lunedì, dicembre 06, 2010

L'UOMO DEL DESTINO

triste 53 Età: 57
Ho conosciuto quello che poi sarebbe diventato mio marito 32 anni fa. Un'attrazione fatale , di quelle che ti segnano la vita e che ti fanno pensare o lui o niente. Ha cancellato e reso vano il passato; per lui ho lasciato il ragazzo con cui stavo, senza rimpianto. La storia è proseguita per due -tre anni in modo altalenante, lui, di qualche anno più grande di me e con problemi di attacchi di panico, era ondivago, non voleva impegnarsi in una storia,mi cercava e mi negava, diceva che ero una bambina viziata, qualche volta mi accusava di avere storie con altri, in mia presenza corteggiava altre, un paio di volte è andato con la sua donna precedente, tra l'altro una mia amica, che peraltro accusava di averlo tradito abbondantemente (cosa in parte vera).
Ma averlo, per me, era più importante di tutto, a tutti i costi, era l'uomo del destino, le umiliazioni erano ripagate da una sorta di fusione di anima e di pelle , che non avevo mai provato, che secondo me aveva del miracoloso.
Fino a che mi ha lasciato. Sono stata malissimo , quasi un anno, ogni tanto ci incontravamo, ma lui aveva anche altre storie(anche qui con donne che riteneva infedeli).
Poi ho incontrato un altro, anche lui come me usciva da storie di abbandono, non ci si amava ma ci volevamo bene e ci sostenevamo. Sono rimasta incinta e mi sono sposata.
E qui l'uomo della vita ha cominciato a ricercarmi, per la prima volta in vita sua dicendo di amarmi come nessuno mai, che solo ora si era accorta di cosa aveva perso, che era disperato.
Ed io ho perso l'unica occasione che ho avuto di mandarlo al diavolo, e anzi l'ho sostenuto, felice come non mai gli ho detto che ci sarei stata sempre , ed ho cominciato a tradire mio marito, ogni tanto dicevo tutto e mi separavo, poi tornavo giurando che non mi sarei più guardata indietro, ma non c'è mai stato niente da fare, appena mi faceva un fischio correvo; il matrimonio è finito dopo pochi anni.
Sono rimasta incinta, stavolta dell'uomo del destino.
Lui all'inizio era spaventato, ma poi si è buttato nell'avventura. Siamo andati a vivere insieme e ci siamo sposati appena ho ottenuto il divorzio. E' nata la bambina ed è stato forse il padre più amorevole che abbia mai conosciuto, ed anche un buon compagno per crescere l'altra figlia che viveva con noi.
E' andata avanti per vent'anni circa, con molti litigi, diverse incomprensioni, gusti diversi , ma una passione immutata,almeno mi pareva. Più si andava avanti, però, e più tutto quello che dicevo e facevo era oggetto di denigrazione, ero una cattiva madre, spendevo troppo, gli avevo impedito di coltivare le sue amicizie e lo sport ( ed errori, di intransigenza e di assertività sicuramente li ho fatti), più e più volte lanciava insinuazioni, tra il serio ed il faceto, sui miei tradimenti , attribuendomi dal mio capo (soprattutto) al vicino di casa, bastava una battuta , una considerazione benevola su una persona. Ma per la verità erano cose che duravano poche ore, io giuravo e spergiuravo che non era vero e finiva in qualche abbraccio. Ha sempre detestato il mio lavoro, più gratificante del suo.
Nei primi anni ho fatto qualche tentativo perchè affrontasse e combattesse i suoi attacchi di panico, ma non ha mai voluto curarsi, alla fine era tacito che non si potevano fare viaggi se non in macchina ( niente treno , niente aereo , niente navi)ed evitando cavalcavia ( quindi poche autostrade consentite). Ho rinunciato ad insistere vedendo una volta un attacco di panico in autostrada , stava malissimo e io mi sono stramaledetta di averlo convinto.
Circa 10 anni fa è accaduta una grande tragedia, che ci ha segnato. La vita si è fermata per tanto tempo , ma c'era l'altra figlia, quasi alle soglie dell'adolescenza che richiedeva cure e attenzioni, anche con l'aiuto della psicoterapia sono andata avanti.
Lui beveva un pò troppo ed è ingrassato tanto. Anch'io un pò di consolazione serale nell'alcool l'ho cercata.
Poi è andato in pensione, troppo presto, troppo giovane  . Da lì ad un anno circa è cominciata la fine.
Ha cominciato ad essere più ombroso ed irritabile che mai,anche con la figlia,  ha cominciato a rifrequentare con assiduità i suoi vecchi amici di quando era single (accomunati da una fondamentale misoginia), a detestare i nostri amici comuni frequentati per una vita, poi ha cominciato a sviluppare idee paranoiche sui vicini di casa e non c'era verso di convincerlo del contrario, ad ogni tentativo reagiva con violenza spropositata.
E' diventato sempre più aggressivo e scostante nei miei confronti, era evidente che non sopportava la mia presenza, ed infine ha iniziato ad affermare con lucido livore che era certo che lo avessi sempre tradito, con tutti: a lavoro e coi vicini, con gli amici( anche i suoi, praticamente mai visti) e con chi mi passava a tiro. Che aveva sempre saputo ma che aveva soffocato la verità per amor di pace, per la figlia.
Ma ora basta , ora era finita , se ne andava.
Ho pianto ed ho pregato , ho scongiurato e minacciato, ho giurato su tutto e su tutti che non era vero niente , che anzi al contrario era sempre stato l'unico
e solo grande amore della mia vita, che non doveva giudicarmi per il passato, che avevo tradito sì altri , ma solo per lui.
Ogni mia negazione provoca(va) solo nuovo disprezzo ( "ma almeno un atto di lealtà, un atto di lealtà, nemmeno di quello sei capace, nemmeno quello mi merito, tanto poco valgo") e scoppi di inaudita violenza , mi ha picchiato più volte ed ha distrutto mobili e stoviglie in un fragore di vetri.
Gli ho scritto lettere, che non ha letto, ho pianto ed ho urlato tutto quello che ero capace, ma sembra(va) come diventato impermeabile a qualsiasi tentativo
di coinvolgimento emotivo.
Infine se ne è andato di casa, pensavo di morirne e c'ho anche provato . Ora è quasi un anno e mezzo che è via. Ha smesso completamente di bere, fa molto sport ed è dimagrito Ci vediamo spesso, è sempre molto disponibile sulle cose
pratiche, ogni tanto andiamo a cena o al mare, d'estate. Se taccio oppure si parla della figlia, va tutto bene, si può fare anche gli amanti ( raramente e per poco), ma se si casca sull'argomento(delirio) finisce in tragedia. Il massimo che ottengo è che mi mi guarda con compassione, dicendomi che devo essere schizofrenica, tanto mi immedesimo nella mia menzogna.
Si è ricostruito una visione della nostra vita insieme dove ogni scelta , dal cane al mobilio, è stata una violenza subita (da lui) dove lui si dipinge accomodante e paziente per amor di quiete( al contrario è sempre stato molto
poco accomodante).
Ho cercato aiuto ovunque, ma la risposta è sempre la stessa non si può curare chi non vuole essere curato. E, di conseguenza, volti pagina, ci metta una pietra sopra. Ho detestato gli psichiatri che hanno avuto la possibilità di catturarlo in qualche modo (per esempio quando sono stata ricoverata, dopo il
fallito tentativo e naturalmente lui è venuto a trovarmi) e non gli hanno detto nemmeno una parola.
Ma nessuno mi aiuta, nessuno capisce davvero quanto sia difficile rassegnarsi ad essere crocefissi da una bugia. Rassegnarsi a vedere la tua vita, la tua persona disprezzata ed odiata per qualcosa che non hai mai fatto è troppo , almeno per me, almeno a questo punto. So tutto del delirio di gelosia, so che tentare di convincere un delirante è impossibile, eppure continuo a sperare in un miracolo e che le mie parole a un certo punto gli entrino in testa e, soprattutto, non riesco a fare a meno di lui. Evidentemente sono a mia volta malata di una dipendenza patologica, oppure sono troppo triste per accettare anche questa botta, dopo tutto, dopo tutte le scelte e gli errori fatti, dopo quello che già mi aveva schiantato.
Ho raccontato questa storia, sia perchè ne avevo bisogno, sia perchè forse possa salvare qualcuno, gli indizi c'erano tutti , già all'inizio. Non ci cascate.

