sabato, marzo 07, 2009

SPERO DI SAPER MUTARE TUTTO IN AMORE PROPRIO

AV77 Età: 31 Sono passati ormai due mesi da quel maledetto giormo in cui lei ha deciso, dopo sei anni e mezzo, di farla finita. Inutile direche qualche segnale lo avevo pur notato; da qualche mese la sua insofferenzaverso la realtà si era fatta quasi insostenibile relegandola in una dimensionetutta sua che diveniva spesso inaccessibile pure a me. Diceva che le sembrava di non valere nulla, di essere trasparente agli occhi altrui, una fallita, dinon provare soddisfazione per i suoi studi, per il suo ambiente di lavoro, dinon avere amicizie, di non sentirsi spesso capita neppure da me… Tutto ciò,nella difficoltà che comportava, rappresentava una vera e propria richiestad’aiuto. Senza mai farle mancare il mio appoggio, mi sono offerto per farle sfogare le sue insicurezze, per cercare ripetutamente di motivarla, le ho offerto la mia presenza incondizionatamente augurandomi di essere parte di quelsuo disagio per poterla riscattare e con essa la nostra storia d’amore che risultava purtroppo intaccata da questa sua cronica disaffezione verso la realtà. Gli ultimi mesi di rapporto mi hanno reso spettatore di una personaamata che lentamente maturava il suo distacco da me consegnandosi alla praticadi nuove abitudini, amicizie, stili di vita; nulla di sconvolgente per carità,ma il bisogno che manifestava di evasione e di taglio netto con il passato,nella valenza di riscatto della sua persona, aveva un solo problema: finiva coltogliermi di mezzo dalle cose che ora la interessavano. Non le ho mai proibitodi fare nuove conoscenze, anche maschili, di frequentare corsi e nuoviambienti, di vestire in un certo modo e tutto ciò poiché convinto che questopotesse essere per lei motivo di crescita nonostante mi causasse non pocasofferenza. Alla domanda “vuoi che venga a vederti al corso di Hip-Hop?” misentivo rispondere che quello era il suo ambiente, ne era gelosa e non volevache io ne fossi parte. Se, negli ultimi due mesi soprattutto, cercavo unrapporto sessuale con lei, venivo respinto con le motivazioni più banali (cheahimè mi bevevo) sentendomi richiamare perché in quel modo le “mancavo dirispetto” e non avevo comprensione del periodo tormentato che stavaattraversando. Ho sublimato in tutti i modi il mio desiderio sessuale cercandodi non farle pesare la mia sofferenza e mettendola sempre in condizione dipoterle parlare con serenità in modo tale da fare affiorare eventuali suoiripensamenti sul nostro rapporto. Tutto ciò anche alla luce dei nostritrascorsi, anni precedenti in cui l’intesa sessuale è sempre stata eccellente efonte di conferme reciproche. Nonostante ciò lei non coglieva l’occasione perdichiarare che il suo problema era dovuto in prima istanza alla nostra vita dicoppia. Ero perplesso ma messo di fronte alle sue pressanti richieste d’aiuto(più o meno esplicitate) sentivo come unico obiettivo quello di dedicarmiinteramente al rapporto fiducioso potesse trattarsi solo di una fase della suavita e che i nostri trascorsi potessero aver gettato nel suo animo fondamentain grado di reggere gli attacchi di quella che appariva vera e propria“depressione”. Sempre negli ultimi fatidici mesi iniziano ad arrivarmi, daalcune amicizie in comune e da mia sorella, informazioni che pongono alla miaattenzione il quadro di una persona dalla duplice natura: sbarazzina edesibizionista fuori, depressa e accidiosa con me. Mi si dice che al corso diHip-Hop si mette spesso e volentieri in mostra cercando di apparire per quellache non è mai stata, che quando esce con le amiche si rende più superficiale eparla molto poco di noi, che cerca contatti con altri ragazzi… tutto ciò, senzavoler apparire paranoico, appare palesato dalla sua iscrizione su Facebooknella quale non specifica di stare in una relazione con me, mi fa appariresoltanto