forte euforica e con una voglia di rinascere che non avevo mai provato prima...con quell'amore siamo andati a vivere insieme, e io ho continuato ad amarlo sempre di più, fino a farmi male il cuore ogni volta che lui mi faceva capire che per lui non era la stessa cosa.
A distanza di 5 anni la situazione è peggiorata moltissimo, io continuo ad amare quest'uomo che mi sa ricompensare solo con ferite sempre più profonde.... ora stò cercando la forza di lasciarlo, non posso più vivere in questo modo, ci ho già provato tante volte ma poi sono sempre tornata.
Non posso continuare perchè so che sarebbe la mia fine, mi stà distruggendo nel corpo e nella mente, ma di una cosa sono sicura, se dovessi riuscire a trovare quella forza non vorrei mai più provare un sentimento così forte per nessuno... spero di farcela.

HA PAURA CHE LO TRADISCA

Franca1332 N° di riferimento: 829995050 Età: 51 Ho 51 anni e da qualche mese sto vivendo una bella storia d'amore. Da tanto tempo stavo da sola quando, con grande sorpresa, la vita mi ha fatto il regalo di conoscere il mio attuale compagno che ha 64 anni. Tre mesi fa, è stato operato di prostectomia radicale e sta vivendo una fase depressiva che mi preoccupa molto. Si crea molte ansie sul nostro futuro, in vista di una sua possibile impotenza sessuale dovuta all'operazione."Se resto impotente ci lasciamo ma restiamo amici", mi ha detto. Soffre, anche se dovrebbe essere contento del risultato dell'intervento: nessuna metastasi, solo il classico disturbo dell'incontinenza che il chirurgo ha detto che supererà. Mi manda continui messaggi di gelosia, quel che più lo fa stare male è la certezza che io arriverò a tradirlo. Da tenere in conto che il suo precedente matrimonio è finito proprio per i continui tradimenti della moglie.Voglio stargli vicina e aiutarlo. Cosa fare? Franca
Nulla può con le parole di fronte alle insicurezze e gelosie del suo compagno. Esse hanno un origine profonda e lontana, e l'età stessa è un ostacolo al loro superamento. Può agire solo su di un piano non verbale, manifestandogli giorno per giorno il suo amore e la sua fedeltà al di là delle sue condizioni fisiche. Col tempo il suo compagno, superata anche la fase acuta post-operatoria, mitigherà certe sue ossessioni. Saluti.

CONSAPEVOLEZZA E PANICO

coccynella N° di riferimento: 704466771 Età: 45 Non è facile, ma vorrei provare a raccontare la mia storia. Non è ancora finita, ma so che se continua cosi finirà e ciò mi fa disperare. Lui è vedovo e ha quattro figli. Già li si nota un dato anomalo, inoltre sua moglie si è suicidata, altra grave anomalia. E le sue stranezze non finiscono , io a volte mi chiedo perchè mi sono innamorata cosi... probabilmente lui incarnava la figura paterna e il suo ruolo mi pareva caldo e protettivo dopo tutti i single impenitenti e narcisi. Lui mi dava la prospettiva immaginaria della famiglia che io tanto cerco dopo la separazione e dopo un'infanzia sofferta.Tutto sembrava andare bene, il suo carattere non era certo dei piu espansivi, ma era molto attratto da me e mi dava calore. Facevamo sul serio e i nostri bimbi hanno iniziato a frequentarsi, io ho fatto il possibile per sedare la gelosia delle mie verso questo esercito di orfani che voleva molte attenzioni. Cercavo anche spazi per la nostra giovane coppia, ma non ne trovavo lui nn sapeva organizzarsi, pur avendo nonne , zie, babysitters e una tata a tempo pieno. Iniziano screzi sempre piu profondi , io mi sento chiamata a dare molto e ho molta solitudine in cambio. Poi un altro fatto anomalo gravissimo: mi accorgo che un suo amico ha attenzioni particolari nei confronti dei suoi figli. Cerco di farglielo notare , prima con delicatezza, poi in modo sempre più marcato. A quel punto lui si infuria. Dice che io lo voglio controllare, che non sopporto i suoi spazi e i suoi amici. Le mie rabbie per questo sentirmi nonascoltata , non stimata in questo momento di emergenza in cui cerco di salvare i suoi figli vengono prese per esaurimento ed io vengo esortata a curarmi. Paradossalmente ciò mi fa ammalare sul serio e l'ultimo anno della mia vita è atroce. Un po per la menopausa, un po per la disperazione di una storia ambigua e pericolosa, cado in uno stato di prostrazione che , però , si limita al nostro rapporto. Nel frattempo il suo amico viene denunciato da altre persone con le quali si era comportato come coi suoi figli. Lui si scusa, ma il suo orgoglio non gli fa ammettere piu di tanto. Spesso il mio pensiero va a sua moglie e a come si sarà sentita sola con un compagno cosi e dopo aver subito la fatica d iquattro !!! maternità Io lo so che lui è , almeno inconsapevolmente , molto egoista e rigido con una capacità di darsi,ascoltare e amare cosi compromesse da aver contribuito alla mia depressione e a quella piu grave di sua moglie sfociata nel suicidio.Eppure l'idea di perderlo mi getta nel panico. Mai avuto un rapporto cosi, mai stata dipendente fino aquesto punto...Avrei davvero bisogno di aiuto!
Purtroppo nella dipendenza affettiva, spesso, pur essendo consapevoli della distruttività per sè stessi della relazione, la sola idea che quest'ultima possa finire getta nel panico più totale. Il percorso d'uscita dalla stessa può essere solo graduale, andando a combattere, contemporaneamente, cause e sintomi. E' una lotta dura ed estenuante che và combattuta giorno per giorno. Ricadrà tante volte ma per tante volte più una si dovrà rialzare. Si dovrà rialzare per il suo benessere e quello dei suoi figli. Saluti.

UMILIAZIONE ?

io N° di riferimento: 686765884 Età: 45 Vivo in una bellissima campana di vetro: sposata da molto con uno splendido figlio. Problemi zero, difficoltà inesistenti. nel 2002 giocando virtualmente a Domino su Yahoo durante la convalescenza da un'influenza mi vedo scorrere sul video il racconto di una vita altrui. Non felice,non serena, difficile e dura da sempre, sfociata in una diagnosi di stato d'ansia da disadattamento. Questo 30nne mi dice, cosi inspiegabilemente e in un attimo : "penso spesso di farla finita".. sono rimasta sconvolta, scioccata, allucinata, allibita.E del tutto spontaneamente ho voluto tendergli la mano, semplicemente ascoltandolo. Abbiamo abbandonato il mondo virtuale immediatamente iniziando un'amicizia telefonica molto intensa, vivendoa 800 km di distanza.In questi anni, a fase alterne, ho passato ore ed ore al telefono, durante le sue innumerevoli crisi esistenziali corredate con minacce di suicidio. Ho letto libri su problemi psicologici e depressivi, ho chiesto informazioni ovunque e a chiunque per aiutarlo nel migliore dei modi. Lo scorso anno si è tranquillizzato e stabilizzato per molti mesi. Comunicando pochissimo con me, giustamente. Stando cosi bene, apparendo cosi rasserenato e felice, finalmente fuori dai suoi giorni-bui abbiamo deciso di comune accordo di incontrarci per festeggiare il raggiungimento della sua serenità.Uno strazio. Mi ha riversato addosso odio e risentimento, cattiverie e cinismo, mortificandomi con parole assurde e allucinanti. mi ha semplicemente cacciata via come fossi un cane, riservandomi lo stesso trattamento che lui ha ricevuto da sempre nella sua vita soprattutto nella sua famiglia.sono massacrata da questo odio ricevuto in cambio dell'attenzione data.... mi sembra paradossale e non so come superare l'umiliazione di questo strazio. grazie
Non c'è nessuna umiliazione in quello che ha ricevuto in cambio della sua disponibilità. Non la legga come ingratudine. L'altro nel mettere in atto quel comportamento non ha fatto altro che ripetere un copione passato che ha subito. Inoltre, forse, voleva anche "difendere" sè stesso da un profondo sentimento di gratitudine o qualcos'altro, che provava nei suoi confronti. Paradossalmente l'"umiliazione" che l'altro sembrerebbe averle riservato è la testimonianza più evidente di quello che lei ha fatto per lui. Saluti.

mercoledì, dicembre 20, 2006

NATALE DI UNA DIPENDENTE AFFETTIVA

Ancora un Natale all'insegna dell'angoscia e della solitudine ancora un Natale vissuto nell'attesa che giunga presto il sei di gennaio. Ma chi dice che a Natale tutti sono più felici? Io non lo sono, non lo sono da quando mio padre non c'è più, non lo sono da quando la mia casa non è più illuminata dal luccichio dell'albero di natale e pensare che ero convinta che fosse arrivata l'onda giusta... mai vivere di convinzioni! La scorsa Pasqua ho rivisto ad una festa una persona che già conoscevo da tempo ma che mi ha da subito fatto vibrare le corde del mio cuore. La sera in cui lo conobbi lui fu con me simpatico e brillante, mi piaceva, mi piacevano i sui occhiali e i sui capelli alla Sgarbi e dopo una lunga conversazione e una sfiorata di mani di li a poco ci trovammo a letto assieme a casa mia. Dal quel momento la mia casa divenne la sua, lui trascorreva tutti i fine settimana da me e nel periodo estivo vi si traserì definitivamente. Io non vivevo che per lui, cucinano pietanze e cibi sofisticati in suo onore, facevo mille dolci perchè sapevo che lui ne era ghiotto, pulivo e rassettavo la casa come uno specchio, compravo lenzuola di colori romantici in onore della nostra passione. Avevo in poco tempo allontanato tutte le mie amiche, non avevo più amici maschi, rispondevo di rado o di nascosto alle telefonate di mia madre perchè a lui davano fastidio in diceva che sottrarevano tempo a noi. Ero la sua amante, la sua serva ma ero felice. Lo scorso mese dopo ancora un fine sttimana trascorso assieme mi ha inviato un sms e mi ha detto..." ho bisogno di tornare ad essere libero" .. non una parola in più, non un confronto, non un sguardo .. ho provato a chiamarlo ma senza risultato alcuno, mi sono decisa così ad andare a lavoro da lui, non mi voleva ricevere e dopo varie insistenze mi ha dato cinque minuti del suo tempo, mi ha detto che io e lui non stavamo assieme e che non mi doveva nulla, io sono andata via sbattendo forte la porta. Non era la prima volta che si comportava male con me, avevamo litigato in maniera furibonda già altre volte e spesso mi ripeteva che non mi amava e che io ero la donna che da subito era andata a letto con lui, quale allora la considerazione che poteva avere di me? dopo una delle tante nostre ltigate questa estate lo avevo mollato, stavo male, molto male ma ero riuscita a partire per la calabria con una amica, dopo solo cinque giorni tornò da me dicendomi che era la sua donna ideale, che solo io potevo capirlo eche lui teneva a me, per l'occcasione mi portò in vacanza a Capri, giorni bellissimi che ricordo ancora con nostalgia, al nostro ritorno era già cupo e nervoso. Dopo l'ultima litigio ho pensato che ancora una volta sarebbe tornato da me invece oggi a distanza di un mese da allora lui ha già una nuova relazione, con lei è andato al concerto di Baglioni i cui biglietti che sono stati acquistati e pagati da me , oggi non mi saluta quando mi incontra per strada. Ed io? io sono rimasta per un mese a letto , non sono andata più a lavoro, vomitavo tutte le mattine, avevo deciso di lasciarmi morire, sono arrivata a pesare 47Kg, la notte lo sogno ancora, nei primi giorni facevamo l'amore ora lo sogno con lei. L'ultima notte ho sognato che mi diceva psicolabile, la mattina mi sono svegliata o vomitato e sono rimasta a letto. Da qualche giorno ho ricominciato a lavorare ma l'idea di lui mi ossessiona e mi uccide. Mi chiedo come è l'altra, quanto sia bella, intelligente, simpatica, interessante, sicuramente è meglio di me. Eppure sono così stanca di soffrire, sto male da quando ero piccola da quando vedevo mio padre picchiare mia madre, da quando lo sentivo urlare e poi farmi uscire il sangue dal naso. Non ho avuto una infanzia felice i miei si sono sposati giovani e non avevamo soldi in casa, si viveva di stenti, mai un vestito nuovo, mai un compleanno festeggiato, mio padre era un padre padrone uno che decideva per tutti, uno che aveva deciso di darmi in sposa al mio ex fidanzato nonostante questo mi tradisse con la mia migliore amica. Allora però mi ribellai e fu l'inizio di una guerra intestina. E' stato però il mio primo e più grande amore più mi picchiava, più pensavo che era giusto che lo facesse più lo amavo. Due anni fa è morto dopo un trapianto di polmoni e dopo tanta sofferenza. Mentre lui era in ospedale a Milano io ero in Grecia in vacanza, avevo deciso di non vedere la sofferenza, avevo deciso che non volevo vederlo morire. Dopo la sua morte non ho sentito nulla, proprio nulla, ma poi a distanza di qualche anno e dopo l'ultimo abbandono ho sentito forte la sua mancanza ed un dolore forte, fortissimo. Oggi dormo con la sua foto sotto il cuscino , così mi sento più sicura e protetta. In questo periodo di buio totale sto leggendo il libro " donne che amano troppo" ho capito molte cose. Sto provando a partire da me, sto provando a volermi un pò di bene, a pensare che ho anche io il diritto di essere amata ma la stada per l'autostima è ancora lunga da percorrere, sto provando però ad incamminarmi. Ho ancora mille paure, non riesco a star sola in casa e spesso ho bisogno della mano di mia madre che tiene la mia.
Una volta ho letto che amare se stessi è l'inizio di una grande storia d'amore... ci provo.

C'E' UNA SOLUZIONE ?

N° di riferimento: 499024312 Età: 32 Egr.Dottore, sono un ragazzo di 32 anni suonati e con alle spalle esperienze sentimentali non molto esaltanti. Fin da piccolo ho sempre avuto la paura di non essere all'altezza, e questa mia incertezza me la sono portata dietro fino ad oggi. A scuola ero una frana (ripeto le parole di mio padre) e anche in alcune occasioni lavorative vengo considerato una frana (lavoro in ambito familiare). Mia madre sempre molto protettiva e premurosa .A scuola mi facevo mettere i piedi in capo dal primo bulletto che si presentava, ho sempre subito e mai reagito.Mio padre 'assente' per motivi di lavoro. La prima cotta con la maestra delle elementari. Poi mi sono cominciate a piacere quelle + vicine alla mia età. Il fatto è che non sono mai stato considerato come uno da starci insieme, nonostante alcune mi abbiano detto di non essere un brutto ragazzo. Ero il classico 'bravo ragazzo' ... troppo bravo per farci una cosa insieme. In compenso si venivano a confidare tutte con me. Ero ottimo come amico. Per un certo periodo di tempo sono stato invidioso marcio di un amico coetaneo che vedevo avere un successo incredibile con tutte le ragazzine che lo circondavano e io nulla. Poi la prima storia vera...avevo 18 anni. Lei si è accorta di me ...ed è successo il danno! La storia è durata tra una litigata e l'altra quasi tre anni con la conclusione più ovvia: mi ha lasciato lei per un altro prendendomi bene bene in giro. Da allora qualche altra storiella ma niente di eccezionale ... o meglio ero io che mi ritiravo quando dovevo 'arrivare al dunque'. Da qui i primi disturbi compulsivi ossessivi di avercelo piccolo e non risucire a soddisfare una donna.Un'ossessione.Per non rischiare , me ne stavo nascosto. C'è stato un periodo in cui non volevo assolutamente sentire parlare di donne, pensavo a divertirmi con gli amici. Finito quel periodo , il bisogno impellente di trovare una donna si faceva sentire, ma pensavo: 'si,figuriamoci se considera me! oppure: 'lei?!? chissàquanti ne ha visti...figuriamoci se il mio...'e mi frenavo.Ho perfino attraversato un lungo periodo senza una donna; una solitudine 'forzata' e non 'scelta', dove ho imparato a mie spese che l'uomo (inteso come maschio) si deve adattare anche a queste cose (a differenza di LORO che appena sono sole vanno in crisi!) Oggi sono un ragazzo che fondamentalmente odia il genere femminile... qualche anno fà pensavo la colpa fosse mia e mi crucciavo di trovare la soluzione, adesso sono convinto che la causa dei miei insuccessi è dovuta a loro. a loro che non mi sanno apprezzare per come sono, a loro che vanno a cercare quelli + fichi o coi soldi, a loro e alla loro superficialità, incoerenza,stupidaggine ,a loro e al loro potere che hanno su di noi...e che ci usano come dei manichini per poi fregarci magari facendosi mettere incinta!!! Io non vorrei pensare queste cose, ma è + forte di me... c'è una soluzione dottore?
Finchè non agirà sulla sua autostima e non si accetterà per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, tenderà a mietere ultreriori insuccessi con le donne e non solo per colpa loro. Questa è la "soluzione". Saluti

DOVE HO SBAGLIATO !!!!

LILO N° di riferimento: 491766714 Età: 36 Sono sposata da 11 anni matrimonio felice due bambini grande complicita e intesa sessuale con mio marito 41 anni purtroppo per un mio problema ginecologico sono tre mesi che non abbiamo rapporti sessuali ieri mio marito mi ha confessato di aver spiato delle donne negli spogliatoi per 4 volte per poi masturbarsi nei bagni una donna se ne e' accorta ha urlato lui e'scappato ma e' stato riconosciuto si e' costituito e adesso siamo in attesa delle conseguenze penali . Il nostro problema e' che io l'ho perdonato e cerco di stargli vicino ma lui sta' entrando in depressione e' divorato dai sensi di colpa non riesce piu' a guardare me e i bambini dice che si sente sporco e molto infelice per aver rovinato un matrimonio che andava bene .Vorrei sapere da lei come posso fare per aiutarlo e se questa e' una patologia o un disturbo passseggero dell'eta' DOVE HO SBAGLIATO !!!!! VI PREGO AIUTATEMI
Lei non si deve assolutamente colpevolizzare. Le cause del comportamento di suo marito potrebbero avere diversa origine. Solo approfonendo le vere cause di tale comportamento si potrà stabilire se è stato qualcosa di passeggero o riveste un aspetto più "cronico". Per fare ciò serve un forte e duraturo dialogo ed, eventualmente, il ricorso ad uno psicologo. Cordiali saluti.

SONO ATTRATTA DA UOMINI PARASSITI

Claudia N° di riferimento: 308441118 Età: 28 Caro Dottore, da circa due anni vado dal psicologo, ero una donna che amava troppo, un tipo ansiosa un pò ossessiva e che da quasi un anno mi sono allontanata da quell'uomo che era la mia ossessione. In quest'ultimo anno mi sono aggrappata all'amore di Dio, ho la consapevolezza di farcela e che Dio non mi abbandonerà mai. Ma io oggi voglio farmi una famiglia è ho bisogno di farle delle domande. Le racconto: Circa otto mesi fà un ragazzo che mi piaceva tantissimo mi invita, usciamo ci baciamo ci tocchiamo ma nient'altro, lui capisce che io vado piano e sono una ragazza seria. Dopo due volte che ci vediamo lui scompare ma mi telefona ogn isettimana dicendomi che noi ci rivedremo più in là. Gli ho chiesto di uscire e lui dice di essere stanco, impegnato con gli amici. Lo vedo con una ragazza forse sono solo amici e non lo chiamo più, ma lui continua a chiamarmi, (capisco che con quella non c'è niente o forse c'era una storia che comunque ormai è finita) io sono decisa e seria ma lui non molla mi chiama una volta a settimana, interessandosi a come sto e con atteggiamento preoccupato che potessi avercela con lui(anche se non ha mai parlato di quellavolta che ci siamo baciati). Io apprezzo il suo gesto di interessamento e penso "forse ci tiene vermente a me" voleva un altro pò di tempo per stare single e ora vuole mettersi la testa apposto.Le telefonate ci permettono di parlare un pò di noi, scherziamo e ci andiamo conoscendo. Il rapporto "telefonico" diventava armonioso ma io mi iniziavo a chiedermi "ma questo che intenzioni ha? Grazie alle sedute del psicologo prendendo atto che devo muovermi nelle relazioni e non adattarmi (come ero abituata a fare sin da piccola per la paura di essere abbandonata), gli ho chiesto di vederci per prendere un caffè. Il famoso pomeriggio "del caffe'" Io lo chiamo, lo richiamo, ma lui non risponde. Poi mi chiama sorridente dicendomi che stava dormendo. Allora io ho chiesto ... "Ma a te fa piacere vedermi?" lui dice "sì ma in questo momento ho problemi per la testa non voglio nè ascoltare nè parlare." Io ho ribadito che prendere un caffè non è niente di compromettente e comunque l'ho salutato sarcasticamnete e freddamente.In passato questa situazione mi avrebbe buttata in frustazione, dolore, ma oggi no, grazie a Dio mi sento serena liberata da quel parassita che avrebbe continuato così non sò quanto tempo.Io sono certa che Dio ha un meraviglioso uomo pronto per me.Ma dottore io ho il grande desiderio di sistemarmi e non capisco perchè continuo a far colpo su qesti uomini che hanno problemi per la testa, sugli uomini maturi e sugli uomini sposati. Si ci sono ragazzi più tranquilli che mi fanno la corte ma non mi piacciono esteticamente, mi sembrano fanciulleschi, e non hanno un carattere forte o carismatico. Quelli che magari (a vederli) sembrano tranquilli e carini, carismatici, nemmeno mi considerano. Dottore io voglio chiederle quali sono gli atteggiamenti che fanno sì che gli unomini parassiti vengono attratti da noi donne che amiamo troppo o che amavamo troppo.E quali sono gli atteggiamenti che noi Donne dovremmo avere affinchè si avvicinino degli uomini seri e con la testa sulle spalle.Insomma Dottore non voglio più saperne di questi parassiti, che non hanno rispetto verso noi donne e ancor prima verso Dio. Dottore mi aiuti, mi dia dei consigli, affinchè possa capire quali sono i miei atteggiamenti che allontanano i ragazzi seri e avvicinano i parassiti, in modo da poter cambiare atteggiamento e prendere padronanza della situazione. Grazie, Dio la Benedica
Claudia, essendo lei in terapia da una psicologa, per motivi deontologici non posso risponderle. Rivolga queste domande alla sua psicologa che, conoscendola approfonditamente, dopo 2 anni, potrà darle delle risposte "tarate" anche sulla sua persona. Legga anche attentamente la sezione del sito sulla dipendenza affettiva e vi troverà le risposte alle sue domande.Grazie per la benedizione. Cordiali saluti.

lunedì, dicembre 18, 2006

L'AMICO E LA POESIA

Buona sera Dottore.
Una sera come tante, per me.. Lei mi dirà che,in fondo,ognuno di noi dà alla vita il senso che decide di darle.In linea di massima è così,ma...Esistono variabili indipendenti dalla nostra volontà.
Ho dato senso alla mia vita,creando una meravigliosa famiglia...poi...tra le variabili indipendenti,il tradimento e la violenza fisica e psichica.
Le ho dato un senso crescendo i figli,cercando di essere un punto di riferimento...sempre.
Ho amato ed amo il mio lavoro.I miei alunni abbracciano la mia vita, ogni giorno...anche quelli che ho lasciato tanti anni fa...ma...