giovedì, dicembre 02, 2010

I MIEI UOMINI NON MI HANNO MAI DETTO "TI AMO"

anna Età: 36
Buongiorno, leggendo le testimonianze relative alla dipendenza affettiva, mi sono riconosciuta in quello che viene raccontato..Ho avuto un'infanzia veramente difficile: i miei genitori erano totalmente assenti, spesso siamo vissuti anche in case separate, mia madre alla rincorsa perenne di mio padre, che l'ha tradita, umiliata, picchiata, sfruttata anche dal punto di vista economico.
Nonostante questo, l'ha sempre perdonato, accettando anche di allontanarsi da me per stare dietro ai suoi capricci e continue richieste. Da questo uomo, che mi costa uno sforzo enorme chiamare "padre", ho subito anche soprusi e tentativi di violenza dagli 8 ai 14 anni, dai quali sono stata sempre sola a difendermi. Sono cresciuta con i nonni materni, che però sono morti molto giovani, lasciandomi completamente sola a 18 anni. Sono sempre stata molto
autonoma, sia per carattere, che per necessità; questo mi ha portato a lavorare tanto, da sempre, avendo ottime soddisfazioni (non dal punto di vista economico!) nell'ambito professionale.Ho anche diversi buoni amici e molti interessi, e questo rende la mia vita piuttosto piacevole. Dal punto di vista affettivo, invece, la mia situazione ha sempre fatto pena, sin da giovane ho sempre avuto uomini che non mi hanno mai detto "ti amo", hanno sempre anteposto i loro interessi a me, non hanno mai cercato di condividere niente con me..
L'ultima storia è iniziata quasi 10 anni fa, dopo pochi mesi ho scoperto di essere incinta, per me la cosa più bella di tutta la mia vita.
Sapevo che lui non si sentiva pronto, quindi gli ho detto di scegliere: poteva decidere di non riconoscere la piccola, oppure di riconoscerla, ma senza l'obbligo di stare con me; avrebbe comunque visto la bimba quando voleva. Ha
scelto di rimanere con me, ma con un atteggiamento così ostile che sembra quasi volermela far pagare! In tutti questi anni, pochissime tenerezze, tanta trascuratezza, piccole umiliazioni, niente sesso. E' un bravo padre, anche se poco presente, ma con me è disastroso. Ho provato a condividere i miei interessi con lui, ma senza alcun risultato.. Non posso condividere i suoi interessi, perchè non ne ha, non ha neanche amici..Nonostante ciò, non passa per niente tempo con me, solo ogni tanto tenta un approccio sessuale, ma, non vedendosi mai, non essendoci nessuno scambio affettivo, non è così automatico..
In più, delega tutto a me, dalla gestione della casa, a tutto ciò che riguarda la figlia, e tende a sminuire quello che faccio: il mio lavoro non è poi così stancante/importante, la casa potrebbe essere tenuta meglio, dovrei tenere di più alla sua famiglia, e tante altre piccole cose.. Non lo amo più, sento di meritarmi di più, vorrei stare sola, a meno di incontrare una persona che volesse veramente me e che sapesse amarmi.
Eppure non riesco a lasciarlo.. forse, non avendo altri familiari, nè fratelli, nè sorelle, o zii, cugini, ho troppa paura della solitudine.. o forse non mi stimo abbastanza.. A volte mi dico che ci sono uomini peggiori e situazioni peggiori: in fin dei conti non mi ha mai maltrattata seriamente o fatto cose particolarmente gravi.. Ma non riesco più ad andare avanti così, sto veramente
male e temo non sia di buon esempio neanche per la bimba, che adesso ha quasi 9 anni e si rende perfettamente conto della situazione.
Anna

BISOGNA CREDERE IN SE STESSI

Sono stata sposata 15 anni con un’uomo malato.ma credevo di esserlo io
Io come lui avevo delle insicurezze e non credevo in me e il risultato sono state sofferenze atroci che sono ricadute sui miei figli.
Questo uomo possessivo alla fine mi ha tradito con la mia commessa, mi ha lasciato con debiti sulla casa e non si è occupato dei nostri figli ma, è riuscito a fare su di loro principalmente sulla femmina quello che ha fatto a me e che io oggi capisco aver accettato
Oggi mia figlia si accontenta di briciole d’amore e incontra e accetta relazioni sbagliate e anche dopo un tumore persiste accontentandosi di uomini che la sfruttano.
Ed io pur amandola ho capito che non devo accettare di vederla soffrire a costo di allontanarla dalla mia vita se non si fa aiutare .
Ed ancora una volta sono cui a lottare mentre lui è in Africa a fare il finto benefattore.
Bisogna essere sereni in una relazione ma bisogna soprattutto credere in se stessi.
Lo auguro a te e a tutte le donne del mondo
Laura

giovedì, novembre 04, 2010

ABBANDONATA DI PUNTO IN BIANCO

giusy Età: 42
Voglio riuscire a capire come uscire dal senso profondo di angoscia e smarrimento che provo dopo essere stata abbandonata di punto in bianco dalla persona che ho amato con tutta me stessa, storia breve iniziata 3 mesi fa, innamoramento folle da parte di lui e da parte mia, separazione dai coniugi e 1 mese di vita insieme, in una nuova casa, un mese di amore immenso, senza problemi di perfetta sintonia, di sincerita e tutto questo da domenica a lunedi, il cambiamento folle da parte di lui, la paura,non so ma all'improvviso se ne andato, mi ha lasciata da sola ed e' ritornato da sua moglie e dai suoi figli, lasciandomi in condizioni psicologiche drammatiche perche' non avrei mai pensato all'abbandono da parte di chi mi diceva di amarmi da morire, dimostrandomelo fino al giorno prima. Dopo 1 settimana mi sta ritornando al telefono e per mail a dirmi che e' pentito e che senza di me non vive piu' ma non riesce a ritornare perche' ormai ha promesso di restare a casa. Intanto parte in viaggio con la moglie e quando torna mi tempesta di telefonate perche' dice di amarmi alla follia.Vi prego aiutatemi a capire perche' sono ancora profondamente innamorata di questo uomo che mi ha distrutta in pochi giorni e dal quale mi sento completamente dipendente, ho paura sto dentro ad una sofferenza atroce e non riesco piu' a pensare a niente, sono una persona troppo onesta, gli ho messo la mia vita in mano e lui non ha avuto esitazioni a distruggermi, dopo avermi fatto abbandonare la mia famiglia con convincimenti stravolgenti, con gesti eclatanti di amore folle, non riesco piu' a capire niente so soltanto che vorrei ritornare a quel mese di vita insieme che e' stato il mio sogno, la mia immensa felicita' ora sono straziata dal dolore e non so da dove poter ricominciare per non provare questo dolore vorrei solo morire per non soffrire piu'. grazie.