in due foto tra la miriade di quelle caricate e si diverte adintrattenere contatti con qualsiasi nuovo sconosciuto si affacci a distanzanella sua vita. Le ho chiesto se tutto ciò in realtà non significasse qualcosa,una rottura, ma lei, sicuramente per opportunismo e codardia, non smetteva difare riferimento a me ponendosi con disperazione. Mi chiamava spesso dicendomiche la vita faceva schifo ed a volte sentiva il bisogno di scomparire da tuttoe da tutti. Ha meditato un’esperienza all’estero dicendo che alla mia avrebbepreferito la compagnia di una sua cara amica. Ha meditato di andare a viverecon la stessa amica distruggendo i progetti che fino a poco tempo primaportavamo orgogliosamente avanti insieme di una famiglia, una casa (la mansardasopra all’abitazione nella quale viveva), un paio di figli, il matrimoniocelebrato nella sua parrocchia, il mio lavoro in proprio che ci avrebbepermesso una vita più agiata… ha distrutto ogni cosa e ciò che è peggio è chemi ha reso testimone “passivo” di questa distruzione ostinandosi a ripetere ilritornello che non mi voleva lasciare, che mi amava e che aveva soltantobisogno di una rivolta personale. E’ stata molto dura per me concederle questeevasioni. Lo è stato a maggior ragione perché il rapporto, negli anniprecedenti, si era retto su una sorta di sua “adorazione” nei miei confronti.La nostra differenza d’età, io 31 e lei 24, aveva iniziato a rappresentare inlei un serio ostacolo. Tra le sue frequenti recriminazioni il fatto che ioavessi avuto molte più esperienze sessuali e relazionali di lei ed il fatto cheio fossi riuscito ad affermarmi in un certo qual modo nella vita (sonolaureato, lavoro nella piccola azienda di famiglia, ho un incarico politico,sono musicista e scrittore per diletto). Ho provato a farle capire che lanostra esperienza di coppia superava le mie precedenti e che ciò che negli anniavevo ottenuto dipendeva in buona parte anche dal suo sostegno edall’equilibrio personale che il rapporto mi aveva permesso di trovare.Aggiungo il fatto che era mio intento sempre quello di renderla partecipe dellemie attività e condividere con lei i miei successi ed i miei fallimenti senzaprecluderle alcun ambito, anzi, facendomi spesso consigliare. In più di unacircostanza rimasi ferito quando mi sentii rimproverare inaspettatamente checiò che avevo ottenuto dipendeva molto dalla fortuna e che lei si reputava“invidiosa” di me. Credo personalmente che il termine “invidia” non debba avermodo di sussistere in una relazione di coppia. Ho provato a non farle viverecon frustrazione le mie esperienze cercando di motivarla nei suoi passi versoil futuro ma ciò mi veniva pressochè impedito dalla sua personalità insicura erinunciataria. Per quanto dotata di una formidabile intelligenza non riuscivainfatti a metterla a frutto nello studio ostinandosi a frequentare un corso dilaurea che le era stato, in un certo qual modo, inculcato per tradizione dallafamiglia. Per quanto io avessi da tempo ormai terminato i miei studi cercavo diaffiancarla nei suoi proponendole di andare insieme in biblioteca, trascorrendofrequenti pomeriggi sui libri a casa sua, offrendole il supporto di persone chepotevano darle sostegno, invitandola a frequentare un gruppo di studenti,disincentivandola a rimanere tutto il giorno a casa tra mille distrazionisopraffatta da un conseguente senso di frustrazione, motivandola prima delle sessioni d’esame… tutto ciò, ahimè, senza risultati soddisfacenti perché leiera il suo stesso limite, la sua paura del confronto, della responsabilità, dicrescere. Si ostinava a ripetere che la sua facoltà era indubbiamente la piùdura, che i suoi professori erano dei bastardi che si divertivano a mortificaregli studenti, che per quanto si fosse preparata per mesi ad un esame questo nonfosse sufficiente e se lei avesse provato a darlo, in