venerdì, dicembre 07, 2007

FIGLIA DI UNA RAGAZZA-MADRE

Fiorenza Età: 25 Gentile Dottore, la situazione in cui mi trovo in questo momento è delle piu' disperate, non ci capisco piu' niente. Non è facile per me parlare e tirare fuori quello che mi tormenta, anche se dentro di me è tutto chiarissimo. Non ho nemmeno il coraggio di rileggere quello che sto scrivendo. Sono nata 25 anni fa, figlia di una ragazza madre, la quale non mi ha mai nè coccolato nè giocato con me, nè tanto meno ha perso tempo a prendersi cura di me e crescermi in quanto troppo impegnata a "recuperare" la la sua vita dopo quel gravissimo errore (che sarei io), che le avrebbe rovinato la giovinezza e la possibilità di costruirsi una vita dignitosa. Per questo motivo le mie origini e chi fosse mio padre e come fossi nel bene o nel male venuta al mondo sono sempre stati argomento tabu' nella mia famiglia, cossicchè io cresco con la continua sensazione di essere un errore, nei confronti della mia famiglia e nei confronti della società perchè non so chi sono e che ci sto a fare li. Vengo accudita e cresciuta da mia nonna, figura fondamentale nelle attitudini e nelle scelte di mia madre, donna all'antica di origini siciliane. Al momentodel parto mi presento podalica con 3 giri di cordone ombelicale intorno alcollo, parto cesareo, sembra abbia passato alcuni momenti di incoscienza prima di cominciare a vivere, al momento della mia nascita. Per questo o forse no, da bambina ero molto cagionevole di salute, frequenti frebbi alte, anoressia, soggiorni in ospedale, dolori alle articolazioni. Verso i 5/6 anni mi viene diagnosticata una epilessia di tipo piccolo male, che non viene trattata con farmaci.Della mia infanzia non ricordo di aver mai avuto amici fino al momento dell'inizio della scuola, decisero di non mandarmi all'asilo con la scusa della cagionevolezza della mia salute, gli unici amichetti che avevo li vedevo durante il periodo estivo perchè avevamo una casa al mare che fu venduta quand io avevo 6 anni. Per lo stesso motivo non mi è stato mai consentito di praticare dello sport. Cosi non essendo abituata ad uscire dal contesto familiare (se pur aspro), i primi confronti con la scuola furono drammatici tentai di fuggire dall'istituto alle elementari, ma non le posso dire che piu' avanti ando' meglio. All'età di 10 anni, mia madre incontra un uomo e decide di sposarlo, io non vengo assolutamente presa in considerazione in tutta la faccenda tanto che fino all'ultimo la famiglia di lui non viene nemmeno messa a conoscenza della mia esistenza (dopo 15 anni c'è ancora qualche parente di lui che non lo sa). Mia nonna è assolutamente d'accordo e compiacente in tutto questo, visto che una figlia avuta da "ragazza" è solo un impiccio. Lui minaccia di non sposare mia madre se ci sono di mezzo io, e mia nonna per amore di "sistemare" la figlia e mia madre per "sistemarsi", tranquillamente mi "levano di mezzo", tralasciando il piccolo particolare che io mi sono sentita per l'ennesima volta addosso la conferma del mio essere un errore vivente e che meritavo solo di essere abbandonata da tutti. La cosa piu' triste è che io avevo talmente bisogno di sostituire quel misterioso vuoto che c'era sempre stato e che invidiavo tanto agli altri bambini, con una figura paterna, che già lo chiamavo papà e tutta la sua famiglia nonna e zio! Al matrimonio di mia madre mi viene tassativamente vietato di chiamare mia madre con tale nomignolo, e col sorriso sulle labbra di tutti, come se fosse la cosa piu' naturale del mondo, mi viene indicato di invertire lo stesso con quello di mia zia, senza dire che con la stessa malizia mi hanno fatto vestire da damigella per non farmi restare male...Ho sofferto per anni in silenzio reprimendo la rabbia (che poi quando scopppiava riversavo puntualmente sulle persone che mi stavano vicino), non potendomi sfogare in nessun altra maniera, sentendomi sempre impotente, inappagata, incompresa, ogni mio proposito o idea venivano e vengono puntualmente smontati sia in età infntile che adolescienziale che ora.Mia madre non mi ha mai fornito nessun appoggio nè morale nè economico, si è sempre rifiutata di "riconoscermi", una volta è arrivata persino a dirmi che io dovevo vederla come un amica non come una madre, ma una conoscente. e io sempre li' a sperare a sperare. non ci potevo credere che tutte queste cose brutte e fuori dalla realtà stessero succedendo a me. Mia nonna altrettanto, a parte il vitto e l'alloggio si è sempre lamentata che io ero un peso, una croce, una disgrazia. Quando mi preparavo per uscire la sera, mia nonna mi apostrofava con l'appellativo di "puttana", pero' per scaricarsi la coscienza poi è capace di elargire anche complimenti... con l'avvento della malattia, che mia nonna non perde occasione per ricordarmi di come sia colpa mia se mi sono rivenute delle crisi, oltre agli insulti frasi tipo "se esci ti senti male", "se ti viene una crisi che fai?" "se ti senti male i tuoi amici ti prendono e ti buttano in fondo ad una marana!", oppure " guarda che occhi cerchiati che hai" "ma dove vai che non ti reggi in piedi " "che ti senti male ed esci?". Per una persona che già porta dentro di sè la consapevolezza della malattia e cerca di stare attenta e vuole solo godere di qualche momento di tranquillità e spensieratezza (magari anche di vivere una