domenica, settembre 24, 2006

MI DIA UNA LUCE


mary N° di riferimento: 422264645 Età: 50 Gentilissimo dottore, dopo venticinque anni di matrimonio, io e mio marito ci siamo separati. Ci siamo conosciuti 35 anni fa, io 15 anni e lui 17 e da allora siamo sempre stati, dapprima amici, poi fidanzati, anche se in maniera discontinua, ma i primi e gli unici per entrambi. Di lui mi piacque il suo modo di essere, così diverso dal mio: lo chiamavo il mio "puledro selvaggio" perchè era così, mentre io ero una ragazza del tutto tranquilla. Ho perduto mio padre all'età di sei anni e sono cresciuta col suo mito di uomo serio , affidabile, generoso, buono, innamoratissimo di mia madre e dei suoi figli per cui, non so come, ma forse perchè così volevo, vedevo nel mio ragazzo la stessa affidabilità e serietà. Tuttavia non era lo stesso amore, mentre io ne ero innamoratissima. Anche se a volte lui mi pareva incerto o distante, credevo che, nonostante la sua indifferenza fosse realmente innamorato di me e mi sembrava normale, data l'età, avere dei dubbi mentre il suo distacco mi stimolava ancor più.Col passare del tempo, non essendo più soddisfatta del rapporto con lui, cominciai a frequentare altri ragazzi che mi facevano sentire "più donna", cioè più ammirata e corteggiata, ma non riuscivo a cancellare il pensiero di lui, per cui ritenevo queste esperienze una sorta di verifica dei miei sentimenti: volevo amare lui e soltanto lui e -come scrivevo sul mio diario - volevo amare quel ragazzo dallo sguardo triste, forse perchè volevo aiutarlo ad essere felice! Nonostante questi alti e bassi, verso l'età di ventidue anni, cominciammo ad avere rapporti più intimi e, sebbene io fossi un pò restia per quella sorta di insicurezza nei suoi reali sentimenti, mi lasciavo andare alle sue carezze ed effusioni, anche perchè lui aveva un modo di farsi perdonare che, nonostante tutto mi piaceva. Comunque, per farla breve, un giorno, dopo l'ennesima separazione e riconciliazione, lo misi alle strette: io volevo capire se costruire davvero un rapporto serio o concludere la relazione: eravamo già adulti ormai.....Lui disse che voleva sposarmi e quindi per me fu una grande gioia. Così ci preparammo al matrimonio e a 25 anni io e 27 lui ci sposammo. Siamo stati sempre uniti, nelle difficoltà e nelle gioie, eravamo l'esempio per molti, abbiamo avuto due figli meravigliosi e abbiamo realizzato una bellissima casa, il mio amore per lui è stato sempre vivo, anche se un pò deluso, ma lui, tre anni fa mi rivelò qualcosa di tremendo: non provava più nulla per me, forse non era mai stato pienamente innamorato, per cui questo era il punto di arrivo della storia, ma peggio ancora, lui mi vedeva come sua mamma e non come donna. Allora mi rivelò che era stato sempre molto timido con le ragazze, tranne che con me perchè ero sua amica e per di più innamorata, in quanto si portava dietro una vergogna di lunga data: aveva avuto rapporti sessuali con persone del suo stesso sesso che non aveva rifiutato, ma che non lo avevano gratificato, sebbene avesse ugualmente provato piacere. Può immaginare, caro dottore, il mio sgomento: mio marito era un uomo o no? Chi avevo sposato? Eppure ero certa che gli unici rapporti erano stati con me! Mi disse che subiva senza convinzione quei rapporti e arrivò a dirmi che anche quando lo avvicinavo io, la notte, lui sentiva la stessa violenza che gli facevano i suoi amici e alla quale non si opponeva. Dopo queste sue dichiarazioni non abbiamo più avuto rapporti perchè ovviamente lui mi rifiutava e quante lacrime abbiamo versato insieme, perchè anche lui era spaventato e depresso per questa situazione che metteva in difficoltà tutto quello che avevamo costruito. Adesso, dopo tre anni ha avuto il coraggio di separarsi, per provare a se stesso di essere uomo, per crescere, ma continua a venire sempre a casa. Sta male perchè gli mancano le sue cose, i figli e tutto il resto, ma io no, non gli manco, lui stesso non sa che cosa vuole. Il nostro rapporto è comunque molto amichevole (io sono stata prima di tutto la sua amica) a volte anche allegro e spigliato. Però io continuo ad amarlo. Sono più forte, so di poter piacere a molti uomini, ma spero che in lui possa riaccendersi la passione di un tempo, perchè il resto c'è. A volte penso che sia sbagliato farlo entrare in casa, questo potrebbe influire negativamente sui sentimenti di distacco, ma non riesco a dirgli di non entrare, anche perchè ho notato che il rapporto con lui risente molto del mio umore. Forse dipendiamo ancora uno dall'altra, ma io vorrei che si tornasse insieme, magari cresciuti,magari più autonomi, lui è il padre dei miei figli e mio marito sempre e sopratutto. Dove sbaglio? amo troppo? A volte si dice che l'amore vince tutto.......La prego dottore, mi dia una luce!
E' possibile che la vostra unione sia nata, inizialmente, sul rispecchiamento nell'altro della figura genitoriale del sesso opposto. Lei ha cercato quel padre protettivo e sicuro che non ha avuto. Lui ha cercato quella madre "ideale" che avrebbe voluto e desiderato. A tutto ciò s'unisce il profondo e lontano "disagio sessuale" di suo marito. Chisà per quanto tempo lui ha "soffocato" le sue reali tendenze ed aspirazioni. Le ha soffocate così tanto e per così tanto tempo che non sà più, adesso, che cosa relmente ha deisderato, desidera o desidererà. Lei non può fare niente se non prendere atto della dura realtà. Può condizionare, però, il continuare la relazione "amichevole" a un percorso terapeutico di sua marito, che faccia "luce" dentro di lui. Solo dopo che lui avrà fatto luce dentro di lui si potrà fare, mi scusi il gioco di parole, luce dentro la vostra relazione. Cordiali saluti.

Nessun commento: