domenica, ottobre 21, 2007

IL MIO CUORE E' PESANTE

Anemone Età: 30 Purtroppo sono anch'io una donna che ama troppo!! La mia storia è iniziata quando avevo 22 anni, lui ne aveva 20 ed era immerso in un mare di problemi, primo tra tutti la perdita della madre che ha costituito l'inizio dei suoi drammi familiari. L'ho conosciuto in un periodo travagliato della mia vita perchè mi ero appena trasferita, con la famiglia, da una piccola città di provincia in una grande città ed inoltre proprio in quel periodo sono iniziati i conflitti con i miei genitori a causa dei miei problemi universitari. Insomma siamo diventati indispensabili l'uno per l'altra.La nostra storia è durata 8 anni in cui io mi sono dedicata pochissimo a me stessa,tanto che non guido, non sono ancora laureata e non ho mai lavorato ed ho invece speso tutte le mie energie per sostenere il mio ragazzo.Così lui è cresciuto sotto tanti punti di vista ed io sono rimasta sempre la stessa.Il risultato? Ho passato 8 anni di infelicità,sentendomi trascurata e infelice e vivendo quei pochi momenti di comunità con il mio amore,come se fossero ossigeno. Lui si è sempre disinteressato dei miei problemi e delle mie paure, eppure siamo rimasti insieme così a lungo ed io ho lasciato che il poco amore che mi dava mi bastasse. Neanche a dire che tutte le decisioni prese erano sue e che io non ho mai avuto voce in capitolo.Credo che lui nemmeno sappia chi sono davvero io e questo perchè se avessi davvero voluto mostrare i miei interessi e farlo partecipe, avrei dovuto impormi con la forza, infatti ogni tentativo di proporre qualcosa di diverso veniva sistematicamente bocciato.E così, dopo 8 anni l'altro giorno mi ha detto che sente un calo nei suoi sentimenti verso di me e che gli ultimi 4 mesi in astinenza da sesso non gli sono pesati affatto, segno che l'amore per me non è più forte come prima.Lascio a voi giudicare se sono o meno una stupida.Tutti questi anni dedicati solo a lui e il risultato è questo. Adesso mi ritrovo sola a sfogliare fotografie e piengere come una bambina sperando che lui bussi alla mia porta dicendomi che sono l'unica donna della sua vita e che non mi lascerà mai! Sono stata io a lasciarlo e so di aver fatto bene ma il mio cuore è così pesante. Adesso vogliosolo trovare un bravo psicologo che mi aiuti a rinascere ed a ritrovare me stessa.Non so chi sono, non so cosa davvero voglio e soprattutto ho paura di vivere, degli altri,di tutto.Mi sento disperata e ogni istante vorrei prendere la cornetta e chiamarlo. Ma che vita arida sarebbe quella passata accanto ad unuomo incapace di amarmi? Sono a pezzi.

VI RINGRAZIO

eleonora Età: 41 Vi ringrazio, attraverso le vostre pagine, sono riuscita a vedere meglio in me, ho capito il perchè i miei gesti di autolesionismo fisico da bambina, e il perchè si sono trasformati in scelte autolesioniste da adulta, il punto è che una volta capito e analizzato tutto occore raccogliere tutte e proprie forze per seguire una strada diversa da quello che si percorre. il punto per me è che dopo avere "camminato" cosi a fatica non trovo energie,e mi sembra che preferisca nascondermi dietro una ragnatela di sofferenza, piuttosto che affrontare tutto, strapparmi il dente, soffrire, ma non più a lungo. l'ho scritto anche nelle riflessioni: "questo nido di sofferenza è l'unica realtà che io abbia mai conosciuto." e qui mi blocco, e non capisco..non reagisco... e mi do della pazza, o della stupida..

NON SO' COSA FARE

Jack Età: 35 Gentilissimo Dottore Le scrivo per la situazione che sto vivendo, sono circa 8 mesi che mi sonoinnamorato di una persona che non è mia moglie. Dopo attente riflessioni mi sono reso conto di tante cose, sposati da 9 anni ho messo sempre a tacere il mio modo di essere di fare per l'equilibrio della famiglia e nel frattempo divento papà ma quello che provo e che sento è un grandissimo affetto per mia moglie che non mi fa mancare niente da un punto di vista familiare. Ma siamo totalmente diversi nel modo di pensare, agire e nelle nostre priorità e da qui divergenze continue che non esplodono in liti ma di una serie di silenzi e compromessi che più passa il tempo è più non riesco a soportare e portare avanti e quindi esce fuori il mio vero modo di essere da lì ad essere definito "diverso e ostile". Più volte mi è stato detto da parte di mia moglie "se sei così non dovevi sposarti" . Il punto ora che con i figli di cui sono pazzo non so come affrontare questa mia relazione, nel senso continuare o troncare o interrompere il mio matrimonio oppure continuare questa relazione che mi sentire senza inibizioni, sereno di essere me stesso.Ma allo stesso tempo non causare un trauma e/o dolori ai miei figli..non so cosa fare

POTEVO FARE DI PIU'?

