SILVIA N° di riferimento: 6441236 Età: 36 Ho trentasei anni, sposata, tre figli. Un marito che non ho mai sentito come "mio marito", ma sempre e solo come un datore di lavoro. Eppure ho voluto sposarlo nonostante fin da fidanzati avesse già, per me, questo ruolo, quello di voler prendere tutte le decisioni, di ritenermi incapace di prenderne io di adeguate in ogni ambito, di non darmi la soddisfazione di scegliere nulla. Nel corso di questi anni (diciamo dai 30 ai 36) ho conosciuto 3 amici, tutti con una serie di caratteristiche comuni: lontani centinaia di km (quindi fisicamente irraggiungibili, se non in rarissime occasioni); tutti più grandi di me di una quindicina d'anni; tutti impiegati nel mondo del giornalismo o dell'informazione. Un'amicizia è seguita all'altra sempre nello stesso modo, secondo 3 momenti che ho più o meno identificato: 1) primi dialoghi (scritti o di persona) nei quali vengo giudicata una persona intelligente e che sà scrivere bene; 2) qualche mese di conoscenza reciproca, perlo più scritta, nella quale ho l'impressione che il rapporto crescerà; 3) il mio interesse continua a crescere e mi fa sentire sempre di più la mancanza della persona in questione, la lontananza mi fa soffrire; parallelamente l'interesse dell'altro cala, contatti sempre più radi, ecc. Non capisco perchè succeda questo. Il perchè questa dinamica angosciante, della scelta mia di persone lontane, dell'impossibilità di tenersi vicino una persona. Credo di essere una specie di specchietto per le allodole (o almeno mi sento così), una persona che in qualche modo lascia intendere non so quali meraviglie e appena la si conosce un po' si scopre che non è niente di che. Ma è doloroso essere trattati così. Vorrei venirne fuori, perchè questo soffrire mi sta logorando non solo i nervi ma anche il fisico. Silvia
Le rispondo con questa citazione della Norwood:
Molte donne commettono l'errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con se stesse; corrono da un uomo all'altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro; la ricerca deve cominciare all'interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l'amore, possiamo trovare solo altro vuoto.
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