giovedì, ottobre 28, 2010

DIPENDENZE AFFETTIVE E FAMILIARI

occhiblu Età: 25
Salve! Ho appena letto le vostre testimonianze, e non nascondo che mi hanno colpita molto....
Soprattutto, credo che mi abbiano fatto capire di dover chiedere aiuto a qualcuno....
Nella mia persona ci sono molte "ombre", qualcuna sò a chi o cosa farla risalire, altre no!
Ho 25 anni anni, sono la II di 2 figlie, e in qualche modo una persona molto segnata (nonostante la giovanissima età) dalla vita.
Premetto che da sempre ho vissuto un'inferiorità nei riguardi di mia sorella, dettati dalle differenze che mia mamma ha sempre fatto (in realtà lei non ha nulla di diverso da me, anzi, i nostri percorsi sono sempre stati molto simili).
Ma, a dire di mia mamma, già dalle scuole materne io manifestavo questa "gelosia" (in realtà più che gelosia è una mancanza d'affetto che avverto da mia mamma)...eppure io non lo ricordo!!
....Ma non credo si tratti solo di una mia fantasia, perchè questa preferenza la avverte la stessa mia sorella e persone a noi vicine...
Aggiungo inoltre che il matrimonio dei miei, nonostante siano ancora insieme, è sempre stato molto altalenante: la cosa che più ricordo con dispiacere è il continuo parlare male di mia mamma nei confronti di mio padre, che a sua volta si è sempre preoccupato degli affari suoi e delle "amichette" che frequentava...
Ricordo che da bambina vivevo male i momenti in cui si stava tutti insieme, perchè sapevo che al 90% delle probabilità sarebbero sfociate in un litigio....
Altro fattore di disaccordo in casa mia, il denaro: interi stipendi spariti da casa (a causa di mio padre), ma nonostante tutto, mia mamma non ci ha mai fatto
mancare nulla....
A 13 anni vivo la mia prima storia d'amore, durata 3 anni, e finita per ovvi motivi (troppo piccoli per continuare)....
Subito dopo io e la mia famiglia ci trasferiamo in un'altra città.
L'inserimento non è stato facile, ho impiegato almeno 4 anni prima di abituarmi al nuovo posto: avevo solo 17 anni, e sono stata letteralmente "sdradicata" dalla mia città natale....
Premetto che prima di trasferirci tutti, definitivamente, io e mia sorella (rispettivamente 15 e 19 anni) siamo rimaste sole ancora per un anno nella nostra città, prima di deciderci a raggiungere i miei...
Otto mesi dopo il trasferimento ho un gravissimo incidente stradale: lì sono cambiata io, sono cambiati i miei genitori, ma soprattutto è cambiato il nostro
rapporto.
Non so definire in che modo, ma sò che da quell'episodio la mia vita è cambiata...
A 20 anni (circa 3 anni dopo l'incidente, quindi il trasferimento), conosco un altro ragazzo, di cui mi innamoro, e, a suo dire si innamora perdutamente di me.
Ma la nostra è una storia a distanza: lui viveva dove prima c'era la mia vita, soprattutto lui aveva un passato da play-boy....
La nostra relazione dura solo 6 mesi, ma vissuti in maniera molto intensa, poi....il suo essere cacciatore torna a farsi vivo...
Mi lascia per telefono, dopo che avevo viaggiato tutta la notte per lui, il mattino seguente.
Mi crolla il mondo addosso, ci metto moltissimo tempo a riprendermi.
Anche stavolta, come nella I storia, mia sorella in qualche modo "interviene" e riesce SEMPRE a distruggere il buon rapporto che ha con i miei fidanzati....
Io in tutto ciò provo una forte rabbia nei suoi confronti e nei confronti dei miei: essi sono causa del mio male, loro mia hanno portato in questa città, facendomi perdere sia il I che il II ragazzo, loro hanno voluto che io lasciassi il ragazzo con cui avevo fatto l'incidente (una storia che per me non ha mai avuto alcuna valenza)perchè "non alla mia altezza", e lei (mia sorella) ha sempre guardato male i miei fidanzati, con il sostegno di mia madre che è e sarà sua complice a vita!
Dopo poco più di un anno, conosco un altro ragazzo (attraverso il fidanzato di mia sorella): ci mettiamo insieme, la nostra storia dura 3 anni, nonostante sia
una storia mai "sviluppata"....
Di lui non sono innamorata, ma gli voglio un gran bene perchè so che lui mi ama, perchè di lui posso fidarmi, perchè lui riesce a darmi delle certezza che la mia famiglia non mi da.... Quasi da subito, però, i rapporti tra il mio ragazzo e quello di ie sorella (che erano migliori amici), si inclinano, fino a diventare 2 perfetti sconosciuti...
L'anno scorso, dopo 3 anni, anche lui mi lascia per telefono: mi dice che lotta da 3 anni con la sua famiglia che non vuole che stia con me perchè sono figlia di operai....
Altra delusione.....
Altra sofferenza...
Altra colpa che mi sono data attraverso i miei genitori: stavolta mi sono detta di stare pagando ciò che, a causa della mia famiglia, avevo fatto al ragazzo con cui avevo avuto l'incidente....
Dopo pochi mesi conosco un altro ragazzo, anche lui attraverso il fidanzato di mia sorella (stanno ancora insieme loro...): di lui me ne innamoro, e, nonostante sentissi che non era corrisposto l'amore, continuo a sentirlo/vederlo/frequentarlo....
Ovviamente dopo qualche mese la situazione si è fatta insostenibile per me e per lui, che dice di non essere innamorato di me, ma soprattutto dice che gli
ho addossato molto dei miei problemi....
Anche stavolta mia sorella è contro me e lui, anche stavolta il rapporto tra il fidanzato di mia sorella e la mia nuova fiamma....si è inclinato....
Ed io sono sempre più arrabbiata con me stessa e con la mia famiglia...
Io mi affido totalmente ai ragazzi con cui sto, vedo in loro la mia ancora di salvezza, e questo porta alla distruzione dei miei rapporti, pur non volendolo....
Ho tralasciato un sacco di cose, ma vi ho detto in sintesi la mia storia...
Da voi vorrei sapere se è il caso di farmi aiutare da qualche esperto, se in effetti, il mio comportamento è dettato da un malessere che vivo in casa mia....
Cordiali saluti

COME RIPRENDERE LA RELAZIONE ?

haidy Età: 44
sono una donna invalida motoria dall'età di 15 anni al 100% in seguito ad un incidente automobilistico.Dopo la ripresa dei primi anni ho ricominciato una vita sociale ed affettiva senza limitazioni al caso.Certo ho avuto amori andati male ed altri più sereni. premetto che msono laureata in legge ed sono autonoma nella gestione della mia persona e nella casa.Cinque anni fa incontro un uomo di cui entrambi ci siamo innamorati seriamente al punto di costruire insieme il nostro futuro, dopo due anni di fidanzamento ci siamo sposati solo con l rito religioso con trscrizione tardiva degli effetti giuridici , per questioni patrimoniali.
tre anni di unione di matrimonio quando all'improviso vedo un suo cambiamento più distaccato da me.. non capisco faccio tutte le domande del caso se c'è un'altra donna di cui lui nega sempre.dopo molte mie sollecitazioni lui confessa che non riesce + a stare con me ha bisogno della donna in piedi , gli manca quella figura.
per me è stato un colpo ..lui è andato via a preso casa e adesso io sono rimasta a casa mia.
il tutto è successo la fine di giugno adesso siamo ad ottobre.
CHIEDO E VORREI RICOMINCIARE AD INTRAPRENDERE IL RAPPORTO CON UNA SORTE DI LAVORO CERTOSINO, CON CHIAMATE CHE AMICHEVOLI E INCONTRI LIBERI? è GIUSTO O SBAGLIO E LO LASCIO LIBERO?