Federico Età: 44 Gentile Dr.Cavaliere, credo che la mia sia una lettera come tante ma in certi momenti si ha bisogno che qualcuno ascolti le tue sofferenze. La mia e' una storia comune , finita male ma ricca di amore, sincerita' e disperazione. Avevo sposato Elena 10 anni fa (aveva 31 anni) dopo 10 anni di fidanzamento.Una ragazza piena di vita, un volto splendido un po' grassottella figlia unica, generosa ed esplosiva nei mostrare i sentimenti verso il prossimo, . Da tempo pero' era tormentata dalla ricerca di un lavoro come ragioniera che "le consentisse dimostrare le sue capacita'. Io decisamente piu' freddo, laureato e realizzato nel lavoro. Tra di noi un bel rapporto, un sincero dialogo quotidiano che si e' mantenuto anche nel matrimonio dove pero' sempre piu' Elena riversava una crescente angoscia nei confronti di insoddisfazioni professionali ripetute (ma debbo dire senza che lei avesse particolari colpe e dopo che aveva profuso un impegno intenso). Da parte mia in piu' riconosco che, anche se a fin di bene, le facevo notare che mangiava male , doveva fare un po' di sport e calare qualche Kg avrebbe rischiato di ammalarsi in futuro. Ci provava ma era dificile . Poi la vita non ti aiuta: non siamo riusciti ad avere figli , i genitori di lei buoni e generosi apparivano pero' dipendenti dalla figlia nelle quotidiane scelte della vita e questo la angosciava. Aveva una passione per i cani e quello che aveva si e' paralizzato e per 7 anni lei lo ho gestito in casa quasi come un figlio .Nel 2005 Elena comincia ad essere diversa , non mi desidera piu', appare piu' assente anche in casa. Cento volte ci parliamo per capire cosa stia succedendo ma Lei rimane sempre vaga. Anche a domande dirette ribadisce che il nostro matrimonio non era in discussione ma non aveva desideri sessuali. Cerco di capirla, da poco ha deciso (ed io non l'ho contrastata per non causarle dei sensi di colpa )di non proseguire i tentativi medici per avere figli e stava concludendo l'ennesima esperienza di lavoro negativa. Poi comincia ad essere afflitta da una insonnia feroce in parte controllata con ansiolitici. Andiamo al mare nell'estate del2006 e a vederla in "superficie" sembra la solita Elena: affettuosa egenerosa . Al mare pero' la svolta ; durante una discussione ammette che "probabilmente" ha perso nei miei confronti i sentimenti di un tempo: "forse e' finita, le storie nascono e finiscono". Rimango allibito anche se a posteriori era una logica evoluzione degli eventi. Elena si trasforma completamente esce di casa con nuove amiche 3-4 sere la settimana, in casa e' assente. Non parla quasi piu', e' un muro di gomma. La assecondo anche se in alcune occasioni nelle quali litighiamo arriviamo prossimi alla separazione legale. Poi lentamente nel corso del 2006 Elena sembra un po' tornare a quella di un tempo, esce molto poco con le amiche , segue la casa cerca un nuovo lavoro ma ormai dorme in una camera separata.Per 2 volte ha colloqui con uno psicologo , un po' la aiutano, me ne parla ed insieme sembriamo di nuovo uniti per cercare una soluzione a tutto cio'. Io pero' sempre piu' spesso alterno estrema comprensione a crisi di rabbia che la turbano profondamente. In una di queste occasioni lei di nuovo pensa alla separazione, "non puo' fare piu' di cosi" , mi "vuole tanto bene, sono la persona piu' importante dela sua vita ma non si sente piu'una moglie e non vuole ferirmi ancora".Andiamo da un legale e fra pochi giorni firmeremo la separazione. Le ho chiesto ancora ma cosa e' successo Elena perche' siamo arrivati a questo? Lei mi ha risposto : "vedi e' diffile spiegarlo, tu rimani la persona migliore e piu' importante che ho conosciuto, ma lentamente senza rendermi conto sono arrivata ad essere arida e cinica. Forse e' stato un meccanismo di difesa ma ora dopo tanto tempo che lotto contro questo mio atteggiamento debbo vivere da sola , non ho voglia di rendere i conti piu' a nessuno, mi spiace ma non voglio farti altro male.Il mio amore per Lei rimane comunque immutato anche per le gioie passate che mi ha dato. Il mio dolore e' atroce ma forse il suo e' anche piu' grande. Guardo le foto di Elena, un volto dolce , una persona sensibile e generosa che non ho capito e che ho contribuito probabilmente a ferire. Mi rimangono anche tanti rimorsi e domande : Potevo fare di piu? Se fossimo andati da un consulente matrimoniale ? Non sono stato abbastanza paziente ? Se non avesi avuto quelle crisi di rabbia forse altro tempo ci avrebbe aiutato ? So che non potra' fornirmi risposte certe ma un suo pensiero su cio' che ci e' capitato mi conforterebbe molto. Grazie ancora.
Le rispondo con un brano tratto dall'"Amore liquido" di Baumann: "Finché dura, l'amore è in bilico sull'orlo della sconfitta.Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai.E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro.Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l'ansia.L'amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile."