Ma la sera è sempre più triste.La voce del silenzio che un tempo ispirava le mie poesie,ora è terribile.
Parla agli anni che passano,ai primi fili bianchi.Al mio paese lontano,in cui ho lasciato gli affetti più cari.Alla società consumistica che non permette di creare nuovi rapporti,poichè basati sul sesso e su nuove avventure.Ogni giorno un detersivo nuovo che sbianca meglio!

Un sabato sera qualunque,triste...Ma per la relatività delle cose, se confrontato con le tante bruttissime "cose"che avvengono nel mondo,forse meno triste di ciò che pensavo.
Lei è stato l'amico al quale parlare.Chiunque Lei sia...GRAZIE. Irene
Le invio un mio pensiero.Deciderà Lei se pubblicarlo o meno. La vita, per me, è qualità ed eternità.
E la vita divenne poesia

Poesia dei ricordi e di quegli attimi fuggenti che man mano stringevo a me.
Avevo sperato,amato ed anche inveito contro il”destino”.

Noi crediamo che le favole abbiano il lieto fine. Forse è così…nei libri,ma
la realtà è più complessa.
Si può entrare in una favola,per poi uscirne...Per imparare a vivere.
Si può provare”il dolore “ed entrare poi nella favola.

La vita è una bilancia…

Ciò che rende l’uomo degno di essere chiamato tale e’il pensiero…ma…
Il pensiero è simile ad una mosca…Più”ronza”e più noi la scacciamo.
Così come il silenzio che ci induce a pensare.

Stordirsi di illusioni è facile,perché non provare?

E prova e riprova…La mente si perde in un mare di identità.
Il lento divenire che incalza… ci chiama…

Senti la sua voce?Tra le fronde del vento,nel fragore delle onde…

La luce dell’alba ,apre gli occhi alla nostalgia,al rimpianto,ma anche al giorno nuovo.

Irene

mercoledì, dicembre 13, 2006

TESTIMONIANZA: LA VITA E' UNA LOTTA

“La vita e’ una lotta” sento ripetere questa frase tutti i giorni dalle persone che incontro sul mio cammino e la sento intimare ai giovani da parte dei genitori quando nella loro giusta incoscienza si rifiutano o non accettano dei rimproveri.
Si e’ vero, la vita e’ una lotta che comincia,ora posso dire, da quando nasciamo. Il momento del distacco dal grembo materno ci definisce subito come persone uniche e irripetibili che dovranno fare il proprio cammino necessariamente dipendendo dagli altri. Quando si’ e’ piccoli dai genitori, quando si e’ grandi dalla societa’, ma che non dovranno mai dimenticare di confondere se stessi con gli altri perche’ come mi ha detto il Dottor XXX. esiste per ciascuno una realta’ di rispetto che non deve essere valicata.
E cosi’ ogni giorno affrontiamo i problemi, economici, sentimentali ecc.
Sono convinta pero’ che in mezzo a questa lotta ci deve sempre essere una tregua, in caso contrario, inderogabilmente si arriva all’incapacita’ di reagire e alla malattia.
Premetto subito che non ti sto scrivendo per essere compatita, aiutata
sarebbe assurdo, perche’ secondo me nessuno puo’ farlo, potrebbe essere piu’ facile un’ aiuto di carattere economico, un’ aiuto fisico, tangibile, l’unico motivo per cui scrivo e’ per cercare di essere capita, speroche tu riesca a farlo, e di far capire che se un po’ di aiuto ci puo’ essere, potra’ essere dato solo dalle persone competenti in materia. ( anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi perche’ anche tra queste persone devi trovare quelle giuste, a me sembra di averla trovata, solo per il semplice fatto di aver capito e di essere qui a scrivere, poi la durata del tempo di aiuto non sono in grado di quantificarlo “ TROPPO E’ IL TEMPO DELLA SOFFERENZA, DELLA PAURA DI CAMBIARE RISPETTO A QUELLO DEL COMINCIARE AD AVERE CAPITO.
Per un attimo mi volto a guardare la mia vita e piango, ma non puo’ che essere normale questo sfogo, anzi sarebbe assurdo se fosse il contrario.
Non so se riusciro’ a spiegarmi ma ci provo.
Tutto nasce, secondo me, dalla parola COLPA, che normalmente viene usata, giuridicamente parlando, come qualcosa di grave, che viene punito, che viene giudicato in tribunale ed addiritura se e’ penale c’e’ il carcere o in alcuni paesi la pena di morte.
Probabilmente da quando sono nata io mi sono sentita in colpa.Ora mi viene da pensare ed e’ quasi un paradosso, forse in colpa di essere nata.Pensa quale macigno pesa ora sulla mia anima,quale fatica dovro’ fare per poterlo rimuovere.
Probabilmente la colpa non e’ stata cosi’ pesante in ogni momento della mia vita ma e’ stato il tema dominante di essa.
Potrei riportare alcuni stralci significativi quelli che ricordo, perche’solo ora riesco a dare un senso ai miei comportamenti.

Una delle colpe dominanti in giovane eta’ e’ stata quella di essere brutta, rimasta come strascico in tutta la mia vita,(in realta’ sono brutta pero’ non c’e’ una regola fissa che il brutto deve morire altrimenti il mondo sarebbe decimato)il brutto si e’ collegato al grasso, alla lotta di farsi accettare e quindi e’ stato portato all’esasperazione con una forma di anoressia e con tutte le sue conseguenze.
E anche ora quando cammino per la strada la mia convinzione e’ sempre quella di essere considerata brutta e da qui si collega l’abbigliamento e tutte le azioni che una persona svolge quotidianamente per piacersi e per piacere.

Un’altra colpa che ho sentito e che ho soffocato per vent’anni e’ stata quella di sentirmi come un’incapace, di non essere in grado di trovare un lavoro, e quindi quando ho trovato il lavoro da Andrea , al quale mi ero rivolta per un aiuto, per la paura di perdere l’ occupazione, quello che inizialmente e’ nato come una cosa piacevole, e’ diventato un obbligo, un qualcosa a cui non avrei potuto sottrarmi altrimenti avrei perso il lavoro e sarei stata una fallita, non avrei avuto piu’ nessuno.(Non nego che l’aiuto di Andrea c’e stato perche’ sono riuscita ad uscire dalla situazione anoressia)
E in questa situazione, ora vedo chiaro, ma per anni mi sono imprigionata da sola
senza capire, o semplicemente intuendo e quindi adeguandomi e vivendo la situazione anche in modo sereno.
Ora con Andrea vivo un rapporto di stima, fiducia e comprensione ma non e’ sostanziale.

Poi quelle colpe sentite, ma mai dette, di non riuscire a vivere i rapporti con i genitori, con te, i nipoti sentire come un’oppressione e quindi sentirsi in colpa per cio’, perche’significava non voler loro bene. E per anni la cosa si e’ ripetuta alternandosi senza possibilita’ di soluzione perche’ penso che i sentimenti non si forzano si sentono.

Non parliamo dei rapporti con le persone, e dei rapporti sentimentali con gli uomini cosa che dovrebbe essere normale per qualsiasi essere umano ma che per me e’ stata sempre inesistente, impossibile da instaurare.( I miei rapporti sono stati sempre vissuti nella fantasia, potrei fare la lista di tutti gli uomini che ho amato platonicamente, senza che loro sapessero nulla) Ormai mi sentivo legata ad una persona, con un legame anomalo, ma per me quello era il tutto, non potevo uscire da quella certezza, da quella protezione. Avevo paura.
Poi finita la mia attivita’ lavorativa presso Andrea e iniziata quella all’........(Non voglio dire nulla del lavoro attuale) dentro di me aleggiava l’idea di liberarmi da Andrea e’ brutto da dire ma e’ cosi’, anche se fino a quel momento avevo verso di lui molta riconoscenza.Mi sono aggrappata a lui.
Non sono riuscita a farlo e non so perche’, anzi mi sono trovata, non subito, dopo un po’ di tempo in una situazione in cui le mie vertigini stavano aumentando e i miei disagi cominciavano a venire a galla.
Gia’ durante il periodo lavorativo passato con Andrea, anche lui aveva capito che la mia situazione non era delle piu’ felici, questi amori platonici di cui spesso parlavo e ai quali non si riusciva a dare una spiegazione, questo mio rinchiudermi, partecipare poco alla vita di societa’ dedicandomi completamente al lavoro, faceva pensare ad un disagio, pero’ si continuava con la scusante che il male peggiore, quello dell’alimentazione era stato tra virgolette sconfitto.E quindi anche se c’era l’idea di rivolgersi ad uno psicologo perche’ e’ il medico consigliato per queste malattie, si temporeggiava, con la scusante che in zona non esistevano validi psicologi e poi avevo gia’ vissuto queste esperienze e sapevo quanto fossero lunghe e quelle passate con pochi risultati.
Nel frattempo i miei malesseri aumentavano e cosi’ ho deciso di andare a fare una visita da un neurologo dal quale ero stato gia’ molti anni prima, lui ha 53 anni.
Maledetto ma forse benedetto quel giorno perche’ forse non sarei qui a scrivere e a cercare di risolvere i miei problemi.
Il neurologo, mi ha proposto subito una terapia, perche’ nel frattempo lui era diventato psicoterapeuta, ed io ho accettato perche’ la sua persona mi dava fiducia.
Dopo una serie di sedute che duravano da circa un anno,( in ogni seduta molte parole, molti discorsi, molti atteggiamenti particolari come la mia incapacita’ di incontrare il suo volto, tanto che guardavo sempre il pavimento) ho cominciato ad innamorarmi di lui, (sapendo che era sposato e con figli) e non sapendo come fare a dirlo cercavo di lanciare dei messaggi con gli scritti che portavo in terapia. Nel momento in cui ho colto da parte sua un piccolo cedimento, non ho esitato dopo la terapia a telefonare per comunicare il mio innamoramento.
Tutti sanno che non e’ ammesso un innamoramento tra terapeuta e paziente, o meglio l’innamoramento, esiste ma poi deve essere superato.Il superamento a me non succedeva, e la mia passione era forte, non ero attratta dalla sua bellezza, ma dalla sua intelligenza e dalle sue parole,infatti non stavamo dividendo nulla fisicamente.
A questo punto nasce la decisione di interrompere la terapia, che poi pero’ cade perche’ io lo cerco ancora e continuamente.
Non potevo arrendermi, avrei fatto qualsiasi cosa, la posta in gioco era alta per una insignificante come me, ignorante, brutta e incapace, non potevo mollare, ( dietro a questo innamoramento c’era anche un risvolto psicologico e penso che lui dopo averlo capito si e’ trovato in una grossa difficolta’, non sapendo piu’ come agire)dovevo forse dimostrare a me stessa la capacita’ di poterlo avere.
La cosa si e’ trascinata ancora per un po’ di tempo, poi a causa di una operazione lui si e’ assentato da Verbania ed ha sospeso il lavoro per quattro mesi, periodo in cui mi dava la possibilita’ di telefonare e mi ascoltava.
Quando ha ripreso l’attivita’, ho dovuto andare nel suo studio a xxx. e questo e’ avvenuto purtroppo non in modo continuativo ma a distanza di tre mesi circa, per volta.(Io ero molto esasperata, sapevo che questa storia, non poteva avere un seguito,ma da parte sua c’erano delle frasi che mi facevano capire che anche lui sentiva un certo trasporto verso di me)
Li’ ho dato il massimo di me stessa l’ho “Obbligato ad amarmi” non volevo sentirmi rifiutata.
L’ho obbligato a toccarmi, queste sono state gli unici scambi fisici che abbiamo avuto.
E la sua frase che ricordo molto bene” Per farsi amare si abbasserebbe a fare qualsiasi cosa”
Anche in questa ultima vicenda io sento che la colpa e’ solo mia, lui non c’entra.