LA MIA E' UNA SCHIAVITU', NON SOLO AMORE

bella Età: 26
Salve, sono una ragazza giovane, carina e istruita, non ho vizi, ho i genitori separati, ma vanno d’accordo fra loro; da quando sono adolescente ho sempre bruciato le tappe e fin da bambina sono sempre stata a rischio di anoressia, ma non sono mai caduta davvero a fondo nel male perchè la mia mente me lo ha sempre impedito. Ho alle spalle qualche storia d’amore seria finita male, tra cui anche un matrimonio lampo con l’uomo che credevo fosse della mia vita, ma che in realtà conoscevo da troppo poco per poterlo giudicare correttamente e dal quale mi sono lasciata illudere, infatti era un traditore seriale, sperperava i soldi in vizi vari (droga-alcool-oggetti di valore) e non mi rispettava in alcun modo. Da lui ho avuto un figlio, ad un certo punto la mia salvezza (ma non so se si possa chiamare così) è stata infatuarmi del mio attuale compagno, questo 3 anni fa mi ha dato la forza di lasciare mio marito.
Subito dopo averlo lasciato ho iniziato una relazione saltuaria con il mio attuale compagno, che è diventata seria da circa due anni, sono infatti coinvolte le rispettive famiglie e figli (lui è di 14 anni più grande di me ed è separato con figli grandi).
Riconosco però che la mia bassa autostima, la paura di non avere al mio fianco una figura maschile che mi aiuti con mio figlio anche in senso pratico oltre che affettivo e la scarsa fiducia nella possibilità di trovare un uomo bravo
che mi ami (mi sembrano tutti o troppo perfetti per stare con me, oppure delle
cattive persone…), mi hanno fatto accettare troppi errori che il mio compagno
ha commesso in questi anni. Solo qualche giorno fa grazie ad un’amica ho capito che forse la mia poteva essere una dipendenza affettiva e non vero amore, ma non so se prendere seriamente in considerazione questa ipotesi o se metterla sul ridere. Il problema però c’è, perchè sebbene ogni volta che lui sbaglia io, dopo la cocente delusione, provi una rabbia tale da aprire gli occhi e sognare come possibile la vita senza di lui, nella realtà non ho mai la forza di lasciarlo e le volte che l’ho lasciato in passato (agli inizi della relazione)
alla fine l’ho sempre perdonato e ci siamo rimessi insieme.
Credevo che fosse la grandezza del nostro amore a tenerci uniti nonostante tutto, ma navigando in questo sito mi sono resa conto che la mia è una schiavitù, non è solo amore.
Questa schiavitù è aumentata nel tempo sia da quando dipendo più da lui in senso pratico, perché avendo cambiato io lavoro lui si occupa molto di più di mio figlio, sia da quando mi ha confessato la sua malattia, la dipendenza dal
gioco (e molto probabilmente, suppongo, anche dalle droghe)!!! Da allora non solo gli ho perdonato tante cose (vari furti di oggetti e di denaro e bugie varie), ma ho iniziato a vederlo con occhi diversi; prima vedevo le sue bugie e
i suoi torti come segno della sua malvagità (per questi motivi diverse volte lo
avevo lasciato) in seguito ho iniziato a vedere quei fatti come segno della sua debolezza e fragilità. Così alle paure per il mio futuro si sono associate le paure per il suo. Ho cercato di aiutarlo in tutti i modi e sebbene sia migliorato, periodicamente trova il modo per accedere a dei soldi (suoi o prestati) e sperperarli nel gioco o in qualche droga. Oltretutto è una persona dolce, che mi ama (probabilmente dipende anche lui da me) e mi aiuta molto in casa e col bambino e quindi mi è ancora più difficile lasciarlo!
Mi rendo conto però che non posso credere in un futuro con lui, perché con lui non si può progettare nulla (fatico a fargli tenere da parte i soldi per fare la spesa) e poi ho troppa paura dei risvolti che i suoi problemi potrebbero avere sulla mia persona e soprattutto su mio figlio.
Insomma sto vivendo alla giornata e non capisco più me stessa e i miei desideri. Dei giorni penso lucidamente di doverlo lasciare, altri sento di amarlo tanto e sogno che lui guarisca per poter realizzare il nostro futuro, altri ancora percepisco intensamente la paura di lasciarlo.
Le mie amiche dicono che quando non sarò più innamorata riuscirò a lasciarlo e vorrei crederci anche io perché in altri casi ce l’ho fatta, ma con lui non me la sento. A volte penso che avrei bisogno di una scusa, tipo un tradimento da parte sua o ancor meglio da parte mia. In passato ho sabotato alcune relazioni con il tradimento/nuovo amore, perché sapere di aver fatto male a chi amavo mi creava sensi di colpa tali, nonché speranze nella nuova relazione, che ho sempre avuto la forza di chiudere la storia in corso, ma stavolta vorrei interrompere questo circolo vizioso e lasciare la persona che amo senza tradirla….
Aiuto Grazie

venerdì, ottobre 08, 2010

FRA LUI E ME... HO SCELTO ME

Buona sera dr.Cavaliere,
come già le accennavo al telefono questi 10 mesi appena trascorsi  sono stati per me di "duro lavoro personale".
Poichè le mie problematiche erano state solo messe in luce ma mai  realmente risolte, era abbastanza ovvio che prima o poi sarei di nuovo  ri-franata nella medesima crisi di sempre.
E sinceramente io stessa, a distanza di tempo, ho capito che vedevo  ben chiari già allora i miei problemi, ma poi in fondo ero talmente  "succube" delle mie insicurezze che affrontare un cambiamento sembrava  essere molto più deleterio che non "accettare" biecamente ciò che la  vita mi dava e che comunque non mi rendeva felice.
Questo dettato anche dal fatto che mi sono sempre ficcata in  situazioni complesse, malate e che da esse traevo una specie di linfa  vitale che mi facesse andare avanti.
E avanti ci sono andata, pur tra le lacrime, tra le sofferenze,  facendo molto male a me e trasmettendo disagio a chi mi sta vicino,  sebbene causa-concausa di questa situazione.
E tutto è andato, finchè a fine anno scorso, cammina cammina, mi sono  trovata sul ciglio di un burrone, con a fianco il compagno che amo...e  lì, tra la mia vita e la mia disperazione, tra la tristezza di un modo  d'essere e la difficoltà di dover cambiare davvero, tra lui e me...ho scelto ME.
E questo mi ha portato a stare seduta davanti ad un terapeuta alle h  18 del 24 dicembre, tra lacrime, dolore e chi più ne ha ne metta  (conosce bene l'argomento).
Da quel momento ho iniziato a gran fatica un percorso, ancora in  atto, che non ha fatto di me una martire vittima degli eventi esterni,  ma bensì una cretina vittima solo della propria stupidità.
Non è stato facile iniziare, e non parlo della prima seduta; parlo  della seduta numero 5, 6, 10 o 15 ... dove sembra che parli parli e  nulla funziona. Poi improvvisamente qualcosa cambia....
Io spesso mi descrivo come un sommergibile che vaga nel profondo  degli abissi puntando il telescopio di volta in volta veso qualcosa o  qualcuno "da salvare".
Adesso da salvare ci sono io. Il mirino è su di me....
Oggi va meglio, molto meglio. Anche se non è tutto risolto, anzi il  cammino è ancora lungo.
Però io ora ho la consapevolezza che il mio cambiamento è per ME. Io  sto lavorando perchè IO stia bene, non per farmi accettare. Se gli altri mi accettano per ciò che sono io meglio, altrimenti si lascia  perdere.
Indipendentemente da dove ciò porterà, quello che ho come obiettivo è  mettermi in salvo, stare bene dentro, serena con me stessa. Non ho più  l'obiettivo di piacere agli altri...questa è una conseguenza del mio  cambiamento.
Ho molta più autostima, mi piaccio di più, mi dedico a me: e non mi  interessa più il giudizio degli altri.
Adesso se compro un vestito, se vado dall'estetista, se mi cambio i  capelli lo faccio per me, non per il mio uomo.
Tempo fa' avevo fatto la tinta bionda perchè le bionde piacciono al  mio lui.
Mesi fa' casualmente in un pomeriggio sono entrata dal parrucchiere e  mi sono detta: "da oggi ritorno ME stessa".
Ho riportato i miei capelli al color castano chiaro naturale e da  allora mi sono piaciuta di più. Va bene così.
Io voglio bene al mio uomo, ma quantomeno, ne voglio altrettanto a me  stessa. Il mio obiettivo è di volermene di più.
Ho reso l'idea?
Con affetto.
Stella