domenica, ottobre 14, 2007

SONO STATA GEISHA E MADRE

Vi scrivo per sfogo ma anche per solitudine, nella speranza che la mia storia possa essere di aiuto ad altre donne come me... Alcuni ci definiscono 'Donne che amano troppo', cito il nome di un libro molto famoso che spesso è nominato a giusta causa in questo sito... Sono una delle tante donne provenienti da situazioni familiari disastrose, carenze affettive, emotive, privazioni, umiliazioni, violenza... Vengo da una famiglia che è stata molto agiata, quella che faceva parte della borghesia di qualche anno fa, da due genitori colti, molto colti, preciso questi aspetti perché a volte si pensa erroneamente che certe cose succedano esclusivamente in contesti apparentemente degradati o malsani... invece qui, malgrado l'apparente rispettabilità della mia famiglia, il degrado c'è e c'è stato, ma interno, sotterraneo, nascosto.Ho avuto due genitori assolutamente inadeguati, narcisisti, superficiali, cattivi e aguzzini... entrambi, ritengo, con problemi psichiatrici, e che malgrado ad oggi sembri il contrario (visto che sono separati) sono sempre andati all'unisono.Ho avuto due genitori che se solo avessi ritenuto giusta la legge italiana, e mi fossi sentita tutelata dalla stessa, li avrei denunciati insieme a mia sorella (per fortuna ho una sorella più giovane) e forse sarebbero ancora entrambi in galera.Non vedo quello che purtroppo biologicamente è mio padre da 16 anni, continuo invece ad avere contatti con quella che è mia madre, una madre- sorella che ad oggi non riesco a capire come abbia potuto permettere certe cose. Ho 35 anni e solo qualche giorno fa sono riuscita ad ammettere che ho avuto due genitori che purtroppo non mi hanno mai amata come tali, che non mi hanno voluto bene, ma che mi hanno tratta, ci hanno trattato, vale anche per mia sorella, solo come uno dei tanti oggetti che hanno distrutto o che hanno lasciato per strada. Ho 35 anni e mi sono separata ad agosto 2007 dopo 10 anni di relazione e 20 mesi di convivenza dalla persona che ritenevo fosse la persona che mi abbia amato più di tutti al mondo... peccato che le uniche persone che dovrebbe amarci veramente senza riserve sono i nostri genitori, e noi stessi... solo oggi dopo tanti anni lo capisco e sto cercando impararlo.Ho 35 anni è ho lottato molto per essere la persona che sono, per dinstiguermi in tutto e per tutto dalla mia famiglia, per essere una donna indipendente (credevo), una professionista nel mio lavoro, una gran lavoratrice, una compagna quando serviva, una madre (purtroppo) che risolveva, un'amante quando mi si richiedeva... Credevo di essermi riscattata dal letame da dove venivo, perché come dice De Andrè “...dal letame nascono i fiori...”... e vi assicuro che è proprio così... e invece mi ritrovo a 35 ad avere investito 10 anni della mia vita, la mia giovinezza, la mia bellezza, il mio talento, sulla persona sbagliata, ad avere dato tutto l'enorme amore che c'è dentro di me ad un superficiale, un egoista, ad un caso umano peggio me... A volte quando siamo abituate a certe cose si cercano e si accettano cose simili anche se negative, perché sono quelle che ci sono più familiari. Forse qualcuna si potrà riconoscere nella descrizione che darò di questo grande Amore, tanto grande quanta la sofferenza che lo ha sempre accompagnato. E' sempre stata una relazione che non ha mai avuto mezze misure nel bene e nel male, fin dall'inizio sono stata ossessionata da lui, prima dalla folle gelosia, poi dal sesso... pazzesco... bellissimo... poi dalla preoccupazione che mi derivava dai suoi problemi: insoddisfazione, dipendenze, stati altalenanti dell'umore, indecisione su tutto, estrema pigrizia, immaturità...poi dall'impresa di cercare di salvarlo (ero convinta che con il mio grande Amore sarei riuscita a renderlo una persona migliore! Perché lui era migliore!), poi sono passata alla frustrazione della sua indecisione nei confronti di me e della nostra relazione, ecc. ecc. ecc... e così sono passati 10 anni... tra una luna di miele durata due anni e mezzo facendo continuamente l'amore, simbolo di un'enorme, fatua estrema felicità, alle sue tante fughe(abbiamo vissuto in città diverse per 8 anni!), alle varie rotture, nel 2001,nel 2004... ma naturalmente sono sempre tornata da lui... finché un anno fa ho toccato il fondo, tra crisi isteriche e depressive, e ho cominciato ad accettare che forse dovevo smettere di farmi umiliare così... perché capirete che queste poche righe sono solo una sintesi di dieci lunghi anni di vita...Dieci anni. Io non so ancora se sono mai stata il suo futuro, sento come se avessi fatto tutto da sola... fino all'ultimo... è una persona assolutamente dipendente, fa parte di quegli uomini che se non hanno la fidanzata che gli risolve la vita, c'è una madre lì pronta in suo soccorso o chiunque altro, va bene chiunque, non c'è problema... così ho terminato la mia relazione con lui cercandogli una nuova casa, accompagnandolo a sceglierla (visto