caso scontato difallimento, i docenti si sarebbero ricordati in futuro di lei penalizzandola maggiormente… in sostanza aveva calcificato col tempo tutto un apparato digiustificazioni che le permetteva di de-responsabilizzarsi e concederle unvittimismo ad oltranza peraltro inculcato, con un certo successo, anche ai suoigenitori spesso inclini a giustificarla e concederle quelle numerose rinuncesenza mai metterla alle strette. Semplicemente diseducativo. Credo che uno deiproblemi principali che si troverà a dover affrontare sia rappresentato daldistacco dalla sua famiglia. La vita impone delle irrinunciabiliresponsabilità. Non possiamo scegliere di non scegliere pena il più abiettoabbandono.Quel giorno che ha deciso di troncare, inutile dirlo, sono stato coltototalmente alla sprovvista. Ok i segnali di disagio di cui ho riferito sopra maper il resto l’equazione “io ci sono e non ho paura di soffrire con lei”bastava a farmi credere che si trattasse solo di una transizione della suavita; aggiungiamoci poi il fatto che la sera prima mi aveva telefonicamenteripetuto di essere innamorata e di voler fare l’amore con me… ma torniamo alfatto, mi telefona con un tono irriconoscibile e mi dice che la vita fa schifo,che lei non sa come uscirne ecc… a quel punto, dopo i miei inevitabili consiglidel caso, sentendola sempre più sconfortata, la imploro di dirmi una volta pertutte se la causa poteva essere il nostro rapporto e finalmente lei… cede. Diceche probabilmente non è più sicura di voler stare con me ed io, decisamentestraziato, la invito a schiarirsi le idee e farsi sentire quando qualcosa inlei si sarebbe definito. Dopo qualche ora, a seguito di un messaggio dirimprovero mandatole da mia sorella (testimone da troppo tempo dei suoiatteggiamenti disinibiti quando era in compagnia di altra gente…) lei ha ilcoraggio di chiamarmi incazzata rimproverandomi di averle messo contro miasorella ecc… io le faccio presente che se cerca un pretesto per lasciarmiquello è sicuramente il peggiore lei possa trovare e che non ho mai avutobisogno di inviare “messi imperiali” per comunicare con lei, anzi ho sempreavuto a cuore la sua situazione mentre lei non ha mai provato a capire quantoio potessi soffrire. La invito ad alzare il culo e venire a dirmi di personache è finita. Lei non trova il coraggio di farlo temendo la reazione di miamadre… le faccio presente come in un momento di così profonda disperazione leiabbia soltanto interesse per la propria immagine… prendo la macchina ed in treminuti sono da lei. Mi dice soltanto poche frasi parlando “addolorata” strettanella morsa del suo cappotto: “è finita”, ”ho capito che devo farmi le mieesperienze”, “voglio vivere una seconda adolescenza”, “fino a ieri eroconvintissima di amarti poi questa mattina mi sono svegliata ed ho capito”. Aquel punto scatta la mia lucida delusione e, senza mai offenderla, lerimprovero come sia possibile, le faccio presente che la vita non è Disneylande chiedo cosa potessi averle fatto mancare senza trovare vere risposte. Leribadisco poi come non avessi avuto paura di soffrire con lei e come lei invecesi sia del tutto disinteressata al mio dolore. Quando lei inizia a piangere,dopo averla ringraziata sinceramente per tutto quanto di stupendo mi ha fattovivere in questi anni, l’ho invitata a scendere per evitare strazi inutili e mene sono andato. Già dal giorno successivo il dolore, un dolore reso più fortedall’irrazionalità delle motivazioni. Perché se mi sono offerto ed ho accettatoogni cosa lei mi ha lasciato? Questa domanda inizia solo ora a trovare rispostain una triste constatazione confermata da chi meglio ci conosceva: lei eracambiata e da tempo rimaneva con me solo per la paura di trovarsi sola. Hacreato una sua vita parallela fatta di nuove abitudini e presunte amicizie:Facebook, Hip-Hop, amici di ballo, ex