Dopo poco ha cessato la sua attivita’ di psicoterapeuta, per continuare solo quella di medico di base, le sue giustificazioni sono state quelle di essere troppo stanco di svolgere le due attivita’ ( Io non ci credo)
Ho continuato a telefonare pero’ ad un certo punto il suo atteggiamento e’ cambiato,con la giustificazione che si sentiva oppresso, angosciato.
Io sono crollata completamente, non riuscivo ad arrendermi a pensare che lui non mi voleva e che non avrei mai potuto averlo, sentivo che da sola non avrei mai potuto farcela e che avrei avuto bisogno di un altro psicoterapeuta, lui stesso me ne aveva consigliata una di ........ che pero’ ho abbandonato quasi subito e poi il Dottor XXX che lui ha definito molto in gamba.
Telefonicamente ci sentiamo ancora ma solo per domande di carattere fisico,(e’ molto bravo come medico, non mi ha mai negato un suo consulto) mi e’ vietato parlare di qualsiasi altra cosa in caso contrario si arrabbia e mi risponde male.
(E questo e’ fonte di pianti incessanti)
Io gli voglio ancora molto bene, perche’ ho provato per lui “una qualita’ del sentimento” che non avevo mai provato nella mia vita, ed e’ per questo che ogni tanto mi sento ancora travolta da questo innamoramento.
Tante sono le lettere che ho spedito a xxxx un cassetto pieno e quando a volte rileggo le cose che ho scritto, ora raramente, posso solo pensare che prima la mia gioia ma piu’, prevalentemente la mia sofferenza, sono scritte in modo reale, certe cose non si possono falsare perche’ vengono dal profondo del cuore.
Ora sono dal Dottor XXX e cerco di raccogliere i pezzi di tutto quello che ha raccontato sopra, cerco di arrampicarmi sui vetri, di aiutarmi e capisco che forse non e’ cosi’ facile e cosi’ veloce.
Non sono i chili che fanno la differenza, i problemi esistono ugalmente, anche se non nego che contano.
Tutti questi atteggiamenti sono un modo per gridare aiuto, perche’ mi sento soffocare e mi sembra di non riuscire piu’ a combattere.
Ma cerco di continuare lo stesso, ora mi sembra di aver capito il problema, anche se spesso lo perdo di vista, non riesco a possederlo e ricado nella routine di ogni giorno che peraltro e’ normale, ma deve essere vissuta in parte anche serenamente.
L’ ultima frase che il Dottor xxx mi ha detto al telefono, sotto la mia richiesta di sapere come mi vedesse e’ questa” In lei vedo una persona che soffre, che si’ e creata da sola delle trappole e che sembra essere destinata a non essere felice.Sento pero’ che sta lottando.”
Il XXXX mi ripete spesso che non ho ancora capito bene la mia identita’ e che mi sottometto agli altri, che mi sono piegata troppo per gli altri senza rispettare me stessa.
Io ribadisco che mi sembra il contrario, che spesso mi sento in colpa, per non dimostrare agli altri il mio bene e questo e’ il grande paradosso perche’ non e’ come dico io.
Io ho cercato di spiegarmi come ho potuto, ma so che tu hai problemi piu’ grossi dei miei, quello che desideravo era solo di essere capita.
Non posso certo pretendere che mi capiscano i miei genitori, alla loro eta’ hanno solo bisogno di tranquillita’,le frasi della mamma sono” Quando vai dagli psicologi ti innamori, lasci loro dei gran soldi, e con venti sedute le cose si devono risolvere”
Non importa a loro modo sento lo stesso che sono vicini, ma so che non potrebbero mai capire.
Per questo vorrei gridare a squarciagola: lascia che ALBA faccia le sue esperienze, dagli le giuste caziate, ma lasciala libera, non vorrei mai che potesse ritrovarsi in una situazione analoga alla mia. Sembra che stia fuggendo, ma in realta’ sta cercando spero, di trovare una strada.
Vorrei scrivere questa lettera al dott Cavaliere per poter avere una conferma che non sto vaneggiando e che quello che sento vive dentro di me come l’acqua va al mare, senza che io l’abbia cercato o che le circostante mi hanno portato ad essere cosi’.

Questo e’ tutto quello che solo ora, scritto in modo poco corretto, e in parte, sono in grado di dirti, ritienimi pure una puttana, un’ incapace ma questa e’ la realta’

Forse chi ha provato il disagio come Matteo (Crisi di panico)puo’ capire, che cio’ che si sente non puo’ essere combattuto solo con la nostra forza di volonta’.

Forse i modi di vivere sbagliati, le incapacita’ di agire, i giudizi indiretti degli altri ti portano ad imprigionarti da sola e a creare situazioni che una volta incallite sono molto difficili da rimuovere.Il corpo poi naturalmente si difende come puo’, in questo periodo sento molti stati d’ansia, sto usando farmaci, speriamo che passino.

Se hai qualche problema e hai bisogno di sfogarti io sono qui, non puoi esserne esente, conosco la tua vita e le tue battaglie. Scrivi o troviamoci a parlare se il tempo ce lo permette visto che e’ un nemico acerrimo.

Scrivere mi procura molta ansia perche’ faccio fatica a guardare in faccia alla realta’, preferirei che le cose scorressero senza essere analizzate, perche’ capisci ma soffri.
Sono ancora molto titubante se consegnarti questa lettera, prendila come uno sfogo personale, lasciala scivolare.
Vorrei che qualcuno sapesse come stanno le cose, e se mai il destino mi portasse alla morte prima di te, desiderrei che sulla mia lapide fosse scritta la stessa frase che l’amante di Jung ha detto nel film “Prendimi l’anima”.
“Anch’io sono stata un essere umano”

COME POSSO AIUTARE MIA SORELLA

Gae N° di riferimento: 391492641 Età: 33 Gentile esperto, le racconto la triste storia di mia sorella, sposata da un anno e più, per ricevere un giusto consiglio ed aiutarla a superare questo momento. Insieme a questa persona da moltissimi anni. Durante il viaggio di nozze lei scopre che lui ha da mesi un'altra relazione. La reazione di mia sorella è stata di anticipare il rientro e tornarsene a casad ei nostri genitori e cercare in tutti i modi di troncare questa unione. Ma lui ritorna all'attacco e ce la riporta via, visto che vivono a circa 1000 km da noi, convincendola che è stato uno grosso sbaglio per la paura di affrontare un matrimonio che loro stessi avevano organizzato. Oggi lui manifesta e dichiara confusione, pensa ed è certo che le vuole bene, ma non la ama più. Io penso che questa confusione abbia un nome di donna, e il tipo sia stato recidivo, ma questo non mi interessa per me lui è inesistente, e mi consolo pensando che la vita è una ruota e girerà negativamente anche dalla sua parte prima o poi. Reazione di mia sorella: raccoglie quest'ultima e chiede il trasferimento lavorativo nella città di origine.Tra qualche giorno mia sorella sarà di nuovo qui con noi e con la sua lucida follia!? Giorni fa siamo andate lì, l'abbiamo vista ed è apparentemente serena e convinta della sua decisione, ma penso che una volta a casa avrà un crollo psicologico. Come aiutarla? Noi in famiglia parliamo molto dei nostri problemi e non, e con l'amore l'affetto che proviamo l'un per l'altro abbiamo sempre superato le difficoltà della vita, ma questo ci sembra qualcosa più grande di tutti quanti noi messi insieme. Inoltre lei è convinta che sta pagando lo scotto di una scelta sbagliata, cioè quella di essere ritornata con lui e aver riprovato a ricostruire un rapporto dopo aver scoperto il tradimento. Lo so che questa potrebbe essere una storia come un'altra, e che se ne sentono e se ne vedono tante, ma oggi c'è una mia sorella che soffre e vorrei aiutarla nel miglior modo possibile e non vorrei che questa brutta storia la potesse cambiare, anche perchè è una persona dolcissima, corretta, sincera, intelligente con sani valori, non perchè è mia sorella ma è una persona molto positiva, ed è molto giovane.Spero di essere stata chiara per una corretta valutazione del caso.Grazie per l'attenzione dedicatami.
Di fronte a problematiche simili che coinvolgono un nostro diretto familiare, l'aiuto non deve andare oltre un sostegno ed ascolto empatico. Troppo è il coinvolgimento affettivo per pensare d'aiutare sua sorella in maniera più diretta e concreta. E' già tanto quello che ha fatto, la inviti anche a visitare il sito. Saluti.

PANICO E MAL D'AMORE

Pier N° di riferimento: 250017134 Età: 30 Buongiorno Dottore. Sono Pier, ho 30 anni e di professione faccio l'imprenditore, sono titolare di una piccola azienda artigiana. Non sono sposato e vivo in casa con mia mamma e mio fratello ( mio padre è morto improvvisamente nell'Aprile dello scorso anno). Come salute non ho mai avuto problemi particolari. Pratico attività sportiva nella norma, prima calcio agonistico e adesso un pò di palestra giusto per tenersi in forma.Veniamo al mio "problema" se così poi si può definire. Sentimentalmente sono stato legato ad una ragazza per 2 anni circa e ormai sono passati 5 anni. E'stata una storia un pò particolare, la prima per tutti e due e in più c'era undifferenza di età di circa 6 anni. Solo che lei ne aveva 18 ed io 24. La storia è finita per una serie di motivi e da allora non ho più voluto affrontare situazioni simili. Paura di soffrire ancora, poca fiducia nelle ragazze di oggi, il fatto stesso di dover portare avanti un'azienda a questa età con tutti i problemi che ne derivano e anche 10 kg persi in un mese, mi hanno sempre bloccato nell'avere nuove relazioni. A Maggio di quest'anno conosco una ragazza, non italiana, tramite amici comuni. Apparentemente una conoscenza come altre e sinceramente non mi ha colpito particolarmente. La incontro altre volte, sempre insieme ad altre persone e incomincio a notare un suo interessenei miei confronti che si rivela un vero e proprio corteggiamento tipico maschile. Sono sincero che la cosa mi metteva un pò in imbarazzo perchè non mi era mai capitato. Incominciamo ad uscire insieme ogni tanto giusto per conoscersi. Nasce un qualcosa anche da parte mia perchè lei si dimostra sensibile, interessata veramente a me ed anche perchè la trovo equilibrata, sicura di quello che vuole ( lei ha 29 anni ). Nonostante tutto, le mie paure mi bloccano ad un punto tale che rischiamo di perderci di vista per sempre. Invece a fine Agosto, ricominciamo a rivederci e così decidiamo di metterci insieme. tutto questo è successo a Settembre. Verso i primi di Novembre incomincio ad avere disturbi, difficile da spiegare, una specie d'agitazione continua, pressione un pò alta, testa pesante, a volte un pò intontito che mi portano una sera al pronto soccorso. Questi sintomi calavano o scomparivano con qualche gocce di Lexotan. Nelle ultime settimane non sono più ricomparsi ma sono stati sostituiti da uno stato d'ansia che mi faceva vivere il rapporto di coppia male. Domenica scorsa ho deciso di parlerne con lei, un pò per spiegare alcun imiei atteggiamenti che poi erano cali d'umore sostanzialmente e un pò per vedere cosa diceva lei. In quel momento, la nostra storia tanto voluta da lei, quanto temuta da me è finita. Lei mi ha confessato che erano circa 3 settimane che si sentiva strana, che non provava più certe emozioni che non aveva il necessario innamoramento e così è finito tutto. Lei sa dare una spiegazione logica, una motivazione ai miei sintomi? In questi giorni mi sento ovviamente deluso e triste ma sono molto tranquillo, soprattutto rispetto alle settimane passate. Lei ha una spiegazione?Grazie
E' probabile che in un carattere ansioso come il suo, un cambiamento quale la convivenza con un altra persona abbia potuto scatenare l'attacco di panico. Nel momento in cui il cambiamento non c'è più (lei se n'è andata) ha ritrovato un apparente serenità. Ma la natura del suo disagio è più profonda e và analizzata al fine che in futuro non si ripetano più certo sintomi di fronte agli inevitabili cambiamenti che la vita ci pone. Saluti