vita il piu' possibile vicino al normale), non è certo l\incitamento giusto, anzi puntualmente varcavo la porta di casa già in preda al nervoso e al panico. Gli aneddoti sarebbero milioni...A volte ho anche dubitato di far parte di questa famiglia. Questa famiglia che non mi ha mai dato un ruolo, un riconoscimento. Che non mi ha mai dato uno spazio mio, che mi ha fatto sempre sentire ospite e mi ha fatto pesare il fatto che "gravavo" sul bilancio di mia nonna.. ma dove devo andare? Che devo fare? Perchè non prendersela con mia madre e chiederle di collaborare invece di difenderla ed esonerarla sempre? che cavolo di mentalità è? Non è indubbio che il mio senso di inadeguatezza è molto forte... In piu' mia nonna mi ha sempre parlato male dei miei amici, pur nonconoscendoli, se uscivo con qualcuno tutti erano o invidiosi o cattivi, metteva sempre zizzania ( io non sapevo se fidarmi, di solito non l'ho mai fatto pero' la pulce...) e li trattava male se qualcuno mi telefonava, o se di rado passava a trovarmi (visto che in casa non veniva mai nessuno per lo stesso motivo) cossicchè le mie relazioni sociali sono state sempre rade e,complicate. Ho frequentato un istituto tecnico per ragionieri perchè loro preferivano che facessi una scuola in cui dopo sarei stata piu' facilitata nel trovare lavoro...e l'ho fatto ma con rabbia e senza alcun interesse, a malapena mi sono diplomata, io avrei preferito frequentare il liceo classico, le materie letterarie mi affascinano molto. Sin da bambina ero chiusa nel mio mondo, giocavo da sola, e anche da piu'grande, dopo la scuola, o quando raramente non incontravo qualche amico, tornavo a casa e andavo a rinchiudermi nel mio mondo, da sola, con i miei amici immaginari, dove tutto era come volevo io, e immaginavo cose fantastiche. Crescendo sono cominciate le prime fughe, fisiche e mentali, ho cominciato a cercare fuori negli altri tutto quello che non avevo nell'ambito familiare (amici,fratelli,genitori, figure sostitutive), con i primi amori, cercavo ragazzi che sostituissero tutta la mancanza d'affetto che avevo con la loro presenza, e cercavo di stare fuori casa il piu' possibile, giorno e notte. Ma c'era sempre dell'inquietudine a governarmi, quando una persona mi dava tutto quello che volevo e stavo troppo bene, allora la lasciavo, perchè mi annoiava,o mi disturbava tutto quell'affetto e quella gentilezza a cui non ero abituata, gli altri naturalmente mi guardavano negli occhi e non capivano. E poi mi pentivo magari e cominciavo a sognare e soffrire...Una grande delusione d'amore arriva a 20 anni, ero follemente innamorata, credevo che avremmo passato la vita insieme, ma oggettivamente non c'erano i presupposti, era stata un'altra delle mie aspettative disilluse, ci avevo basato tutta la mia realtà di allora pero', mi ci ero aggrappata con tutte lemie forze e quando fini' mi sentii morire, ci rimasi a lungo dipendente e sofferente... In seguito ma anni dopo ho vissuto da sola, anche all'estero, ho cercato tanti surrogati, alcool, droghe leggere, ma non ce l'ho fatta, sono troppo debole, mi aggrappo agli altri pretendendo che costituiscano loro la mia vita, le mie basi, la mia realtà, loro lo sentono, scappano, vengo disillusa e cado in forti depressioni. Ritorna quel senso di abbandono primitivo, di non valere nulla, a volte sono anche arrivata ad annullarmi per gli altri, ad accontentarli in tutto (nell'illusione) pur di costruirmi una vita nuova lontano dalla mia famiglia, a sognare ad occhi aperti solo per un sorriso, un messaggio od un invito ad una festa...cossichè sono stata vittima delle persone piu' false e senza scupoli... Cosi' sono single da 5 anni, e vivo di nuovo con mia nonna. Ho bisogno di rivivere, rivivere costantemente quella sensazione...la prima primordiale senzazione provata nella mia vita, e faccio di tutto perchè cio'accada, volontariamente. Ma ora non ne posso piu', abbandono tutto e tutti, e/o anche peggio mi faccio abbandonare, definitivamente, con ogni mezzo, il tutto naturalmente nel piu'tragico e triste dei modi, crogiolandomi nel dolore e nella depressione. Non ce la faccio piu'.Tutti questi anni di sofferenza di rabbia, di delusione, che mi hanno convinto di essere sbagliata e mi hanno ferito e mortificato, ( il dolore per la scoperta della malattia e le varie crisi avute sono state anche loro un duro colpo), sono stati una lotta contro il mondo, una lotta fatta di ira e di dolore ingiustificati che hanno fatto soffrire un sacco di persone che ho trattato veramente male, a cui ho dato contro, e che ho scacciato da me oppure ho fatto si che si allontanassero per sempre dalla mia persona, anche addossando loro i miei sconforti... La spinta finale a guarire perchè ho "perso/abbandonato/scacciato\" una persona che amavo molto, e mi sono resa conto che ero:
1. dipendente da questa persona malsanamente
2. nonostante l'affetto che provavo io mantenevo solo atteggiamenti ostili
3. ero convinta che comportandomi cosi la persona avrebbe capito che quellierano i miei segnali di richiesta d'aiuto
4. anche fisicamente sono al limite
5. voglio una vita migliore
Dottore, non so se sono stata chiara, mi scusi la lunghezza, questo è quello che sento. Grazie infinite per l'attenzione e per il meraviglioso servizio che offre. Saluti.

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