che a sette anni di distanza spuntano perun caffè, è dimagrita di 8 chili ed ha cominciato ad atteggiarsi a diva quandousciva con le amiche. Una persona davvero irriconoscibile che solo la fiduciaper il nostro rapporto mi aveva permesso fino a quel momento di sostenere. Sonostato cieco. Ho creduto in un amore più forte che era però niente altro che ilprodotto della mia volontà. Lei ha persino avuto il coraggio di dirmi che nonera affatto cambiata e che se si fosse accorta di alcuni segnali, percorrettezza, mi avrebbe lasciato prima… (lascio per ultime le dovute offese). E di segnali ce ne sono oggettivamente stati:
- da tempo a danza e con altre persone si spacciava per “single” o quantomenonon diceva di essere fidanzata sperando io non entrassi in contatto con tali ambienti;
- vestiva con baldanza, si truccava e curava il suo aspetto quando uscivamentre con me appariva del tutto naturale;
- si intratteneva interminabili ore in contatti virtuali su Facebook (nel qualenon faceva cenno minimamente al nostro rapporto di coppia) coricandosi anche alle cinque della mattina;
- non aveva da tempo rapporti sessuali con me anzi mi invitava a pazientare e“rispettarla”;
- aveva dato il suo numero di telefono a vari soggetti;
- trovava scuse, quando uscivamo, per rincasare o mandarmi a casa prima;
- aveva spesso dolori nel corpo più o meno plausibili;
- non parlava quasi mai di me con le amiche;
- faceva progetti per un futura esperienza all’estero o per andare ad abitare con la sua amica del cuore;
- dimostrava una certa insofferenza verso le mie abitudini trovandole dapersona troppo matura;
- lamentava la divergenza di interessi;
- aveva smesso di fare progetti anche nel breve termine;
- non manifestava gelosia;
- non mi coinvolgeva nelle sue attività anzi mi percepiva quasi come una minaccia;
- quando usciva con gli amici tornava ad orari assurdi mentre con me il coprifuoco era fissato per mezzanotte;
- dimenticava di rispondere ai miei sms.
Questo elenco solo allo scopo di fare chiarezza per quanto la differenza, in undisagio di coppia, non sia certo costituita da una somma di atteggiamentiegoistici quanto più dal sentore che la “nostra metà” si stia staccando dallanostra vita.Ora, in tutto questo e nonostante il mio ovvio disagio, mi sono paradossalmentesempre sentito rassicurato dalle sue pressanti richieste d’aiuto dal fatto chemi ricordasse quanto potessi essere importante per lei e in questo modo mi sonototalmente perso di vista: ho rinunciato a me stesso. Non di rado ora inumerosi amici che incontro mi fanno presente questo suo cambiamento e la suapalese immaturità. Mi ripetono che merito ben di più, che una persona come lei,egoista, insicura, viziata, non sarebbe stata in grado, in un futuro coniugale,di potermi sostenere nelle difficoltà che la vita presenta. In sostanzal’espressione più ricorrente è “meglio prima che dopo”. Questa consapevolezzaperò non riesce a risollevarmi. Mi sento tradito, sconfitto, abbandonato. Comese non bastasse non ha fatto nulla per dimostrarmi un briciolo d’umanitàprovando ad informarsi sul mio stato psicofisico tramite i numerosi amici cheabbiamo in comune. Ha scelto di sciogliermi in un bicchiere d’acqua quasi fossiuna pastiglia effervescente. Possibile che improvvisamente io abbia smesso disignificare qualcosa di decisivo per lei?! Avrei dato ogni cosa per darleserenità. Posso capire che in lei possa col tempo essersi fatta strada ladomanda “cosa sarebbe la mia vita senza di lui?” dal momento che in questorapporto è cresciuta e prima dello stesso ha avuto soltanto brevi esperienze sentimentali; immagino che il pensiero di vivere una vita intera con una solapersona possa in certi casi porsi come una rinuncia a future aperture, a nuove esperienze, ma io non ho mai fatto nulla per imporle questo e sono del parereche se una verità ti si