venerdì, giugno 18, 2010

LA MIA SECONDA UNIONE INFLUENZATA DALLE SUE FIGLIE

Buongiorno. Le scrivo perché ho già sofferto di depressione, sento che ci sto ricadendo capisco che ho bisogno di aiuto. Ho già sperimentato la psicoterapia, ma la strada è lunga e complessa ed economicamente non posso sostenere il costo di un lungo programma. Pensavo di esserne uscita, ma forse non si guarisce mai. Ho bisogno di trovare qualcuno che mi aiuti a trovare una luce. Qui per farsi ricevere da strutture ospedaliere bisogna avere dei chiari segni fuori: essere abnormemente grassi o magri. Quello che hai dentro non interessa, il dolore sordo, costante, che ti fa rifiutare tutto di te, sentire una fallita, una inconcludente che non riesce neanche ad uscire di casa per paura della gente, quella tristezza che non ti abbandona mai, quel pianto sordo che ti porti dentro, l'incapacità di concentrarti di pensare, di lavorare, la rabbia l'amarezza la follia non si vede e quindi non c'è. Non so più che fare, dove andare. Ho affrontato tanti mari, ma questa tempesta proprio non mi lascia andare.
Ho 51 anni,e sto affrontando l'ennesimo periodo difficile della mia vita: una “seconda unione” tempestosa, viziata dalla convivenza delle sue figlie. Dopo anni di tensioni, malumori, dispetti incomprensioni arriva l’impossibilità di continuare insieme alle figlie, la loro uscita dalla mia casa, il suo abbandono lento ma inesorabile, l’incapacità di avere un ruolo nella vita di chi ami, la solitudine morale ed economica. Una famiglia, una rete di affetti dissolta misteriosamente nell’acido in pochi giorni. Debiti da pagare, io che affitto le stanze delle mie figlie per sopravvivere, la vita che si riduce per noi tre in 15 metri quadri della mia camera da letto. Io non so più dove andare, sembro una falena impazzita che sbatte incontro alla prima luce. Mi sarebbe piaciuto trovare una soluzione con il mio compagno, ma lui vuole stare con me solo se io accetto di esserci quando non ci sono le sue figlie, ma anche se non metto in imbarazzo la sua famiglia con la mia presenza, perché io sono quella che ha cacciato le sue figlie di casa ed è sconveniente invitarmi. L’unica cosa che miche mi gratifica è il mangiare. Mangio e assisto giorno dopo giorno al declino, mi deprimo, mi crogiolo nel dolore e passo da un cibo all’altro, spuntini, dolci e salati, ogni occasione è buona per mangiare, salvo pentirmi e pianificare qualche dieta ferrea che puntualmente mando a monte dopo due o tre giorni; così in meno di un anno sono passata dai miei 45 kg, per 1.53 di altezza ( peso stabile dai 18 anni anche dopo 2 gravidanze) alla soglia dei 60 kg. Credo che non ritornerò mai più ad essere quella che ero. Neanche dentro. A volte penso di essere affetta da dipendenza affettiva, di farmi del male inseguendo qualcuno che in realtà non mi vuole…….. Ho provato a parlarne con qualcuno, ma dopo un po’ mi dicono che sono fissata. Allora ho pensato che forse se riuscissi ad allontanare questo male oscuro, se riuscissi almeno ad iniziare con il prendermi cura di me, potrebbe essere un inizio. Ma da sola non ce la faccio e sono arrivata alla conclusione che forse un soggiorno prolungato presso una struttura specializzata a tutto tondo, possa essere l’unica soluzione che mi consenta di portare a termine un programma di cure. A casa precipiterei nel baratro e non posso dare questo esempio ai miei figli. so che è complicato e che non si può dire tutta una vita in qualche riga di mail, ma le chiedo: può aiutarmi a trovare la strada?
Mi perdoni di questo lungo sfogo, aspettero’ fiduciosa una risposta.. Grazie

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