che la settimana prima di andarsene ancora non sapeva dove andare), preparandogli meticolosamente e con amore tutta la sua roba... Come la mamma che prepara la valigia al suo bambino che va in vacanza.Questo era il ruolo che mi era stato attribuito, che mi sono fatta attribuire, del quale all'inizio mi sentivo gratificata (pensa te!), mi sentivo amata per quell'attribuzione (!), poi col tempo capisci che te o un'altra sarebbe stato lo stesso, un ruolo di moglie-madre per il quale ho lottato anni per cambiarlo, ma non c'è stato versi malgrado la mia visibile sofferenza anche fisica. Sono una della tante donne che lavorano molto, appassionata del proprio lavoro della propria professione... ma naturalmente lui questo lo ha sempre ignorato, non era importante e dovevo comunque arrivare a fare tutto, perché se non lo facevo io nessun altro se ne sarebbe occupato. Non mi è stato risparmiato niente, dall'installare un'adsl, a fare la spesa, a cucinare, occuparmi della casa, occuparmi di lui, a organizzare e prenotare le vacanze, per non parlare dell'aspetto economico... più i miei impegni universitari prima, il mio lavoro totalizzante dopo... nessuna fatica, di nessun tipo in questi anni mi è stata risparmiata, né fisica né di altro tipo... e non sono neanche una persona che si può permettere di fare molti sforzi fisici visto che ho subito una grave incidente a 19 anni di cui porto ancora le conseguenze... ma a lui non è mai interessato. Perché lui poverino non ce la faceva. Punto.Quanto gli piaceva essere il poverino della situazione, essere compatito, però è stato furbo da trovare la persona giusta per poterlo fare... un ballo a due perfettamente sincronico fino al mio crollo! Adesso mi chiedo se forse non era veramente solo questo che voleva da me, un ruolo di madre-geisha... Punto. Naturalmente non lo saprò mai, se n'è andato o meglio l'ho accompagnato fuori dalla mia casa, con sua grande resistenza passiva, ma senza una motivazione valida perché avessi qualche dubbio per riprovare, ha subito la mia decisione come ha fatto con le mie frustrazioni in questi anni, ma naturalmente non ha mosso un dito perché cambiassi idea o per recuperare il rapporto, questo mai.La cosa bella è che è apparso a tutti come se io fossi la decisa a chiudere e lui l'uomo innamorato di cui mi sono voluta liberare. Adesso sono passate 10 settimane quando se n'è andato, o meglio da quando l'ho accompagnato fuori dalla mia casa, e dopo un senso di enorme liberazione, adesso sono caduta in depressione... è veramente molto dura, mi vergogno a dirlo ma mi sento molto sola, sento la mancanza di quest'uomo che in dieci anni non ha preso nessuna responsabilità nei miei confronti, nessuna ferma decisione o dimostrazione che fossi il suo futuro, come quello negli ultimi anni di negarmi di avere un figlio, una famiglia (adesso posso solo dire, per fortuna!), sento la mancanza di una persona che in parte è stato un carnefice, con la sua indifferenza, le sue chiusure, i suoi silenzi, la sua indecisione a prendere qualsiasi decisione sul nostro futuro (anche sul suo in verità), se non, dopo otto anni di mia insistenza, quello di trasferirsi a Firenze per una convivenza ovviamente fallimentare, con la sua debolezza e trascuratezza nei miei confronti... eppure si sente la mancanza anche di una persona così... Sono in analisi da otto mesi da un medico psicoterapeuta con il quale sto affrontando tutto quel mondo sommerso che mi ha permesso di farmi umiliare così, che mi ha permesso scambiare un calesse per vero Amore!... e pensare che nelle poche volte che abbiamo avuto contatti in questi due mesi non smette di dirmi che sono la persona più importante della sua vita, che sono una persona eccezionale, che mi vuole bene, che sono la persona a cui vuole più bene in assoluto, continua a chiamarmi con i miei tanti nomignoli...non smette di fare leva su ciò su cui sono più sensibile: quel vuoto, quel vuoto affettivo, che ancora non ho accettato non potrà mai essere colmato più da nessuno... ed io, come stasera, vorrei solo morire per non sentire più quelle parole che sono state solo parole al vento... un vento durato dieci anni. E passo dalla disperazione della sua perdita al rancore per la superficialità dell'inconsistenza del suo dire. Spero tanto che se qualche altra donna (ritengo ma non solo io, che questi atteggiamenti siano prettamente femminili) leggendo si riconosce in molti tratti di questa mia storia, consideri di interrogarsi su quel mondo sommerso che ci annega lentamente facendoci piano piano morire e ci fa accettare di amare enormemente uomini per noi sbagliati, egoisti, irresponsabili, irrisoltie immaturi.... sono decisamente molto pericolosi per donne come noi.Un carissimo saluto al Dott. Roberto Cavaliere per il suo enorme contributo con questo sito e con il suo lavoro, al problema delle Affective Addiction... Mi auguro che presto ci possa essere un seminario a cui poter partecipare.Grazie per avermi ascoltata.Fri