domenica, ottobre 03, 2010

SPOSI D'UFFICIO

Lilith Età: 28 Argomento: Pensavo fosse amore... e invece era una specie di patologia affettiva catalogata sotto il nome di "sposi d'ufficio". è bizzaro perchè, quanto ho letto stasera, mi da una nuova chiave di lettura sulla storia che ho vissuto, e che in parte sto ancora vivendo. Più di due anni fa conosco sul lavoro un ragazzo della mia stessa età. Simpatico... intelligente... carino. Io convivivevo con il mio fidanzato, lui conviveva con la sua fidanzata... Tutto tranquillo dunque, nessuna implicazione, ognuno nel suo. Nasce quasi immediatamente una simpatia, un'affinità. Molte cose in comune, la stessa ironia, lo stesso punto di vista, un simile trascorso di vita, una bella alchimia lavorativa. Andare a lavoro comincia a diventare un piacere, la linea della matita sugli occhi comincia ad essere più marcata, il rossetto più accentuato.. ma ancora tutto tranquillo. Il nostro rapporto sul lavoro è un gioco, una sorta di escamotage contro la routine delle 8 ore lavorative. Il tempo sembra scorrere più velocemente grazie a questo flirt platonico ed è per questo che non mi sento in colpa verso il mio compagno. Chiusa la porta dell'ufficio si torna a casa e lo sposo d'ufficio non esiste più. Tutto questo va avanti per un anno buono, forse più... Nel frattempo però la mia storia d'amore comincia a vacillare.. e più vacilla la storia più lo sposo d'ufficio comincia ad avere importanza. Da parte mia comincio a convincermi che se provo un'attrazione così forte per un'altra persona è evidente che il mio rapporto è in crisi. Assolutamente e categoricamente però escludo che questo amore platonico possa trasformarsi in qualcos'altro, anche se ,ormai, chiudo la porta dell'ufficio e lo sposo d'ufficio esce con me, entra nella mia casa, nel mio letto... ormai è nella mia testa,nei miei pensieri, ossessivamente. La mia storia intanto va in frantumi per motivazioni che comunque non riguardano la mia infatuazione, o comunque non solo. Diciamo che il mio nuovo innamoramento è solo la pagina finale di una storia giunta al capolinea, senza progettualità e volontà. Ne segue un periodo logorante, una sofferenza indescrivibile che comunque viene sedata e calmata dal mio sposo d'ufficio. Già, perchè una volta diventata single il mio rapporto con lui comincia a spingersi oltre. Il nostro infondo è un rapporto vero e proprio anche se vissuto solo ed esclusivamente a lavoro. Ogni momento è buono per scambiarci confidenze, raccontarci, flirtare, in un climax ascendente che in me scatena un effetto aspettativa dirompente. Mentre lui è ancora fidanzato, ma sembra esserlo a malincuore, io comincio ad affillare le mie armi di seduzione. Sono entrata ufficialmente nella fase conquista. Prima di andare a lavoro mi preparo con accuratezza maniacale.. il lavoro in se non esiste più, esiste lui, quello che accadrà, quello che ci diremo, esiste l'aspettativa, ci baceremo mai? Ecco, il bacio, comincio a bramare e a desiderare un bacio. Niente di più! Mai mi sono posta nella condizione di volere di più. Il suo essere fidanzato per me era una costante invariabile, un dato di fatto ineludibile. E passano i mesi.. il tempo scorre e le evoluzioni del nostro rapporto sono lente ma comunque percettibili. Alla fine, quando non ci speravo più, dopo essermi arrovellata sui perchè e i per come questo uomo che sembrava così preso da me non si facesse avanti, mi decido, affronto l'argomento e come per magia, lo svelamento. Ci piacciamo!! ( ma dai.. dopo 2 anni di flirt) e scatta il BACIO!! Bello, bellissimo, sognatissimo.. l'ebrezza di un traguardo tagliato, mi sembrava d'aver raggiunto l'obiettivo di una vita, che appagamento a ripensarci. Comunque mentre io prendo la tangente del cosa verrà dopo, perchè un bacio non mi basta e ne vorrei altri mille, lui prende il freno a mano e lo tira. Non si può, dice, te per me sei di più di una storia di sesso e via, io comunque sono fidanzato e voglio restarlo, non roviniamo tutto, non facciamoci male. E vabè, aprezzabile mi dico. Ma mi logoro dentro, ovviamente, di quel logorio d'amore amaro e dolciastro allo stesso tempo. Passano i giorni e la freddezza iniziale post bacio va lentamente scemando e torna la complicità, accentuata, e tornano i baci. La situazione si complica perchè comincio a capire che per lui la cosa potrebbe durare così in eterno. Eterno flirt, un bacio ogni 2 mesi, quando si crea la situazione e niente di più. Purtroppo ormai sola da tempo, io comincio a sentire la mancanza e ad avere il desiderio di essere amata. Capisco che se continua a darmi corda io rischio di aspettarlo, rischio di non guardarmi più intorno, rischio di legarmi ad un uomo che è già legato e questo non va bene. Parlo a lui del fatto che preferisco ritornare al vecchio schema, che preferisco che lui cambi atteggiamento e che non si creino più momenti ambigui. é una situazione che potrebbe sfuggirmi di mano ed è l'ultima cosa che voglio. Lui sembra capire, io sembro farmene una ragione e per un pò di mesi torniamo ad essere i soliti sposi d'ufficio a implicazioni zero. Certo mi dispiace aver interrotto, ma comunque, mi dico, ho chiuso io. Il fatto di aver evitato di essere scaricata mi da forza, autostima, determinazione. Non è una grande perdita, magari resta il rammarico per non aver saputo come poteva essere ma comunque il mio orgoglio è salvo. Passano mesi è il nostro rapporto è davvero cambiato, non in negativo, semplicemente non c'è più quella malizia che mi portava a sperare e ad attendere chissà cosa. Ad un tratto però lui torna ad essere più malizioso, più ambiguo e si ricrea la situazione del bacio. Io finisco sempre per cedere, sono debole in questo, soprattutto ancora nella mia vita non si è affacciato nessun altro uomo, e questo mi rende vulnerabile. Capisco che è ricominciato quel loupe da cui avevo cercato di districarmi e non mi piace. Sono felice che lui si sia riavvicinato, mi dico, magari gli piaccio sul serio, ma sono troppo disincantata per crederci davvero. Decido, cosciamente o meno, di andare fino in fondo, di pigiare l'accelleratore, di tentare di diventare l'amante. Indosso la maschera della femme fatale, della donna che si fa pochi problemi e creo la situazione, basta baci, non si scherza più. Ed è così che finiamo a letto. Bello, bellissimo, non lo nego. Ma ecco che scatta il cortocircuito. Il sesso è qualcosa di troppo intimo per essere rimosso, per poterlo continuare a guardare, a trattare come prima. Io non riesco.. lui si.. lui è come prima, o comunque poco differente per i miei gusti. Io voglio un uomo che mi desideri ormai, un uomo che dopo aver passato una meravigliosa notte con me ne voglia passare altre cento... Ho bisogno di questo per sentirmi donna. A posteriori credo di aver proprio voluto farci l'amore per provare a vedere di smuovere la situazione, statica, per creare un punto di non ritorno, per svincolarmi totalmente o per incastrarmi totalmente, insomma, per togliermi dal centro dell'incrocio e prendere una strada. Come è andata a finire? Che io ovviamente gli ho fatto subito notare questa cosa, volevo una sua reazione... e proprio nell'acme della discussione è arrivata lei, la fidanzata, la sua vera donna. Ed è così che lui non solo ha tirato il freno a mano, ma ha messo una potente retromarcia ed è fuggito a gambe levate. colto quasi sul fatto si è come risvegliato da un abbaglio. Ha capito che stava giocando ad un gioco pericoloso, che poteva perdere quacosa a cui non ha mai pensato di rinunciare, e in men che non si dica mi ha gettato dalla torre senza troppo parafrasare. Ed ecco l'epilogo. Il guaio è che continuiamo tutt'ora a vederci ma il nostro rapporto si è totalmente guastato, cambiato, ribaltato. A volte ho l'impressione che mi tenga distante, che tema chissà che cosa, come se davvero fossi riuscita a minare un suo equilibrio. è bizzarro perchè di fatto questa non è una storia d'amore finita ma comunque ha le stesse dinamiche della fine di una vera storia. Io ci sto male, non malissimo, ma ne soffro. Mi manca quel nostro rapporto, quell'eterno flirt che mi dava la spinta per affrontare quelle noiose ore di lavoro, mi mancano le sue attenzionmi costanti, i suoi gesti di tenerezza e mi manca soprattutto il pensiero del "potrebbe essere". Analizzando il tutto, anche se è ancora presto per un analisi lucida, mi rendo conto che infondo per lui io sono sempre stata una semplice sposa d'ufficio.. quella di cui parla il dott. Cavaliere. Poteva essere così per chissà quanto tempo. Per lui ero una semplice compensazione di qualche mancanza di coppia, un gioco divertente, spontaneo e disisimpegnato. Per me no, io l'ho presa diversamente...
Certo non posso dire di essermi innamorata, certamente mi sono fissata oserei dire, ma in maniera strana, come non mi era mai capitato. La parte romantica di me, quella che è rimasta dopo le troppe delusioi, ancora mi sussura che infondo qualcosa c'era, qualcosa c'è, ma è una voce flebile e bugiarda.
Mi accorgo che la nostra pseudo storia è una semplice tipologia "sposi d'ufficio".. e questo mi intristisce anche se almeno mi fa aentire meno folle...

martedì, settembre 28, 2010

BULIMIA SESSUALE ?