impone tu non debba far altro che assecondarla contutte le tue energie indipendentemente da calcoli d’età e senza rinfacciare lealtrui esperienze. Quello che provo ora è un enorme sconforto, un sentimento ambivalente che oscilla tra la disperazione ed il rancore. Sento che la mia realtà si è sgretolata e che passeggiare tra queste macerie appare insostenibile. Ciò che èpeggio è che avrei voglia di tutto ma non mi sento pronto per niente; sonosoltanto la mia confusione, uno sbigottimento che non smette di accompagnarmi come un tumore nella testa. Spesso mi capita di crollare a terra per l’esasperazione dovuta al contegno che cerco di avere durante il giorno ediniziare a piangere convulsamente stringendo i pugni quasi a voler trattenereun barlume di speranza. Non di rado, per esempio sotto la doccia, mi metto apregare per un suo ritorno. Preciso però una cosa, che se di ritorno si dovessetrattare questo sarebbe possibile solo a condizione che lei riuscisse acogliere le reali ragioni del suo disagio, ragioni in buona parte indipendentidal nostro rapporto e che sono imputabili: alla sua insicurezza, immaturità,desiderio astratto di libertà, il suo bisogno di emancipazione domestica, lafrustrazione per il suo lungo insuccesso scolastico, la presunzione che sianole altre persone a dover risolvere i suoi problemi, il suo egocentrismo… apparechiaro come questo processo di consapevolezza appaia molto improbabile, perquanto non impossibile. Il tempo e la sua attitudine spirituale riuscirannoforse un domani a darle la misura di ciò che io ho messo in gioco per il nostrorapporto ed in questo della sua rinuncia. Non vorrei però correre il rischio nédi autocelebrarmi né di aggrapparmi ad una vana speranza. Sono convinto che lasua concezione di rapporto di coppia fosse un tantino distorta; nel chiedermiaiuto mi faceva presente che non ero in grado di capirla pienamente edaccettarla per quello che era. Nell’ultimo nostro incontro ha avuto il coraggiodi dirmi che io, per quanto sempre presente, paziente e disponibile, non sonostato in grado di scendere abbastanza in profondità! Queste parole mi hannoferito enormemente. L’ho sempre messa in condizione di dirmi se qualcosa nonandava, se io potevo essere la causa di ciò e se ero in grado di aiutarla. Le ho fatto però presenti due cose che ritengo indiscutibili in un rapporto ovvero:
- che si debba mettere l’altra persona in condizione di poterci aiutare aprendosi e testimoniando il più possibile la propria sofferenza;
- che un rapporto di coppia non preveda che uno dei due assolva la funzione di assistente sociale; ogni rapporto infatti deve fondarsi sull’equilibrio diforze e di capacità e mettere in gioco entrambi. Purtroppo lei ha sempre cercato fossi io a risolvere i suoi sospesi. Io trovavo giusto inizialmente lasciarla sfogare, poi provare a seguirla nei suoitentativi e quindi darle gli strumenti (dettati dalla mia esperienza) per poterle permettere di superare da sola gli ostacoli. Forse si attendeva cheagissi al suo posto, che in un certo qual modo mi sostituissi pure alla suafigura paterna ma ciò non sarebbe in alcun modo stato giusto. Ciò che più mifaceva imbestialire era il fatto che lei fosse animata da profondi e nobiliideali, da sinceri valori, ma che nella vita pratica non venissero applicati.E’ riuscita fino al giorno prima a dirmi che era innamorata di me, che nonavevo da dubitare di questo e che quel fine settimana era intenzionata a farel’amore con me… è brutto a dirsi ma nonostante il suo atteggiamento risultasse freddo ed incongruente quelle parole ancora riuscivano ad infondere in mecertezza, la garanzia che noniostante la fase che stava attraversando un punto fermo nella sua vita c’era ed era il nostro rapporto. Tornando all’ultimo colloquio avuto con lei credo non scorderò facilmente il suo atteggiamento tanto