mercoledì, ottobre 10, 2007

TRADIMENTO MORALE

Rosy Età: 26 Salve, nonostante la mia giovane età avrei cosi tante cose da dire..sono vittima di una dipendenza d amore, nonostante i miei tormenti i dolori le amarezze subite da lui..nn riesco a nn chiamarlo,facendomi più male.La nostra è una storia iniziata 4 anni fà, una favola, anche se x molto tempo disturbata dalla sua inutile possessività, tra liti e amore abbiamo fatto tantiprogetti tra cui il matrimonio, che dovrebbe essere vicino, ma in realtà èlontanissimo dall'entusiasmo con cui ne parlavo, fino a sei mesi fà.Abbiamo iniziato a litigare anche senza alcun valido motivo, a farci male adirci cose che in realtà nn pensavamo, e io ho avvertito da subito ogni suominimo cambiamento, distacco, purtroppo anche il mio fisico ne iniziò arisentire, ho perso 10 kg nel giro di niente, sn dventata fragile siapsicologicamente che fisicamente..solo perchè il mio istinto mi diceva chequalcosa nn andava, lui aveva sempre cercato sicurezza in me, mi vedeva forte epoco innamorata, a volte soffriva per niente. In realtà ero solo una ragazzatranquilla e finalmente sicura di avere accanto una persona degna del mioamore..tutto questo però è stato distrutto nonostante lui abbia continuato afare progetti con me, comprare casa, mobili, prestiti, cercando di farmifelice. Contemporaneamente alle nostre ultime liti ha tradito la mia fiducia,ho scoperto che da circa 2 mesi quasi giornalmente si sentiva con una suacollega, la chiamava più volte e nn capisco perchè la chiamava pure di notte,mentre io invece sentivo che qualcosa nn andava e soffrivo già senza sapere chic fosse dietro.Non è stato lui spontaneamente a raccontarmelo, soffrivo ma sentivo che dovevoscoprire cos è che gli aveva dato quella sicurezza, cos è he lo allontanava dame. Dietro questa scoperta c è da dire che tutti i suoi colleghi con cui tra laltro uscivamo sanno tutto di noi, delle nostre liti, del nostro matrimonio, tutti compresa lei, l unica collega mai vista.Quella sera che l ho scoperto stavo malissimo, e ho sbagliato tanto a nn lasciarlo, forse si sarebbe reso conto maggiormente della umiliazione e dolore che mi ha dato. Per non perderlo ho creduto che cn lui vicino, avrei superato questo tradimento, che lui chiama "TRADIMENTO MORALE" dice di non esserci mai stato a letto con lei, ma semplicemente si trovava bene a parlare perchè lo capiva..mentre io nn lo capivo più. Sostiene di nn aver mai pensato didistruggere ciò che insieme abbiamo costruito. Purtroppo l ho scoperto da due mesi, e non ho pace, la notte mi sveglio penso e ripenso, e non ho più fiducia in lui perchè ho sofferto molto e sto ancora soffrendo. Ora lo assillo, lo controllo..sono malata di lui, tanto che gli dico sempre ciò che penso anche in modo brusco..gli dico che nn sono felice, che vorrei di più. Premetto che dopo questa situazione lui ha acellerato pure i tempi sugli ultimi preparativi, come a darmi dimostrazione di nn avere dubbi su ciò che vuole. Ora siamo litigati potrebbe essere l ultima lite, quella che cala un velo ietoso al nostro amore, ai ns progetti, dopo i miei ultimi assillamenti dice di nn poterne più, che io ormai vivo di fantasmi, e che nn possiamo vivere cosi. Io lo sò, nn sono felice penso troppo a quello che sò, e a ciò che si può costruire sopra in questi casi, e mi complico la vita. Il matrimonio e ormai vicinissimo, e ho paura, paura di nn riuscire a superare questa delusione, questa ormai credo perdita di lui e, soprattutto ho paura per la mia salute perchè tutta questa situazione, mi chiude l appettito, tanto da nn venirmi fame e nn riuscire pur volendo farlo per me stessa a non ingoiare. Scrivere queste righe mi ha aiutato molto, e spero di ricevere tanti consigli per nn sentirmi sola, perchè di lui c è da dire pure che è riuscito ad allontanarmi dal mondo intero, facendomi sentire al centro del mondo solo con lui vicino.