IL MOSTRO NON DIVENTA PRINCIPE

pinky24000 N° di riferimento: 923341622 Età: 30 Gentilissimo dottore, purtroppo nel leggere questo sito mi son accorta di avere proprio un problema grosso! cioè, già lo sapevo ma non sapevo si chiamasse così! è appena finita la mia relazione di 4 anni! io 30anni, lui 26! quando l'ho incontrato la prima volta mi ha colpito subito, così carino che mi faceva complimenti! la storia è iniziata con un lui dolcissimo,che mi diceva che era la prima volta che si innamorava, ed io felicissima, mi mandava messaggini fantastici, quasi poesie.. i primi due mesi una favola.. poi un giorno il primo litigio, lui furioso per una banalità e mi butta fuori da casa sua! io disperata a piangere! e lui con un messaggio.. perdonami, ho sbagliato, senza te non vivo! e io a correre là! poi si prosegue la storia ma lui aveva una dipendenza sì ma con gli amici! perchè lui con gli amici è una persona che si fà in 4, ed è meraviglioso davvero! quante volte ho pensato, ma non poteve nascere solo un'amicizia? con me purtroppo era differente! facciam2 anni e mezzo sempre con gli amici, che siccome ci vedevan spesso litigare non avevan una gran considerazione di me.. e lui mai a difendermi.. ore e ore al bar.. cene in cn compagnia in cui io divento come invisibile (te ti vedo sempre è la scusa) poi dopo mille tira e molla lo lascio.. non riesco a star sempre in mezzo ad altri e far vedere tutti i nostri problemi! che diventan tantissimi! se ha cattivo umore se la prende con me, io non son mai brava come lui, non sono la ragazza che vorrebbe, lui vuole una che stà con gli amici, e ci stà bene, ed è sempre allegra! ed io non potevo più farlo.. tutto rovinato! ci lasciam un mese, frequento un bravo ragazzo, ma non mi piace e lui non mi chiede niente, solo compagnia! penso.. è finita, stò un male cane ma cerco di tirare avanti.. mi mancan i momenti di coccole, d'amore, che comunque c'erano.. poi torna e dice se torni con me me ne frego degli amici e di tutto.. ed io torno! ma altri problemi! conviviamo! ma lui vien da una famiglia un pò disastrosa, il padre và con una ventenne, ed è sempre stato un conquistatore, la madre stà con un marocchino che la picchia! lui è sempre stato il capetto a casa sua, il rapporto con il papà e fratello finchè eran in casa non era dei migliori! poi loro ci lascian la casa tutta per noi.. ma quelessere capetto non gli passa! diventa prepotente, pensa di non sbagliare mai! questa è casa mia è la frase che dice in continuazione, e tu non sei che una palla al piede! non sei mica una principessa! e di me pensa tutto il peggio e non si fida! ho sbagliato ai primi tempi, dopo un brutto litigio ho bevuto qualcosa e ho dato un bacio ad un ragazzo che mi consolava! la cosa era finita così! mi han visto, glielo han detto, per lui ero una p.. diciam facile! e da lì una gelosia pazzesca, e mancanza totale di fiducia! vede il male in tutto, ma solo dove stò io! tra l'altro non mi è più ricapitato nulla di simile, ed era stato lui a lasciarmi come sempre sola e fragile! ma ormai l'opinione era quella! le morose degli amici tutte brave, io nò.. non importa se sapeva che avevan fatto di ogni ai loro ragazzi e lui lo sà.. quando litighiamo non riusciamo a discutere normalmente, lui non sbaglia mai! non lo ammette! e non vuol sentire la parola scusa! bisogna pensarci prima di sbagliare secondo lui! quindi urla, a volte botte, poi io che piango, magari me ne vado uno o due giorni! poi lui che mi chiama.. io che torno,, e ancora tanti, tanti problemi! durante la settimana, nò! torna tardi dal lavoro ha bisogno di me, che cucino, che lo accolgo con amore, ma poi il weeckend vuole uscire ma se solo fosse stato capace di farmi sentire importante davanti agli altri.. invece frecciatine,e siccome lui davvero è amato dagli amici odiavo quelle risatine!una sera che siam usciti un suo amico mi assillava e diceva perchè non lo faiuscire di più ecc ma continuava, e lui non diceva dai, basta! eh! perdeva forsela fama di bravo, e fantastico amico!un altro problema è stato vivere infunzione a lui, sò che era un errore, e se lo facevo rilevare lui mi diceva:per quello che fai per me!! cavolo, Tutto! non ricordo l'anno in cui ho fatto vacanze decenti.. sempre problemi.. il problema è che io credo nel mostro che diventa principe, e invece non è così! non sò se tornerà o come sarà ma come faccio ad amarlo e non saper dimenticare uno che con me è solo mostro? se cercavo di isolarci era solo perchè le poche gentilezze eran proprio perchè da soli.. spero non penserà male di me che soffro davvero tanto, grazie mille gentile dottore
Non posso pensare male di lei, posso solo condividere il suo dolore ed invitarla a leggere approfonditamente tutto il sito al fine di trovare delle chiavi di lettura della sua situazione che l'aiutino ad uscirne. Ricordi il problema non è che il mostro non diventa principe, ma il sentirsi realizzata individualmente ed affettivamente solo avendo un principe al fianco. Saluti

TI COMPORTI COME UN UOMO

MELA N° di riferimento: 819422291 Età: 42 Da 10 anni convivo con un ragazzo che è 6 anni più piccolo di me, quando ci siamo conosciuti io vivevo insieme ad un'altra persona e lui era fidanzato con un'altra, io ho troncato subito l'altro rapporto, perchè mi ero innamorata di lui, lui ci ha messo qualche mese in più, ma poi anche lui ha fatto la stessa cosa. Nei primi tempi insieme lui era sessualmente molto attivo, al momento della nostra convivenza, avvenuta dopo 5 o 6 mesi di conoscenza lui è cambiato tantissimo. Sembrava non avere più alcuno stimolo sessuale, lo aveva soltanto se poteva utilizzare video porno. Dopo 2 o3 anni di convivenza siamo voluti andare da uno psicologo, ma lui nel raccontare le cose non era sincero, non solo ma finita (per modo di dire) la terapia ha chiesto al dottore se avrebbe potuto propormi ancora l'ausilio dei video.La cosa comunque fino a poco tempo fa non è cambiata, continuava a guardarli di nascosto, poi rendendosi conto di essere dipendente di ciò ha smesso di cercare video ha cominciato a cercare e guardare quelle pubblicità delle chat-line che di notte compaiono in TV, mentre io dormivo e quando lo scoprivo mi sentivo come una mamma che scopre suo figlio a masturbarsi. Grandi bisticciate, grandi chiarimenti dove lui spiegava che quello era differente dai video porno, in fin dei conti non si vedeva nulla, ma alla domanda perchè lo fai, la risposta era sempre quella: "per abitudine". Questa abitudine ha fatto si che io arrivassi a 42 anni e in dieci anni di convivenza avrò avuto si e no 30 rapporti con lui. Ora sono schifata, stanca, lo amo ma non so più come comportarmi. Da due anni a questa parte si è reso conto del problema ha semsso di guardare tutto (PENSO...), ma sembra che non abbia nessun tipo di desiderio. Anzi lui dice di si, ma da come lui racconta, sembra che si blocchi, lui dice "ho paura", ma di cosa? Non mi bacia, non sà come fare la prima mossa per iniziare a fare l'amore. Normalmente sono io che prendo l'iniziativa, e le sue prime risposte sono sempre no e qualche volta si lascia convincere, ed io debbo convincere lui ha fare l'amore con me? Ora io sentendomi ormai schifata da lui non lo cerco più, cioè non prendo alcun tipo d'iniziativa, lui si rende conto di ciò, ma non sa come fare la prima mossa. A causa di ciò facciamo delle litigate assurde, e delle volte quando è molto arrabbiato ti dice cose come: "come faccio ad avvicinarmi a te, guarda come ti comporti sei un uomo" e io mi sento tanto così, un uomo, un uomo che prende l'iniziativa. Cosa posso fare? GRAZIE
La "pornodipendenza" e la mancanza di desiderio del suo compagno nei suoi confronti sono solo sintomi di un disagio più profondo. Aggiunga a ciò la differenza d'età ed un'affermazione quale:"come faccio ad avvicinarmi a te, guarda come ti comporti sei un uomo" e io mi sento tanto così, un uomo, un uomo che prende l'iniziativa". Il tutto rende la vostra relazione disfunzionale e conseguentemente deve essere quest'ultima oggetto d'approfondimento "terapeutico" . Saluti

domenica, dicembre 10, 2006

LA MIA VITA NON VALE NIENTE

Anna N° di riferimento: 55028169 Età: 26 Gentile dottore, mi chiamo Anna ed ho 31 anni, la mia è stata una vita molto difficile caratterizzata da tanti abbandoni, prima i miei genitori.. poi miofratello... poi il mio ragazzo ed adesso ultimo gli amici e mio nonno, la persona più importante della mia vita....vivevo con lui. Una serie di cose che non sono riuscita a metabolizzare, mi hanno fatto vivere sempre in preda all'ansia, all'angoscia vedo tutto nero, come se non posso migliorare niente nella mia vita. Dico una miriade di bugie, ma lo faccio per non ferire le persone che mi vogliono bene e ci tengono a me. Peso appena 45 kg, per 1,68 di altezza, mi vedo molto magra e non riesco ad ingrassare. Ho fatto tutte le analisi possibili ed immaginabili. Disfunzione ormonale e della tiroide, male assorbimento e tanto altro. Ho un pessimo rapporto con il cibo, ho forte la sensazione di fame vorrei mangiare per ingrassare ma purtroppo quando poi mi metto a tavolametto in bocca una qualsiasi cosa mi sento piena e sazie..ma in realtà non ho mangiato niente. Adesso ho tanta paura. Sono affetta da psoriasi su tutto il coprpo... la tengo sotto controllo ma è difficile accettarmi e farmi accettare. Sono stata in cura presso una psicologa.. che dapprima mi ha fatto prendere en gocce e poi levopraid, e per finire un antidepressivo che non ricordo il nome. Ho fatto questa cura forse solo per 8 giorni poi ho abbandonato tutto. Sento di non essere ammalata. Vorrei capire che cosa mi succede e sopratutto come mi dovrei muovere. Ero una ragazza solare e raggiante. Ho perso la mia femminilità non ho più forme...non dormo più la notte, anche se qualche volta mi sveglio in preda alla fame ed allora mangio e mangio. Sono stanca vorrei migliorarmi ma non trovo la forza di farlo. Devo essere sincera fino in fondo... soffro di tachicardia accellerata....respiro affannoso, ho fatto tutte le analisi ma i medici dicono che si tratta di ansia. Spesso all'improvviso sento freddissimo....sopratutto quando sono nervosa, mi sento come se qualcosa di brutto e negativo deve succedermi. Vivo una relazione con un ragazzo più grande di me, con una bambina...lui sin dall'inizio mi ha detto che tra me e lui non ci potrà mai essere niente se non un'amicizia particolare...nonostante le sue parole forti come la pietra...difficili da ascoltare sono rimasta ancorata a lui. Aspetto le sue telefonate...mi umilio divento addirittura uno zerbino, acconsento a tutto quello che lui dice. Ho paura di me stesso e delle mie azioni. Non mi apprezzo...sento di non valere niente..ma ormai sono pelle ed ossa..la mia famiglia è contraria al nostro rapporto perché loro capiscono che lui mi sta distruggendo su tutti i fronti. Ma io ho bisogno del suo amore, e la sola idea di non poterlo avere e vedere mi distrugge.Mi sono cresciuti dei peli sotto il mento pochi ma io li noto sono fini lunghi e neri. E poi qualche volta ho pensato di farla finita perchè la mia vita non vale niente. Vi prego aiutatemi.
Anna la sua situazione è abbastanza complessa e purtroppo la limitatezza della consulenza online m'impedisce d'esserle maggiormente d'aiuto. Innanzitutto, le consiglio di riprendere la cura farmacologica che le aveva consigliato la sua dottoressa (non penso che sia una psicologa perhè i psicologi non possono prescrivere farmaci). La cura farmacologica che richiede tempi lunghi per mostrare i suoi effetti, le permetterà d'iniziare un percorso più strettamente psicologico per uscire dal suo tunnel. Inoltre si ricordi che qualsiasi cosa si succeda vale comunque la pena di vivere. La saluto con un'aforisma che spero le sarà d'aiuto:
"Un'uomo può compiere imprese stupefacenti e assimilare una grande quantità di conoscenze, eppure non avere alcuna comprensione di sé. Ma la sofferenza spinge un uomo a guardarsi dentro. Se vi riesce, ecco che là, dentro di lui, comincia il suo apprendimento. (S.Kierkegaard)"

mercoledì, dicembre 06, 2006

MI FA' MALE!!!!