distaccato da risultare infastidito ed il tono cinico con il quale,rispondendo alla mia domanda, mi ha detto che provava interesse per un’altra persona. Qui ha osato ingiustamente prendersi gioco di me dicendo che sitrattava di una persona che non aveva mai conosciuto prima che finisse tra noimentre invece la verità è che non solo si conoscevano da prima ma con quellapersona si è pure incontrata la sera prima di prendere la fatidica decisione.Un piano ben architettato, non c’è che dire. Poi, tanto per togliermi di mezzoalla svelta (ricordandomi che non aveva molto tempo da dedicarmi), haconfermato come io non avessi sbagliato nulla e mi fossi sempre dimostratopresente (chiamiamolo senso di colpa?!). “Io sto bene così” ha concluso con unostrano autocompiacimento. Guardavo tra i singhiozzi quel volto assente, perquanto vicino, e non riconoscevo più in lei la persona che con amorevole dedizione, aspettative, tenerezza, complicità aveva vissuto tutto quel tempo inmia compagnia. Lei era il mio centro, il catalizzatore della mia volontà, ilcolore che avevo impresso alla realtà. Forse ero troppo sicuro di averla ma mirapportavo in tal modo perché per primo ero disposto al sacrificio e non temevo la sofferenza nella vita di coppia. E ora lei ha buttato tutto nel cesso. Per cosa? Difficile dirlo poiché non solo non sono più entrato in contatto con leima evito del tutto di sguinzagliare gli amici per avere informazioni sul suoconto. Di sicuro credo abbia scelto l’illusione che si possa fermare il tempo etrascorrere una interminabile gioventù, ma il luna park un giorno finirà e allora saranno cazzi! Voglio vedere chi troverà con la mia stessa pazienza ededizione. Voglio vedere chi si farà carico dei suoi problemi quando già saràoberato dai propri. Voglio vedere chi le consentirà di vivere alle spalle deipropri genitori. Avrebbe dovuto lasciarmi molto tempo prima per il bene di entrambi invece ha voluto, secondo copione, comportarsi per ciò che è: una irresponsabile ipocrita opportunista. Quando la sua realtà di scorta si è concretizzata mi ha buttato in un angolo della sua cameretta come un giocattolo rotto che ha smesso di divertirla. Le auguro di attraversare il male che io ora sto provando: le notti insonni, i brevi sogni ricorrenti, le crisi di pianto,la disaffezione che ora provo nei confronti della realtà, la difficoltà a relazionarmi con persone o luoghi che ci legavano, la difficoltà a portareavanti le mie attività di sempre, l’inappetenza, i crampi allo stomaco, lasfiducia in me stesso, la sensazione che si tratti soltanto di un incubo… tuttoha improvvisamente smesso di significare per quanto io sia consapevole che sitratti solo di uno stato transitorio e che il “dottor tempo”, congiunto allaforza di volontà che dovrò sfoderare, riusciranno un giorno o l’altro ariscattarmi. Ed allora avrò finalmente la serenità per accettare ogni cosa, perattribuirle il valore che merita ogni storia d’amore in cui due personesinceramente si sono amate per lungo tempo. Nel frattempo continuerò adedicarmi agli interessi di sempre per quanto spesso le forze mentali e fisichesembrino venir meno. Ho iniziato a nuotare, ho cura del mio aspeto fisico, esco pressochè tutte le sere, ho iniziato a frequentare un altro paio di ragazze, sono finalmente andato a vivere da solo e, cosa senza dubbio molto importante, ho smesso di avere contatti con lei. Non so come reagirei se dovesse decidere di tornare (per quanto non succederà) in ogni caso spero presto di saper mutare in amor proprio tutto questo convulso sentimento che mi si agita dentro e diavere un domani la capacità di saperla affrontare e dirle con fierezza che la mia vita, senza di lei, è sicuramente migliore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao amico, condivido e comprendo in pieno quello che provi... ne usciremo, fìdati! Max