MAL D'AMORE A 50 ANNI

silvana Età: 52 Sono vedova da 25 anni, ho 2 figli (25 e 30 anni). Sono impiegata statale soddisfatta del mio lavoro. Ho da 7 anni un compagno,separato con 3 figli. Questi vivono a.... e il mio compagno due-tre volte l'anno va da loro e si trattiene circa due mesi per volta. Fin qui niente dimale ma ho scoperto che quando è lì si trasforma: la notte chatta, visita siti porno, contatta al cell. "signorine-bene", insomma viene fuori una doppia personalità! Io so queste cose perchè sono una grossa ficcanaso e controllo tutte le sue cose... non posso dirgli che so perchè equivale a chiudere la nostra storia ma non ce la faccio piu! Ho il sistema nervoso a pezzi e quando al cell mi dice che mi ama e gli manco vorrei tanto esplodere e dirgli che è un maiale ma non posso, lo perderei! Sono in un circuito chiuso dal quale non posso uscire! Vi prego aiutatemi, datemi una mano.... mal d'amore a 50 anni è atroce! Grazie

CODIPENDENZA

Andrea, 39 anni. Dopo aver letto la sezione sulla codipendenza, vorrei portare la mia testimonianza agli altri membri di questo blog. Lei 39 anni (oggi 42), mai sposata e senza figli. Io 36enne (oggi 39enne) uscito da una brutta separazione da circa un’anno, con un figlio di 5 anni (oggi 9). Dopo le prime settimane iniziano i primi problemi: lei continua ad uscire regolarmente a due con il suo ex fidanzato, questo fatto mi da molto fastidio, e quando glielo dico iniziano le prime liti. Lei sostiene che il problema è mio perché non fiducia in Lei. Accade allora che conosce un altro uomo, e poche sere dopo ci esce, sempre a due. A questo punto Io non ci sto, e, pur rispettando le sue idee, tronco la relazione, in quanto questo modo di agire è troppo lontano dal mio modo di concepire il rapporto di coppia. A questo punto lei mi cerca, dice di aver capito, e mi convince a proseguire la relazione. Passano alcuni mesi e i problemi si ripresentano. Lei conosce uomini e ci esce a due, io rimango ferito dolorosamente e dico, se le cose stanno così.. e tronco nuovamente la relazione.
Accade allora che lei mi raggiunga sul posto di lavoro, esplode una lite, e lei mi colpisce con calci, pugni, sberle.
A questo punto è veramente finita. Non ho mai tollerato la violenza fisica, da nessuno. Accade invece che Lei mi cerchi ancora, e io riapro ancora la porta del mio cuore. Sono passati sei mesi dall’inizio della relazione. Lei continua con i suoi comportamenti, ed io continuo, incredibilmente ad accettarli. Va in ferie con le sue amiche, esce con chi vuole, ed ogni volta che provo a spiegare come mi sento, vengo sommerso da una marea di parole che neanche un’avvocato…
Inutile dire che ho tentato altre volte di troncare, ed in altre 5 occasioni sono stato pestato, ed ogni volta l’ho nuovamente accolta.
Oggi, a distanza di oltre 3 anni, sono senza lavoro, senza amici e senza fidanzata. Anche se Lei continua a telefonarmi, ma io mi sono rassegnato. Ho provato 6 volte a troncare, ma non sono abbastanza deciso e se Lei mi cerca ogni volta la riaccolgo.
Sto prendendo anti depressivi, e fatico molto in tutte le attività quotidiane che un tempo svolgevo tranquillamente. Da due anni sono in terapia, ma non riesco ad uscirne e mi vergogno molto della mia debolezza..