Gentile dottore, Spiegare quello che mi sta succedendo è incredibile e tanto difficile anche perché il solo parlarne mi fa male!!!! Sono una ragazza di 26 anni, con tanti troppi abbandoni alle spalle... una separazione lunga e tortuosa dei miei genitori..che poi sono andati a vivere a l'estero lasciando me e mia sorella dai nonni. Poi l'abbandono di mia sorella solo un'anno più piccola di me...decide di andare a vivere con mio padre in Svizzera.... io avevo solo 13 anni, ma il dolore l'angoscia....il desiderio di famiglia...mi mancava. Poi crescendo la malattia, una dermatite investe il mio corpo, rendendomi insicura e poco apprezzata...gli occhi della gente sempre addosso..l'abbandono dello sport, mi vergognavo a mostrare le parti scoperte colpite da questa invasiva e tremenda malattiva..negli anni più belli dell'adolescenza. Poi gli uomini sbagliati che entrano uno dietro l'altro..mi lasciano..mi tradiscono mi umiliano. Muore poi la persona più importante della mia vita, il pilastro della mia esistenza...mio nonno. È la fine!!!!! Cado in un baratro..ma piano riesco a rialzarmi...quando nell'orizzonte della mia vita si affaccia un'uomo...il suo apetto e dolce, paziente, sempre presente...bello....ma inmpossibile. Lui da poco separato con due figlie...non ha intenzione alcuna di fidanzarsi. Io l'accetto!!! Usciamo insieme....ed io fungo da crocerossina, lo consolo, gli sto vicino, lo aiuto a superare quel difficile momento dela sua vita.. gli faccio ritrovare la fiducia in se stesso!!! Faccio io tutto .....gli avvocati, i contatti da prendere, la notte ricordo gli portavo da mangiare nel posto in cui lavorara a 30km da casa mia...sempre senza lamentarmi mai. Quante umiliazioni...i suoi attacchi d'ira ingiustificati..propio quando io lo riempivo di attenzioni... diceva che ero un diavolo travestitio d'agnello e che tutto quello che facevo era solo perché volevo qualcosa in cambio da lui! I GENITORI MI ODIAVANO....DICEVANO CHE SONO UNA PAZZA...UNA BUGIARDA A CUI PIACE PLAGIARE LE PERSONE! Non ha mai accettato la separazione dalla moglie, che l'ha reso insicuro di se stesso proprio quando su di lei aveva formato tutte le sue certezze. Per lui sono arrivata a mentire...ho il bisogno costante di sentirmi utile per lui. Sto male se non squilla il telefono, sto male se non mi chiama, non mi cerca.....sto male quando mi dice che non valgo niente... che faccio senso perché troppo magra... mi fa male quando spegne il cellulare perché non vuole essere disturbato o rintracciato , mi fa male quando mi dice che sono un fallimento... che farò fatica a trovare un'altra persona...anche se desidera intensamente che io lo trovi, mi fa male quando mi dice che non ho amiche perché sanno che sono una pazza.... mi fa male quando con i suoi attacchi d'ira mi dice che sono solo un'amica... che se non mi sta bene posso anche sparire... mi fa male quando mi dice di sentirsi soffocato dalla mia presenza.. di sentirsi poco libero di fare ciò che vuole e viversi le sue esperenze, mi fa male quando mi dice che non sta vedendo l'ora di sapere qualcosa di cattivo su di me..perchè avrà la grande soddisfazione di darmi un bel calcio nel culo! Mi fa male quando...facciamo l'amore senza mai baciarci....e tanto altro ancora caro dottore. Ma forse ha ragione lui IO SONO DAVVERO UNA PAZZA CHE HA UN GRAN BISOGNO DI ESSERE CURATA! IERI PER LA PRIMA VOLTA SONO USCITA DA SOLA..... CON DELLE AMICHE CHE HO CONOSCIUTO ....MI SONO ISCRITTA IN PALESTRA E AD UN CORSO DI TRANNING AUTOGENO.... ORA DOTTORE LA COSA CHE MI Fa PIù PAURA CHE STO RIFIUTANDO IL CIBO... PESO 45KG PER 1,68 DI ALTEZZA. HO la bocca dello stomaco chiusa........sto molto male....dipendo totalmente da lui ...e la cosa mi spaventa......ho messo da parte la mia famiglia.....e tutti quelli che mi vogliono bene, non sorrido quasi più, ho perso la voglia di fare le cose...niente più mi rende felice! Vivo con forti sensi di colpa........ed ho tanta paura di crollare! Non riesco a vivere senza di lui! Aiutatemi!
La condizione anoressica che stà attraversando unita alla dipendenza affettiva è un miscela micidiale per le sue condizioni psicologiche. Raccolgo il suo grido d'aiuto unitamente alla sua significativa testimonianza (http://www.maldamore.it/oltre_il_muro.htm) che invito a leggere da parte di tutti gli utenti del sito ed a scriverle parole d'incoraggiamento. Ma vista anche la limitatezza della consulenza online la invito anche a rivolgersi ad un terapeuta per un aiuto più diretto di cui lei h necessariamente bisogno.

TESTIMONIANZA: HO FATTO TUTTO PER LUI

Ho 35 anni e la mia storia risale a quando ne avevo 19. Ho conosciuto Diego in comitiva e non pensavo minimamente che questa storia durasse 12 anni.Io mi sentivo gratificata nel stare con lui perchè era bello intelligente e non capivo come mai un ragazzo così che poteva avere tutte la ragazze che voleva, stava con me. Io non facevo niente senza il suo consiglio o la sua approvazione, mi diceva che avevo chili in più e io mi sono messa a dieta, mi diceva che dovevo lavorare e io ho lasciato l'università insomma per lui ho fatto tutto , ho accettato anche i tradimenti..... Alla fine avevamo deciso di sposarci ma lui quando mancavano alcuni mesi mi ha detto che non provava più la passione di un tempo e mi ha lasciata. Sono stata malissimo, non avevo più voglia di vivere e ho sempre attribuito tutta la colpa a me per la fine di questo amore. Dopo qualche anno ho conosciuto un altro ragazzo che non era della mia città (io sono napoletana lui romano) mi sembrava diverso dagli altri, innamorato di me e io mi sentivo più forte di lui ma mi sbagliavo. Lui per tanto tempo mi ha chiesto di andare a vivere insieme e io ho sempre tergiversato per paura, poi quando mi ero convinta lui si è tirato indietro dicendomi che stava bene con me gli piacevo ma che provava solo un gran bene nei miei confronti e non amore. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi perchè pensavo che finalmente potevo coronare il mio sogno con l'uomo che amavo e avrei potuto formare quella famiglia che tanto desidero ma che non arriva. Mi sento vecchia e ho paura di affrontare quest'altra delusione infatti sto seguendo un percorso terapeutico con una dottoressa la quale mi sta facendo capire che i miei traumi risalgono alla mia adolescenza e che devo prima metabolizzare tutti i lutti che ho dentro e poi posso guardare avanti. Lei dice che io sono attirata da uomini superficiali che non vogliono costruire niente forse perchè in fondo anche io ho paura di crescere.Questa considerazione mi ha messo più in crisi perchè allora non riesco a capire nulla e traviso le cosee tutto ciò che ho sempre desiderato forse non è vero. Posso solo dire che mi sento proprio giù ma ringrazio questo sito perchè ho capito che non sono sola. Cinzia

TIMORE CON LE DONNE

mario N° di riferimento: 929919705 Età: 35 Sin da ragazzo sono stato sempre una persona molto introversa, dialogo pochissimo con gli altri, familiari compresi. Ho sempre avuto pochi amici e nessun confidente con cui sfogarmi raccontando emozioni e sentimenti. Nell'arco degli anni mi sono torturato l'anima per tre ragazze. Con la prima, ho portato avanti per un paio d'anni la mia dipendenza affettiva, senza avere però mai il coraggio di esprimerla. A distanza di qualche anno, mi sono innamorato di un'amica con cui frequentavamo lo stesso gruppetto di amici da molti anni; in questo caso la storia è stata più o meno analoga, con la differenza che ho espresso i miei sentimenti, seppur con una prima lettera anonima seguita a distanza di qualche tempo da una che palesava la mia identità. Con entrambe queste persone ho mantenuto un ottimo rapporto di amicizia, di tanto in tanto ci si vede ancora, anche con le famiglie che in seguito hanno formato. Ho instaurato un buon rapporto anche con i loro attuali compagni. In sostanza sono arrivato fino ai 30 anni senza essere stato capace di instaurare un rapporto affettivo soddisfacente, il che è stato psicologicamente frustrante. Oltre a ciò in quel periodo si è fatta viva in me la sensazione, che anche se fossi ipoteticamente riuscito ad instaurare una relazione con qualche donna, sarei stato presto scartato per aspetti di carattere sessuale. Avevo, ed in buona parte ho ancora, il timore di non saper soddisfare una donna da quel punto di vista; infatti a quell'età non avevo ancora avuto rapporti. Questa situazione mi ha portato a rivolgermi per un periodo a delle prostitute, forzando così anche i miei principi morali. E' superfluo dire che questi rapporti sono stati totalmente insoddisfacenti ed hanno contribuito ad abbassare la mia autostima, soprattutto per la senzazione di aver trattato come degli oggetti alcune persone in difficoltà maggiori delle mie. Per fortuna ho saputo trovare la forza di uscire da quella spirale.Ora, da anno e mezzo fa è arrivata in ufficio una nuova collega, la cui postazione fino ad un mese fa era accanto alla mia. Per molti mesi non ha suscitato in me alcun interesse particolare. Da circa sei mesi però la situazione è cambiata ed ho iniziato a provare per lei un sentimento sincero; oltre ai miei cronici patemi d'animo in tema di sentimenti, in questo caso è subentrato anche il timore di compromettere i rapporti in ambito lavorativo.Ho tenuto nascosto il tutto fino al periodo di ferie, durante le quali ho patito enormemente per la sua mancanza. Al rientro ho trovato il coraggio di invitarla per un aperitivo. Durante l'incontro non ho affrontato apertamente la questione, abbiamo discusso sol del più e del meno. Salutandola le ho chiesto se era disposta ad uscirenuovamente con me e la risposta sul momento è stata affermativa, ma dopo un'oretta mi arriva un sms con il quale mi dice che non vuole illudermi e che potevamo essere solo amici. Il nostro rapporto è ritornato quindi sui binari precedenti, io covavo però la rabbia di non essere riuscito ad esprimere palesemente ciò che avevo dentro e le ho scritto una lunga lettera per spiegarei miei sentimenti. Nella lettera io stesso ho affermato che non l'avrei più importunata. Lei ha reagito molto cortesemente e mi ha risposto con una mail nella quale si è detta commossa di quanto avevo espresso, ma in sostanza non è cambiato nulla. Il tutto è però servito a stemperare un po' la tensione che avevo creato dentro di me ed in parte anche tra noi. Ora sul lavoro formiamo combricola con altri due o tre colleghi, si ride e si scherza assieme, si esce a pranzo ingruppo ecc. Quello che mi angustia ancora è il fatto che si tratta di una persona, che per alcuni atteggiamenti tenuti con me in passato, mi fa pensare potesse essere interessata a me, ma credo di aver giocato malamente le mie carte facendo vedere le mie debolezze, ma non i miei lati forti, che pure ci sono.Ora non so se lasciar perdere, non senza sofferenze, oppure tentare ancora qualche approccio. Certo una media di un tentativo al mese, con neanche un sms tra uno e l'altro non fa trasparire il mio reale interessamento. Ed i miei atteggiamenti mi rendo conto possano far pensare ad un "tutto o niente" che può spaventare e che non è quello che voglio, poichè quello che vorrei è un rapporto da costruire passo passo conoscendosi un po' ogni giorno.Devo dire che ad un mio invito ad una gita domenicale assieme agli altri amici e colleghi ha risposto con un: "fosse stato un altro giorno avrei detto anche si" e chiudendo la mail con "saluti e baci", cosa strana da parte sua, che dopo la mia lettera di solito soppesava attentamente le parole facendo attenzione ad omettere ogni riferimento effusioni e tenerezze che in qualche modo potesse ferirmi. Ceto mi deve vedere come un tipo molto strano anche perchè in tutto quello che faccio, le mie scelte sono sempre fuori dalla media. Lei è una ragazza a cui piace divertirsi con le amiche, andare in discoteca, fare cose normali. Io invece ascolto musica d'avanguardia, rock, classica, fuorchè commerciale; frequento i cinema d'essai, vado a teatro, d'estate anzichè al mare faccio escursioni in montagna, mi dedico alla fotografia, mi interesso all'informatica ed al software libero mentre tutto il mondo usa windows, preferisco leggere libri ai programmi tv, non seguo assiduamente il calcio ogli altri sport, mi trovo a disagio ed evito le feste affollate, ma amo le cene ed i ritrovi tra un gruppo di amici.Nel lavoro sono molto apprezzato, molti, non cnoscendomi bene, mi attribuiscono una laurea che non ho. Al di fuori del campo sentimentale dò una parvenza di normalità ed in molti si meravigliano che io non abbia una compagna. E' capitato anche che scherzando, dei colleghi di altri reparti o dei clienti, sapendoci entrambe liberi esortassero me e la collega che mi piace a metterci assieme; ed in questi casi so reagire scherzandoci su.Non so davvero più cosa fare, so che anche se rinunciassi a lei ed aspettassi di conoscere un'altra non cambierebbe molto.Il mio approccio finirebbe con l'essere sempre lo stesso: l'interesse per l'altra persona si manifesta solo dopo mesi o anni dalla sua conoscenza; non oso fare complimenti, anche se sarebbero graditi, io temo sempre di infastidire e di essere rifiutato per questo; più una persona mi piace e più dò l'impressione di evitarla finchè non sbotto di colpo e devo vuotare il sacco(fino ad ora sempre a mezzo lettera); il minimo contatto fisico anche involontario mi pare possa essere visto come un'offesa quasi mortale per l'altra persona.Vorrei davvero trovare il modo di uscire da questo mio tunnel.Datemi qualche consiglio. Grazie.
Il consiglio che posso darle è di rimanere come è. Potrebbe essere questa la sua arma vincente, rendendola non "banale" ed interessante agli occhi di un altra donna. Inoltre il successo con quest'ultime non dipende solo dai tempi e dalle modalità con cui lei esprime i suoi sentimenti, ma anche da loro interessamento a lei. Rifletta anche su quest'aforisma di Hesse, che le sarà utile:
"L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà."(Hermann Hesse)

PERPLESSITA'

Pudicina N° di riferimento: 322077609 Età: 30 Salve, ho letto alcuni brani e rispecchio la mia storia in quel che è stato definito "paura d'amare". La mia storia, durata per circa due anni è una storia di un grande amore che però trova davanti un muro di gomma. Il mio ragazzo, 34 anni, in cura da oltre due anni da uno psicologo, ha paura di amarmi: mi dice, prima di lasciarmi, che se pensa ad una vita insieme comincia a sudare, tachicardia e per risolvere il problema ovviamente non ci sentiamo più, però dice allo stesso tempo di sentire la mia mancanza e che sono la donna migliore che abbia conosciuto nella suavita. Non l'ho più chiamato e mi ha scritto per parlarmi dei suoi sentimenti, lo chiamo e non mi risponde...Insomma se scappo sente la mia mancanza, se mi avvicino si allontana. E' stato abbandonato dal padre, che ha scelto di vivere con un'altra donna, prima di morire di cancro. Quello che vorrei sapere, che ho bisognodi sapere, è se in questi casi è meglioscappare e lasciarsi trovare, se e quando sarà pronto o stargli vicino perfargli capire che non deve avere paura dell'amore.Quando stiamo lontani è dolce e gentile, quando torniamo insieme, passato un po' di tempo, comincia a trattarmi male e a criticare qualunque cosa (banalissima!!!) io faccia, cercando una giustificazione per non stare con me.Ho cominciato anch'io una terapia. La mia psicologa dice di chiudergli tutte le porte...io ho paura però che non sia il modo giusto e questo mi confonde. Aiuto. Grazie
Per deontologia professionale non posso dirle altro che invitarla a parlarne con la sua psicologa, esponendole le sue perplessità circa le indicazioni fornitele. Se la psicologa ha già provveduto a farlo dovrà fare in modo che il suo "cuore" accetti ciò. Saluti

domenica, dicembre 03, 2006

USCIRE DA UNA DIPENDENZA AFFETTIVA

Flavia N° di riferimento: 975541155 Età: 36 Caro dottore,è da tanto che vi seguo. Non è la prima volta che Le scrivo, ma ci sono altri tasselli alla mia avventura che dopo tre mesi si sono aggiunti. Mi siete stati d'aiuto per capire che soffrivo di una dipendenza affettiva e che questa è un'ombra che offusca la mia anima, ma che per il futuro imparerò a leggere.Questa consapevolezza non mi fa paura, anzi mi rassicura perché mi consente di capire perché ho sbagliato. Le scrivo, tuttavia, per rendere una testimonianza. Per far conoscere fin dove può arrivare la miseria delle persone che instaurano le dipendenze affettive e come chi ha il ruolo della vittima possa finire con il rimanere schiacciato dagli eventi. Ma le scrivo anche per riconoscere che grazie ad un maggiore distacco si può provare a lasciare che le azioni degli altri non siano motivo di disperazione. La storia è lunga e non voglio indugiare. Ne riassumerò i tratti salienti. L'avevo già raccontata ma ora sono accadute nuovi eventi e conosco altri elementi, prima a me ignoti. Sono stata fidanzata con una persona per due anni. Si è trattata di una storia che è iniziata da subito con delle complicazioni. Lui è una persona che nella vita si è sempre fatto travolgere dagli eventi piuttosto che dominarli. Ha paura delle relazioni, ma si fidanza continuamente, non consente alle sue donne di avvicinarsi fino in fondo, e poi quando le perde si chiede se è un pazzo.Quando avrebbe potuto sposarsi si è spaventato e l'ha persa. Quando avrebbe potuto avere un figlio l'ha fatta abortire e poi ha proseguito il rapporto anche in virtù di quella che poi ha vissuto come una tragedia. Quando non voleva niente ha messo incinta una donna che lo ha incastrato per tutta la vita in quanto si è tenuta il bambino. Un bambino che lui non voleva e che in due anni non è mai riuscito ad amare, né in fondo ha mai provato ad avvicinarsi a lui seriamente.Come si capisce bene è il profilo di una persona, diciamo, complicata. Sono arrivata io. Proprio a ridosso della nascita del bambino. Lui peraltro si era rifiutato di assumere notizie sulle scelte della madre, sicché io non sapevo, e lui non ne era cosciente, che da lì a poco sarebbe diventato padre. Sono rimasta accanto a lui, pur facendomi molta paura la sua situazione psicologica. E sono stata la classica donna devota. Devota a lui in tutto, pur covando un malessere di fondo che non mi ha mai abbandonato. In breve, sono passati i mesi, talvolta, ci siamo anche allontanati. Lui succhiava da me tutto il mio amore. Mi manipolava, mi spingeva ad esprimermi al massimo, mi metteva alla prova perché in fondo voleva conferme. Perché pensa che in fondo nessuno può amare candidamente. Come ha riconosciuto lui stesso da recente, ha cercato sempre il mio limite. Voleva conferme sul fatto che io non fossi realmente la persona che aveva accanto, che fossi sporca e isterica come tutte le donne. Voleva la dimostrazione che prima o poi gli avrei fatto del male, lo avrei tradito, non tanto fisicamente, ma nel modo in cui ero e nei valori di onestà, dialogo, serenità e comprensione, in cui fermamente manifestavo di credere e per i quali spendo la mia vita con tutti. Ma questo limite non lo ha mai trovato. Al contempo, ha cominciato a distruggere il nostro rapporto. Non mi voleva, non mi amava e pur chiedendomi e manifestandomi una grande felicità per quello che giorno per giorno gli dimostravo, ringraziandomi per questo amore dolcissimo, facendomi sentire una persona unica, tramava alle mie spalle. Si è entusiasmato della "amica" con la quale aveva un rapporto morboso da ventanni. Lavoravano insieme, lui era il suo punto di riferimento, colmando i vuoti della sua vita, e lei aveva il ruolo che non potevano avere le sue fidanzate, tenute sempre ad una distanza di sicurezza. Ciascuno aveva l'arroganza di non sentire mai il vuoto sotto i piedi, quel vuoto che l'amore quando è vero spesso ti fa sentire.Sono stati insieme, dapprima in un periodo in cui noi eravamo lasciati e lei era sola: ma poi lei lo ha lasciato in asso senza una parola rimettendosi con il suo fidanzato di dieci anni. Poi dopo circa sette mesi, non so se prima o dopo che lei si lasciasse nuovamente, hanno ricominciato a stare assieme, agendo non so per quanto tempo alle mie spalle. Mentiva e lo faceva in modo che ora mi appare spudorato, che mi fa paura perché perverso.Nel frattempo abbiamo vissuto il periodo più intenso e dolce della nostra storia, dove lui talvolta sembrava mi amasse. Durante il quale faceva progetti, sia pur timidamente e con una grande ritrosia. All'improvviso - un mese - ha cambiato atteggiamento e mi ha lasciata, dicendo che non mi amava, che era incapace di arrivare al fondo delle sue storie; che arriva sempre allo stesso punto e al momento della svolta distrugge tutto. Io ho sempre avvertito tutte le sue paure. Sono riuscita a leggere quell'inquietudine che annida nel suo cuore, vivendo un sentimento empatico che mi avvolgeva e mi riempiva della profonda conoscenza del suo animo. Ho sofferto ma speravo che avrebbe fatto un percorso quanto meno per capire meglio il suo animo. Esattemente come ho cercato di fare io. Bene, dopo soli tre mesi, lei è incinta, la notizia l'ho appresa da poco. Ed è chiaro che ciò è successo a ridosso dalla fine del mio rapporto. La cosa che mi ha fatto più male non è il tradimento, ma il fatto che mentre io lo difendevo agli occhi di un mondo che lo ha sempre criticato, dicendo che era una persona negativa, io lo ho sostenuto e gli ho dato un amore puro. Lui orami ha detto che invece non avrebbe dovuto ricominciare la storia con me dopo lei e che ha agito per sgretolare il nostro rapporto, volendo così vendicarsi delle donne.Ma non è finita. Ora ha paura di ciò che gli sta accadendo, del bambino, di questa donna che infondo non conosce come compagna, non sa quanto lo ama, e peraltro aveva una granfretta di avere un figlio (ha 40 anni). Ora dice che si rende conto che il mio era un amore sincero, crede in chi sono e pensa che una persona come me, capace di accogliere e sostenere, di andare al fondo delle cose e di volere andare oltre, non la potrà più avere, che mi ha voluto e ora che mi ha perso mi vorrà moltissimo.Ho mille pensieri e mille convinzioni. Ancora una volta penso a lui: la sua miseria mi fa una profonda pena. Non riesco ad odiarlo, ancora lo guardo con il cuore che si stringe. E' come se lo guardassi dall'alto e lui mi fa una tenera tristezza.Alla fine, sono distrutta perché il mio amore candido è stato oltraggiato nel peggiore dei modi. Sento, però, di stare bene. Mi sento forte; a pezzi maforte; perché ho forte dentro di me la consapevolezza che la mia fortuna è il mio essere una persona buona e capace d'amare. Mi sento forte perché adesso conosco anche quali erano i miei problemi. Vorrei che la vita mi desse un'altra chance, ma allo stesso tempo non mi spaventa stare da sola. Mi nutro del mio equilibrio e della ricerca di me. Non cercherò quello di cui ho bisogno negli altri. Non avverto il bisogno degli altri, ma - questo sì, lo devo ammettere - avverto la voglia di avere la possibilità di amare in modo ancora più maturo di quanto non abbia mai fatto. Chissà se alla fine la vita darà anche a me questa occasione. Certo, non nascondo che ho paura di ricadere nei miei errori, soprattutto perché mi sono sempre innamorata di persone che mentalmente erano stimolanti ma che psicologicamente si sono rivelate dopo un po' fragili. A volte dottor Cavaliere vorrei che qualcuno mi dicesse che lui sarà un infelice, vorrei che qualcuno mi dicesse che nella vita la cattiveria e la perversione si paga. Lei cosa pensa? Ciò non toglie che il dolore è la manifestazione più lampante di insensatezza!

