sabato, luglio 23, 2011

L'IMPOSSIBILITA' DI SUPERARE UN AMORE

Salve,
ci terrei particolarmente a rispondere a Martina (http://maldamore.blogspot.com/2010/08/suicidio-per-amore.html#links), anche se forse non ce n'è più bisogno. Anche io ho un passato che mi ha portato a riflettere sulla differenza fra amore e amore e l'impossibilità di superare un amore, per così dire, di serie A. Anche io sono andata dalla psicologa per farmi aiutare ma ho avuto la sensazione che non potesse davvero aiutarmi in questo senso. L'innamoramento è qualcosa di veramente potente per una donna che si appresta alla maturazione psicofisica, io ho ora 26 anni ma quel tuo commento avrei potuto scriverlo io. La sfortuna di incontrare quella persona che non speravi di incontrare davvero. La sfortuna perché una volta persa è inutile credere che sicuramente la vita dopo andrà ancora meglio, specie se siamo molto consapevoli di ciò che ci circonda e ci aspetta. Sì il viaggio ti sarà sicuramente utile perché uno stravolgimento della tua vita è necessario. Non si può continuare a fare la vita di prima o tentare di oltrepassare come una persona stupida e ignorante, dimenticare! Ed è ancora peggio capire che gli amici non capiscono nulla di quello che provi. Io ho trovato molto utile non tentare di fuggire ma lasciarsi andare finché l'istinto di sopravvivenza non ci scuote dall'interno. Toccare il fondo e sopravvivere solo con ciò che onestamente si ha come forza. Non tentare "di farcela o morire per il dolore". In questo mondo niente è garantito a nessuno, è più vero il contrario. Noi per sopravvivere immaginiamo la felicità, ma quando questa prende corpo, quando capiamo cos'è che ci spingeva a vivere e poi la perdiamo..capisco la sofferenza senza risposta. E' utile continuare a vivere senza averne davvero voglia?

Quando l'ultima volta come scrivevo sono andata dalla psicologa ero conscia che quello che avevo perso non era l'apice della mia felicità. Tuttavia era una situazione che la simulava e avevo solo quella situazione per colmare un profondo vuoto che ho sempre cercato di gestire razionalmente. Finché non avevo nulla da perdere la vita era quasi semplice, l'energia in sovrabbondanza e non riuscivo a comprendere le persone depresse: c'è così tanto da scoprire e fare, pensavo. Man mano mi sono resa conto di come si costruisce nell'uomo la voglia di fare e vivere. Noi viviamo coi cenci di sicurezza emotiva infantile che rafforziamo egoisticamente con tutti i vantaggi della nostra società e grazie al rapporto amicale che sostituisce un rapporto pienamente affettivo per certi versi e per alcune nostre necessità. Ci trastulliamo in una sicurezza che ci dà forza di combattere in un circolo vizioso soddisfacente. D'altra parte quando attivamente amiamo finalmente completiamo la nostra umanità e dovremmo essere abbastanza competenti da migliorare in noi e nell'altro la vita vera e propria. Prima di arrivare a ciò quasi tutti i rapporti si fermano e il matrimonio non è certo un'eccezione. In ogni modo proseguiamo alla ricerca nonostante le ferite, sappiamo che c'è qualcosa di meglio o solo lo intuiamo.

Poi arriva il momento in cui in un rapporto, ma non è detto che a tutti accada, tutto ci soddisfa in maniera inaspettata. E' tutto diverso dalle aspettative ma giorno per giorno la vita

"per me non era importante solo quello che facevo MA CON CHI FACEVO QUELLO CHE VOLEVO FARE" per non parlare del resto. Ti capisco perfettamente. Ma molti non capiscono per nulla, a dire il vero ho paura di pensarci e capire che non conosco nessuno che capisca questa situazione.
Io la sto vivendo nel momento felice ma sono conscia che lui pur intelligente non capisca del tutto cosa provo, sono conscia che potrebbe lasciarmi e non ci sarebbe niente da fare. Ora è dall'altra parte del mondo per lunghi mesi di studio e teoricamente dovrei raggiungerlo per motivi di studio miei fra diversi mesi. Dico teoricamente raggiungere perché ho i miei obiettivi, che vista la coscienza che ho della situazione ho pianificato a parte. Nonostante questo se mi lasciasse per me quest'esistenza avrebbe poco senso. Rendermene conto mi ha lasciato basita. Dall'inizio ho tentennato dentro di me nel mettermi con lui perché sentivo che non ne sarei mai uscita a testa alta, poi mi sono detta che la vita è così. C'è chi muore senza saperne nulla. Questo mi ha portato a una serie di dolorose riflessioni estenuanti su cos'è la felicità e cos'è l'amore. E allora quando, se andrà tutto bene, ci dividerà la morte naturale.

Credo che dovremmo fare un passo indietro, l'egoismo con cui pensavamo di averla in pugno la felicità era egoismo infantile, umilmente consci di sapere cos'è essere felici possiamo semplicemente continuare a vivere in maniera più appartata. In fondo capisci, non possiamo considerare la vita solo come ottenere e basta, tutto cambia in continuazione. Ciò si scontra col fatto che la nostra personalità ha i suoi limiti a cambiare una volta adulti. Solo studiando filosofie diverse dalla nostra possiamo capire appieno in cosa consiste la nostra ansia di possesso occidentale. Io solo in queste ho trovato sollievo. una volta ero una ragazza fissata col rendimento scolastico, ora ho rotto gli indugi.
Questo non basta a relativizzare la nostra esistenza però aiuta a capire che certe cose non si possono risolvere e a convivere col proprio dolore. -sono senza lacrime- scrivi. E' ovvio non ci sono parole per spiegare, ma avere un atteggiamento sincero, rivolgersi al mondo mostrando la propria ferita e lasciare che la comprensione della vita ci consoli. Ho trovato che esistono posti e persone con una sensibilità in più, e che esistono realtà a cui l'affetto viene dato in modo sbagliato. In queste situazioni la mia nuova consapevolezza è tutto, mi aiuta anche a comunicare in maniera più efficace con altri esseri viventi come gli animali.
Non c'è una conclusione, ma disfati dei cliché e dei dottori se vale la pena di morire allora vale anche la pena di dimenticarti di chi sei stata fin'ora se capisci cosa intendo

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