domenica, febbraio 25, 2007

TESTIMONIANZA: LUI HA CREATO LA MIA DIPENDENZA


E’ difficilissimo per me parlare del rapporto che ho avuto con mio marito senza sentire in qualche modo di stare sparlando di lui. Spero di vincere questo stato d’animo e di poter raccontare serenamente. Ci siamo sposati quindici anni fà, lui nelle forze dell’ordine ed io ragazza in cerca di definizione visto che avevo molteplici interessi ed una gran confusione in testa che mi avevano fatta iscrivere all’Università solo il tempo di decidere che non faceva per me. Io avevo 23 anni lui 30. Appena sposati ci hanno trasferito nei pressi di un paesino del Sud Italia. Noi eravamo in un comune dove l’ostilità nei nostri confronti era sottile,subdola e dove è stato difficile inserirsi, più per me che per mio marito a dire il vero. Comunque lì abbiamo vissuto fino a 5 anni fà. Siamo sempre stati o sembrati una coppia da spot delle merendine mulino bianco soprattutto quando è nato nostro figlio, al quinto anno di matrimonio. I problemi sono cominciati quando il bambino ha iniziato ad interagire attivamente con noi e dunque dal secondo anno di vita in poi. Mio marito si dedicava a lui completamente, in seguito e con la lucidità riacquistata, paragonai questo suo atteggiamento come quello del bimbo che, ricevuto un nuovo gioco, abbandona il suo vecchio orsacchiotto in un angolo. Più il tempo passava e meno mio marito era il mio compagno, ed inoltre mi sentivo sempre più la baby sitter di mio figlio. Cosa c’entra quello che ho detto fin qui con la dipendenza affettiva? Sembra nulla. Durante il nostro matrimonio durato poi 13 anni, mio marito ha attuato nei miei confronti un comportamento tale da indurmi a pensare di non essere capace di vivere senza di lui, di non essere capace di fare nulla senza di lui. Un comportamento subdolo, che non era palese dunque, ma che veniva consumato e servito sotto mentite spoglie. Quelle del marito premuroso che pensava a tirare giù le tende, ad esempio, quando era il momento di lavarle; la prima volta che, ormai separata, ho svitato la vite del bastone in ferro battuto lì in alto sulla scala a pioli e sono riuscita a sfilare la tenda e dopo a rimetterla al suo posto mi sono sentita una sorta di eroina! Lui era capace di sminuirmi con una semplice battuta, una semplice frase detta davanti ai familiari ed io per 13 anni non ho scritto una sola poesia. Mi ha impedito di lavorare con la scusa che aveva bisogno di me, lui col suo lavoro e con i suoi orari, e poi col piccolo insomma. In realtà temeva che io gli rubassi la scena agli occhi di amici e parenti, temeva che venissero fuori quelle mie capacità che lui tanto diligentemente aveva offuscato. A me era consentito tutto ciò che mostrasse all’esterno la mia autonomia (elargita da lui) nella gestione dalla casa e della famiglia, nulla più. Mi ha resa dipendente da lui e poi mi ha abbandonato. Questo in una sola frase mi è successo, o meglio, ho permesso che avvenisse. Ho dato molte chances al nostro rapporto ma lui ha sempre negato l’evidenza sottovalutando i nostri problemi ed arrivando a dire che erano fisime mie, e quando mi sarebbero passate glielo avrei potuto far sapere; il senso delle sue parole erano queste ma i termini usati sono stati altri. Ci sono vari tipi di abbandono no? Uno psicologo immagino li conosca tutti. Mio marito mi ha abbandonato pur vivendo con me, sotto lo stesso tetto, nell’apparente tranquillità di una coppia normale ha mortificato sentimenti,mente e corpo con una serie infinita di piccoli dettagli e tutti in funzione di una competizione malata con me da cui lui doveva emergere ovviamente. Ho vissuto il mio doloroso senso dell’abbandono che per me non era nuovo, un senso che ho sempre avuto senza poterlo mai distinguere fino al giorno in cui mia madre aveva detto, raccontando ad un’amica quasi con superficialità ed in mia presenza, che nei primi mesi in cui era incinta di me aveva cercato di abortire tre volte ( metodi molto casalinghi nel 1967) ed aveva terminato la frase con “eh, e non è qui?”,come a dire “me l’ha fatta”. Questo, se da un lato mi diede finalmente la spiegazione del rapporto avuto con lei, del mio non sentirmi mai adeguata, dall’altro aprì una lacerazione profonda in me che risulta ancora insanabile. Ne ho parlato in famiglia ma sono stata presa per sciocca esagerata, del resto mi sono separata perché sono esagerata. Con la separazione ho riacquistato il senso della mia maternità, ho iniziato ad avere amici miei nuovi, ho ripreso a scrivere e sto realizzando, faticosamente, il mio sogno di diventare giornalista, ho dato la mia consulenza ad un progetto regionale per lo studio della lingua dialettale nelle scuole presentando un mio volumetto, ed a breve sarà presentato il mio libro di poesie. Non miro a volare alto perché a me piace molto camminare, e non certo per mancanza di ambizioni. Venendo a mancare la presenza ingombrante di mio marito, di un uomo insicuro in perenne ricerca di approvazione tanto da ritenere di poterla ottenere soltanto annientando la mia personalità, sono venute fuori le mie capacità. Vivo da sola con mio figlio, non chiedo nulla ai miei, faccio i salti mortali ogni giorno ma sto bene. In tutto questo mio figlio è molto sereno, ha un ottimo rapporto col papà, soprattutto, credo di poterlo dire, perché io non ho mai permesso che rancore ed altro nei confronti di quest’ultimo prendessero il sopravvento. Ho sempre ritenuto che due persone innamorate debbano tenere fuori dal loro amore elementi come il senso di gratitudine, il senso del dovere, tutti inquinanti di un sentimento che non permettono di vedere chiaro e che amplificano la dipendenza dal partner. Molte persone,alcune le conosco io personalmente, vivono insieme non più per amore ma per la dipendenza affettiva che hanno costruito, di solito il più debole dei due, non nel mio caso dove il più debole ha creato la mia dipendenza da lui. Eppure costruire un rapporto sano si può, un rapporto in cui la parola rispetto sia alla base della reciprocità e comunque si può uscire da quell’amore malato senza grossi traumi, riappropriandosi di sé stessi. Sono separata da quattro anni, dopo una delusione amarissima, da alcuni mesi ho trovato l’amore di un uomo col quale abbiamo molto da affrontare prima di poter realizzare il nostro desiderio di convivenza, una storia che al momento è solo nostra e che proteggo moltissimo. Con lui ho ritrovato quel pezzo mancante di me che mi rendeva incompiuta: la capacità di amare mista alla consapevolezza di essere davvero amata.

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