giovedì, ottobre 04, 2007

NON HA PIU' SENSO VIVERE

paola Età: 50 Il mio mal d'amore,come per tutti,viene da lontano Mia madre è sempre stata malata (non fisicamente) Ho altre tre sorelle, abbiamo un anno di differenza l'una dall'altra, io sono la seconda,forse la più debole mentalmente, forse ho ereditato la malattia di madre. Sono andata a vivere da sola a 24 anni e per quegli anni non era molto "normale" .Ho iniziato a lavorare a 15 anni, studiato di sera, ho fatto tante cose nella vita, conosciuto tante persone . Ma la mancanza d'amore.. la paura...l'incapacità.. A 27 anni misono fatta del male, ero stata lasciata, sono incapace. A 31 ho conosciuto un uomo, ero innamorata veramente per la prima volta, sono rimasta subito incinta, ho deciso di tenere il bambino, lui è "rimasto" ma non mi rendevo conto della sua indifferenza Mi sono dedicata al cambio di casa, la gravidanza, il cambio di vita, il figlio,il lavoro ecc., la mia incapacità di fare la madre, l'assenza, indifferenza, i silenzi, del mio compagno. Sono iniziate subito le incomprensioni, le mie esigenze affettive, di relazione, che mio figlio avesse un padre presente, Io litigavo e lui silenzio o poche parole come coltellate. Prima che mio figlio compisse un anno aspettavo un altro bambino, lui mi ha detto che non mi voleva bene e voleva andare via. Sono andata ad abortire lontano per la vergogna e il dolore. Io litigavo e lui diceva che voleva andarsene ma non lo faceva. Io dicevo che bisognava cercare di recuperare, ero terrorizzata. Ai suoi silenzi e indifferenza reagivo con litigi e poi con piatti rotti, aggressioni.Sono molti anni che faccio colloqui Quando ho avuto il coraggio di dirgli di andarsene non l'ha più detto. La casa è sua e non eravamo sposati. Ho avuto il coraggio di andarmene io un pò di mesi fa. Cercavo di superare il muro che lui aveva costruito (è così con tutti) ho rinunciato.E' stato definito una persona anafettiva. Eravamo proprio una coppia orribile. Mio figlio ha vissuto le tensioni, anche i litigi, me ne sono sempre sentita in colpa. Mi sono sempre dedicata solo io a lui, non ha avuto un padre e quindi una madre molto presente, adesso ha 18 anni. Nella nuova casa doveva venire anche lui, si è sempre reso conto anche delle stranezze del padre, invece ha sempre rinviato.Mi accusa di avergli rovinato la vita (e il padre?)ecc. Sono diventata l'unica responsabile di tutti i suoi problemi, continua a vivere con il padre, che non gli fa domande, non fa il genitore e quindi non rompe. Sono stanca dei sensi di colpa, basta. Dieci anni fa ho lasciato il lavoro,con una piccola pensione ( adesso non mi basta neppure per l'affitto) Ero stanca, ero sola, la famiglia è sempre stata sulle mie spalle, pensavo che avrei avuto del tempo anche per me, magari studiare,una ltro lavoro, o altro. Invece a parte qualche corso ero prigioniera di me stessa,della situazione. Circa un anno fa ho deciso di separarmi, tra l'altro eravamo conviventi non sposati, avevo iniziato una cura antidepressiva.Quasi 20anni di depressione! Il mio medico di base mi dava un anti ansia dal quale sono ancora dipendente. Dopo la decisione ho iniziato a darmi da fare, ricerca dellavoro, di una casa, tante cose burocratiche da fare, a frequentare corsi di formazione. Adesso lavoro come interinale.Pochi soldi. Lui mi passa un fisso e vorrebbe mettere una scadenza (dopo 20 anni in cui ho fatto da madre e da padre come ho potuto e organizzato la vita della famiglia in tutto) Io non ho mai ambito a farmi mantenere, è umiliante. Ma la nuova vita mi aveva fatta tornare la donna di prima di conoscerlo, piena di iniziative, non mi abbatto, mi dò da fare, lavoro con tre agenzie interinali e la mia età non facilita, ma ero motivata. Adesso non ha più senso niente. Le accuse di mio figlio, il fatto che abita col padre (che non lo voleva) non è più un momento di passaggio, sono trascorsi dei mesi, e più gli chiedo spiegazioni più mi accusa di avergli rovinato la vita e che preferisce vivere da solo col padre che non lo stressa, cioè gli fa fare quello che vuole ed è sempre via per lavoro. Il rifiuto, leaccuse di mio figlio sono la cosa peggiore . Mi sento buttata via, ho rovinato la vita di tutti? Ho cercato di fare il meglio di quello che potevo,che ero capace. Che situazione assurda, orribile. La famiglia l'ho costruita io, mio figlio è una bella persona nonostante la situazione familiare, anzi proprio per questo l'avevo abituato a parlare, a confidarsi. Da più di un anno ha la ragazza. Adesso mi sento la pecora nera da tenere lontano, negativa, sporca. Non ha più senso vivere.

