domenica, dicembre 16, 2007

LUI ED IL GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO

Caterina Età: 32 Siamo sposati da 8 anni, non abbiamo figli. Mentre stavamo preparando le nozze, mi sono accorta che lui aveva difficoltà economiche che non conoscevo. Pensando al peggio l'ho costretto a confessare che giocava d'azzardo e aveva perso diversi soldi. Ho ottenuto di chiudere il suo conto in rosso usando i miei risparmi e ho fatto in modo che non prelevasse soldi senza che ne fossi informata. Vedendo che ciò funzionava e che sembrava aver smesso di giocare, abbiamo continuato nei preparativi e ci siamo sposati. In realtà ci ha messo circa 3, 4 anni a smettere, cambiando modalità ma sempre giocando o comunque facendo spese inutili. Sono convinta che, anche se ora è tutto passato, ciò ha influito sicuramente sulla nostra relazione. Tra noi c'è molta tenerezza ma niente più, a quanto pare. Lui viene da una famiglia in cui il padre era alcolizzato, la madre e le sorelle probabilmente "co-alcoliste", perché tutti sembrano non essere consapevoli fino in fondo della situazione. Il padre - mio suocero - dopo la cirrosi epatica si è incanalato in una serie di malattie collegate alla prima, non accettando di curarsi come consigliato dai medici. Nessuno che abbia mai discusso con lui riguardo a questo.Io invece vengo da una famiglia in cui la madre ha una forte depressione, tuttora. Non so di preciso da quando è iniziato questo stato, ma sicuramente la reazione di mia madre rispetto ad alcuni episodi della sua vita e di quella della nostra famiglia è sempre accompagnata da crisi isteriche, pianti, paranoie ecc. Quante volte avrei voluto scappare da quella famiglia! Mia madre non voleva il mio lui - primo ed unico fidanzato - perché sapeva che mi avrebbe portato via da lei. E così è stato, ho accettato anche l'incertezza della sua compulsione del gioco d'azzardo pur di andarmene e di farmi la mia vita. Lui, a parte il lavoro, non ha hobby. A parte il giretto quotidiano al bar non ha interessi che lo portino fuori di casa. Si occupa delle faccende, in compenso a parte le coccole non si concede a me quasi mai. Sono stanca di chiederglielo, sono stanca di sentirmi dire "no". Non accetta che gli dica che c'è qualcosa tra noi che non va. Se lo faccio piange come un'aquila, magari arriva a dire che ho ragione e a parole sembra che abbia capito e poi si chiude nei suoi pensieri. E non succede niente. Io tengo tutto il mio dolore per questa relazione "insensata" dentro di me, in una specie di cassetto che non apro mai, e mi butto nel lavoro e in altre cose pur di non pensarci. Ho paura di avere figli da lui. Non mi sento realizzata come moglie, proprio per niente. Ora ho conosciuto un suo amico. Carattere "strano": molto duro fuori, molto tenero dentro e specialmente con me. Sicuramente più "vivo" di mio marito. Parole sue, ha sofferto di una crisi depressiva quando anni fa è stato buttato fuori di casa dalla sua compagna, e mi ha detto che vorrebbe una donna forte,come me. Mi attirano terribilmente la sua intelligenza, il suo corpo, la sua sensibilità. Mi ha riavvicinato allafede religiosa, mi ispira addirittura voglia di maternità. Da quando ci siamo conosciuti sul lavoro e abbiamo avuto modo di parlarci a lungo durante un viaggio, sembra che stia riflettendo sulla sua vita, vedo qualche cambiamento nel suo comportamento - più attento alla salute, alla sua cura personale, più aperto verso gli altri. Mi ha parlato apertamente del suo "hobby" di don giovanni, ma dice che lo fa per non soffrire della solitudine. Confrontandoci amichevolmente sul tema delle relazioni di coppia, è arrivato a dirmi, un po' per scherzo, che un giorno sarà lui a darmi tutto quello che non ho mai avuto. Adesso sono in grossa crisi con me stessa. Da un lato non so più come smuovere mio marito, dall'altro vedo l'altro come una possibilità. Temo di ripetere errori, in qualsiasi caso. Che fare?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao, se ti va leggi il libro di Robin Norwood, è una donna, il titolo è: "Donne che amano troppo"