Flavia la ringrazio per la significativa testimonianza. Lei ha iniziato un percorso di "guarigione" che è ancora lungo e doloroso ma se sarà determinata e tenace riuscirà. Ed il dolore che prova non è insensatezza ma lo consideri il più saggio dei consigliereri, l'unico che può dare la forza di compiere un percorso d'uscita dalla dipendenza affettiva. Cordiali saluti.

giovedì, novembre 30, 2006

PHILOFOBIA (PAURA D'AMARE)

Adesso caro Dottore Legga bene, legga bene quello che sto scrivendo!
Le scrivo a seguito di aver letto l'articolo sulla philofobia(
http://www.maldamore.it/Philofobia.asp) perché a me le "cose amorose" fanno spesso incazzare.
Quando magari alle superiori cercavo anche delle SEMPLICI AMICIZIE femminili queste mi si rivoltavano contro PERENNEMENTE.
Tra ragazze che ti usano per i loro scopi, quelle che ti invitano facendo finta di essere single per il solo scopo di scagliarti contro il loro fidanzato... guardi... comincio a capire perché sta philofobia esista!
Infatti ogni volta che vedo coppiette in giro e bigliettini di San Valentino o simili mi verrebbe voglia di spaccare tutto. Non ha IDEA di quanto odio e di quanto disprezzo provi nei confronti di queste cose.
Mettiamo anche il fatto che quand'ero piccolo tornavo a casa da scuola terrorizzato perché piangevo con difficoltà d'inserimento e ogni volta che tornavo a casa piangendo erano botte, a scuola invece le maestre ce l'avevano con me perennemente del fatto che "ti fai aiutare dalla mamma!" (come se gli altri non lo facessero...). Il bello? E' che ho pensato per anni che prendersi un ora sberle e di sculacciate violente in faccia, sul culo etc. fosse una cosa normalmente praticata anche in altre famiglie, da non parlarne con nessuno pensando "massì tanto chissà quanti se le prenderanno"!
Ho capito solo dopo molto tempo che questa era una fesseria!
Non ha la MINIMA IDEA di quanto sia stato trattato male dalle ragazze, tra maestre e ragazze alle superiori (che sono quelle che mi han trattato peggio).
Poi confesso che nemmeno io mi sono comporatato benissimo. Alle medie picchiavo ragazze spesso e volentieri, nemmeno io so esattamente come mai... forse volevo vendicarmi in qualche modo del torto subito da mia madre... comunque sia quando poi la vedevo piangere smettevo la consideravo una vittoria. Quando capii che il mio comportamento era sbagliato smisi di menare ragazze... fino a quando durante le superiori non ricevetti ingiustizie da parte di ragazze. Arrivai ad un certo punto che mi ritrovai ad odiare le donne con tutto me stesso. La prima fu in prima superiore appunto che una a cui andavo dietro in complicità di miei compagni di classe, voleva uscire con me, ma quando poi mi dicevano "a lei piace che ti tiri su i capelli, che ti vesti da figo" mi dicevo "questa pretende troppo" e allora quando chiamava magari al cell manco rispondevo. Succedeva spesso che quando delle ragazze che mi salutavano e mi cercavano mi sentivo impaurito, perché pensavo che volessero ferirmi e/o prendermi in giro in qualche modo e allora aggredivo spesso verbalmente. Così per anni ho preso distacco dalle ragazze. Mia madre poi spesso mi diceva che durante il sonno dicevo cose molto brutte sulle ragazze.
Così ritenendo che il gruppetto di ragazze mi salutasse per prendermi in giro tipo "ciao bel ragazzo" (mi han detto che in realtà loro erano solo interessate a me... bah... sarà...) e allora al massimo io alzavo la mano e si mettevano a ridere... ma più si mettevano a ridere più la rabbia in me cresceva...
Ho anche sempre avuto una bella voce... tanto che spesso mi chiedevano di cantare... qui ci stavo proprio perché cantare mi piace, ma quando poi ridevano e mi chiedevano di cantare ancora tiravo fuori che non ho più voglia o che non mi va.
Così mi chiesi se non fossi il loro cagnolino. E dato che non mi va di essere sotto gli ordini di qualcuno un giorno mi comportai veramente male con queste ragazze in autobus, anche perché usavano un nomignolo che mi infastidiva parecchio!
ragazza 1: "Andrella DAI CANTA!"
io: "no!"
ragazza 1: "DAIII su!"
io: "Che vuoi?"
ragazza 2: "oh ma che cattivo! Voglio solo che canti eh!"
io: "bene e io voglio che tu ti faccia i cazzi tuoi ok?"
poi cominciando a parlare di questioni sentimentali
"ti piace lei? Ti piace questa ti piace l'altra?"
e dandomi dell' "uomo di chiesa" (ce l'ho un po' su con la cosa in quanto mia madre era catechista....)
io allora scoppiai d'ira "che vuoi da me STRONZA!"
e un'altra
Daria: "Andrella Andrella dai canta 'O quale Gioia!' "
io: "Daria BALDRACCA (=puttana) che vuoi?"
e piombò il silenzio generale
così quando l'autobus si svuotò un po' mi sedetti vicino ad una e le detti una botta in testa ed era ammutolita ad un altra poi le risposi male e ne menai altre due o tre.
Il bello era che mi sentivo come un eroe quando lo avevo fatto e il giorno dopo ero felicissimo perché non avevano più il coraggio di chiedermi nulla.
Il problema è che mi rendo conto che non è stato un bel comportamento e tutt'oggi mi pento di come mi son comportato.
Tutt'oggi faccio una fatica bestiale a fidarmi delle donne, soprattutto se coetanee perché con quelle adulte fare discorsi seri è possibile almeno e in qualche modo e soprattutto non prendono in giro o ridono per sciocchezze.
Concettualmente non sono affatto timido, anzi, a volte mi faccio vedere anche troppo.
E succede anche spesso che delle amiche di mia madre o dei miei amici mi domandino della mia condizione sentimentale. Alle amiche di mia madre rispondo indietro tranquillamente, spesso anche con offese, tanto a me non interessa delle figure di merda, sono parecchio sicuro di me. Tant'è che all'ultima che mi fa "ma hai la morosa"
io: "no!"
lei: "mai avuta?"
io: "... no ..."
lei mi fa "ma non preoccuparti se non l'hai mai avuta, quelli che stanno più soli sono quelli che si tengono una per più tempo"
io allora ho ribattuto male dicendo: "ascoltami bene troia punto 1) tu non mi piaci e punto 2) non mi piace affatto parlare di me e del mio status sentimentale in particolar modo. Punto 3 io sono dell'idea che stare insieme ad una non serve assolutamente a niente e conosco più casi di gente che è danneggiata dai rapporti di coppia che non di gente che sta bene e ammesso lo stia lo starà per un breve periodo"
Inutile dire quanto mia madre abbia brontolato per ciò quando io mi leggevo tranquillamente il manga steso sul letto.
Però il punto è un po' questo è come se fossi diviso in due: da un lato la cosa non mi dispiacerebbe, dall'altra invece provo un disprezzo e un odio abnormi per questo genere di cose.
E mi creda è un casino.... perché anche quando una mi saluta e mi incazzo ormai vado via per non farle del male...
mi chiedo come uno che come me scriva anche poesie bellissime dedicate a ragazze possa provare anche cose esattamente contrastanti.
So che lei non potrà fare molto perché scrivere online è un discorso e per parlare di quest'argomento di persone un'ora di seduta a settimana non sarebbe comunque sufficiente. E comunque questa è una di quelle cose che andrebbe risolta "sul campo"... il problema è che non è facile risolverla, sono di una chiusura unica... non parlo mai di me
Mi dicono "basta essere sè stessi" ma belli miei io son me stesso da ventun'anni... a volte avrei voglia di prendere a schiaffoni chi dice simili cagate, perché nessuno ha vissuto quello che ho passato io e quindi nessuno può capire.......
Dr. Knights
come può intuire dal nick scrivo dal ......... e ho notato dove sono i seminari... sono tutti abbastanza lontani da me.
Allora le permetto di mettere il mio intervento nel blog: sa perché? Finalmente esiste UNA persona che invece di rispondere malamente con risposte banali e scontate tipo "non hai ancora trovato quella giusta" (quando chi parla magari ha avuto 70mila relazioni senza mai trovare quella giusta, apperò!) oppure mi va a dire che l'amore è la cosa più bella del mondo quando magari una loro storia è appena finita e stan soffrendo come cani o chi mi consiglia di andare dallo psicologo quando vedo la stessa psicologa in occasioni diverse da quando avevo 6, 7 o forse 8 anni. Ciò che è curioso è che la maggioranza di cantanti che ascolto non si possono in alcun modo dire "anti-love"... tutt'altro, la mia cantante preferita sostiene che bisogna vivere la vita con coraggio e con chi siama... il coraggio non mi manca... qualcuno da amare sì!

La sua "difficoltà" ad amare o a trovare la persona giusta nasce da un rapporto ambivalente con le figure femminili, un rapporto d'amore e odio allo stesso tempo. Tale rapporto, come accenna anche lei nell'email, potrebbe nascere dal tipo di relazione conflittuale che lei ha con la figura materna. Ma per la limitatezza della consulenza online mi debbo fermare qui. La invito, però, a leggere la seguente storia ed a rifletterci sopra, le sarà d'aiuto.
IL PICCOLO PRINCIPE (capitolo XXI) di Antoine de Saint-Exupery
In quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo... " "Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino... " "Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... " "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?" "No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?" "È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami... "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". "Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato... " "È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... " "Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?" "Si". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No". "Questo mi interessa. E delle galline?" "No". "Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... " La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... " Il piccolo principe ritornò l'indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti". "Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangerò". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... " "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore ...del grano". Poi soggiunse: "Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio",...disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... " "Io sono responsabile della mia rosa... " ripetè il piccolo principe per ricordarselo.