VOGLIA DI TAGLIARE I RAMI SECCHI

JeJe Età: 29 Un anno e mezzo fa ho incontrato un uomo che mi ha subito colpito per la simpatia, il sorriso, la disponibilità e la gentilezza con tutti quelli che gli stavano intorno. Abbiamo iniziato una relazione molto piacevole per entrambi, poi, dopo circa tre mesi è cambiato tutto: lui voleva incontrarmi solo a casa sua e solo quando decideva di vedermi. Io, prima ho protestato minacciandolo di lasciarlo, poi ho cercato di trovare un accordo, di capire perché non voleva farsi vedere in giro con me. Lui mi continuava a ripetere che non era per questo che non uscivamo mai insieme ma perché si sentiva troppo stanco a causa del lavoro e preferiva passare delle tranquille serate a casa. Ho retto per un po' poi l'ho lasciato, lui ha continuato a cercarmi, poi mi ha lasciato lui, poi mi ha richiamato facendo finta che non fosse successo niente. Sono tornata a casa sua ma, dopo aver passato la serata insieme è sparito di nuovo fino a quando l'ho chiamato chiedendogli quali fossero le sue intenzioni. Naturalmente è stato molto vago, ma io gli ho detto di non chiamarmi più.Ora, dopo mesi di vero dolore e sofferenza (che per mia fortuna non avevo mai provato) per questa persona sento di aver terminato una fase della mia vita per iniziarne una nuova. Ho cominciato a prendermi più cura di me stessa e a cercare di capire quello che voglio veramente dalla vita, sto arredando la casa in cui andrò a vivere per conto mio e sto riprendendo in mano il lavoro che ha risentito di tutta questa particolare situazione di malessere. In tutta questa fase di cambiamenti mi sono resa conto che devo dare un taglio anche a quelle che ritenevo amicizie vere e solide. Le mie "amiche" non sono mai state partecipi del mio dolore perché impegnate nelle loro storie d'amore (io ci sono sempre stata per ascoltare i loro pianti). Mi dà fastidio che mi telefonino solo per sapere come sto e non mi invitino mai ad uscire con loro e i rispettivi fidanzati. Sono io che non riesco ad avere relazioni costanti o è normale che durante la fine di una storia d'amore il cambiamento, la voglia di tagliare i rami secchi, si estenda a tutti, o quasi, i rapporti affettivi esistiti fino ad ora?
Ognuno vive la fine di una relazione nella modalità più vicina al proprio passato affettivo e relazionale. Fra le varie modalità c'è anche quella che lei delinea nella aprete finale della sua testimonianza. Saluti

NON CREDO CHE NE' USCIRO' MAI

Lui l'ho conosciuto dopo la fine di un rapporto di 5 anni, dopo appena 6 mesi da questa fine voluta da me. non riuscivo a stare senza un uomo... in realtà, pensandoci, è da quando avevo 17 anni (oggi 29) che non sono mai stata senza un uomo.dal rapporto precedente uscivo distrutta, umiliata, sfiduciata sulla mia persona. avevo subito un non-amore lungo 5 anni sentendomi ringraziare ogni giorno per lo stupendo modo d'amare incondizionato che avevo: sempre presente,piena di perdono, nessun rancore, nessuna pretesa... a pensarci bene quasi senza chiedere di essere amata, soltanto avere l'opportunità di tribolare per il dolore svuotandomi di tutto quell'ingombrante sentimento... poterlo riversare su qualcuno con l'illusione di fare la cosa giusta. forse qualcosa sarebbe tornato indietro un giorno... ma in 5 anni niente. fu un barlume di lucidità l'attimo in cui chiusi il rapporto, mi sbalordì piuttosto la freddezza improvvisa: il giorno prima avrei ammazzato per lui (subivo offese, lunaticità, assenze, egoismi vari, scatti d'ira, giustificavo tutto dicendo che ero io poco intellettualmente stimolante, lui aveva scelto addirittura me e io dovevo essergli grata senza chiedere niente), il giorno dopo lui non era più nulla, quasi non mi servisse più a nulla, quasi non mi potesse più servire ad andare più in basso di quanto ero. non ho mai avuto un rimpianto. quindi dopo pochi mesi di astinenza cercai un altro uomo, un mio collega, il mio compagno attuale. all'inizio pensai di rifarmi di tutto lo schifo subito e m'illusi che ci stavo riuscendo... lui era premuroso e presente, fino a quando non scoprì che certi atteggiamenti euforici erano dovuti al fatto che facesse uso sporadico di stupefacenti... al dire il vero non fu una scoperta, me lo disse apertamente e disse che se per me era un problema potevamo anche finire di vederci. per me era un problema, un grosso problema ma rimasi lì, sul sedile di fianco al suo, immaginando come avrei fatto senza di lui (che non era lui) a vivere... pensieri assurdi dopo solo due mesi no? no, non per me allora, non per me adesso credo, dal momento che rimango in questo rapporto destabilizzante da due anni, dove sono in continua competizione col suo sballo, dove conosco perfettamente il modo e il minuto preciso in cui mi mentirà e mi ferirà e pure ancora permetto che continui. 4 mesi fà m'ha chiesto di sposarlo. gl'ho detto di si, con la solita fiducia cieca... il bello è che da parte sua ci sono solo quelle belle parole di amore inconsistente senza che i fatti le accompagnino: di fatto non saprei con quali soldi pensiamo di costruire il nostro futuro insieme dal momento che tutti i soldi che potremmo mettere da parte vanno via per il suo 'divertimento'. senza quelle parole incosistenti e che io riconosco e maledico come tali, io non esisto... ne ho bisogno, più volte al giorno, h obisogno d'illudermi per poter sopportare quanto io sia capace ad illudermi. o forse per credere di essere come tutti, meritevole come tutti, normale insomma. non credo che ne uscirò mai... non da questo rapporto intendo (fa paura laleggerezza estrema del mio fatalismo al cospetto di tanti proggetti no?), da me stessa, da questo modo innaturale di usare gl'altri(non credo che sia un paradosso) per soddisfare il desiderio continuo d'amore, che ora lo so che non è amore.