Giulia
Chi cazzo sei? Mi permetto di iniziare così. Sono turbata, arrabbiata, angosciata... ho appena letto "bulimia sessuale" (http://www.maldamore.it/bulimia_sessuale.htm) e mi sento piuttosto male...
Mi sono chiesta "Chi cazzo è questo? Come sa tutte queste cose?" non dovrebbero essere così ovvie, tantomeno così frequenti, mi offende l'idea che possano essere frequenti, non mi piace pensarlo. Ho avuto la sensazione che qualcuno scrivesse i fatti miei su internet, mi sono sentita tradita.
Razionalmente so che è stupido, e mi scuso per essermi espressa in questo tono, non è nei miei modi, ma sto scrivendo sull'onda del momento, e lo trovavo doveroso... comunicarti (mi viene spontaneo anche darti del tu, non so perché.
Tu magari sì, quest'ipotesi mi irrita pure) le emozioni che hai generato con quanto hai scritto, senza censure, senza fronzoli. Non so dove voglio andare a parare... volevo solo dirti che "qualcuno" ha letto quanto hai scritto e che ha fatto un certo effetto...
Non mi piace il paragone con la bulimia... i primi paragrafi li ho trovati stupidi, irritanti, ma via via che leggevo ho iniziato a star male. Non mi piacciono i termini che usi, tutti quei termini dispregiativi, come se facessi qualcosa di orribile, che mi rende brutta... faccio quel che faccio per gli altri, solo perché mi vogliano bene quanto ne voglio io. Ognuno ha le sue capacità da sfruttare, io ho le mie, le sfrutto, perché questo dovrebbe rendermi una brutta persona? Cioè, lo sono, e lo so, mi sento una brutta persona, ma è un prezzo da pagare per essere una bella persona agli occhi degli altri, per essere speciale. Non mi piace che tu usi quei termini...
Trovo anche che verti su dei luoghi comuni sul "farsi fighe con le amiche" ed altre cose, onestamente in alcuni casi è sicuramente giusto, ma è qualcosa di stupido... io non sono più una ragazzina, ma mai l'ho fatto per quelle ragioni... sono in cura da diversi anni, ho avuto diverse depressioni ed altrproblemi, ma prendere coscienza delle cose non sempre basta. In alcuni casi si è così e basta, sono una brutta persona forse, una troia sicuramente. E non è questo il problema, il problema è soffrire perché la gente mi fa sentire colpevole di ciò che faccio... Ho scritto un sacco... non so nemmeno perché. Solo che nessuno mi aveva mai comunicato in questo modo... non so che dire, né che voglio ripeto.
Grazie per l'attenzione.

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Ho visto che hai pubblicato la mia mail... "Testimonianza". Fa sentire un po' un caso clinico, un reperto da laboratorio. Non che non ci sia abituata, in più di dieci anni di analisi, terapie e quant'altro ci si fa il callo, per quanto non sia mai gradevole sentirsi dire frasi come "Vorrei che parlassi della questione anche con un mio collega, un luminare, avrebbe sicuramente molto interesse nell'avere a che fare con un caso come il tuo, ovviamente senza bisogno di pagare.". Ad ogni modo non intendo chiederti di togliere quella mail, che non nego mi compiaccia sotto sotto, in una maniera perversa, come potrai capire, del resto, egocentrismo ed esibizionismo mi appartengono. Per quel che mi riguarda potrai pubblicare anche questa se lo riterrai utile, magari togliendo eventuali riferimenti personali.
Ad ogni modo adesso volevo solo scrivere un paio di appunti, a freddo. Ponderatamente.
Ho ripetuto più volte, nella precedente mail, che non sapevo perché ti scrivevo - continuo a darti del tu - adesso lo so. In realtà è alquanto ovvio: Come ti ho scritto non mi piacciono i "toni" della tua pubblicazione. Questo sentirmi additata come "brutta persona", quando invece tutto ciò che faccio lo faccio proprio per evitare di venir vista in questo modo. Quindi ti ho scritto perché nasceva spontaneo il desiderio di riscattarmi, di manifestarti, in qualsiasi modo, che non è così. Che io non sono una brutta persona.
In realtà lo sono, ci sono persone a cui tengo che hanno sofferto a causa mia, ed il senso di colpa è terribile, ma se non fosse per questo, forse, potrebbero stare bene. Sono una ragazza intelligente, colta, sensibile e penso proprio di poter dire che sono davvero molto bella. Non mi piace l'idea di venir catalogata secondo qualche luogo comune, quindi lo puntualizzo. Ho molti interessi, anche se devo riconoscere che, probabilmente, nessuna delle cose che ho fatto, a cui mi sono interessata, l'ho fatte per passione... non credo di aver mai fatto niente per me. I miei interessi perdono d'importanza rapidamente quando la mia vita si scontra con gli altri, a quel punto sono i loro che contano. Credo che potrei stare a parlare per ore di calcio, o di religione, di filosofia o di moda... suono, canto - niente di speciale, sono incostante - e ho fatto sfilate, ma tendo sempre a nascondere quelle che sono le mie vere passioni, che magari vedo come "strane" e temo che potrebbero dare un'idea sbagliata, o negativa, di me. Curo la mia cultura e le mie capacità dialettiche per casi come questo, una situazione in cui non posso succhiartelo, ma sento comunque il desiderio di colpirti, in qualche modo.
Trovo che quanto hai scritto sia un po' troppo semplicistico e frutto di un'ottica maschile, che non riesce fino in fondo a cogliere certe sfumature. Certi bisogni. Non è una questione di - come tu hai scritto - mettersi in mostra con le altre. È una questione di sentirsi speciali... desiderate... cercate. Gli uomini, fin da giovani, iniziano a predicare questo "culto della figa", con inneggiamenti tipo "viva la figa e chi la da" e cose del genere.
Parlano sempre di quest'argomento, e di quanto sia bello poter trovare una ragazza che si offre senza far storie. Come se quella fosse la cosa più importante nella vita. Questa "divinizzazione della troia". Quindi io posso dirti che poter pensare... sentire di essere *quella troia* a cui il popolo inneggia... fa star bene, fa sentire importanti.
Questo è davvero sbagliato? Per quale ottica moralista e convenzionale questo dovrebbe essere così sbagliato? Certo, ci sono le malattie... ma io non faccio altro che offrire tutto ciò che posso. Cerco la mia affermazione con i mezzi che ho a disposizione, e non ci sono affatto cattive intenzioni in questo, sono una ragazza molto ingenua e molto buona, mai potrei volere il male di qualcuno, io desidero solo essere cercata, voluta, non essere sola. Ci sono momenti in cui ti senti sola, in cui magari hai deluso qualcuno, o qualche progetto è andato storto, ed allora non c'è niente di più bello di far godere un uomo. Di vederlo guardarti con quegli occhi, come se tu fossi il miracolo della sua vita. È meraviglioso sapere che per quanto le cose possano andar male sei
comunque capace di far godere qualcuno in modi in cui le altre non riescono. Di rendere con un piccolo sforzo la sua giornata migliore, degna di venir ricordata, di diventare speciale ai suoi occhi. Che c'è di male in questo?
Quali che siano i rischi, perché non dovrebbero venir corsi? Persone che hann servito sono passate alla storia come eroi. Chi si è sacrificato per servire la patria, o il proprio re, o la propria fede, o altro. E vengono viste come persone degne di stima per il semplice fatto che hanno vissuto per qualcosa in cui credevano. Non faccio io la stessa cosa?
Io servo il maschio. Sacrifico la mia vita affinché quella di qualcuno migliore di me sia più piacevole. Offro l'intrattenimento desiderato. Che c'è di sbagliato in questo? L'unico problema, l'unico vero problema è che qualcuno ne soffre. Che qualcuno considera questo comportamento, *il mio comportamento*, sbagliato. Famiglia, alcuni amici, ragazzi che si innamorano. Soffrono per quello che faccio, e mi fanno sentire in colpa per il loro dolore, mi fanno sentire sbagliata ed incapace. Perché il mio desiderio più grande è quello di far contenti tutti, e capita che le persone che amo soffrano a causa mia.
Questo mi uccide. Se però loro non soffrissero, se nessuno giudicasse sbagliato il mio comportamento, se tutti si limitassero ad usarmi, senza preoccuparsi di questi moralismi, allora forse potrei essere felice. Chi ti dice che non potrei essere felice? Dove sta scritto che il mio concedermi sia un comportamento patologico ed influenzato dall'esterno, e non piuttosto l'opposto, ovvero che sia la sofferenza per quello che è un comportamento spontaneo ad essere indotta? Chi ti assicura che non sia la morale, l'opinione comune, e persone come te, che pubblicano su un sito la catalogazione di un comportamento dicendo che rende chi lo compie una "brutta persona", a crearmi problemi? Problemi che altrimenti magari non avrei.
La sofferenza viene dal sentirsi viste in questo modo, cosa che mi fa sentire sbagliata, mi fa star male, e di conseguenza cerco qualcuno, un uomo da far godere, che di nuovo mi faccia sentire brava, utile, desiderata, giusta a prescindere dal resto. Sapere di realizzare il desiderio di un uomo che altrimenti, nemmeno pagando, avrebbe potuto avere una come me, diventare il suo miracolo... La consapevolezza non aiuta sempre, ti assicuro. Non aiuta a cambiare, fa solo capire a fondo quali siano i nostri problemi, e che non ci sia modo per risolverli.
Scusa se ti ho scritto ancora, non voglio cercare di approfittare. Solo che per quanto abbia fatto molte sedute, questa volta è diverso. Quando un dottore lo
hai davanti ti parla in maniera più... diplomatica. Leggere quanto hai scritto in maniera impersonale sul sito ha causato una reazione diversa da quelle che ho avuto in altri ambiti. Adesso comunque la chiudo qua.
Grazie per l'attenzione.
Se te lo fossi domandato te lo dico: compio trent'anni tra poco più di un mese Vado avanti così da quando ne avevo 17, età a cui ho avuto la mia prima vera depressione... mio padre non si sentiva fiero del mio approccio alla sessualità.

