lunedì, marzo 24, 2008

UNA STORIA D'AMORE

Ciao, sono Veronica, una giovane donna non vedente. Ho 32 anni e desidero portare la mia testimonianza, forse perchè ho bisogno di raccontarmi. Si sa, per iscritto è sempre più facile e si viene fuori molto meglio!
Quasi otto mesi fa, si è conclusa la mia storia d'amore più importante, anzi, per dirla tutta, l'unica storia importante della mia vita, durata otto anni. Infatti era la prima volta che mi innamoravo veramente, e mi innamorai in modo oserei dire, quasi viscerale, forse perchè il mio più grande desiderio era sempre stato, sin da bambina, di avere un marito e dei bambini, insomma, una famiglia semplice, ma con dei solidi principi, della quale occuparmi e alla quale dedicare tutto l'amore di cui ero capace. Ho avuto altre storie prima, ma senza importanza almeno per me. Si trattava di ragazzi che, innamoratisi di me, non accettavano l'idea di poter essere per me, solo degli amici. Ed io, essendo allora molto fragile, avevo paura di suscitare negli altri rabbia e risentimento e perciò, al fine di non perdere l'affetto di queste persone, accettai un fidanzamento con loro, forse soprattutto per dimostrare, contrariamente a ciò che presuntuosamente credevano, che non erano i tipi giusti per me. Io infatti, desideravo un legame speciale, un sentimento che mi coinvolgesse totalmente e perciò anche se ero sola e avevo bisogno d'amore, non potevo accontentarmi di qualcuno che non mi trasmettesse quelle particolari emozioni.
Finalmente, a 24 anni, mi innamorai di Maurizio, anche lui non vedente che allora aveva 29 anni. Non era esattamente il mio tipo ideale: io avevo sempre immaginato al mio fianco un ragazzo dolce ed affettuoso, ma lui seppe conquistarmi con la sua allegria, la sua pazienza e soprattutto, con la sua onestà, qualità quest'ultima così rara ai giorni nostri. Non saprei oggi dire se fossi dipendente da questo legame: certo è che riversai su di lui un sentimento tanto forte che sentivo provenire dalla parte più profonda di me stessa. Improvvisamente ritornai bambina, ogni volta che veniva a casa, tiravo fuori tutta la mia gioia e per questo venivo presa in giro dalla mia famiglia. Dicevano che sembravo una quindicenne alla sua prima cotta, ma in effetti non era poi così strano: era la prima volta che mi innamoravo sul serio e ovviamente, vivevo questa esperienza in modo particolarmente intenso. Ciò sarà dipeso indubbiamente dalla mia natura romantica e sognatrice: infatti, anche se col passare del tempo mi rendevo conto benissimo che Maurizio ed io eravamo completamente opposti caratterialmente e avevamo interessi molto diversi, mi illudevo che per amore sarebbe cambiato, che mi avrebbe dedicato più attenzione e avrebbe messo me al primo posto nella sua vita. Parlavamo e riparlavamo di tutto, in particolare di ciò che mi faceva stare male: lui comunque, essendo innamorato, mi ascoltava fino alla fine, assicurandomi che sarebbe stato più attento a non ferirmi, che mi avrebbe difesa dagli attacchi esterni, che non avrebbe più dato motivo ad altri di pensare che la nostra non fosse una bella storia o che io gli morissi dietro, mentre a lui invece non importava. Ma ... ogni volta non cambiava niente, lui era sempre lo stesso, ingenuo e superficiale, poco attento a me e a ciò che gli avveniva intorno. E quando arrabbiatissima, gli chiedevo spiegazioni sul perseverare dei suoi comportamenti che ioritenevo scorretti, lui confessava candidamente di non essersi reso conto dell'errore che aveva commesso, di aver parlato senza pensare, ecc. Come se tutto ciò non bastasse, avevamo iniziato a fare progetti a lungo termine: a dire il vero però, ero stata più io ad entusiasmarmi, perchè lui ... era, nei confronti del matrimonio soprattutto, ma anche della convivenza, molto titubante e, anche se in fondo desiderava costruire qualcosa con me, in pubblico mi umiliava dicendo che invece non ne aveva alcuna intenzione, atteggiamento questo che mi metteva in ridicolo e provocava le risate di amici e parenti. Ho provato quasi fino allo sfinimento ad analizzare con me stessa e con la mia psicologa, i motivi che lo inducevano a questo comportamento e tra le cause c'è sicuramente una grande paura di fondo del cambiamento ed anche una bassa stima nei miei confronti. Lui infatti desiderava che mimmo, il suo accompagnatore ed amico, venisse a vivere con noi, idea questa, che all'inizio avevo accettato, ma che col passare del tempo mi era stato sempre più difficile tollerare. Ho provato a far capire a Maurizio che avrei imparato a gestire la casa, che ce l'avrei messa tutta, che insieme avremmo superato le difficoltà della vita derivanti per la maggior parte dal nostro handicap, ma lui non ha voluto saperne: ha dato retta a persone che gli hanno inculcato l'idea che io sia una buona a nulla e questo mi faceva sentire inutile e impotente. Così dunque, se da un lato ormai avevo capito che era meglio lasciarci, dall'altro ero consapevole del fatto che senza di lui la mia vita sarebbe stata tristissima, che mi sarei sentita persa, senza riferimenti e che se anche mi fossi di nuovo innamorata, non sarebbe più stato lo stesso.
Mi dilungherei troppo qui, a raccontare tutte le vicissitudini che alla fine ci hanno portato alla rottura, ma fra le altre cause c'erano anche un'intesa sessuale molto bassa e la dificoltà di trascorrere del tempo da soli. Ora io vivo per conto mio, ho lasciato la casa dei miei genitori non senza scontrarmi con loro, e credo a livello cosciente, che il motivo sia il desiderio da parte mia, di acquisire una maggiore autonomia e sfruttare così le qualità che da tanti mi sono riconosciute. Ma riflettendo con attenzione, credo che vi sia anche, un po' inconsciamente, la voglia di dimostrare a Maurizio e a tanti che la pensano come lui, che sono una persona in gamba e che forse ha fatto male a non fidarsi. Prima di concludere, porgo cordiali saluti. Spero di non aver annoiato nessuno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi trovo in questo sito per caso e la tua storia mi ha colpito..certo sono passati tre anni da quando l'hai postato ed indubbiamente saranno accadute miliardi di cose, tuttavia lascio un piccolo commento...che strano tipo lui...da quello che hai descritto appare come un tipo privo di capacità decisionale...una persona facile da manipolare che si lascia influenzare dal giudizio che gli altri hanno di lui a tal punto da fare suoi i pensieri altrui e riversarli sulla prima persona che lo accoglie a braccia aperte accettando, seppur nolente, ogni minima parte di lui, forse troppo. Questo però è ciò che io ho potuto percepire da quello che hai scritto, magari in mente posso essermi creata una falsa immagine di lui...in ogni caso è bello notare che la storia con lui sia stata per te una chiave importante, seppur pagata a caro prezzo. Molti incontri spiacevoli, ne parlo per esperienza, servono per conoscerci meglio, per acquisire più conoscenze su quello che noi siamo veramente e per prepararci quindi al vero grande incontro che la vita ci riserva. Sono contenta per questo che tu abbia carpito tutto ciò e lo abbia messo in pratica...proprio una bella esperienza la tua :) tanti saluti e in bocca al lupo :D