venerdì, settembre 17, 2010

LE STORIE DEL LIBRO 'LE VOCI DEL MAL D'AMORE'

giulia Età: 41
Devo fermarmi un attimo...per poter respirare e far passare il dolore.. Ho appena comprato il suo libro , ho letto le prime 50 pagine, ed in ogni storia mi sono ritrovata, in ogni storia c'ero io, bambina non amata, che come tutte, ha fatto scelte sbagliate per colmare il vuoto interiore. Anche e casa mia c'erano litigi continui, anche io facevo i compiti da sola, anche io vivevo con la paura che da un momento all'altro succedesse il peggio.E come tante, ho scelto l'uomo sbagliato per la fame d'amore che avevo. E ogni volta che mi rivedo, devo fermarmi un attimo, perchè capirsi, fa anche male,entrare nel profondo di quello che si è, per quello che si vissuto, crea un dolore sordo, ma liberatorio, terapeutico. Potrei scrivere per ore e ore la mia storia,ma per farla breve dirò solo che sono una ex bambina non amata, diventata moglie di un uomo che mi aveva tarpato le ali,e che ha pensato di uscire da quella situazione separandosi e innamorandosi dell'ennesimo uomo sbagliato, diventando poi una di quelle donne che amano troppo. Sono 4 anni che vivo una storia assurda, anni di dolore,di impotenza, di vita che scorre davanti... e tu sei lì, cosciente, consapevole di tutto, ma incapace di CAMBIARE le cose. Ho scoperto questo sito per caso, in un giorno di disperazione e buoni propositi mai attuati, dove cercavo aiuto, da qualche parte. Quante volte ho detto basta, quante volte ho cercato con tutta mè stessa di troncare....e anche dopo mesi sono ritornata con lui.Ora sono all'ennesima prova, sinceramente mi dò già per sconfitta, non ho ancora imparato a volermi così bene, e sò che la strada è lunga e tortuosa, ma comunque ci provo. Volevo solo ringraziare le persone che hanno scritto la loro testimonianza per avermi aiutata a sentirmi meno sola e il dott. Cavaliere che ha ideato questo sito e scritto "Le voci del mal d'Amore" libro che mi sta aiutando enormemente ad andare avanti. Grazie.

METADONE PER LA DIPENDENZA AFFETTIVA

un po' di metadone? Età: 30
Salve, ho deciso di esporre il mio caso in quanto a seguito di quanto letto sul sito, credo possa essere interessante.
Ho sofferto di una forte dipendenza affettiva tra i 15 ed i 18 anni.La mia storia con una bella coetanea , molto problematica , disinibita ed un po' promisqua sessualmente , ha seriamente influenzato la mia vita e il mio rapporto con le donne. La suddetta ragazza manifestava la mia stessa dipendenza.Entrambi credo abbiamo sofferto molto,fatto sta che la relazione fini' solo quando fui io a troncarla ,lei cerco di farlo piu' volte ma io non lo permisi,ne deduco che dovessi essere io il dipendente tra i due.
Da allora , vivo nella convinzione che un rapporto di amore sia solo un'illusione, una droga , e ne ho fatto a meno il piu' possibile dedicandomi i miei studi artistici.In un paio di occasioni pero' non sono riuscito ad vitare di subire il fascino di alcune ragazze, molto interessanti per me,le uali con approcci molto graduali , mi comunicavano il loro interesse nei miei confronti.E' sistematicamente accaduto quello che accade all'ex fumatore nel momento in cui fuma di nuovo.
Con l'aggiunta del panico che veniva dalla consapevolezza della sconvenienza di tale condizione da parte mia.
Risultato,sono riuscito a far letteralmente scappare le ragazze di cui sopra , le quali credo mi abbiano preso per matto.
Ancora una volta mi sono immerso nei miei studi cominciando a vivere una esistenza quasi eremitica,salvo qualche amico e gli ambienti relativi ai miei studi.
Ad oggi da allora non ho piu' avuto una relazione sentimentale con una donna , la mia timidezza e paura nei loro confronti e nei confronti di quello che potrebbero pensare di me nel momento in cui manifestassi il mio "amore" me lo impediscono, non credo si tratti di amore ma di malessere che riverso sulle malcapitate.
Inoltre i miei rapporti con chiunque si limitano ad essere superficiali e spesso allontano la gente da me.
Ancora, sono poi arrivato al punto di dover cambiare direzione lavorativa in quanto i miei studi forsennati non hanno assolutamente prodotto i risultati sperati e alla mia eta' devo iniziare a guadagnare e lavorare stabilmente.
Questa e' per me la piu' grande sconfitta, ho deliberatamente rinunciato all'amore terreno in favore dell'elevazione del mio spirito attraverso l'arte, cosa che e' in parte avvenuta,e' un percorso di crescita fantastico,ma devo mettere via qualsiasi ambizione di affermezione in questo settore in quanto non voglio piu' costare tanto alla mia famiglia.
Risultato di questa mia esperienza e' che ho una terribile paura di qualsiasi donna mi interessi veramente e mi sento uno sciocco che dopo avere rinunciato all'illusione dell'amore , ha solo trovato un'altra illusione:quella di essere talmente profondo , sensibile e tenace da poter vivere d'arte.
Non voglio autocommiserarmi in pubblico,cerco solo un aiuto,un buonconsiglio.



mercoledì, settembre 08, 2010

LA LASTRA DI GHIACCIO DELL'AMORE

Salve dottore sto leggendo un libro bellissimo: Amore perfetto, relazione imperfetta, ed ho trovato spunti di riflessione che mi confermano ciò che sento da tempo.
Il motore di tutto è il nostro capitale: l' amore e la possibilità di farlo fluire in tutti i nostri rapporti. Cerchiamo rapporti proprio per aver la possibilità di entrare in contatto con il nostro amore, e quindi con noi stessi.
Se tali rapporti funzionano i soggetti in relazione mostrano e ritrovano se stessi in una danza dove quello che si offre è fluida come l' acqua. Acqua nel l' acqua non si divide...ci si immerge!
L' amore governa ogni nostra azione...e soffriamo se le resistenze che incontriamo non ci permettono di farlo scorrere liberamente. Le difficoltà relazionali "congelano" ma non distruggono quel patrimonio che, con la nascita abbiamo in noi.
Se c'è equilibrio...troveremo altre forme o altri rapporti per continuare a sentirlo.
Il rapporto con l'altro è tuttora in piedi, forse più intenso di prima. Spesso però no credo che sia innamorata di lui (come credo di nn esserlo più di mio marito) perché l' innamoramento non è altro che la gioia per la possibilità che l' altro ci offre per liberare il nostro potenziale. Non è dell'altro che veniamo illuminati ma dal nostro stesso amore, che è un amore universale.
L'altro, accettadoci e dandoci fiducia nonostante i nostri difetti, ci riflette la nostra stessa luce, illuminadoci.
Forse ciò che scrivo è folle o solo troppo sperituale...ma lo penso su serio e da un po.
Con mio marito c'è una lastra di ghiaccio. Ho la sensazione di esser stata con lui acqua nell'acqua, ma che col tempo, con le troppe incomprensioni e la solitudine che ho vissuto, ne ho gelato la superficie.
Lui continua a chiedere di far qualcosa...ma io non ho strumenti. Sento l'acqua che scorre in me...ma nn viene fuori con lui. Continuo a volergli bene, ad esser legata a lui profondamente, ma in relazione con lui, un vento gelido mi raffedda e mi fa star male. Preferisco non relazionarmi per non morir di freddo.
Lui è sempre cupo, lo vedo legato alle sue ferite del passato che non riesce a curare e che nn permette a nessuno di farlo...se nn per brevissimi momenti.
In tutte le sue manifestazioni vedo il dolore...ma nn posso far niente.
L'acqua cerca l'acqua e con lui trovo ghiaccio.
La nostra relazione risveglia ad entrambi vecchi dolori, entrambi vorremmo che l'altro li guarisca amando incondizionatamente e a prescindere da tutto quel che è stato. Ad impedirlo non sono i fatti verificatesi...ma quel vento gelido della solitudine che con lui ho sperimentato, anzi rivissuto!!!

QUESTO MARTIRIO D'AMORE PASSERA'

SCORPIETTINA Età: 35
Ho 35 anni. Da 3 anni sto con un uomo di 52. 52 anni era l'età che lui mi aveva detto ma poi, stante che sono una persona molto curiosa e attenta a ogni minima gestualità, ho indagato su di lui. Mai avrei fatto una cosa simile ma i suoi comportamenti mi hanno indotto a farlo. Così ho scoperto che ne aveva 63. Anche se l'avevo scoperto e comunicato nulla è cambiato. Ho sempre amato questa persona e sempre l'amerò.
Lui è una persona molto particolare, attaccato ai soldi, lavora 24 ore al giorno per i soldi. Semmai un giorno dovesse diventare povero credo potrebbe arrivare a scelte di vita irreparabili. Io invece ho sempre vissuto con il mio stipendio e mai mi è balenato di chiedere a lui dei soldi, nemmeno per l'affitto. Sono molto orgogliosa e mio padre mi ha insegnato che quando si hanno i soldi si possono fare delle cose, quando non si hanno se ne fa a meno.
La mia vita con lui è sempre stata molto insolita. Lui agente di commercio molto ricercato, sempre all'estero, anche per 20 giorni. Mai una festa passata insieme. Lui doveva lavorare. I soldi, i soldi mi diceva. Io ero invisibile.
Non gli interessava se uscivo in scarpe da ginnastica, con i capelli scompigliati. Nessun cenno di voler vicino una donna affascinante. Non aveva occhi per me. Molto spesso quando lo chiamavo aveva il cellulare spento. Sono orfana di genitori. Lui è sempre stato il mio mondo. Ma i miei problemi erano i miei e i suoi i miei. Mai un ricordarsi la data di un compleanno, di un anniversario. Tre anni senza andare in ferie 5 giorni. L'unico tempo passato con lui è sempre stata la domenica pomeriggio dalle 14 fino al lunedì mattina.
Non mi portava mai fuori. Io ho sempre vissuto in casa. Sono una misantropa.
Leggevo libri, sdraiata sul divano. Guardavo la tv. Aspettavo un suo cenno di vita.
Se mi facevo carina per uscire nemmeno di uno sguardo mi degnava. Dovevo supplicare la sua attenzione con le classiche frasi idioti: ti piace la tua tata? e lui di fretta: sì sì bella bella.
Ho perso la mia identità. Ero una persona solare. Con lui mai una risata.
Eppure sapevo che a modo suo mi amava. Diceva che ero la sua vita. Strano modo di dimostrarlo. La mia visione era che lui correva verso i soldi i venti lavori messi in piedi e io continuavo ad allontarmi nella speranza che capisse che oltre al lavoro c'ero pure io.
Migliaia di volte ho chiesto di andare a fare un giro, di uscire, di parlare.
Ma non aveva mai tempo.
Un giorno a lavoro incontro una persona. 48 anni. Affascinante. Suscita in me quel qualcosa che si era assopito da tempo. Mi dava attenzione. Mi diceva sempre: così carina e così trasandata. Ho iniziato a mettermi i capelli in ordine, mi entusiasmava avere qualcuno che si accorgesse di questo fantasma.
Passava molte ore con me. Il tocco della sua mano mi faceva venire i brividi.
Sapevo che non era per sesso ma perchè realmente interessavo. Anche nel dialogo si andava avanti a ore.
Mi ha regalato una rosa. Avevo perso l'emozione di ricevere un regalo. Una rosa. Ero felice. In breve alla fine ci sono andata a letto. Lui si era innamorato di me. Io mi sentivo un verme il giorno dopo. Sono stata male per quello che ho fatto. Lui l'ha scoperto da un messaggio. C'è stata una lite furibonda finita con un'agressione nei miei confronti e 15 giorni di prognosi.
Non ho potuto spiegare che quello che mi mancava era la sua attenzione. Tre anni passati a lavorare, senza chiedere nulla. Non voleva mai gli chiedessi dove'era.
Poi è tornato dicendo che senza di me non poteva stare. Iniziamo di nuovo.
All'inizio c'era entusiasmo da parte sua. Ora ogni giorno che passa è una frase sibillina che lascia intendere il mio gesto. Non vuole più che io dica alcune frasi di uso comune tra di noi perchè gli danno noia. Ogni giorno ha una versione diversa. Ho provato a parlare ma lui non fa altro che rinfacciare che sono stata io la causa e che ora devo pagare per quello che ho fatto. Mi sta martorizzando mentalmente e io piango di nascosto perchè non riesco a spiegare che la sua brama di soldi lo ha portato a quello che è oggi. Se oggi a 64 anni ancora non si è sposato forse un motivo c'è. Ma non mi ascolta. La colpa è mia. Mi ha addirittura rinfacciato che lui lavorava per mantenere me. Assurdo.
Io lavoro ho un buon stipendio e mi sono sempre pagata le mie cose. Ma dal momento che due vivono insieme le spese si affrontano a metà.
Non che io devo pagare tutto e arrivare a fine mese che non posso comprarmi un paio di scarpe quando lui vive con 4000 euro al mese perchè deve comprarsi le Hogan, mantenere due bmw, ha comprato la casa in Brasile. Mantenuta io! Non l'ho mai fatto in vita mia figuriamoci.
Ovviamente fa fatica a fare l'amore con me. Dice che gli si accende la lampadina mentre fa l'amore e si blocca. Mi dice che devo dargli tempo perchè quello che ho fatto è ripugnante. Ho infranto i suoi sogni. Quali? Non me ne ha mai reso partecipe. Lui ha sempre voluto tenere le redini della nostra relazione. Lui faceva tutto senza dirmi mai nulla. Nel suo lavoro l'ho aiutato tantissimo per le traduzioni e mi ha eliminato. Io che mi alzavo alle tre del mattino per collegarmi in skype per far da interprete con la cina.
Io che non ho mai smesso di lavorare per tre anni, ho passato la morte dei miei, sono sempre andata avanti con un caterpillar. Quando doveva andare in Brasile per la casa e gli dicevo vengo con te lui mi diceva: sono troppi soldi. Ma ti ho per caso detto che mi devi pagare il viaggio. Lui in brasile 20 giorni, io a casa a lavorare.
L'ho tradito. Ho fatto una cosa infame e sto male. Ma devo prendermi tutti i torti di questo. A parte il gesto infame io credo che una donna, come un uomo abbiano bisogno delle dovute attenzione. E' giusto lavorare ma esiste anche un rapporto di coppia fatto di dialogo, di parole dolci, di divertimento che può essere anche un gelato fuori in città. Non sono mai stata una persona esigente, lui stesso me lo ha sempre detto. Mi paragonava alle sue ex alle quali regalava
vestiti di Pinko, Cavalli. A me che me ne frega? Io non sono una marca che cammina.
Ora è un calvario. Abbiamo cambiato città e casa per iniziare di nuovo. Io ho perso il lavoro. Adesso mi rinfaccia che ha speso soldi per prendere in affitto una casa. "se non fosse per me tu saresti ancora la".
Una notte. Non una relazione che andava avanti da anni. Una notte dove ho ricevuto quello che volevo da tempo. Attenzione, coccole, protezione, una rosa in regalo e soprattutto considerazione.
Ma la colpa deve essere solo e soltanto mia? Vi chiedo a voi cosa ho sbagliato in tutto questo oltre al tradimento. Chi mi conosce mi dice che con il lavoro che fa chissà quante ne avrà in giro. Premetto che non mi ha mai portato fuori a cena con i suoi amici. Sempre cene di lavoro. Sempre? Ovviamente lui si è confidato con i suoi amici per i quali le parole lasciano il tempo che trovano.
Tutti sono capaci di giudicare in base a ciò che viene detto e ovviamente tra uomini vi è solidarietà.
Questo martirio passerà o piangerò ancora per quanto?